Codice di Procedura Civile art. 29 - Forma ed effetti dell'accordo delle parti.Forma ed effetti dell'accordo delle parti. [I]. L'accordo delle parti per la deroga della competenza territoriale [6] deve riferirsi ad uno o più affari determinati e risultare da atto scritto [1341 2 c.c.]. [II]. L'accordo non attribuisce al giudice designato competenza esclusiva quando ciò non è espressamente stabilito. InquadramentoLa norma in commento si collega al precedente art. 28, che consente alle parti di derogare alla competenza territoriale altrimenti stabilita dalla legge. È previsto che il patto di deroga sia riferito ad uno o più affari determinati e risulti da atto scritto: da un lato l'accordo non può essere riferito genericamente alle controversie che dovessero insorgere tra le parti, ma deve avere ad oggetto uno o più specifici affari; dall'altro lato è richiesta la forma scritta ad substantiam. Sotto il primo aspetto la S.C. ha osservato che una clausola con la quale sia "stabilita" la competenza di un certo foro «per qualsiasi controversia» è inidonea ad individuare un foro esclusivo, poiché a tale espressione - in assenza di una specificazione della volontà delle parti di considerare quest'ultimo come l'unico applicabile (ad esempio utilizzando l'aggettivo "esclusivo" o l'avverbio "esclusivamente") - deve attribuirsi soltanto il significato di individuare l'ambito oggettivo di applicabilità di quel foro (Cass. n. 187/2015). Vale inoltre rammentare che l'accordo di deroga della competenza è contemplato quale clausola vessatoria (anche se indica in esclusiva uno soltanto dei diversi fori previsti dalla legge (Cass. n. 9583/1998), con conseguente necessità di specifica approvazione per iscritto, dal comma 2 dell'art. 1341 c.c., poi richiamato dall'art. 1342 c.c. In proposito è stato affermato che l'espressa designazione convenzionale di un foro territoriale esclusivo, contenuta in un contratto bancario per adesione, presuppone una inequivoca e concorde volontà delle parti volta ad escludere la competenza degli altri fori previsti dalla legge ed ha natura di clausola vessatoria, sicché va specificamente approvata per iscritto, dovendosi, a tal fine, ritenere sufficiente, quale indicazione specifica e idonea a suscitare l'attenzione del sottoscrittore, il richiamo al numero ovvero alla lettera che contraddistingue la clausola, senza necessità dell'integrale trascrizione della previsione contrattuale (Cass. n. 15278/2015). L'art. 33 d.lgs. n. 206/2005 (codice del consumo) identifica inoltre come vessatoria la clausola che fissa la competenza in una località diversa da quella di residenza o domicilio elettivo del consumatore (Cass. n. 4208/2007, ove si chiarisce che l'eccezione di incompetenza sollevata dal consumatore non è vincolata al riferimento ai criteri generali di cui agli artt. 18,19 e 20). È efficace una clausola di elezione convenzionale del foro esclusivo pattuita attraverso il richiamo esplicito alla disciplina fissata in un distinto documento unilateralmente predisposto, ove il rinvio sia effettuato dalle parti contraenti sulla premessa della piena conoscenza di tale documento, e la clausola sia specificamente sottoscritta dall'altro contraente, che abbia dichiarato di averne preso visione e di approvarne il contenuto, attribuendosi, in tal modo, alle previsioni di quella disciplina il valore di clausole concordate (Cass. n. 16439/2019). L'accordo di deroga della competenza opera nei rapporti tra le parti e non produce effetti nei confronti dei terzi (Cass. n. 21875/2004; Cass. n. 24415/2013), a nulla rilevando la sussistenza di un'ipotesi di litisconsorzio necessario (Cass. n. 1962/2000; Cass. n. 576/2013). È stato tuttavia ritenuto che la deroga si estenda al terzo nell'ipotesi di collegamento contrattuale (Cass. n. 6728/2005; Cass. n. 11776/2006; Cass. n. 17604/2012). L'accordo di deroga della competenza comporta di regola l'aggiunta di un foro ulteriore rispetto a quelli stabiliti dal legislatore (Levoni, 126). Il secondo comma della disposizione in commento, tuttavia, consente alle parti di attribuire al giudice designato competenza esclusiva, mediante pattuizione espressa. Foro convenzionale esclusivoPerché l'accordo di deroga della competenza possa stabilire un foro esclusivo, escludendo così l'applicabilità degli altri possibili fori