La TUN può essere applicata anche al di fuori di Rc Auto e Rc Sanitaria: quale futuro per la Tabella di Milano?
26 Maggio 2025
Massima Il risarcimento del danno non patrimoniale da lesione di non lieve entità può essere liquidato facendo ricorso alla TUN anche al di fuori dei casi in cui la sua applicazione è obbligatoria per legge. In particolare, il giudice potrà impiegare la TUN quale parametro di riferimento per la valutazione equitativa del danno ex art. 1226 c.c. e, quindi, a prescindere dalla data di verificazione dell'illecito. Il caso L'ordinanza in commento trae origine dalla domanda di un detenuto che chiedeva al Ministero della Giustizia il risarcimento del danno biologico determinato dalla mancata assistenza sanitaria in carcere e dal conseguente aggravamento di un'invalidità preesistente al suo ingresso nell'istituto penitenziario. All'esito del giudizio di primo grado, il Tribunale accoglieva la domanda dell'attore, condannando il Ministero al risarcimento dell'invalidità complessivamente accertata, in corso di causa, sulla persona del detenuto. Il Ministero promuoveva nondimeno appello, lamentando che il Tribunale avrebbe dovuto liquidare non il danno integrale (valutato nel 75% IP) ma il solo differenziale (pari al 40% IP), tenuto conto, al momento della sua entrata in carcere, il detenuto era già affetto da un'invalidità pari al 35% IP. Ebbene, la Corte di Appello riteneva fondata la doglianza del Ministero ma, nel liquidare il danno, incorreva essa stessa in un grave errore, dal momento che riconosceva al detenuto l'importo previsto dalla Tabella di Milano in relazione al 40% IP e, dunque, disattendeva il principio espresso da Cass. civ., sez. III, 11 novembre 2019, n. 28986 (poi confermato ex multis da Cass. civ., sez. VI, 29 settembre 2022, n. 28327) secondo cui, in caso di preesistenza di una menomazione concorrente (quale appunto quella accertata in sede di CTU), il danno differenziale dev'essere liquidato nella differenza tra l'importo tabellare previsto per l'invalidità complessiva e quello previsto per l'invalidità preesistente. A fronte di tale errore (il quale aveva ovviamente determinato una decurtazione del risarcimento dovuto al detenuto) veniva dunque adita la Cassazione, che - con l'ordinanza in commento - ha rinviato la causa alla Corte di Appello affinché un nuovo collegio possa rideterminare il risarcimento dovuto secondo il principio espresso da Cass. civ., sez. III, 11 novembre 2019, n. 28986. Ma non solo. La Cassazione ha infatti colto l'opportunità per esprimersi – in via incidentale – su di una questione già superata dalla formazione del giudicato interno e cioè la possibilità, per la Corte di Appello, di applicare in sede di rinvio non la Tabella di Milano ma la nuova Tabella Unica Nazionale ex art. 138 cod. ass. (di seguito “TUN”) così come approvata con D.P.R. n. 12/2025. In particolare, la Cassazione tiene a chiarire quanto segue: «Per effetto del giudicato interno sul punto formatosi in mancanza di impugnazione incidentale, la Corte territoriale non potrebbe infatti comunque fare applicazione della Tabella approvata con D.P.R. 13 gennaio 2025, n. 12 ("Regolamento recante la tabella unica del valore pecuniario da attribuire a ogni singolo punto di invalidità tra dieci e cento punti, comprensivo dei coefficienti di variazione corrispondenti all'età del soggetto leso, ai sensi dell'articolo 138 , comma 1, lettera b), del codice delle assicurazioni private di cui al decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209"), pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 40 del 18 febbraio 2025 ed entrato in vigore il 5 marzo 2025, applicazione cui – può incidentalmente notarsi - non sarebbero altrimenti d'ostacolo né il riferimento ai soli danni derivanti da sinistri stradali, né la previsione contenuta nell'articolo 5 del citato D.P.R. circa l'applicabilità delle disposizioni "ai sinistri verificatisi successivamente alla data della sua entrata in vigore", valendo entrambi ad escludere solo un'applicazione diretta delle dette tabelle ma non anche un loro utilizzo indiretto quale parametro di riferimento nella ricerca di valori il più possibile idonei ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all'art. 1226 c.c. (Cass. civ., sez. III, 7 giugno 2011, n. 12408)». La questione Già solo dalla lettura del caso, risulta evidente come l'interesse suscitato dall'ordinanza in commento sia rappresentato proprio da tale obiter dictum, in cui la Corte ammette che la TUN possa trovare applicazione anche al di fuori dei casi in cui la sua applicazione è obbligatoria per legge e a prescindere dalla data di verificazione del sinistro. Almeno a prima vista, l'ordinanza potrebbe dunque essere