Codice di Procedura Civile art. 7 - Competenza del giudice di pace. 1 2

Mauro Di Marzio

Competenza del giudice di pace. 12

[I]. Il giudice di pace è competente per le cause relative a beni mobili di valore non superiore a diecimila euro, quando dalla legge non sono attribuite alla competenza di altro giudice 3.

[II].  Il giudice di pace è altresì competente per le cause di risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli e di natanti, purché il valore della controversia non superi venticinquemila euro .4

[III]   È competente qualunque ne sia il valore:

1) per le cause relative ad apposizione di termini ed osservanza delle distanze stabilite dalla legge, dai regolamenti o dagli usi riguardo al piantamento degli alberi e delle siepi5 ;

2) per le cause relative alla misura ed alle modalità d'uso dei servizi di condominio di case 6 ;

3) per le cause relative a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in materia di immissioni di fumo o di calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e simili propagazioni che superino la normale tollerabilità.

3-bis) per le cause relative agli interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali 7 8910.

 

 

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 17 l. 21 novembre 1991, n. 374. Il testo precedente recitava: «Competenza del conciliatore. - [I]. Il conciliatore è competente per le cause relative a beni mobili di valore non superiore a lire un milione quando dalla legge non sono attribuite alla competenza di altro giudice. È altresì competente per tutte le cause relative alle modalità di uso dei servizi condominiali».

[2] L'originario comma 3 dell'articolo è stato abrogato dall'art. 1 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534. Il testo precedente recitava: «Il giudice di pace è inoltre competente, con il limite di valore di cui al comma 2, per le cause di opposizione alle ingiunzioni di cui alla legge 24 novembre 1981, n. 689, salvo che con la sanzione pecuniaria sia stata anche applicata una sanzione amministrativa accessoria. Resta ferma la competenza del pretore in funzione di giudice del lavoro e per le cause di opposizione alle ingiunzioni in materia di previdenza ed assistenza obbligatorie». In materia di opposizione ad ordinanza ingiunzione, v. art. 6 d.lg. 1° settembre 2011, n. 150.

[3] Comma così modificato dall'art. 45, comma 1, lett. a), della l. 18 giugno 2009, n. 69, che ha sostituito alle parole "lire cinque milioni" le parole "cinquemila euro". La legge di riforma del 2009 ha effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. a) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, la parola: «cinquemila» e' sostituita dalla seguente: «trentamila»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 entrano in vigore il 31 ottobre 2025. Da ultimo, modificato dall'art. 3, comma 1, lett. a), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito la parola «diecimila» alla parola «cinquemila» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[4] Comma così modificato dall'art. 45, comma 1, lett. b), della l. 18 giugno 2009, n. 69 che ha sostituito alle parole "lire trenta milioni" le parole "ventimila euro", con la decorrenza e la relativa disciplina transitoria indicate alla nota 3. A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. b) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, la parola: «ventimila» e' sostituita dalla seguente: «cinquantamila»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 entrano in vigore il 31 ottobre 2025. Da ultimo, modificato dall'art. 3, comma 1, lett. b), del D.Lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito la parola «venticinquemila» alla parola «ventimila» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, comesostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[5] A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. c) numero 1) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, il numero 1) e' sostituito dal seguente: «1) per le cause relative ad apposizione di termini;»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025.

[6] A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. c) numero 2) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116, il numero 2) e' sostituito dal seguente: «2) per le cause in materia di condominio negli edifici, come definite ai sensi dell'articolo 71-quater delle disposizioni per l'attuazione del codice civile;»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025.

[7] Numero inserito dall'art. 45, comma 1, lett. c), della l. 18 giugno 2009, n. 69, con la decorrenza e la relativa disciplina transitoria indicate alla nota 3. 

[8] Seguiva un quarto numero abrogato dall'art. 1 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534 Il testo recitava: «4) - per le cause di opposizione alle sanzioni amministrative irrogate in base all'art. 75 del testo unico approvato con decreto del Presidente della Repubblica 9 ottobre 1990, n. 309».

[9] A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. c) numero 3) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116 dopo il numero 3-bis), sono aggiunti i seguenti: «3-ter) per le cause nelle materie di cui al libro terzo, titolo II, Capo II, Sezione VI del codice civile, fatta eccezione per quella delle distanze nelle costruzioni; 3-quater) per le cause relative alle materie di cui al libro terzo, titolo II, Capo II, Sezione VII del codice civile, fatta eccezione per quella delle distanze di cui agli articoli 905, 906 e 907 del medesimo codice; 3-quinquies) per le cause in materia di stillicidio e di acque di cui al libro terzo, titolo II, Capo II, sezioni VIII e IX del codice civile; 3-sexies) per le cause in materia di occupazione e di invenzione di cui al libro terzo, titolo II, Capo III, sezione I del codice civile; 3-septies) per le cause in materia di specificazione, unione e commistione di cui al libro terzo, titolo II, Capo III, sezione II del codice civile; 3-octies) per le cause in materia di enfiteusi di cui al libro terzo, titolo IV del codice civile; 3-novies) per le cause in materia di esercizio delle servitù prediali; 3-decies) per le cause di impugnazione del regolamento e delle deliberazioni di cui agli articoli 1107 e 1109 del codice civile; 3-undecies) per le cause in materia di diritti ed obblighi del possessore nella restituzione della cosa, di cui al libro terzo, titolo VIII, Capo II, Sezione I del codice civile.»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025.

