Codice di Procedura Civile art. 28 - Foro stabilito per accordo delle parti.

Mauro Di Marzio

Foro stabilito per accordo delle parti.

[I]. La competenza per territorio può essere derogata per accordo delle parti [1341 2 c.c.], salvo che per le cause previste nei numeri 1, 2, 3 e 5 dell'articolo 70, per i casi di esecuzione forzata [26, 483 ss.], di opposizione alla stessa [27, 615 ss.], di procedimenti cautelari [669-bis ss.] e possessori [703], di procedimenti in camera di consiglio [737 ss.] e per ogni altro caso in cui l'inderogabilità sia disposta espressamente dalla legge [25, 413 8, 661].

Inquadramento

La disposizione in commento costituisce eccezione al principio generale della inderogabilità convenzionale della competenza stabilito dall'art. 6, concernente la competenza in generale. Le parti possono concludere accordi di deroga alla competenza territoriale altrimenti stabilita dalla legge, radicando la controversia dinanzi ad un foro convenzionalmente fissato.

Il foro convenzionale può ritenersi esclusivo solo in presenza di una dichiarazione espressa ed univoca da cui risulti, in modo chiaro e preciso, la concorde volontà delle parti, non solo di derogare alla ordinaria competenza territoriale, ma altresì di escludere la concorrenza del foro designato con quelli previsti dalla legge in via alternativa (Cass. n. 21010/2020).

Il foro stabilito dalle parti dà luogo ad un'ipotesi di competenza derogata per effetto della convenzione, e non già ad una competenza inderogabile, ed anche quando sia stabilito come esclusivo, ai sensi dell'art. 29, non impedisce, al pari di ogni altro criterio determinativo della competenza, che questa sia suscettibile di modificazioni per ragioni di connessione; pertanto, nel caso di cumulo soggettivo (art. 33) l'attore ha facoltà di adire il giudice del luogo di residenza o domicilio di uno dei convenuti, perché decida in unico processo sulle cause promosse contro più persone e connesse per l'oggetto o per il titolo, senza limitazioni derivanti da una deroga convenzionale della competenza territoriale, che sia stata pattuita con un altro convenuto (Cass. n. 159/1990; Cass. n. 6882/1996; Cass. n. 11212/1996; Cass. n. 8316/1998; Cass. n. 8768/1998; da ult. Cass. n. 2120/2022).

Nel giudizio con pluralità di parti in litisconsorzio passivo, la clausola di deroga della competenza territoriale con indicazione di diversa competenza territoriale esclusiva cui abbiano aderito tutti i condebitori, può essere efficacemente eccepita nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo proposto da uno soltanto dei debitori ingiunti ed è vincolante anche per gli altri condebitori, senza che possa intervenire alcuna modificazione della competenza per ragioni di connessione oggettiva exart. 33, la quale presuppone, viceversa, l'estraneità di uno dei condebitori all'accordo derogatorio (Cass. n. 14540/2017, ove si chiarisce che nelle ipotesi di omessa rilevazione ex officio della incompetenza territoriale ex artt. 28 e 29 c.p.c. , o di mancata opposizione al decreto monitorio da parte di uno dei debitori ingiunti, va escluso che la competenza ex art. 637 si possa radicare presso il foro generale del debitore non-opponente sulla base di una scelta «arbitraria» compiuta dal creditore e possa precludere agli altri condebitori la facoltà di far valere quella convenzionale esclusiva riferibile anche al debitore-non opponente nei cui confronti l'efficacia esecutiva del decreto sia divenuta incontestabile).

La deroga convenzionale della competenza territoriale è esclusa nei seguenti casi: i) cause in cui è necessario l'intervento del pubblico ministero ai sensi dei nn. 1, 2, 3, 5 dell'art. 70; ii) esecuzione forzata opposizioni esecutive (artt. 26 e 27); iii) procedimenti cautelari e possessori; poiché il giudice competente per il cautelare è lo stesso giudice che sarebbe competente per la causa di merito, ove questa sia attribuita in via convenzionale ad un determinato giudice, lo stesso giudice è competente anche con riguardo al cautelare, senza che tale foro convenzionale possa ritenersi escluso a norma dell'art. 28, trovando con esso applicazione lo specifico criterio di competenza territoriale consistente nella prevista coincidenza del foro della causa di merito (Cass. n. 9290/1991); per le azioni possessorie v. sub art. 21; iv) procedimenti in camera di consiglio si ritiene che la norma trovi applicazione in tutti i procedimenti di volontaria giurisdizione (Andrioli, I, 1957, 195).