letta come una sorta di congedo della Tabella Milanese a distanza di quattordici anni dalla storica sentenza Amatucci (Cass. civ., sez. III, 7 giugno 2011, n. 12408) che l'aveva eletta a parametro di riferimento per la liquidazione del danno biologico permanente (investendola, peraltro, della funzione di supplire proprio alla TUN per la liquidazione delle macro-lesioni derivanti da sinistri stradali e, successivamente, anche da malpractice medica). D'altro canto, prima di giungere a conclusioni troppo affrettate, occorrerà esaminare attentamente il contenuto dell'obiter dictum ed evitare pericolosi fraintendimenti. Le soluzioni giuridiche 1. Tecnicamente non è un'applicazione analogica Secondo i primi commenti dell'ordinanza, la Cassazione avrebbe avallato un'interpretazione analogica della TUN (su IUS Responsabilità civile, MARTNI F., Cass. n. 11319/2025: in un obiter dictum l'applicazione analogica della T.U.N. ex art. 138 cod. ass. e D.P.R. n. 12/2025). Tale soluzione interpretativa, in effetti, era già stata prospettata proprio da uno dei componenti del collegio giudicante che, all'indomani della pubblicazione del D.P.R. n. 12/2025 in Gazzetta Ufficiale, si era espresso in favore di un'applicazione analogica della TUN a tutti i sinistri da cui sia derivata una lesione del bene salute (si legga ROSSETTI M. In G.U. la Tabella Unica Nazionale: prime riflessioni, 19 febbraio 2025, Quotidiano Giuridico). Nondimeno, il ricorso all'analogia sarebbe teoricamente precluso dall'art. 14 Preleggi che vieta di applicare le norme di carattere eccezionale «oltre i casi e i tempi in esse considerati». E, a ben vedere, vuoi per la sua collocazione all'interno Titolo X del Codice delle Assicurazioni («Assicurazione obbligatoria per i veicoli a motore e i natanti») vuoi per la ratio ivi espressa («razionalizzare i costi gravanti sul sistema assicurativo e sui consumatori»), non pare possa dubitarsi che la norma istitutiva della TUN (e cioè l'art. 138 cod. ass. così come richiamato in ambito sanitario dall'art. 7, comma 4, Legge Gelli) abbia natura eccezionale e, quindi, si riferisca esclusivamente a tali specifici settori. Oltretutto, quand'anche si volesse ritenere ammissibile il ricorso all'analogia, a quel punto occorrerebbe però applicare anche il criterio temporale previsto dall'art. 5 del D.P.R. (e prima ancora dall'art. 1, comma 18, l. n. 124/2017) secondo cui la TUN si applica ai soli sinistri verificatisi successivamente alla data di entrata in vigore del decreto. Tuttavia, non pare questo il senso dell'ordinanza e ciò è confermato da un'attenta analisi dell'obiter dictum in cui la Corte si esprime in termini piuttosto chiari, affermando che il Giudice può fare un «utilizzo indiretto [della TUN] quale parametro di riferimento nella ricerca di valori il più possibile idonei ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all'art. 1226 cod. civ (Cass. n. 12408 del 07/06/2011)». Ebbene, risulta evidente che, a prescindere dall'espresso richiamo alla «uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi», l'ordinanza in commento guarda alla TUN non come ad una tabella di legge da applicare in via analogica al di fuori dei casi per cui è stata espressamente prevista, ma come ad un mero criterio (tra quelli disponibili) per l'esercizio del potere liquidativo riconosciuto al Giudice dall'art. 1226 c.c. In altri termini: al di fuori della Rc Auto e della Rc Sanitaria la TUN assumerebbe né più né meno il valore di una tabella para-normativa (come lo è la Tabella di Milano), con la conseguenza che il Giudice potrà farne applicazione a prescindere dalla data di verificazione dell'illecito (Cass. civ., sez. III, 13 dicembre 2016, n. 25485). La corretta interpretazione dell'obiter dictum nei termini di cui sopra ha, dunque, delle conseguenze piuttosto rilevanti sul piano pratico, ma soprattutto ci fornisce un elemento decisivo per provare a rispondere alla domanda da cui siamo partiti e cioè se la TUN possa assumere nel prossimo futuro la funzione che la sentenza Amatucci (peraltro richiamata dalla stessa ordinanza in commento) aveva attribuito alla Tabella di Milano e cioè quella di parametro di riferimento per la liquidazione equitativa dei danni derivanti dalla lesione del bene salute. 