[10] A norma dell'art. 27, comma 1, lett. a), numero 1), lett. d) del d.lgs. 13 luglio 2017, n. 116 dopo il terzo comma sono aggiunti, in fine, i seguenti: « [IV]. Il giudice di pace e' altresì competente, purché il valore della controversia, da determinarsi a norma dell'articolo 15, non sia superiore a trentamila euro: 1) per le cause in materia di usucapione dei beni immobili e dei diritti reali immobiliari; 2) per le cause in materia di riordinamento della proprietà rurale di cui al libro terzo, titolo II, Capo II, sezione II del codice civile; 3) per le cause in materia di accessione; 4) per le cause in materia di superficie.  [IV]. Quando una causa di competenza del giudice di pace a norma dei commi terzo, numeri da 3-ter) a 3-undecies), e quarto e' proposta, contro la stessa parte, congiuntamente ad un'altra causa di competenza del tribunale, le relative domande, anche in assenza di altre ragioni di connessione, sono proposte innanzi al tribunale affinché siano decise nello stesso processo.»; ai sensi dell'art. 32, comma 3 del d.lgs. 116 cit., come da ultimo modificato dall'art. 8-bis, comma 1, lett. b), d.l. 30 dicembre 2019, n. 162, conv., con modif., in l. 28 febbraio 2020, n. 8, le disposizioni di cui all'art. 27 citato entrano in vigore il 31 ottobre 2025.

Inquadramento

La disposizione in commento è volta ad individuare la competenza per materia e valore del giudice di pace, istituito dall'art. 1 l. n. 374/1991, che ha sostituito le norme del codice di rito sul conciliatore (per la differenza tra l'una e l'altra figura v. Asprella, 195). In breve, il comma 1, novellato dall’art. 3, d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, stabilisce che il giudice di pace è competente per le cause relative a beni mobili di valore non superiore a € 10.000, sempre che non siano attribuite ad altro giudice; il comma 2, novellato dalla medesima disposizione, aggiunge che il giudice di pace è competente per le cause di risarcimento danno prodotto dalla circolazione di veicoli e natanti, con il limite di valore di € 25.000; fin qui la norma adotta criteri attributivi misti, poiché combina l'individuazione della materia con il limite necessario del valore; il comma 3, invece, attribuisce al giudice di pace una competenza per materia esclusiva, quale che sia il valore, in taluni specifici settori: apposizione di termini e osservanza delle distanze per il piantamento di alberi e siepi; misura e alle modalità d'uso dei servizi di condominio di case; rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in materia di immissioni di fumo o calore, esalazioni, rumori, scuotimenti e analoghe propagazioni che superino la normale tollerabilità; interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali. Inoltre, la l. n. 689/1981 attribuisce al giudice di pace la competenza in tema di opposizione alle ingiunzioni ivi previste.

La competenza del giudice di pace è circoscritta al giudizio di cognizione (compreso il procedimento per decreto ingiuntivo), esclusa la materia esecutiva che appartiene al tribunale ex art. 9 (ma non quella delle opposizioni esecutive di cui agli artt. 615 e 619, che hanno natura di incidenti di cognizione, ivi compresa l’opposizione avverso l’iniziativa esecutiva intrapresa dal difensore distrattario del lavoratore, ancorché detto credito sia consacrato in un provvedimento del giudice del lavoro, trattandosi di opposizione che non condivide la natura dell'eventuale credito fatto valere in giudizio: Cass. n. 14336/2017), quella cautelare ex art. 669-ter (ma, ai sensi dell'art. 693, comma 1, spetta al giudice di pace la competenza per i procedimenti di istruzione preventiva) e la volontaria giurisdizione (salvo quanto previsto dagli artt. 752, comma 2, e 745).

Controversie mobiliari

La competenza per valore, con riguardo alle controversie, di natura reale o personale, concernenti beni mobili, è fissata nel massimo a € 10.000,00. È pertanto esclusa la competenza del giudice di pace nelle controversie immobiliari. Nel procedimento di opposizione a decreto ingiuntivo dinanzi al giudice di pace, ove venga proposta dall'opposto domanda riconvenzionale eccedente i limiti di valore della competenza del giudice adito, questi non è tenuto a separare le due cause, trattenendo quella relativa all'opposizione e rimettendo l'altra al tribunale, in quanto detta domanda è inammissibile e, pertanto, inidonea ad incidere sia sulla competenza per valore del giudice adito, sia sulle sorti del processo (Cass. n. 18863/2017).

