La TUN nelle sue prime applicazioni giurisprudenziali: verso una valorizzazione universalistica?
03 Giugno 2025
Massima La Tabella Unica Nazionale di cui al D.P.R. 13 gennaio 2025, n. 12 trova diretta applicazione in tutti i casi in cui il giudice sia chiamato a fare applicazione, in pendenza del giudizio, del criterio di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale. Non osta a ciò la circostanza che il sinistro si sia verificato anteriormente all'entrata in vigore della novella, né che la Tabella Unica Nazionale preveda un risarcimento del danno non patrimoniale più contenuto rispetto a quello della tabella del Tribunale di Milano, perché l'equità del giudice si manifesta al momento della decisione e non prima. Il caso La vicenda in oggetto riguarda un sinistro stradale occorso nel 2015, ove un operaio addetto a un cantiere viene investito da un veicolo circolante sulla carreggiata. Trattasi di infortunio sul lavoro, ove il leso ha ottenuto rendita vitalizia da parte dell’INAIL ai sensi di legge. Il danneggiato agisce così nei confronti del responsabile civile e della di lui impresa assicurativa per la r.c. auto al fine di ottenere il risarcimento del pregiudizio differenziale patrimoniale e non patrimoniale. La questione Il giudice adito, chiamato a determinare il quantum del danno differenziale patrimoniale e non patrimoniale derivante dalla lesione alla salute, potrà fare immediata applicazione della TUN di cui al D.P.R. n. 12/2025? Le soluzioni giuridiche A seguito di una attenta istruttoria in sede contenziosa, il magistrato umbro ha accertato la sussistenza di un danno alla salute per una invalidità permanente pari al 18%; è stata valutata, poi, l'invalidità temporanea in 8 giorni a totale (ricovero ospedaliero), ulteriori 30 giorni al 75% (uso di valva gessata immobilizzata), ulteriori 30 giorni al 50% e, infine, ulteriori 30 giorni al 25% (in considerazione della protratta rieducazione funzionale). Il giudice – nel valutare la sussistenza del danno biologico differenziale risarcibile al netto delle prestazioni indennitarie INAIL – stima il pregiudizio da invalidità permanente mediante i criteri tabellari di cui alla Tabella Unica Nazionale (d'ora in avanti TUN), recentemente licenziata dal D.P.R. n. 12/2025 entrato in vigore in data 5 marzo 2025. Stima, poi, l'invalidità temporanea con aumento del 45% ai sensi dell'art. 3 decreto TUN. Premessi brevi cenni sui principali principi che regolano il risarcimento del danno morale, liquida il pregiudizio morale nella misura media prevista dalla TUN. Tenuto conto delle circostanze del caso concreto, riconosce un importo ulteriore a titolo di personalizzazione (art. 138, comma 3, cod. ass.) del 10% del danno biologico. Da ultimo, considerato che il danneggiato non ha validamente provato in giudizio una significativa contrazione reddituale patita a seguito del sinistro in oggetto, il giudice ha escluso il risarcimento del danno patrimoniale derivante dalla lamentata incapacità lavorativa specifica. Una volta stimato il pregiudizio complessivo nelle sue varie voci risarcitorie, il giudice ha diffalcato secondo poste omogenee le prestazioni INAIL con deconto capitalizzato, liquidando in dispositivo le somme dovute a titolo di danno differenziale. Osservazioni La sentenza del Tribunale di Perugia appare ben argomentata e motivata in merito ad ogni aspetto valutativo affrontato. Ciò su cui, tuttavia, intendiamo porre l'accento in questa sede è la scelta del magistrato umbro di stimare e valutare il danno biologico occorso, come si è già detto, a seguito di un sinistro avvenuto nel lontano 2015 mediante i criteri tabellari determinati non dal Tribunale di Milano, bensì dalla TUN recentemente entrata in vigore. Tale scelta interpretativa rappresenta, certamente, il punto di maggiore interesse e novità evincibile dalla lettura della pronuncia perugina (cfr. specialmente il § 7.1 della motivazione). È bene, anzitutto, ricordare che gli artt. 138 e 139 cod. ass. sono stati oggetto di una importante revisione legislativa ad opera della legge sulla concorrenza del 2017 (l. n. 124/2017, su cui Hazan-Bugli, L'assicurazione RC Auto dopo la legge sulla concorrenza 2017. Legge 4 agosto 2017, n. 124, passim), in