2. La Tabella di Milanese nella sentenza Amatucci Ed infatti, una volta riconosciuto alla TUN il medesimo valore para-normativo che è proprio della Tabella di Milano, a quel punto si potrebbe incorrere nell'errore di ritenere che la prima possa soppiantare la seconda per effetto di un “colpo di mano” improvviso da parte della Suprema Corte. D'altro canto, rispetto ad un simile scenario occorre qui ricordare che la sentenza Amatucci – nell'eleggere la Tabella di Milano a parametro di riferimento per la liquidazione equitativa ex art. 1226 c.c. – aveva espresso una preferenza piuttosto netta tra più criteri para-normativi disponibili, ratificando quella che era stata la scelta «già effettuata dai giudici di merito di ben sessanta tribunali, anche di grandi dimensioni (come, ad esempio, Napoli) che, al di là delle diversità delle condizioni economiche e sociali dei diversi contesti territoriali, hanno posto a base del calcolo medio i valori di riferimento per la liquidazione del danno alla persona adottati dal Tribunale di Milano, dei quali è dunque già nei fatti riconosciuta una sorta di vocazione nazionale». In altri termini, la preferenza espressa dalla sentenza Amatucci in favore della Tabella di Milano non può essere considerata arbitraria, così come non potrebbe essere arbitraria - oggi o comunque nel prossimo futuro - un'estemporanea sostituzione della Tabella di Milano (che è il risultato di un'elaborazione e di un'applicazione pretoria più che ventennale) con una nuova tabella di recentissima genesi (quindi priva del rodaggio necessario per poter assurgere a parametro di riferimento per la liquidazione equitativa del danno). Al contempo, sarebbe comunque un errore pensare al “primato” della Tabella milanese in termini assoluti, tenuto conto, nel corso degli anni, la giurisprudenza di merito ha fatto ricorso – sia pur in via minoritaria - anche ad altri criteri liquidativi (il pensiero corre ovviamente alle tabelle romane). Ed anzi, proprio in tal senso ci preme evidenziare come la Cassazione, a distanza di neanche un mese dalla sentenza Amatucci, avesse chiarito che il Giudice può fare ricorso anche ad altri criteri liquidativi, ma a condizione che la scelta di discostarsi dalla Tabella di Milano venga adeguatamente motivata in sentenza (Cass. civ., sez. III, 30 giugno 2011, n. 14402). In altri termini, la posizione “storica” della Cassazione può essere così sintetizzata: la liquidazione equitativa del danno deve seguire di norma la Tabella di Milano, salvo che il Giudice non rinvenga dei motivi che giustifichino il ricorso ad altri criteri. È dunque all'interno di tale costruzione giurisprudenziale che dev'essere ricondotta l'ordinanza in commento, con la conseguenza che la TUN, quantomeno per il momento, potrebbe al massimo costituire uno dei criteri alternativi a cui il Giudice potrà fare ricorso nell'ipotesi in cui la ritenga maggiormente idonea, rispetto alla Tabella di Milano, «ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all'art. 1226 c.c.» (così espressamente l'ordinanza in commento). Giunti a questo punto, restano però da individuare (o almeno da ipotizzare) i casi in cui il Giudice possa effettivamente preferire la TUN alla Tabella di Milano per la liquidazione del danno al di fuori di RC Auto e RC Sanitaria. 3. Le possibili applicazioni della TUN e i possibili impatti sul contenzioso Rispondere ad una simile domanda risulta particolarmente arduo, ove solo si consideri il concreto atteggiarsi della liquidazione equitativa da parte del giudice di merito. Ed infatti, costituisce principio consolidato nella giurisprudenza di legittimità quello secondo cui «l'esercizio, in concreto, del potere discrezionale conferito al giudice di liquidare il danno in via equitativa non è suscettibile di sindacato in sede di legittimità quando la motivazione della decisione dia adeguatamente conto dell'uso di tale facoltà, indicando il processo logico e valutativo seguito» (così Cass. civ., sez. VI, 16 settembre 2022, n. 27282). In altre parole: l'esercizio del potere equitativo è di fatto insindacabile, fermo il limite della motivazione (altrimenti non sarebbe in alcun modo controllabile e la discrezionalità sfocerebbe in arbitrio). Date tali premesse, è dunque evidente che il Giudice dispone – in concreto - di un ampio margine discrezionale per motivare l'impiego della TUN in luogo della Tabella di Milano. Recentemente è stato affermato che la TUN potrebbe «diventare un utile, armonico ed equilibrato criterio equitativo, in ossequio a quanto disposto dall'art. 1226 c.c., per la liquidazione di tutti i danni non patrimoniali da lesione macropermanente del bene salute, a prescindere dalla genesi causale del pregiudizio» (in questi termini, D. Spera, Responsabilità civile e danno alla persona, Giuffrè, 2025, 347 e ss.). D'altro canto, si consideri come, di recente, la Cassazione abbia imposto alcuni specifici paletti per l'esercizio del potere equitativo, richiedendo al Giudice del merito di indicare espressamente il parametro monetario preso come riferimento per la propria decisione e chiarendo che tra il parametro di riferimento e il danno da risarcire debba esservi un collegamento