La competenza del giudice di pace si estende peraltro (nei limiti della sua competenza per valore) alle controversie aventi ad oggetto pretese che abbiano la loro fonte in un rapporto, giuridico o di fatto, riguardante un bene immobile, salvo che la questione proprietaria non sia stata oggetto di una esplicita richiesta di accertamento incidentale di una delle parti e sempre che tale richiesta non appaia ictu oculi infondata e strumentale allo spostamento di competenza dal giudice di prossimità al giudice togato, in violazione dei principi di lealtà processuale (Cass. S.U., n. 21582/2011, Riv. dir. proc., 2012, 1389, con nota di Zulberti, con riguardo a controversia instaurata da un condominio nei confronti dell'impresa costruttrice al fine di ottenere il risarcimento danni da difetti di costruzione; da ult. Cass. n. 16012/2020). La pronuncia ha risolto il contrasto in ordine alla competenza del giudice di pace per tutte le controversie aventi ad oggetto diritti sia reali che personali relativi a beni immobili, cioè relative a pretese che abbiano la loro fonte in un rapporto giuridico o di fatto riguardante un bene immobile. In particolare, se da un lato era stato ritenuto competente il tribunale in controversie relative al pagamento di canoni di locazione ovvero d'indennità per l'occupazione abusiva di suolo demaniale, che pure hanno come petitum immediato una somma di denaro (Cass. n. 10787/1996; Cass. n. 4304/2004; Cass. n. 28041/2019), dall'altro era stato affermato che il risarcimento del danno subito da un immobile è assoggettato alla competenza per valore del giudice di pace, nei limiti quantitativi previsti dalla norma, posto che la domanda ha ad oggetto una somma di danaro, senza che rilevi il titolo di godimento del bene (Cass. n. 17039/2010). Le Sezioni Unite hanno dato seguito a quest'ultimo orientamento affermando che sussiste la competenza del giudice di pace, nei limiti del valore, in ordine alla controversia avente ad oggetto una somma di denaro, non rilevando che la pretesa abbia la sua fonte in un rapporto giuridico inerente un bene immobile. 

Resta però fermo che, in relazione alle pretese creditorie che hanno fonte in un contratto di locazione, ancorché di importo non eccedente il limite di cui all'art. 7, comma 1, c.p.c., deve escludersi la competenza del giudice di pace, trattandosi di materia da ritenersi riservata alla competenza del tribunale (Cass. n. 15639/2024).

È dunque da tenere ormai per fermo che, in tema di pretese creditorie della p.a., qualora non ricorra l'esercizio autoritativo di suoi poteri, il diritto fatto valere riguarda denaro e, quindi, il petitum mediato consiste nel conseguimento di un bene della vita rappresentato da una cosa mobile, ancorché tali pretese abbiano la loro fonte in un rapporto giuridico o di fatto concernente un immobile demaniale. Pertanto, agli effetti dell'art. 7, comma 1, la relativa domanda è riconducibile alla competenza generale mobiliare del giudice di pace, purché la questione del rapporto presupposto non venga in rilievo neppure in via incidentale (Cass. n. 18201/2018, che ha dichiarato la competenza per valore del giudice di pace, poiché la domanda della P.A. aveva ad oggetto il pagamento di indennità di occupazione di un'area del demanio idrico e, dunque, di somme di denaro di ammontare compreso entro il limite di cui all'art. 7, comma 1). 

Inoltre, la controversia relativa al rifiuto del Comune di rilasciare un certificato di residenza collettivo non ha ad oggetto un bene mobile di cui sia in discussione la spettanza, quanto piuttosto il diritto all'informazione richiesta, il trattamento di dati personali e la regolarità dell'attività amministrativa, ai quali non è attribuibile un controvalore monetario, con la conseguenza che la stessa è di valore indeterminabile e, pertanto, rientra nella competenza del tribunale, ai sensi dell'art. 9 c.p.c. (Cass. n. 22449/2024).

La competenza del giudice di pace non è esclusa, in materia di controversie risarcitorie relative al trasporto aereo internazionale, dall'art. 33 della Convenzione di Montreal ratificata e rese esecutiva in Italia con l. n. 12/2004, il quale ha la funzione soltanto di regolare il riparto di giurisdizione, sicché il riferimento al «tribunale», contenuto nel suo testo, non vale ad individuare una competenza funzionale di detto ufficio giudiziario (Cass. n. 8901/2016).

Sinistri stradali

Il giudice di pace è competente per le cause di risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli e natanti, entro il limite di € 25.000,00.

Poiché il criterio di ripartizione della competenza tra giudice di pace e tribunale, in argomento, non è dato esclusivamente dal valore, ma è quello promiscuo della materia in relazione al valore, è ammissibile il regolamento di competenza di ufficio ex art. 45, ove sia in contestazione la riconducibilità della controversia alla materia della circolazione, mentre è inammissibile se attinente al solo valore della causa, non essendo configurabile, in tale ipotesi, un conflitto negativo virtuale (Cass. n. 5033/2000; Cass. n. 2826/2002; Cass. n. 5455/2005). Va però ricordato che, nel caso in cui nello stesso sinistro siano rimasti danneggiati due distinti soggetti ed uno introduca contro i responsabili la domanda di risarcimento dei danni davanti al giudice di pace in quanto rientrante nella sua competenza per materia con limite di valore, ai sensi del secondo comma dell'art. 7, e l'altro davanti al tribunale in quanto riconducibile alla sua competenza per materia perché eccedente quel limite, la connessione per il titolo esistente fra le due domande non può giustificare che il giudice di pace rimetta la causa davanti a lui introdotta al tribunale, né ai sensi del comma 1 dell'art. 40  (in quanto tale norma opera solo nelle ipotesi in cui la ragione di connessione sia una di quelle indicate dagli artt. 31, 32, 34, 35 e 36 e con i limiti da esse indicate oppure se, ricorrendo ragioni di connessione diverse da quelle indicate da dette norme, entrambe le cause potevano essere proposte davanti allo stesso giudice). Ne deriva che il tribunale davanti al quale la causa su cui il giudice di pace ha declinato la competenza, essendo tale causa regolata da competenza per materia sebbene con limite di valore, può elevare conflitto ai sensi dell'art. 45 (Cass. n. 19053/2016).