Tra i casi di inderogabilità disposta dalla legge possono ricordarsi: l'art. 25 dettato per il foro erariale; l'art. 413 per le cause di lavoro; l'art. 444 per le controversie previdenziali e di assistenza obbligatorie (Cass. n. 8426/2019; Cass. n. 9373/2014; Cass. n. 1494/2000); l'art. 447-bis per le cause di locazione e di comodato di immobili urbani e per l'affitto di azienda; l'art. 661 per il procedimento per convalida di sfratto; l'art. 9 l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza),   per il fallimento; l'art. 9 l. n. 30/1990, per le controversie agrarie; l'art. 63 d.lgs. n. 206/2005 (codice del consumo) in materia di contratti negoziati fuori dei locali commerciali e in materia di contratti conclusi a distanza del giudice del luogo di residenza o di domicilio del consumatore

È manifestamente inammissibile la questione di legittimità costituzionale dell'art. 7, comma 2, d.lgs. n. 150/2011, in combinato disposto con gli artt. 28 e 38, commi 2 e 4, censurato, in riferimento agli artt. 3, 24 e 102 Cost., nella parte in cui attribuisce la cognizione dell'opposizione in materia di sanzioni amministrative per la violazione di norme del codice della strada alla competenza per territorio inderogabile del giudice del luogo in cui è stata commessa, con conseguente rilevabilità di ufficio dell'incompetenza (Corte cost. n. 93/2016).

Casistica

È stato ribadito che in tema di competenza territoriale, il foro convenzionale, anche se pattuito come esclusivo, è derogabile per connessione oggettiva ai sensi dell'art. 33 c.p.c. , sicché la parte che eccepisce l'incompetenza del giudice adito, in virtù della convenzione che attribuisce la competenza esclusiva ad altro giudice, ha l'onere di eccepirne l'incompetenza anche in base ai criteri degli artt. 18 e 19 c.p.c., in quanto richiamati dall'art. 33 ai fini della modificazione della competenza per ragione di connessione (Cass. n. 26910/2020Cass. n. 33150/2018 ; Cass. n. 20310/2016). È stato anche precisato che la clausola contrattuale di deroga alla competenza territoriale può essere validamente pattuita a favore anche solo di una parte (cd. «clausola asimmetrica»), comportando, così, la facoltà per la stessa di introdurre la lite sia davanti al giudice indicato nel contratto, sia dinanzi a quello che sarebbe competente secondo i criteri ordinari, essendo, invece, l'altro contraente obbligato a promuovere eventuali controversie soltanto dinanzi all'autorità giudiziaria contrattualmente indicata (Cass. n. 15202/2020 ; Cass. n. 15103/2016, che ha ritenuto valida la clausola contrattuale che consentiva ad un istituto di credito una più ampia facoltà di scelta del foro nelle controversie promosse contro il correntista, rispetto a quelle promosse da quest'ultimo nei suoi riguardi).

In tema di foro convenzionale, inoltre, la clausola riferita a «qualsiasi controversia» deve essere interpretata quale deroga alla competenza ordinaria sia per le pretese fondate sul contratto sia per quelle, aventi ad oggetto la responsabilità aquiliana, in cui il contratto sia solo un fatto costitutivo dell'azione, congiunto ad altri, e, laddove attribuisca al giudice designato competenza esclusiva, non esige, ai fini dell'ammissibilità dell'eccezione, la contestazione di tutti i fori legali alternativamente concorrenti, essendo diretta proprio ad escludere il loro concorso (Cass. n. 8548/2017). 

