Il giudicato penale di condanna si estende anche all’accertamento dell’esistenza del danno
16 Maggio 2025
Massima La sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata in seguito a dibattimento, oltre ad accertare la sussistenza del fatto, la sua illiceità penale e l'affermazione che l'imputato lo ha commesso, nel giudizio civile per il risarcimento del danno promosso nei confronti del condannato, rende irrilevante l'ulteriore accertamento del danno evento e del nesso di causalità materiale tra questo e il fatto reato, implicando l'esistenza del danno conseguenza se il reato è un reato di danno, comprendendo il dissesto derivante dalla violazione dei doveri propri da parte dell'amministratore. Il caso La vicenda fattuale in commento prendeva le mosse dalla sentenza della Corte di appello di Bologna la quale, nel rigettare l'appello principale riteneva, in merito ad una azione risarcitoria spiegata in capo all'amministratore di una società per azioni per distribuzione di utili inesistenti aveva ritenuto non sufficientemente dimostrato il danno, la sua effettiva entità e la riconducibilità causale alla condotta illecita; ciò sebbene tale condotta fosse stata già accertata in sede penale. Avverso tale decisione la s.p.a. proponeva ricorso per cassazione affidato a tre motivi. Per ciò che è di interesse, con il primo motivo la ricorrente denunciava la violazione degli artt. 539 e 651 c.p.p. e 2909 c.c, per aver la sentenza impugnata ritenuto che nei reati di danno la decisione di condanna generica al risarcimento dei danni emessa dal giudice penale contiene l'accertamento del danno evento e del nesso di causalità materiale tra questo e il fatto-reato ma non anche quello del danno conseguenza, con la conseguenza che nel giudizio civile l'attore dovrà dimostrare la sussistenza del nesso di causalità giuridica tra l'evento di danno e le sue conseguenze pregiudizievoli. La ricorrente evidenzia, in proposito, che tale statuizione si pone in contrasto con il giudicato formatosi in sede penale laddove era stata espressamente accertata (anche) l'esistenza del danno conseguenza, ravvisato nella sottrazione di ricchezza della società mediante distribuzione di utili fittizi, ed era stata disposta condanna generica ex art. 539 c.p.p., con riconoscimento di una provvisionale nella misura di euro 6 mln. Il motivo era dichiarato fondato. La Corte accoglieva il ricorso e cassava con rinvio la sentenza impugnata. La questione giuridica La questione giuridica sottesa nel caso in esame, verte nello stabilire se il giudicato penale di condanna, formatosi su una fattispecie di reato di danno in cui il danno-evento coincide con il danno-conseguenza, si estenda o meno anche all'accertamento dell'esistenza del danno. Osservazioni A mente dell'art. 651 c.p.p. la sentenza penale irrevocabile di condanna pronunciata in seguito a dibattimento ha efficacia di giudicato, quanto all'accertamento della sussistenza del fatto, della sua illiceità penale e all'affermazione che l'imputato lo ha commesso, nel giudizio civile o amministrativo per le restituzioni e il risarcimento del danno promosso nei confronti del condannato e del responsabile civile che sia stato citato ovvero sia intervenuto nel processo penale. Tra i soggetti che risentono dell'efficacia del giudicato penale si colloca - in primo piano - il condannato, nei cui confronti si assume sia stato rispettato il principio del contraddittorio nel processo penale, a prescindere dalla costituzione o meno della parte civile. In secondo ordine, è situato il responsabile civile che (a seguito di citazione o intervento volontario) abbia partecipato al processo, eccetto colui che abbia perso la qualità di parte a seguito della sua esclusione. Il presupposto oggettivo, perché possa applicarsi l'art. 651 consiste nel fatto che l'azione riparatoria instaurata davanti al giudice civile od amministrativo abbia ad oggetto il medesimo fatto, costituente reato, per il quale venne esercitata l'azione penale e pronunciata la relativa condanna e nel contempo coinvolga gli stessi soggetti. Quanto all'oggetto dell'accertamento, l'art. 651 specifica come l'accertamento effettuato in sede penale vincoli rispetto alla sussistenza del fatto (da intendersi nella tripartizione condotta, nesso causale ed evento), alla sua illiceità penale ed alla sua commissione da parte del condannato: il che, tuttavia, lascia aperte le porte al giudice civile di valutare, a prescindere dalla certificata illiceità penale riscontrata nel giudizio penale, la sussistenza o meno di una responsabilità di tipo civilistico rilevante per l'eventuale risarcimento del danno. Nella nozione di fatto, come accennato, sono certamente da ricomprendere la condotta, l'evento e il rapporto di causalità ed ogni altro esame sull'esistenza dei presupposti su cui si basa la decisione finale. È, invece, esclusa ogni valenza dell'accertamento della colpa, dell'imputabilità e delle cause di giustificazione. In altre parole, il giudice civile o amministrativo deve attenersi all'accertamento - avvenuto nel corso del processo penale - dei fatti, intesi nella loro realtà fenomenica ed oggettiva (comprensivi quindi della condotta, dell'evento e del nesso di casualità materiale) ed assunti a presupposto logico-giuridico della pronuncia penale, considerato che gli è preclusa ogni statuizione che venga a collidere con i presupposti, le risultanze e le affermazioni conclusionali di quel pronunciato (v. Corte dei Conti, Sez. I, 22.7.1993, n. 117 ). In ordine, poi, agli ambiti operativi del vincolo derivante dal giudicato di condanna a mente dell'art. 651 si ritiene che l'efficacia del giudicato sia contenuta all'accertamento della sussistenza del fatto, dei suoi elementi oggettivi e soggettivi ed alla sua illiceità penale (perciò all'assenza di cause di giustificazione) ed al riscontro dell'attribuzione dello stesso all'imputato. La rilevanza del giudicato penale di condanna investe soltanto i giudizi di restituzione e risarcimento del danno, perché il sistema trova completamento nell' art. 654 dedicato a quelli aventi un oggetto diverso. Conclusioni Tornando al caso in commento, a detta della S.C., nel caso in cui il giudicato penale di condanna cada su un reato di danno, l'esistenza del danno è implicita e, conseguentemente, non può formare oggetto di ulteriore accertamento, negativo o positivo, in sede civile, se non con riferimento al soggetto od ai soggetti che lo abbiano subito o alla misura di esso. Questa affermazione deve essere letta con riferimento alla peculiarità della concreta fattispecie; ed è indubbio che, con riferimento a determinate ipotesi di reati di danno, il giudicato penale si estenda anche all'accertamento dell'esistenza del danno. Tali fattispecie sono quelle in cui il danno-evento coincide con il danno-conseguenza, ossia quelle in cui la condotta criminosa, oltre a determinare la lesione effettiva del bene giuridico assunto a oggetto della tutela penale, comporta necessariamente, quale suo elemento indefettibile, un danno risarcibile, in relazione alla lesione di un interesse meritevole di tutela a un determinato bene della vita. La fattispecie di cui all'art. 224, comma 1 n. 2, l.fall. rientra in un siffatto novero, richiedendo, quale elemento del fatto tipico, l'esistenza del dissesto della società derivante dalla violazione dei doveri propri da parte degli amministratori, direttori generali, sindaci o liquidatori e, dunque, l'esistenza del danno-conseguenza nella forma della illecita perdita di ricchezza da parte della società. |