Per la nozione di veicolo e natante occorre rifarsi al codice della strada (art. 46 ss. d.lgs. n. 285/1992) ed al codice della navigazione (art. 36 c. nav.). In generale, la disciplina dell'art. 7, comma 2, attiene a materia che non è suscettibile di interpretazione estensiva od analogica, per essere stato previsto uno specifico nesso causale tra il fatto della circolazione stradale ed il danno, nel senso che il primo elemento deve essere causa efficiente del secondo e non costituirne, invece, semplice occasione come nel caso in cui quest'ultimo trovi la sua causa nella c.d. «insidia stradale» (Cass. n. 14564/2002, in caso di curva ad angolo retto, non segnalata, né protetta, né illuminata). Nondimeno, la competenza per materia con un limite di valore, che l'art. 7, comma 2, attribuisce al giudice di pace per le cause di risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli e natanti, non si esaurisce nelle ipotesi contemplate dall'art. 2054 c.c. ma concerne anche i casi che, pur non essendo suscettibili di essere disciplinati da tale articolo, tuttavia rientrano nella nozione di fatti illeciti prodotti dalla circolazione stradale di veicoli (Cass. n. 15573/2000, in Temi rom., 2001, 81, con nota di Bugiolacchi). Quanto alla nozione di circolazione, da intendersi in senso ampio, rientrano allora  nella competenza del giudice di pace anche le controversie aventi ad oggetto il risarcimento del danno prodotto dalla circolazione di veicoli su rotaie, giacché l'art. 7 non contiene specificazioni in senso restrittivo (Cass. n. 7072/2006).

Il concetto di circolazione va inteso dunque come attività materiale con cui si attua l'uso della strada in ogni sua esplicazione (Cass. n. 20946/2008, concernente il caso di circolazione su strada o area privata, in fattispecie di sinistro avvenuto nell'area condominiale antistante un cancello di accesso ai box condominiali e consistito nell'urto di un'autovettura contro il cancello). La regola di competenza è applicabile perciò nel caso di circolazione su qualunque strada o area anche privata (Cass. n. 3538/2014).  Nella materia è stato ancora affermato che nella nozione di danneggiato dalla circolazione di veicolo o natante vanno incluse non soltanto le persone direttamente e fisicamente coinvolte nell'incidente, ma tutte quelle che abbiano subito un danno in rapporto di derivazione causale con l'incidente medesimo, e, quindi, anche il datore di lavoro, in relazione al pregiudizio subito per l'invalidità temporanea del dipendente, considerato che tale estensione di quell'azione diretta, al di là delle specifiche ipotesi di responsabilità contemplate dall'art. 2054 c.c., è imposta dal coordinamento dell'art. 18 dell'allora vigente l. n. 990/1969 con le altre disposizioni della legge (in particolare gli artt. 21, 27 e 28 l. n. 990/1969) e dalla ratio della norma stessa, rivolta ad accordare la suddetta azione con riferimento a tutti gli effetti patrimoniali negativi della circolazione del veicolo assicurato; ne consegue che la relativa controversia, se non eccede i limiti di valore stabiliti dall'art. 7, comma 2, rientra nella competenza del giudice di pace, e non nella competenza per materia del giudice del lavoro, poiché la pretesa azionata non si ricollega direttamente ad un rapporto di lavoro subordinato, né detto rapporto si presenta come antecedente o presupposto necessario — e non meramente occasionale — della situazione di fatto in ordine alla quale viene invocata la tutela giurisdizionale (Cass. n. 13549/2003). Nella nozione di circolazione è stata altresì ricompresa la sosta di autoveicoli (Cass. n. 11467/1990; Cass. n. 6750/1993; Cass. n. 11681/1993;Cass. n. 12284/2004;Cass. n. 18618/2005; Cass. n. 3108/2010, in Guida dir., 2010, 13, 53, con nota di Micali, Assicurazione tenuta a risarcire il danno causato dall'incendio del veicolo in sosta; Cass. n. 281/2015; da ult. Cass. S.U., n. 8620/2015, in Corr. giur., 2015, 1216, con nota di Carrato, Le Sezioni Unite chiariscono in via definitiva il concetto di «circolazione stradale» in funzione dell'operatività della disciplina della r.c.a.). D'altro canto, ai fini dell'applicabilità delle norme sull'assicurazione obbligatoria della r.c.a., la sosta può essere equiparata alla circolazione solo se il sinistro sia eziologicamente ricollegabile ad essa e non ad una causa autonoma - ivi compreso il fortuito - di per sé sufficiente a determinarlo. (Cass. n. 5398/2013, che ha escluso la possibilità di applicare la citata disciplina in quanto l'evento dannoso, conseguente alla propagazione dell'incendio di un'autocisterna, pur trovando occasione nella sosta del mezzo presso l'abitazione di un privato per rifornire il suo serbatoio di gas gpl, è risultato essere determinato dall'indebita fuoriuscita di gas dalla parte superiore del serbatoio dell'autocisterna e dal maldestro tentativo del conducente di porvi riparo). Per converso, il danneggiamento di un immobile a causa dell'incendio  di un'autovettura parcheggiata in prossimità dello stesso, fatta eccezione per l'ipotesi in cui venga individuato un particolare e specifico nesso eziologico tra un determinato avvenimento della circolazione stradale e l'incendio, non può considerarsi un evento prodotto da detta circolazione (Cass. n. 5032/2000). Peraltro, deve considerarsi evento relativo alla circolazione l'incendio propagatosi da un natante (o da un veicolo) in sosta, con conseguente azione diretta del danneggiato nei confronti dell'assicuratore del natante (o veicolo), a meno che esso non sia stato appiccato dall'azione dolosa dei terzi, da sola sufficiente ad escludere il nesso di causalità tra la circolazione e l'incendio stesso. (La Cass. n. 13239/2008, che ha cassato con rinvio la sentenza della corte di merito che aveva accertato che l'incendio sviluppatosi sul natante, all'ormeggio nelle acque di un fiume, era stato determinato da un intervento di riparazione e aveva, pertanto, ritenuto che tale incendio si era prodotto per cause del tutto svincolate dalla circolazione del natante, sia pure intesa nella sua più ampia accezione, comprendente anche la fase di sosta). Inoltre, pur applicandosi alla circolazione di tutti i veicoli senza distinzione di tipologia, l'art. 2054 c.c. non ha la funzione di garantire la circolazione anche in un contesto di esercitazioni a mezzo di veicoli militari compiute in zone riservate e chiuse al traffico di veicoli civili (Cass. n. 3681/2011).