Si è aggiunto che la clausola con cui si demandino ad un foro convenzionale "tutte le controversie inerenti il contratto" e non solo quelle "fondate sul contratto" o "scaturenti da" esso, va interpretata nel senso che le parti abbiano inteso derogare alla competenza ordinaria sia per le cause in cui il contratto sia fonte della pretesa, sia per quelle in cui il contratto sia solo uno dei fatti costitutivi di essa, sicché, in caso di cumulo di azioni, contrattuale ed aquiliana, fondate sugli stessi fatti materiali, il foro convenzionale è competente per entrambe, salva l'ipotesi in cui la domanda giudiziale risulti totalmente disancorata dal rapporto contrattuale rdinanza (Cass. n. 12810/2024).

I criteri legali di modificazione della competenza per territorio per ragioni di connessione di cui agli artt. 31 ss. sono derogabili su accordo delle parti ai sensi dell'art. 28 (Cass. n. 7183/2014).

L'espressa designazione convenzionale di un foro territoriale esclusivo, contenuta in un contratto bancario per adesione, presuppone una inequivoca e concorde volontà delle parti volta ad escludere la competenza degli altri fori previsti dalla legge ed ha natura di clausola vessatoria, sicché va specificamente approvata per iscritto, dovendosi, a tal fine, ritenere sufficiente, quale indicazione specifica e idonea a suscitare l'attenzione del sottoscrittore, il richiamo al numero ovvero alla lettera che contraddistingue la clausola, senza necessità dell'integrale trascrizione della previsione contrattuale (Cass. n. 15278/2015).

La clausola contrattuale di deroga della competenza per territorio assolve la funzione di designare l'ufficio giudiziario di maggior prossimità per una delle parti attraverso un rinvio mobile alle norme dell'ordinamento giudiziario che fissano la sede e le articolazioni territoriali del foro prescelto. Ne consegue che la soppressione dell'ufficio giudiziario indicato convenzionalmente non rende inefficace la suddetta clausola, che dovrà intendersi riferita all'ufficio giudiziario che abbia accorpato quello soppresso (Cass. n. 14390/2015).

La clausola di deroga della competenza territoriale contenuta in un contratto concluso da una società in nome collettivo è vincolante anche per i singoli soci, agli effetti dell'art. 2267 c.c., operando, pertanto, nei confronti della società e dei soci responsabili per le obbligazioni sociali il medesimo foro convenzionale pattuito come esclusivo, senza che possa intervenire alcuna modificazione della competenza per ragioni di connessione oggettiva ex art. 33, che presuppone siano convenuti davanti al medesimo giudice più soggetti per i quali operino differenti fori generali, anche convenzionali, sempreché il giudice adito sia competente per territorio per almeno una delle parti convenute (Cass. n. 11950/2015).

Quando una clausola contrattuale devolva le controversie alla competenza territoriale esclusiva del giudice della sede della Agenzia delle Entrate, senza altra specificazione, la struttura unitaria di quest'ultima impone che il riferimento sia inteso all'unica sede nazionale e dunque al foro di Roma (Cass. n. 16703/2014).

La determinazione della competenza va operata, ai sensi dell'art. 10, che detta una regola di portata generale, in base alla domanda, senza che rilevino le contestazioni del convenuto. Ne consegue che, ove l'attore introduca la causa presso il foro convenzionale esclusivo scelto in un accordo concluso dalle parti, deducendone la sussistenza dei presupposti di operatività, ed il convenuto la contesti, la competenza resta radicata presso il giudice indicato in esclusiva in tale accordo poiché è riservata alla cognizione sul merito ogni contestazione o eccezione relative all'accordo stesso (Cass. n. 7182/2014).

Ai fini della decisione sull'eccezione di incompetenza per territorio, fondata su una clausola contrattuale di deroga alla competenza per territorio, non rileva la circostanza che una delle parti abbia negato che il contratto contenente quella clausola fosse valido ed efficace, dovendo la questione di competenza essere risolta, ai sensi dell'art. 38, comma 4, sulla base delle risultanze emergenti dagli atti introduttivi e dalle produzioni documentali effettuate con essi (Cass. n. 3845/2014).