seno alla quale il legislatore aveva espressamente previsto – all'art. 1, comma 18 – che «la tabella unica nazionale predisposta con il decreto del Presidente della Repubblica di cui all'articolo 138, comma 1 del decreto legislativo 7 settembre 2005, n. 209, come sostituito dal comma 17 del presente articolo, si applica ai sinistri e agli eventi verificatisi successivamente alla data di entrata in vigore del medesimo decreto del Presidente della Repubblica». Sono note e frequenti nella prassi le difficoltà di applicazione retroattiva o meno di una nuova tabella, dedicata alla stima del danno non patrimoniale risarcibile, nel momento in cui essa entra in vigore o viene pubblicata. Secondo un orientamento interpretativo emerso in sede di legittimità, il giudice sarebbe tenuto ad applicare la tabella per la stima del danno più recente al momento della decisione, al punto che l'intervenuta modifica della tabella nei termini per proporre appello legittimerebbe il danneggiato ad impugnare la sentenza di primo grado fondata sull'applicazione della precedente tabella, se ciò comporta un incremento dell'importo risarcibile (così Cass. civ., sez. III, 20 ottobre 2016, n. 21245, in Dir. giust., 21 ottobre 2016, con nota di Papanice, Se i criteri tabellari mutano dopo la spedizione a sentenza e nei termini per l'appello). Altra parte della giurisprudenza, espressasi specialmente in tema di danno da perdita del rapporto parentale, fa invece salva l'applicazione della tabella milanese vigente al momento del verificarsi del danno, in luogo di quelle diverse (e più favorevoli) esistenti al tempo della liquidazione, qualora al danneggiato sia comunque riconosciuto un importo compreso nel range previsto dalle tabelle in uso all'epoca della decisione (Cass. civ., sez. VI, 1° luglio 2020, n. 13269, in DeJure). Allo scopo di evitare difficoltà interpretative o applicative della novella, lo stesso Consiglio di Stato, nel suo ultimo parere consultivo favorevole alla promulgazione della TUN, ha coerentemente ritenuto non inopportuna – in ragione della successione nel tempo delle tabelle applicabili, di matrice pretoria e normativa, e dell'incerto momento di collegamento temporale – l'introduzione di una clausola di entrata in vigore, accompagnata da una disciplina transitoria, intesa a precisare a quali sinistri (avuto riguardo alla possibile scelta tra il momento del fatto e il momento della liquidazione del danno) si applichino i nuovi criteri (cfr. in motivazione Cons. Stato, 15 ottobre 2024, n. 1282). Ecco allora che, in sostanziale linea di continuità con quanto già indicato nella legge sulla concorrenza del 2017, l'art. 5, D.P.R. n. 12/2025 – disciplinante la TUN con i relativi valori monetari ai sensi dell'art. 138, comma 1, lett. b), cod. ass. – prevede che «le disposizioni di cui al presente decreto si applicano ai sinistri verificatisi successivamente alla data della sua entrata in vigore». Il Legislatore parrebbe quindi aver suggellato una piena irretroattività della TUN. Ciononostante, il Tribunale di Perugia nella sentenza in epigrafe ha inteso comunque applicare i criteri di cui alla nuova tabella ad una fattispecie relativa ad un sinistro verificatosi nel lontano 2015, giunto tuttavia in decisione successivamente all'entrata in vigore della novella. È dunque possibile affermare una applicazione retroattiva della TUN, in contrasto a quanto stabilito dal legislatore nel citato decreto e – più in generale – al principio dettato dall'art. 11 preleggi secondo cui la legge non dispone che per l'avvenire? La risposta a tale interrogativo appare tutt'altro che agevole in virtù di almeno due argomentazioni principali. In primo luogo, è bene precisare a chiare lettere come – nella vexata quaestio esaminata dal giudice umbro nella sentenza segnalata – ci troviamo di fronte non ad una semplice successione di leggi nel tempo, regolata normalmente dal principio di irretroattività, bensì alla successione di criteri tabellari di formazione pretoria (ossia le tabelle formate dagli Osservatori costituiti presso i Tribunali del Paese) e di un criterio tabellare legale (ossia il d.P.R. n. 12/2025 formato in forza della delega legislativa attribuita dal Parlamento al