Per il caso del proprietario di un veicolo trasportato da un automezzo di soccorso, proprietario che aveva agito per ottenere il risarcimento dei danni subiti dal veicolo in occasione di un tamponamento subito dal mezzo di soccorso, situazione in cui il trasportatore convenuto aveva chiamato in causa il conducente dell'autovettura tamponante, v. Cass. n. 1147/2005.

Appartiene alla competenza del giudice di pace la domanda di regresso avanzata dall'impresa designata dal fondo di garanzia per le vittime della strada contro il responsabile del danno da circolazione di veicoli, se rientra nei limiti di valore di cui all'art. 7 (Cass. n. 17467/2010).

L'accertamento della responsabilità del sinistro non costituisce oggetto dell'azione speciale prevista dall'art. 292, comma 1, d.lgs. n. 209 del 2005 (codice delle assicurazioni private), bensì un suo presupposto, che può essere contestato ex adverso, sicché l'impresa designata dal Fondo di garanzia per le vittime della strada, che agisce per il recupero dell'indennizzo pagato, non è tenuta ad avanzare una specifica domanda di accertamento in tal senso; la competenza sull'azione di recupero non spetta, pertanto, ratione materiae al giudice di pace, ex art. 7, comma 2, c.p.c., e va determinata, quanto al foro territorialmente competente, con riferimento al criterio dell'art. 1182, comma 3, c.c. e non già del luogo di verificazione del sinistro o di residenza o domicilio del responsabile (Cass. S.U. n. 21514/2022).