quantomeno indiretto (Cass. civ., sez. III, 26 novembre 2024, n. 30487). Ebbene, un criterio di collegamento indiretto potrebbe essere individuato, ad esempio, tra TUN e insidia da stradale ex art. 2051 c.c. in ragione del fatto che il danno patito dell'utente della strada si è comunque verificato nel medesimo contesto ambientale (e cioè quello della circolazione) e, pertanto, non sarebbe ragionevole discriminare il trattamento risarcitorio a seconda del responsabile del danno (custode della strada nella responsabilità ex art. 2051 c.c. e altro utente della strada nella responsabilità ex art. 2054 c.c.) O ancora, si potrebbe ipotizzare un impiego della TUN per la liquidazione dei danni derivanti dall'esercizio di attività soggette all'obbligo di assicurazione (anche in difetto di azione diretta). Tra queste, si pensi in particolare alla responsabilità dello sciatore che non solo dev'essere coperta da assicurazione obbligatoria (art. 30, d.lgs. n. 40/2021) ma è altresì soggetta a specifiche regole che rievocano mutatis mutandis quelle della circolazione stradale (artt. 18 e ss., d.lgs. n. 40/2021 che disciplinano, tra le altre, il sorpasso, il diritto di precedenza, l'incrocio ecc.) In ogni caso, a prescindere dalla corretta individuazione delle macro-aree di contenzioso in cui la TUN potrebbe ipoteticamente costituire un valido criterio alternativo alla Tabella di Milano, occorre comunque tener conto di un ulteriore elemento che potrebbe avere dei gravi impatti sul contenzioso. Si consideri, infatti, come la TUN - ove comparata alla Tabella milanese - esprima valori monetari superiori nelle fasce prossime al 10% e al 100% IP, mentre penalizza il danneggiato nella fascia intermedia (per una più puntuale comparazione si legga su IUS Responsabilità civile, NOZZI F. La TUN è legge finalmente! Primi commenti e stime dei risarcimenti attesi, 19 marzo 2025). Il rischio pratico è, dunque, che le parti propugnino l'impiego della TUN o della Tabella di Milano a seconda del grado di invalidità accertato in capo al danneggiato e, quindi, secondo una logica di mera convenienza economica che finirebbe per brutalizzare il contraddittorio nella fase giudiziale (con effetti ancor più spiacevoli per i giudizi pendenti) e complicare le trattative stragiudiziali (che, per essere fruttuose, devono ovviamente poter contare su regole certe ex ante). E ancora, si consideri che l'ordinanza in commento potrebbe essere strumentalizzata al fine di invocare un'applicazione generalizzata anche della tabella ex art. 139 cod. ass. (ciò che era stato fermamente escluso dalla sentenza Amatucci, facendo leva sulla collocazione della norma all'interno del codice delle assicurazioni e sulla ratio legis «volta a dare una risposta settoriale al problema della liquidazione del danno biologico al fine del contenimento dei premi assicurativi»). Osservazioni Non vi è dubbio che l‘apertura della Cassazione in favore di un'applicazione della TUN anche al di fuori di Rc Auto e Rc Sanitaria introduca un elemento di potenziale incertezza in un comparto (quello del danno alla persona) che, al contrario, reclama regole chiare ex ante e ciò non solo nell'interesse delle parti direttamente coinvolte (danneggiati, responsabili e assicurazioni), ma anche della stessa amministrazione della giustizia civile (quotidianamente rimproverata di scarsa efficienza, ma troppo spesso “intasata” da controversie risarcitorie che, per quanto possibile, dovrebbero trovare una ben più rapida e soddisfacente soluzione in sede stragiudiziale). D'altro canto, rileggendo con attenzione l'ordinanza anche al filtro dei principi espressi dalla sentenza Amatucci, non pare che la Corte abbia inteso affermare una piena fungibilità tra TUN e Tabella di Milano: piuttosto, la Corte ha chiarito che il Giudice - nell'esercizio del potere discrezionale riconosciutogli dall'art. 1226 c.c. – potrà eventualmente applicare la TUN in luogo della Tabella milanese così come Cass. civ., sez. III, 30 giugno 2011, n. 14402 già a suo tempo aveva ammesso la possibilità, per il Giudice, di ricorrere anche ad altri criteri tabellari a condizione che tale scelta venga adeguatamente motivata in sentenza. Non resta, dunque, che attendere la reazione della giurisprudenza di merito, per comprendere se ed in che termini la TUN (costruita a tavolino dopo un'attesa di vent'anni) verrà effettivamente percepita come un'adeguata alternativa alla Tabella di Milano (che è frutto, invece, di un'elaborazione e di un'applicazione giudiziaria più che ventennale). Ed è anche alla luce di tale differenza “genetica” che potrà e dovrà essere apprezzata la vocazione della TUN a trovare applicazione oltre il perimetro in cui è destinata, per legge, ad operare. |