Governo): le due fonti di cognizione hanno, evidentemente, origine e valenza ben differenti tra loro. Pacificamente escluso che le tabelle in uso presso i Tribunali siano espressione di una fonte legale o regolamentare, è bene precisare come le stesse non possano annoverarsi neppure tra le fonti consuetudinarie indicate dall'art. 8 preleggi. Esse, infatti, non possono integrare una consuetudine secundum legem – in quanto non operano per effetto di un espresso rinvio di legge, bensì soltanto in forza di una loro generale applicazione nella prassi – né tantomeno una ordinaria consuetudine praeter legem (in tal senso sia consentito il rimando a Argine, La nuova fisionomia dell'art. 139 cod. ass.: verso una applicazione generale?, in Resp. civ. prev., 2015, 941). In questo particolare contesto, solamente la Tabella di Milano è stata dotata dalla Suprema Corte di valore essenzialmente paranormativo, non in quanto espressione della volontà legislativa in senso proprio e stretto, ma in virtù del principio di valutazione equitativa del danno per espresso richiamo dell'art. 1226 c.c. (cfr. in tal senso, la ben nota Cass. civ., sez. III, 7 giugno 2011, n. 12408, in Resp. civ. prev., 2011, 2018, con nota di Ziviz, Danno non patrimoniale da lesione alla salute: la Cassazione impone una valutazione (in duplice senso) unitaria; in Danno resp., 2011, 939, con commenti di Hazan, L'equa riparazione del danno (tra r.c. auto e diritto comune); e di Ponzanelli, Le tabelle milanesi, l'inerzia del legislatore e la supplenza giurisprudenziale; in Foro it., 2011, I, 2274; in Arch. giur. circ. sin., 2011, 674; in Corr. giur., 1075, con commento di Franzoni, Tabelle nazionali per sentenza, o no?; in Nuova giur. civ. comm., 2011, 1058, con nota di Sganga, Una nuova equità? Le tabelle di Milano e la Cassazione tra ius dicere e ius dare; in Dir. fisc. ass., 2011, 1556, con nota di Gagliardi, Ancora su equità e tabelle: Milano capitale d'Italia (almeno per la liquidazione del danno non patrimoniale alla persona)? Segnali contrastanti; in Giust. civ., 2013, 495). Nonostante la nota importanza applicativa delle Tabelle di Milano – acquisita negli anni passati per colmare la vacatio legis della TUN, durata all'incirca un ventennio a causa dell'inerzia del legislatore – è oggi tuttavia necessario sottolineare e riaffermare la prevalenza assoluta di una norma (quale è il decreto TUN con le relative tabelle allegate) rispetto ad una elaborazione giurisprudenziale-dottrinale (quale è una tabella pretoria). In secondo luogo, emerge in tutta la sua forza attrattiva il principio di equità, che rappresenta nella materia del risarcimento del danno alla persona l'unica vera stella polare perseguibile dal giudice nella valutazione e stima del danno non patrimoniale. A tale stregua – così come è già stato sostenuto in giurisprudenza nell'ambito della responsabilità sanitaria all'atto dell'entrata in vigore della legge Gelli-Bianco – non intervenendo a modificare con efficacia retroattiva gli elementi costitutivi della fattispecie legale della responsabilità civile, la novella troverebbe diretta applicazione in tutti i casi in cui il giudice sia chiamato a fare applicazione, in pendenza del giudizio, del criterio di liquidazione equitativa del danno non patrimoniale, con il solo limite della formazione del giudicato interno sul quantum. Infatti – precisa la Suprema Corte – non è ostativa la circostanza che la condotta illecita sia stata commessa, ed il danno si sia prodotto, anteriormente all'entrata in vigore della legge, o che l'azione risarcitoria sia stata promossa prima dell'entrata in vigore della legge medesima; né può configurarsi una ingiustificata disparità di trattamento tra i giudizi ormai conclusi ed i giudizi pendenti, atteso che proprio e soltanto la definizione del giudizio – e la formazione del relativo giudicato – preclude una modifica retroattiva della regola giudiziale a tutela dell'autonomia della funzione giudiziaria e del riparto delle attribuzioni al potere legislativo e al potere giudiziario (in questi termini si pone l'importante Cass. civ., sez. III, 11 novembre 2019, n. 28990, in Guida dir., 2019, 49-50, 17; in Resp. civ. prev., 2020, 213, con nota di Ziviz, A ritroso (prevista l'applicazione retroattiva per le tabelle normative); e Applicazione retroattiva delle tabelle di cui agli artt. 138 e 139 cod. ass. per la quantificazione del danno da malpractice medica, in Ius Responsabilità Civile, 15 luglio 2020). In base a siffatti principi, puntualmente richiamati in sentenza, il giudice perugino precisa che «poiché la liquidazione del danno non patrimoniale è rimessa a una valutazione equitativa del giudice al momento della decisione, la stessa non potrà che essere condotta facendo governo dei criteri di determinazione dell'equità risarcitoria vigenti al momento in cui la sentenza interviene»: l'equità del giudice, infatti «si manifesta al momento della decisione e non prima» (così, in motivazione, la pronuncia in epigrafe). L'orientamento interpretativo del magistrato umbro appare, del resto, coerente con la posizione maggioritaria della stessa giurisprudenza, secondo la quale «la liquidazione del danno biologico permanente deve avvenire secondo le regole vigenti al momento della decisione e previa determinazione della percentuale di invalidità mediante i rigorosi ed oggettivi criteri medico-legali ed i più accreditati barèmes redatti con criteri di scientificità» [Cass. civ., sez. VI, 15 giugno 2022, n. 19229, in Ius Responsabilità Civile, 26 luglio 2022, con commento di Gea, I corretti criteri di accertamento, determinazione e liquidazione del danno biologico permanente; in senso conforme App. Firenze, 20 settembre 2023, n. 1876, in DeJure]. Non è, dunque, possibile parlare in senso proprio e stretto di applicazione retroattiva o irretroattiva della TUN, giacché è il superiore principio di equità a regolare l'opera del giudice al momento della decisione. La stessa Suprema Corte, proprio recentemente, è intervenuta sull'argomento in un importante e significativo obiter dictum, secondo il quale all'applicazione della TUN ad eventi anteriori all'entrata in vigore del decreto «non sarebbero altrimenti d'ostacolo né il riferimento ai soli danni derivanti da sinistri stradali, né la previsione contenuta nell'art. 5 del citato D.P.R. circa l'applicabilità delle disposizioni ai sinistri verificatisi successivamente alla data della sua entrata in vigore, valendo entrambi ad escludere solo un'applicazione diretta delle dette tabelle ma non anche un loro utilizzo indiretto quale parametro di riferimento nella ricerca di valori il più possibile idonei ad assicurare quella uniformità di giudizio a fronte di casi analoghi che costituisce indispensabile declinazione della regola equitativa di cui all'art. 1226 c.c.» (Cass. civ., 29 aprile 2025, n. 11319, in Ius Responsabilità Civile, 16 maggio 2025, con commento di Martini, Cass. n. 11319/2025: in un obiter dictum l'applicazione analogica della T.U.N. ex art. 138 cod. ass. e D.P.R. n. 12/2025). L'indirizzo interpretativo sostenuto dal Tribunale di Perugia, che abbiamo sopra descritto, pare proprio in via di consolidamento anche presso la concomitante giurisprudenza di merito: pur senza ampia motivazione al riguardo, hanno applicato la TUN con efficacia retroattiva e in forza del principio di equità anche Trib. Palmi, 7 marzo 2025, n. 124 (inedita); Trib. Avellino, 20 marzo 2025 (ord.) (in Dir. giust., 13 maggio 2025); e Trib. Macerata, 16 aprile 2025 (inedita). Ora, fermi i principi sopra delineati dalla prima giurisprudenza espressasi in argomento, è sostenibile e corretto ammettere una applicazione dal valore, sostanzialmente, universalistico della TUN? A nostro modesto avviso – alla luce del carattere essenzialmente chiuso dell'art. 5 del decreto TUN e pur apprezzando la bontà interpretativa dell'orientamento estensivo sopra descritto – sarebbe possibile addivenire ad una posizione mediana tra sostenitori di una rigida irretroattività e fautori di una incondizionata retroattività della novella. È ius receptum presso gli interpreti l'opinione secondo cui il danno biologico permanente debba essere valutato e liquidato non al momento della verificazione del fatto illecito, bensì al momento della guarigione clinica e della relativa stabilizzazione dei postumi: infatti, è proprio dalla stabilizzazione dei postumi permanenti, intervenuta al termine del periodo di malattia e