Quanto all'opposizione a sanzioni amministrative (sottoposta sul piano del rito alla previsione dell'art. 6 d.lgs. n. 150/2011) la competenza spetta, ai sensi della testè citata disposizione, al giudice di pace del luogo in cui si è consumata l'infrazione. Sussiste però una competenza residuale del tribunale in ipotesi ivi pure indicate ed è altresì fatta salva, la competenza altrove stabilita da diverse leggi speciali. In particolare, l'opposizione si propone davanti al tribunale quando la sanzione è stata applicata per una violazione concernente disposizioni in materia: a) di tutela del lavoro, di igiene sui luoghi di lavoro e di prevenzione degli infortuni sul lavoro; b) di previdenza e assistenza obbligatoria; c) di tutela dell'ambiente dall'inquinamento, della flora, della fauna e delle aree protette; d) di igiene degli alimenti e delle bevande; e) valutaria; f) di antiriciclaggio. L'opposizione si propone altresì davanti al tribunale: a) se per la violazione è prevista una sanzione pecuniaria superiore nel massimo a 15.493 euro; b) quando, essendo la violazione punita con sanzione pecuniaria proporzionale senza previsione di un limite massimo, è stata applicata una sanzione superiore a 15.493 euro; c) quando è stata applicata una sanzione di natura diversa da quella pecuniaria, sola o congiunta a quest'ultima, fatta eccezione per le violazioni previste dal r.d. n. 1736/1933, dalla l. n. 386/1990 e dal d.lgs. n. 285/1992. Sul tema ha chiarito la S.C. che, in tema di sanzioni amministrative, l'art. 22-bis l. n. 689/1981, attribuisce al giudice di pace la competenza per le opposizione alle sanzioni amministrative pecuniarie di valore fino ad euro 15.493, dovendosi aver riguardo, al fine di determinare tale parametro, al massimo edittale della sanzione prevista per ciascuna violazione, senza che rilevi che il provvedimento sanzionatorio abbia ad oggetto una pluralità di contestazioni e che, per effetto della sommatoria dei relativi importi, venga superato il limite di valore che radica la competenza del giudice di pace (Cass. n. 3878/2012; Cass. n. 16894/2013; Cass. n. 20191/2018). Appartengono alla competenza del giudice di pace, ancora le violazioni in materia di assegni e di stupefacenti (v. art. 75, comma 9, d.P.R. n. 309/1990), fatto salvo il caso di trasgressore minorenne (art. 8 d.lgs. n. 150/2011). Il provvedimento prefettizio col quale, ai sensi degli art. 120 e 219 c. strad., viene disposta la revoca della patente di guida a seguito dell'irrogazione, a carico del titolare, della misura della sorveglianza speciale di p.s., non può essere assimilato alle sanzioni amministrative per le quali è previsto, in via generale, il regime di impugnazione di cui all'art. 22-bis l. n. 689/1981 (articolo abrogato dall'art. 34 d.lgs. n. 150/2011), poiché esso non costituisce conseguenza accessoria della violazione di una disposizione in tema di circolazione stradale, bensì la constatazione dell'insussistenza, originaria o sopravvenuta, dei requisiti morali prescritti per il conseguimento del titolo di abilitazione alla guida; ne consegue che il giudizio di opposizione avverso tale provvedimento, non rientrando nella competenza per materia del giudice di pace, è devoluto alla competenza ordinaria del tribunale, ai sensi dell'art. 9 (Cass. n. 22491/2010). Inoltre, in tema di competenza per territorio del giudice dell'opposizione a sanzioni amministrative per violazione delle norme del codice della strada sui limiti di velocità, ove detta violazione sia stata accertata mediante il sistema cosiddetto «Tutor» , il quale si distingue dalle altre apparecchiature di controllo, perché rileva non la velocità istantanea di un veicolo in un dato momento ed in un preciso luogo, ma la velocità media dello stesso in un certo tratto di strada, che può essere ricompreso tra due Comuni diversi, il giudice del luogo in cui è stata commessa l'infrazione, ai sensi degli artt. 22 l. n. 689/1981 e art 204-bis cod. strada, va individuato alla stregua dell'art. 9 c.p.p., secondo cui, se la competenza non può essere determinata in base al luogo in cui il reato sia stato consumato, è competente il giudice dell'ultimo luogo in cui sia avvenuta una parte dell'azione o dell'omissione. Ne consegue che, se il veicolo oggetto di accertamento abbia percorso un tratto di strada compreso tra due Comuni limitrofi, la competenza territoriale spetta al giudice di pace del luogo dove è situata la porta di uscita del sistema di controllo (Cass. n. 9486/2012, in Diritto e Giustizia online 2012, 12 giugno, con nota di Manzelli, Competente per il ricorso è il giudice del secondo varco).

La domanda di risarcimento del danno da circolazione stradale proposta dinanzi al giudice di pace senza determinazione del quantum si presume, in difetto di contestazione, di competenza del giudice adito ai sensi dell'art. 14, e, quindi, pari all'importo massimo dell'art. 7, comma 2 (Cass. n. 12900/2014).

Sanzioni amministrative

La competenza del giudice di pace nella materia delle opposizioni a sanzioni amministrative, già prevista dall'art. 22-bis l. n. 689/1981, è oggi regolata dall'art. 6 d.lgs. n. 150/2011 (semplificazione dei riti). Territorialmente competente è il giudice di pace del luogo in cui è stata commessa la violazione. La cognizione dell'opposizione all'intimazione di pagamento relativa alla riscossione di sanzioni amministrative pecuniarie riconducibili a violazioni del codice della strada, configurata come opposizione all'esecuzione, che spetta alla competenza del giudice di pace, deve essere decisa secondo diritto e non secondo equità (Cass. n. 14304/2022).

L'art. 22-bis l. n. 689/1981, richiamato dal citato art. 6 , attribuisce al giudice di pace la competenza per le opposizioni alle sanzioni pecuniarie di valore fino ad euro 15.493, dovendosi aver riguardo al massimo edittale della sanzione prevista per ciascuna violazione, senza che rilevi che il provvedimento sanzionatorio abbia ad oggetto una pluralità di contestazioni (Cass. n. 3878/2012).

Qualora siano proposte più domande nei confronti della medesima parte, alcune rientranti nella competenza del tribunale, altre in quella del giudice di pace, non opera la vis attractiva della competenza del tribunale, anche ai sensi dell'art. 104, quando le cause di competenza del giudice di pace appartengano allo stesso per ragione di materia, sebbene con limite di valore. (Cass. n. 22782/2015, concernente un caso in cui, a seguito di lettera di preavviso di fermo amministrativo per violazioni al codice della strada, erano state proposte domande di opposizione agli atti esecutivi, nella competenza del tribunale, e domande di opposizione all'esecuzione, nella competenza per materia del giudice di pace).