concorrenti, occorre una pattuizione espressa ed inequivoca (Levoni, 127). In giurisprudenza si è ritenuta non idonea allo scopo la clausola contenente l'indicazione di un foro come «competente per ogni controversia concernente uno specifico rapporto» (Cass. n. 2214/2001), ovvero per «qualsiasi controversia» (Cass. n. 17449/2007; Cass. n. 3033/2009; Cass. n. 18707/2014). È stato ribadito che la designazione convenzionale di un foro territoriale, anche se coincidente con uno di quelli previsti dalla legge, assume carattere di esclusività solo in caso di pattuizione espressa, la quale, pur non dovendo rivestire formule sacramentali, non può essere desunta in via di argomentazione logica da elementi presuntivi, ma deve risultare da una inequivoca e concorde manifestazione di volontà delle parti volta ad escludere la competenza degli altri fori previsti dalla legge (Cass. n. 1838/2018). Peraltro, in tema di foro convenzionale, la clausola riferita a «qualsiasi controversia» deve essere interpretata quale deroga alla competenza ordinaria sia per le pretese fondate sul contratto sia per quelle, aventi ad oggetto la responsabilità aquiliana, in cui il contratto sia solo un fatto costitutivo dell'azione, congiunto ad altri, e, laddove attribuisca al giudice designato competenza esclusiva, non esige, ai fini dell'ammissibilità dell'eccezione, la contestazione di tutti i fori legali alternativamente concorrenti, essendo diretta proprio ad escludere il loro concorso (Cass. n. 8548/2017). Al di fuori dell'ipotesi di connessione, la parte che eccepisce l'incompetenza territoriale del giudice adito invocando l'operatività di un foro convenzionale esclusivo, non è tenuta anche a contestare tutti i fori alternativamente previsti in materia di obbligazioni contrattuali, in quanto la pattuizione di un foro esclusivo ha proprio l'effetto di eliminare il concorso degli altri fori previsti dalla legge (Cass. n. 8030/2004). Il foro convenzionale, sebbene esclusivo, non comporta però l'inderogabilità del foro prescelto, sicché esso può subire modificazioni non soltanto per effetto di un successivo accordo processuale (art. 38, comma 3), ma anche per ragioni di connessione oggettiva (artt. 31, 33, 39 e 40), sicché la parte che eccepisce l'incompetenza del giudice adito, in virtù della convenzione che attribuisce la competenza esclusiva ad altro giudice, ha l'onere di eccepirne l'incompetenza anche in base ai criteri degli artt. 18 e 19, in quanto richiamati dall'art. 33 ai fini della modificazione della competenza per ragione di connessione (Cass. n. 26910/2020; Cass. n. 20310/2016; Cass. n. 18967/2012; Cass. n. 17610/2013; sull'argomento v. pure sub art. 28). A conferma di detto indirizzo è stato stabilito che il foro convenzionale stabilito dalle parti, in quanto di origine pattizia e non legale, dà luogo ad un'ipotesi di competenza derogata, e non inderogabile, ancorché sia fissato come esclusivo, sicché, nel caso di conflitto negativo sull'individuazione di tale foro, è inammissibile il regolamento di competenza d'ufficio, non venendo in rilievo alcuna delle ipotesi di incompetenza inderogabile indicate dall'art. 45 c.p.c. (Cass. n. 20478/2016). La clausola contrattuale di deroga alla competenza per territorio assolve, di per sé, alla funzione di designare l'ufficio giudiziario di maggiore prossimità per una delle parti, sicché, ove essa indichi, come foro esclusivo, quello in cui ha sede uno dei contraenti, avente natura di società, al momento della proposizione della domanda, tale pattuizione è sostanzialmente confermativa del foro generale delle persone giuridiche previsto dall'art. 19, pur eliminando la competenza alternativa di ogni altro giudice (Cass. n. 18724/2017, che ha ritenuto che la clausola attributiva della competenza con riguardo "al Foro nella cui giurisdizione ricade la sede legale della Banca" abbia radicato la competenza convenzionale esclusiva in capo al giudice del luogo della sede l'istituto di credito al momento della domanda). BibliografiaAcone e Santulli, Competenza (dir. proc. civ.), in Enc. giur. VII, Roma 1988; D'Onofrio, Commento al codice di procedura civile, I-II, Torino, 1957; Finocchiaro, La competenza inderogabile che deroga alle competenze inderogabili: l'art. 30-bis c.p.c., in Giust. civ. 2002, I, 3043; Levoni, Competenza, in Dig. civ., Torino, 1988. |