Il Tribunale di Cremona, in contrasto con la Cassazione, ritiene condivisibili i criteri milanesi per la liquidazione del danno da lesione del bene salute definito da premorienza

24 Luglio 2025

Con la sentenza n. 150 del 20/03/2025, il Tribunale di Cremona, statuendo in sede di appello, su di una sentenza del Giudice di Pace di Cremona, affronta il tema della liquidazione del danno non patrimoniale nel particolare caso in cui il danneggiato venga a mancare prima della pronuncia della sentenza che definisce il giudizio.

Il Giudice si trova ad affrontare il tema del danno derivante da lesione del bene salute definito da premorienza (definito, in passato, anche ”danno intermittente”).

Nel percorso argomentativo della sentenza, il Tribunale si discosta apertamente, per ragioni ritenute di equità, da pronunce della Suprema Corte, ritenendo corretta l'applicazione dei criteri proposti dalle Tabelle Milanesi.

Massima

Il risarcimento del danno non patrimoniale, nel caso in cui il danneggiato deceda prima della sentenza  definitiva, dovrà essere parametrato al periodo di effettiva sopravvivenza. Nella liquidazione del danno, appaiono condivisibili e conformi ad equità, i criteri orientativi di liquidazione enunciati nelle Tabelle di Milano, nel paragrafo dedicato al ristoro del pregiudizio “derivante da lesione del bene salute definito da premorienza”.

Il caso

Il sig. Tizio, erede del defunto Caio, conducente di un velocipede, conveniva in giudizio i signori Mevio e Sempronia e Beta Assicurazioni s.p.a. , compagnia assicuratrice per la rc auto del veicolo da quest'ultima condotto, al fine di ottenere la riforma della sentenza n. 177/2022 emessa dal Giudice di Pace di Cremona.

L'appellante lamentava l'erroneità della sentenza impugnata, giacché il giudice di primo grado, da un lato, non aveva riconosciuto l'esclusiva responsabilità della signora Sempronia circa la verificazione del sinistro stradale avvenuto in data 31.7.2014 e, dall'altro, aveva risarcito i pregiudizi subiti dal sig. Caio, nel frattempo deceduto, applicando i parametri liquidatori previsti dalle cd. Tabelle di Milano in tema di “danno non patrimoniale derivante da lesione del bene salute definito da premorienza”.

Si costituiva in giudizio Beta Assicurazioni s.p.a., la quale, dopo aver argomentato circa la fondatezza delle proprie pretese e l'infondatezza di quelle altrui, chiedeva il rigetto di ogni richiesta ex adverso formulata.

Il Tribunale, quanto al profilo di gravame relativo al mancato riconoscimento della responsabilità esclusiva dell'appellata Sempronia nella causazione del sinistro, dopo avere constatato che dall'esame degli atti di causa non era possibile accertare l'esatta condotta tenuta dai conducenti dei veicoli, concludeva statuendo che doveva presumersi che entrambi i conducenti avessero avuto una pari responsabilità nella causazione dell'evento dannoso (Cass. Civ., Sez. 6 – 3, ord. n. 7061 del 12/3/2020 secondo cui “la presunzione di pari responsabilità sancita dall'art. 2054, comma 2, c.c. ha carattere sussidiario ed opera non solo quando non sia possibile stabilire il grado di colpa dei due conducenti, ma anche qualora non siano accertabili le cause e le modalità del sinistro”), ritenendo pertanto corrette le statuizioni e valutazioni sul punto effettuate nella gravata sentenza dal Giudice di pace.

Passando ad esaminare il profilo di gravame – che costituisce il focus della presente trattazione - relativo alla liquidazione del danno, in quanto effettuata sulla base dei parametri liquidativi previsti per il danno definito da premorienza, dalla Tabella di Milano, il Tribunale, in via di premessa, ricordava che la liquidazione del danno non patrimoniale è effettuata con valutazione equitativa e ciò deve valere anche nell'ipotesi in cui il danneggiato muoia prima della pronuncia della sentenza di liquidazione del pregiudizio.

Dopo un'articolata disamina dei criteri suggeriti dalla Suprema Corte, invocati dall'appellante, e quelli proposti dalla tabella milanese, il Giudice del gravame, perviene ad affermare che per ragioni di equità i criteri liquidatori individuati dalle tabelle milanesi, richiamate dal Giudice di Pace devono considerarsi, per ragione di equità condivisibili e, pertanto, corretti.