Apposizione di termini e distanze nel piantamento di alberi

Ricorre l'azione di apposizione di termini, devoluta al giudice di pace indipendentemente dal valore, quando l'oggetto della domanda si esaurisce nella materiale apposizione di segni esteriori visibili di un confine preesistente e non controverso, distinguendosi così dall'azione di regolamento dei confini, che presuppone invece l'incertezza del confine (Cass. n. 6341/1982). Non ricorre l'ipotesi prevista dalla norma quando l'apposizione dei termini sia richiesta quale mera conseguenza del regolamento dei confini (Cass. n. 6500/1988), né in caso di domanda volta al ricollocamento dei segni di confine che il convenuto abbia illecitamente rimosso (Cass. n. 1850/1996).

Il conferimento al giudice di pace della competenza senza limiti di valore per le cause concernenti il piantamento degli alberi non implica la competenza del medesimo anche per le controversie promosse per ottenere la recisione di rami (o radici) che si protendano (o addentrino) da un fondo in quello confinante, in riferimento alla disciplina sostanziale di cui all'art. 896 c.c. (Cass. n. 859/2000; Cass. n. 15100/2001). E occorre tener ben presente se i rami si protendano in orizzontale o in verticale, secondo la curiosa distinzione della S.C.: difatti, appartiene alla competenza del giudice di pace la domanda volta a ottenere la recisione delle piante del vicino poste a distanza non legale a ridosso del muro di confine per la parte che superi in verticale, l'altezza del muro, trattandosi di domanda riconducibile alla previsione dell'art. 892, ultimo comma, c.c., diversamente dalla domanda volta alla recisione dei rami protesi in orizzontale, invadenti l'altrui proprietà (regolata dall'art. 896 c.c.), rientrante nella competenza del giudice unico di tribunale (Cass. n. 20051/2018).

Misura e modalità d'uso dei servizi condominiali

Per «cause relative alle modalità di uso dei servizi di condominio di case» devono intendersi quelle concernenti i limiti qualitativi di esercizio di facoltà contenute nel diritto di comunione, nelle quali, cioè, si controverte sul modo più conveniente ed opportuno in cui tale facoltà devono essere esercitate, mentre le cause relative alla misura di detti servizi si identificano con quelle riguardanti una limitazione o riduzione quantitativa del diritto dei singoli condomini. Da queste cause vanno tenute distinte le controversie che vedono messo in discussione il diritto stesso del condomino ad un determinato uso della cosa comune e che, quindi, rimangono soggette agli ordinari criteri della competenza per valore (Cass. n. 25/2000; Cass. n. 14527/2001; Cass. n. 4030/2005).

Rientra così nella competenza per materia del giudice di pace la controversia in cui si discuta se un'area condominiale sia utilizzabile per collocarvi tavolini e sedie (Cass. n. 21910/2015) ovvero quella avente ad oggetto la misura del godimento del servizio comune di riscaldamento (Cass. n. 17660/2004). Anche l'assicurare cavi elettrici ai muri condominiali e l'installare sugli stessi o su tetti o terrazze pure comuni centraline elettroniche e antenne televisive configura una modalità di uso di detti beni, sicché si radica la competenza dell'art. 7 (Cass. n. 5425/2009). Lo stesso vale per le controversie quelle aventi ad oggetto l'orario di chiusura del portone (Cass. n. 10892/1998), o l'orario di funzionamento dei citofoni (Cass. n. 4030/2005), ovvero la possibilità di utilizzare una porta sia in entrata che in uscita dallo stabile condominiale (Cass. n. 13109/1997).

Viceversa la controversia sulla legittimità dell'uso a parcheggio di un'area condominiale appartiene alla competenza del tribunale e non a quella del giudice di pace, risultando oggetto di contestazione il diritto ad un certo uso del bene comune e non soltanto le relative modalità di esercizio (Cass. n. 16650/2015). Allo stesso modo non rientra tra le cause relative alla misura ed alle modalità d'uso dei servizi di condominio la controversia che riguardi i limiti di esercizio del diritto del condomino sulla sua proprietà esclusiva, derivanti da una clausola del regolamento condominiale (Cass. n. 23297/2014). Rimane inoltre fuori dall'ambito di applicazione della norma la controversia sulla legittimità di opere incidenti sulle cose comuni o sulle strutture destinate al servizio comune, in modo da alterarne la funzionalità e da danneggiarle, dovendo in quest'ultimo caso, trovare applicazione i normali criteri della competenza ratione valoris (Cass. n. 3802/1995).

La competenza del giudice di pace, nella materia considerata, sussiste non solo in caso di controversia tra condomini o di controversia tra uno o più condomini ed il condominio, ma anche quelle promosse nei confronti di coloro che, pur non essendo condòmini, siano comunque legittimati all'uso delle parti comuni del fabbricato condominiale, quale, ad esempio, il titolare di una servitù di passaggio (Cass. n. 2483/2012).