relativa invalidità temporanea, che il danno esplica tutta la sua vis lesiva, suscettibile di definitivo accertamento medico-legale. A tale stregua, è stato condivisibilmente affermato come l'invalidità permanente «è suscettibile di valutazione soltanto dal momento in cui, dopo il decorso e la cessazione della malattia, l'individuo non abbia riacquistato la sua completa validità con relativa stabilizzazione dei postumi. Ne consegue che il danno biologico di natura permanente deve essere determinato soltanto dalla cessazione di quello temporaneo, giacché altrimenti la contemporanea liquidazione di entrambe le componenti comporterebbe la duplicazione dello stesso danno» [così Cass. civ., sez. III, 19 dicembre 2014, n. 26897, in DeJure; in senso sostanzialmente conforme Cass. civ., sez. III, 7 febbraio 2017, n. 3121, in Guida dir., 2017, 14, 46; Cass. civ., sez. III, 12 marzo 2021, n. 7126, in DeJure; in sede di merito Trib. Lucca, 27 gennaio 2017, n. 231; nonché Trib. Messina, 28 febbraio 2006, entrambe in DeJure]. Dal momento che gli interpreti, a fini valutativi, considerano centrale il momento della guarigione clinica dei postumi, si potrebbe dunque ritenere applicabile la TUN non già a tutti i sinistri indiscriminatamente avvenuti prima dell'entrata in vigore del decreto, ma solamente a tutti quei sinistri (pur verificatisi anteriormente alla novella) le cui conseguenze pregiudizievoli alla persona si siano stabilizzate successivamente all'entrata in vigore del decreto. Riteniamo come siffatta soluzione – che rappresenta anch'essa una voluta forzatura del dato strettamente letterale dell'art. 5 del decreto TUN – possa astrattamente comporre le differenti e contrastanti posizioni esegetiche sul punto, giacché introdurrebbe una sorta di retroattività limitata e condizionata della riforma, ispirata a buon senso e ragionevolezza. Siamo, tuttavia, pienamente consci che l'indirizzo interpretativo sostenuto dal giudice umbro in epigrafe (e fatto proprio nell'importante obiter dictum di cui a Cass. civ., sez. III, 29 aprile 2025, n. 11319), volto ad una incondizionata ed universale applicazione della TUN, troverà molteplici sostenitori in giurisprudenza e dottrina, fino a presto affermarsi come prioritario e dominante. Ad ogni modo – lasciando per un momento da parte partigianerie e contrastanti posizioni in ordine alla vexata quaestio – è bene oggi apprezzare e festeggiare il compimento di tale importante riforma, la quale ha il merito intrinseco di aver finalmente affermato un sistema risarcitorio equo ed uniforme, tale da garantire la certezza di considerare ogni danneggiato e ogni cittadino uguale di fronte alla legge alla coscienza di tutti noi. Riferimenti Numerosi i contributi di dottrina circa il risarcimento del danno da macrolesioni di cui all'art. 138 cod. ass. e i relativi criteri tabellari pretori o legali. Per prime osservazioni circa la Tabella Unica Nazionale, recentemente entrata in vigore, consigliamo la lettura di Argine, La TUN tra certezza del diritto e sostenibilità del sistema, in Resp. civ. prev., 2025, 316; nonché (e specialmente) di Rossetti, In G.U. la Tabella Unica Nazionale: prime riflessioni, in altalex.it. Sull'evoluzione dei lavori preparatori della Tabella Unica Nazionale – condotti per vari anni fino all'entrata in vigore del d.P.R. 13 gennaio 2025, n. 12 – consigliamo senza pretesa di esaustività Ponzanelli, Risarcimento giusto e certo tra giudici e legislatori, in Riv. dir. civ., 2010, II, 553; Partisani, Il danno biologico, in attesa della tabella unica nazionale sulle macropermanenti della r.c. auto, in Resp. civ. prev., 2012, 342; Domenici-Guidi, La tabella delle menomazioni alla integrità psico-fisica comprese tra dieci e cento punti di invalidità ai sensi dell'art. 138 del Codice delle assicurazioni (d.lgs. n. 209/05): riflessioni medico-legali, in Dir. econ. ass., 2012, 323; Ziviz, Le modifiche al sistema tabellare di cui agli artt. 138 e 139 cod. ass. introdotte dalla legge sulla concorrenza, in Resp. civ. prev., 2017, 1774. Per una analisi approfondita sulle questioni di cui sopra, leggasi infine il recente volume di D. Spera, Responsabilità civile e danno alla persona, Giuffrè Francis Lefebvre, 2025, 347 e ss. |