Infatti, a parere del Tribunale, non risulta rispondente a ragioni di equità il criterio liquidatorio prospettato dall'appellante e suggerito in alcune pronunce della Corte Suprema di Cassazione secondo cui “il danno da premorienza deve essere calcolato considerando come punto di partenza (dividendo) la somma che sarebbe spettata al danneggiato, in considerazione dell'età e della percentuale di invalidità, se fosse rimasto in vita fino al termine del giudizio; rispetto a tale cifra, assumendo come divisore gli anni di vita residua secondo le aspettative che derivano dalle tabelle dell'ISTAT, dovrà essere calcolata la cifra dovuta per ogni anno di sopravvivenza, da moltiplicare poi per gli anni vita effettiva, in modo da pervenire ad un risultato che sia, nei limiti dell'umanamente possibile, maggiormente conforme al criterio dell'equità”.

Tale criterio liquidatorio, se applicato, osserva il Tribunale, avrebbe quale conseguenza la pronuncia di sentenze risarcitorie di importo sensibilmente differente in ipotesi di danneggiati di diversa età colpiti da menomazioni invalidanti della medesima entità per medesimi periodi.

Nello specifico, l'applicazione di siffatto criterio liquidatorio, imporrebbe al giudice di liquidare somme maggiori in caso di “danneggiati anziani” e somme minori in caso di “danneggiati giovani”.  Un risultato che non si concilierebbe con i principi di equità e uguaglianza che impongono di trattare situazioni simili in modo simile.

Di qui, il rigetto del gravame con spese interamente compensate tra le parti, stante l'esistenza del differente orientamento in tema di liquidazione del danno non patrimoniale derivante da lesione del bene salute definito da premorienza.  

La questione

Nel confronto tra i parametri liquidatori previsti dalle Tabelle di Milano in tema di “danno non patrimoniale derivante da lesione del bene salute definito da premorienza” e quelli suggeriti in talune pronunce della Suprema Corte, sulla base di un criterio proporzionale, quale, tra essi, maggiormente si concilia con i principi di equità ed uguaglianza, che devono informare la valutazione e liquidazione  equitativa del danno da parte del Giudice ?

Le soluzioni giuridiche

Il Tribunale di Cremona, decidendo sul gravame, giunge a ritenere che i criteri orientativi di liquidazione enunciati nelle Tabelle di Milano nel paragrafo dedicato al ristoro del pregiudizio “derivante da lesione del bene salute definito da premorienzasiano condivisibili e preferibili a quelli suggeriti in alcune pronunce della Suprema Corte, volte all'applicazione di un criterio proporzionale, in quanto maggiormente rispondenti ai principi di equità ed uguaglianza che devono informare la valutazione e liquidazione  equitativa del danno.

Il caso posto all'esame del Tribunale, come sopra anticipato, era quello del difficile e particolare tema della liquidazione del danno non patrimoniale, in capo ad un soggetto che cessa di vivere, prima della definitiva liquidazione giudiziale.

Come giustamente ricorda il Tribunale: “Quando un soggetto, che ha subito una certa menomazione invalidante a causa di un determinato evento lesivo, muore ad una certa distanza da quell'evento, il pregiudizio derivante dalla menomazione invalidante interessa esclusivamente l'arco temporale compreso tra la data di verificazione dell'evento e la data del decesso. (..)  La morte del danneggiato avvenuta prima della data di pronuncia della sentenza rende noto il periodo di verificazione del nocumento all'integrità psicofisica e impone al giudice di liquidare siffatto nocumento sulla base del fatto conosciuto della vita vissuta e non sulla base di una valutazione probabilistica della durata della vita futura.”.

Sul punto, infatti, la Suprema Corte ha più volte affermato il principio secondo il quale, il giudice, nella quantificazione del danno, deve tener conto – in caso di premorienza – “non della vita media futura presumibile della vittima, ma della vita effettivamente vissuta (fra le varie, si vedano, sin da tempi ormai risalenti, Cass. 4556/80; 1809/89; 489/99; 147467/03; 22338/07; 679/16; 10897/16; 12913/20).”.