Immissioni

La norma in commento attribuisce poi alla competenza per materia del giudice di pace tutte le controversie che attengono a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione nelle quali si lamentino immissioni che oltrepassino la soglia della normale tollerabilità, e ciò non solo quando la domanda è diretta ad ottenere l'inibitoria di cui all'art. 844 c.c., ma anche ove l'azione sia proposta, in via accessoria o esclusiva, per conseguire il risarcimento del danno sofferto a causa delle immissioni (Cass. n. 7330/2015). 

Bisogna aver presente che la competenza del giudice di pace ex art. 7, comma 3, n. 3, è tassativamente circoscritta alle cause tra proprietari e detentori di immobili ad uso abitativo, esulando da essa le controversie relative ad immissioni provenienti da impianti industriali, agricoli o destinati ad uso commerciale, giacché la norma processuale non copre l'intero ambito applicativo dell'art. 844 c.c. Sicché, qualora l'immobile, seppure a prevalente destinazione abitativa, sia utilizzato anche per scopi diversi, ai fini della determinazione della competenza occorre dare rilievo non già alla destinazione prevalente, né alla classificazione catastale del bene, ma alla fonte dei fenomeni denunciati (Cass. n. 19946/2019, che ha dichiarato la competenza del tribunale su una domanda avente ad oggetto la cessazione di immissioni di rumore derivanti dallo svolgimento di feste e ricevimenti con intrattenimento musicale negli spazi esterni di un immobile, concessi dai proprietari a terzi dietro pagamento di un corrispettivo per ciascun evento, non essendo tali fenomeni immissivi ricollegabili in alcun modo all'ordinaria destinazione del bene ad uso abitativo).

Si versa al di fuori dell'ambito previsto dalla norma qualora si verta in tema di opponibilità della clausola di un regolamento condominiale che, imponendo limitazioni al godimento degli appartamenti di proprietà esclusiva, vieti in essi l'esercizio di certe attività lavorative, e si invochi, a sostegno dell'obbligazione di non fare, non la norma codicistica sulle immissioni, ma il rispetto della previsione regolamentare, costitutiva di un vincolo di natura reale assimilabile ad una servitù reciproca (Cass. n. 1064/2011).

Nella stessa prospettiva può leggersi la massima secondo cui la causa avente ad oggetto l'illegittima realizzazione, in violazione dell'art. 844 c.c., nonché di un divieto contenuto nel regolamento di condominio, di una canna fumaria rientra nella competenza del tribunale, giacché l'art. 7, comma 3, n. 3, nel devolvere alla competenza ratione materiae del giudice di pace le controversie relative a rapporti tra proprietari o detentori di immobili adibiti a civile abitazione in tema di immissioni, riguarda esclusivamente le cause in cui è demandato al giudice di valutare il superamento della soglia di normale tollerabilità, ex art. 844 ma non le domande volte a far valere (anche) il rispetto di una clausola del regolamento condominiale (Cass. n. 22730/2017).

Interessi o accessori su prestazioni previdenziali o assistenziali

Nella parte in cui (a seguito della novella introdotta con l. n. 69/2009), la norma si riferisce alle cause per interessi o accessori da ritardato pagamento di prestazioni previdenziali o assistenziali, va letta unitamente all'art. 442, ultimo comma, a norma del quale «per le controversie di cui all'art. 7, comma 3, n. 3-bis, non si osservano le disposizioni di questo capo, né quelle di cui al capo primo di questo titolo».

Ciò significa che non si applicano le disposizioni relative alla competenza e al rito per le controversie in materia di previdenza e assistenza obbligatorie né quelle relative alle controversie di lavoro.

È stato affermato che la nuova previsione si riferisce al caso in cui l'ente abbia riconosciuto e liquidato la somma capitale ma non gli interessi e gli accessori (Trisorio Liuzzi, 255).

Altre competenze

Il d.lgs. n. 150/2011 (semplificazione dei riti) ha attribuito alla competenza del giudice di pace le controversie aventi ad oggetto l'impugnazione dei provvedimenti in materia di registro dei protesti di cui all'art. 4 l. n. 77/1955 (art. 12) e l'impugnazione del decreto prefettizio di espulsione dei cittadini di Stati che non sono membri dell'Unione europea (art. 18).

È stata invece esclusa la competenza del giudice di pace nelle cause di opposizione al c.d. preavviso di fermo amministrativo (Cass. S.U., n. 20931/2011, Giust. civ., 2012, 350, con nota critica di Ziino).

Bibliografia

Asprella, Articolo 7, in Comoglio, Consolo, Sassani e Vaccarella (a cura di), Commentario del codice di procedura civile, I, Torino, 2012; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, 2, Padova, 2004; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I, Torino, 1953; Gionfrida, Competenza in materia civile, in Enc. dir., VIII, Milano, 1961; Levoni, Competenza nel diritto processuale civile, in Dig. civ. III, Torino, 1988, 110; Segrè, Della competenza per materia e valore, in Comm. c.p.c. Allorio, I, 1, Torino, 1973; Trisorio Liuzzi, Le novità in tema di competenza, litispendenza, continenza e connessione, in Foro it. 2009, 255 ss.

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