Il foro del consumatore è esclusivo ed inderogabile, a meno che il professionista non dimostri che la clausola di deroga in favore di altri fori sia stata oggetto di trattativa individuale tra le parti (Cass. n. 1951/2018, che, venendo in rilievo un contratto concluso in forma orale, ha escluso che la mancata proposizione dell'eccezione di incompetenza territoriale da parte del consumatore e la sua mancata presa di posizione di fronte al rilievo officioso dell'incompetenza del foro adìto da parte del giudice potessero avere un valore equipollente al patto di deroga e alla trattativa individuale). Peraltro, in presenza di un contratto di fideiussione, ai fini dell'applicabilità della specifica normativa in materia di tutela del consumatore di cui agli artt. 1469-bis e ss. c.c., nel testo vigente ratione temporis, il requisito soggettivo della qualità di consumatore deve riferirsi all'obbligazione garantita, cui quella del fideiussore è accessoria, sicché, difettando tale condizione, è valida la clausola derogativa della competenza territoriale contenuta nel contratto di fideiussione per le esposizioni bancarie di una società di capitali stipulato da un socio o da un terzo (Cass. n. 16827/2016).

Ove una domanda sia proposta invocando la sussistenza, dinanzi al giudice adito, del foro del consumatore, l'eccezione sulla competenza territoriale sollevata dal convenuto tesa a negare la qualificabilità e assoggettabilità della controversia — poiché non «di consumo» — a quel foro, implica, ove fondata, l'applicazione delle regole di competenza territoriale derogabile, con la conseguenza che la parte è tenuta a contestare la sussistenza, in capo al giudice adito, di tutti i possibili fori concorrenti per ragione di territorio derogabile, e ad indicare il diverso giudice competente secondo ognuno di essi, dovendo altrimenti ritenersi l'eccezione di incompetenza tamquam non esset, perché incompleta, e ciò anche quando il giudice adito ritenga che effettivamente la controversia non sia soggetta al foro del consumatore (Cass. n. 3539/2014).

La clausola contrattuale di deroga alla competenza per territorio assolve, di per sé, alla funzione di designare l'ufficio giudiziario di maggiore prossimità per una delle parti, sicché, ove essa indichi, come foro esclusivo, quello in cui ha sede uno dei contraenti, avente natura di società, al momento della proposizione della domanda, tale pattuizione è sostanzialmente confermativa del foro generale delle persone giuridiche previsto dall'art. 19, pur eliminando la competenza alternativa di ogni altro giudice (Cass. n. 18724/2017, che ha ritenuto che la clausola attributiva della competenza con riguardo «al Foro nella cui giurisdizione ricade la sede legale della Banca» abbia radicato la competenza convenzionale esclusiva in capo al giudice del luogo della sede l'istituto di credito al momento della domanda).

Il leasing finanziario, pur non dando luogo ad un contratto plurilaterale, realizza un collegamento negoziale tra contratto di fornitura e contratto di leasing, che legittima l'utilizzatore ad esercitare in nome proprio le azioni scaturenti dal contratto di fornitura, sicché la clausola derogativa della competenza, ivi prevista, deve ritenersi operante anche nei confronti dell'utilizzatore (Cass. n. 13115/2017).

In caso di cessione del credito intervenuta tra il creditore e un terzo estraneo all'azione di adempimento introdotta dal cedente, la competenza resta radicata presso il foro convenzionalmente stabilito tra le parti originarie del rapporto, giacché la cessione è idonea a produrre lo spostamento del luogo in cui deve essere adempiuta l'obbligazione solo se, oltre ad essere comunicata al debitore, avvenga prima che il credito sia giunto a scadenza (Cass. n. 12670/2024).

Bibliografia

Acone e Santulli, Competenza (dir. proc. civ.), in Enc. giur. VII, Roma 1988; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I-II, Torino, 1957; Finocchiaro, La competenza inderogabile che deroga alle competenze inderogabili: l'art. 30-bis c.p.c., in Giust. civ. 2002, I, 3043; Levoni, Competenza, in Dig. civ., Torino, 1988.

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