Di qui, l'esame e raffronto del criterio liquidatorio proposto dalle Tabelle milanesi con il diverso criterio “proporzionale” invocato dall'appellante e suggerito, in talune decisioni dalla Suprema (Corte Cass. Civ., Sez. III, 29/12/2021, n.41933, ord.; Cass. Civ., Sez. III, 25/10.2022, n. 31574, ord.;

Cass. Civ., Sez. III, 11/11/2024, n. 29832, ord.);

Nella sentenza in commento, il Tribunale affronta con un'approfondita disamina i criteri previsti dalla tabella milanese, evidenziandone i principali cardini.

a. Il parametro relativo all'età. La quantificazione del pregiudizio è disancorata dall'età del danneggiato. Tale scelta, secondo il Tribunale appare condivisibile, considerato che il parametro dell'età richiama inevitabilmente l'elemento probabilistico della durata della vita futura, e cioè richiama l'elemento probabilistico dell'aspettativa di vita, mentre, nella liquidazione di tale categoria di danno, la morte del danneggiato dà certezza del periodo in cui il danno è stato effettivamente subito dal danneggiato.

L'età del soggetto non è collegata all'intensità del pregiudizio di talché, secondo il Tribunale, è ragionevole affermare che soggetti di differente età, danneggiati dalla medesima menomazione invalidante per lo stesso arco temporale, sopportino conseguenze pregiudizievoli della medesima entità, sebbene tali conseguenze pregiudizievoli si ripercuotano su diversi aspetti della vita connessi alla differente età.

Non è possibile sostenere che la medesima menomazione invalidante subita per lo stesso arco temporale, generi un nocumento più grave nella persona anziana né può affermarsi che il pregiudizio più grave sia patito dalla persona più giovane. Una tabella che differenziasse gli importi risarcitori in funzione dell'età del danneggiato sarebbe inaccettabile, giacché implicitamente affermerebbe che la stessa menomazione invalidante è fonte di nocumenti d'intensità differente nei giovani e negli anziani.

b. La previsione di incremento dell'importo liquidatorio in relazione al pregiudizio subito dal danneggiato nei due anni successivi alla verificazione dell'evento invalidante.

La previsione incrementale contenuta nella tabella, secondo il Tribunale, appare anch'essa condivisibile in quanto, di solito, il pregiudizio è maggiore in prossimità dell'evento e poi tende a stabilizzarsi.

In prossimità dell'evento la sofferenza soggettiva è più acuta, sia in termini di dolore legato alla menomazione corporea, sia in termini di dolore collegato all'impossibilità di dedicarsi ad  attività che venivano compiute prima dell'evento pregiudizievole. È dunque corretto prevedere l'aumento dell'importo liquidabile per il primo periodo, rispetto al periodo successivo, posto che è presumibile che il pregiudizio tenda a stabilizzarsi e che il danneggiato possa adottare comportamenti compensativi, volti ad alleviare il pregiudizio iniziale che deve, pertanto, essere considerato come di maggiore intensità e sofferenza.

c. La correttezza, in definitiva, del criterio liquidatorio suggerito dalla tabella milanese, sulla base di tali principali parametri, rispetto a criteri di tipo proporzionale.

Il Tribunale, nell'esaminare i diversi criteri invocati dall'appellante secondo le indicazioni, della Suprema Corte, sopra riportate, procede ad una disamina delle conseguenze che deriverebbero dall'applicazione di un criterio che prendesse a riferimento l'età e il danno liquidabile sulla base delle “ordinarie” tabelle di liquidazione del danno non patrimoniale e lo parametrasse, in caso di premorienza, con l'indice istat relativo all'aspettativa di vita, dividendolo, con gli anni di vita effettivamente vissuti dalla vittima.

Con l'applicazione di tale criterio si perverrebbe all'iniquo risultato che la liquidazione del danno in questione, risulterebbe inversamente proporzionale all'età della vittima, con la conseguenza che a fronte di medesime menomazioni, il giudice si troverebbe a liquidare somme maggiori in caso di “danneggiati anziani” e somme minori in caso di “danneggiati giovani”.

Infatti, nell'esempio pratico di calcolo sviluppato nella sentenza, a fronte di una medesima invalidità dell'80%, in caso di sopravvivenza del danneggiato per un biennio, il giudice si troverebbe a liquidare l'importo di euro 151.278,66 per un soggetto di 80 anni, e l'importo di euro 29.440,69 per un soggetto di 10 anni, con un'evidente, quanto iniqua, sperequazione.

Così infatti, illustra il Giudice nella motivazione, nel caso in cui “un soggetto di anni 80 subisca una menomazione invalidante pari all'80% e muoia in corso di causa dopo due anni dalla verificazione dell'evento pregiudizievole, il giudice dovrebbe liquidare l'importo risarcitorio di euro 151.278,66 (euro 680.754,00 (somma che sarebbe spettata al danneggiato, in considerazione dell'età e della percentuale di invalidità, se fosse rimasto in vita fino al termine del giudizio) / 9 (aspettativa di vita) x 2 (anni di vita vissuta)). Nel caso cui la stessa menomazione invalidante fosse subita da un soggetto di anni 10 e tale soggetto morisse in corso di causa dopo due anni dalla verificazione dell'evento pregiudizievole, il giudice dovrebbe liquidare l'importo risarcitorio di euro 29.440,49 (euro 1.074.578,00 (somma che sarebbe spettata al danneggiato, in considerazione dell'età e della percentuale di invalidità, se fosse rimasto in vita fino al termine del giudizio) / 73 (aspettativa di vita) x 2 (anni di vita vissuta)).”.

Per quanto sopra, il tribunale perviene a concludere che l'applicazione del criterio liquidatorio prospettato dall'appellante non possa essere applicato, poiché non si concilia con i principi di equità e uguaglianza che impongono di trattare situazioni simili in modo simile e che l'esistenza dei differenti citati importi risarcitori non è giustificabile, poiché il pregiudizio subito dalla persona di anni 80 non è diverso da quello subito dalla persona di anni 10.

Osservazioni

La sentenza si pone in sintonia con altra motivata decisione del Trib. Milano, sent. 16/11/2022, n.9042, di cui si segnala la nota a commento di questo autore, A. Lovato, in IUS Responsabilità civile (ius.giuffrefl.it), 2023), che nel liquidare tale particolare fattispecie di danno si pone in dissenso con il criterio c.d. proporzionale suggerito dalla Suprema Corte in talune decisioni (Cass. Civ., Sez. III, 29/12/2021, n.41933, ord. Cass. Civ., Sez. III, 25/10.2022, n. 31574), considerandolo non rispondente, all'atto pratico, a criteri di equità.

Le criticità derivanti dall'applicazione di tale criterio ed evidenziate nella motivazione della sentenza e la conseguente condivisione dei sopra richiamati principi ispiratori della Tabella Milanese e dei proposti criteri di calcolo, appare dunque inserirsi in un differente orientamento della giurisprudenza di merito, volto a valorizzare i criteri suggeriti dalla tabella milanese come quelli, in definitiva, da considerarsi più equi, nella liquidazione di tale difficile fattispecie di danno.

Non da ultimo, pare utile evidenziare che il riferimento all'irrilevanza del parametro dell'età del danneggiato rispetto alla lesione, che nella prospettiva della tabella appare motivato, potrebbe, nei fatti, laddove non adeguatamente considerato, portare a conseguenze, a propria volta, inique.

È stato osservato che non sempre una invalidità ha le medesime conseguenze per un giovane e un anziano, si pensi, ad esempio, ad una forzata immobilità, derivata dalla menomazione.

Di qui il rimedio previsto dalla tabella, attraverso il parametro del possibile aumento personalizzato sino al 50 % - previsto dall'ultima colonna - che in base ai criteri illustrativi che accompagnano la tabella, potrà essere utilizzato dal Giudice, in considerazione delle peculiarità del caso concreto, alla luce dei criteri orientativi già elaborati dalla Tabella di Milano per la liquidazione del danno non patrimoniale, e tenendo conto dell'età del danneggiato.

Guida all'approfondimento

Per una approfondita trattazione cfr. D. Spera, Responsabilità civile e danno alla persona, capitolo 8, pagg. 763 e ss., Francis Lefevre Giuffrè , 2025;

A. Lovato. “Con l’ordinanza n. 41933/2021 la Cassazione boccia la tabella milanese sul danno non patrimoniale da premorienza perché ritenuta non conforme al parametro dell’equità. Una censura definitiva o un’auspicabile rimeditazione da parte della Suprema Corte ?”, in  IUS Responsabilità civile (ius.giuffrefl.it), 2022

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