Codice di Procedura Civile art. 44 - Efficacia della ordinanza che pronuncia sulla competenza1.Efficacia della ordinanza che pronuncia sulla competenza1. [I]. La ordinanza che, anche a norma degli articoli 39 e 40, dichiara l'incompetenza del giudice che l'ha pronunciata, se non è impugnata con l'istanza di regolamento [47], rende incontestabile l'incompetenza dichiarata e la competenza del giudice in essa indicato se la causa è riassunta nei termini di cui all'articolo 50 [125 att.], salvo che si tratti di incompetenza per materia o di incompetenza per territorio nei casi previsti nell'articolo 28 2.
[1] La parola «ordinanza» è stata sostituita alla parola «sentenza» dall'art. 45, comma 4, della l. 18 giugno 2009, n. 69 , con decorrenza e la relativa disciplina transitoria indicate sub art. 7. [2] La parola «ordinanza» è stata sostituita alla parola «sentenza» dall'art. 45, comma 4, della l. 18 giugno 2009, n. 69 , con decorrenza e la relativa disciplina transitoria indicate sub art. 7. InquadramentoLa disposizione in commento disciplina gli effetti della decisione con la quale il giudice adito ha denegato la propria competenza per ragioni di valore o territorio derogabile, ovvero di litispendenza o continenza: in tal caso, una volta riassunto il giudizio ai sensi dell'art. 50, diviene incontestabile tanto l'incompetenza del giudice che ha pronunciato, quanto la competenza del giudice dichiarato competente (Cass. n. 1941/1998; Cass. n. 17705/2015). La S.C. ha chiarito che l'incontestabilità della competenza è limitata al processo pendente (Cass. n. 17248/2003). CasisticaLa dichiarazione di incompetenza territoriale diviene incontestabile se, effettuata tempestiva riassunzione della causa innanzi al giudice dichiarato competente, non sia impugnata con istanza di regolamento di competenza, fatte salve le sole eccezioni indicate dall'art. 44 (Cass. n. 17705/2015). Così, ove l'istanza di regolamento non sia proposta avverso il provvedimento declinatorio della competenza territoriale e la causa sia stata ritualmente assunta dinanzi al giudice indicato come territorialmente competente, la questione relativa alla clausola arbitrale non può essere nuovamente sollevata dalla parte e rimane preclusa all'esame del giudice del merito presso il quale rimane radicata definitivamente la competenza ai sensi dell'art. 44 (Cass. n. 25254/2017). L'ordinanza declinatoria della competenza resa dal tribunale in composizione monocratica in una controversia instaurata dopo l'entrata in vigore della l. n. 69/2009 presuppone il previo invito alle parti alla precisazione delle conclusioni, sicché, ove la decisione sia stata emessa senza il rispetto di tale formalità, la stessa è impugnabile con il regolamento necessario di competenza (Cass. n. 17650/2015; Cass. n. 23095/2013). L'opposizione a decreto ingiuntivo è devoluta, ai sensi dell'art. 645, in via funzionale e inderogabile alla cognizione del giudice che ha emesso l'ingiunzione, sicché questi, ove ritenga che la controversia introdotta con l'opposizione esuli dalla propria competenza per materia, non può rimettere la causa davanti a quello ritenuto competente e dichiararsi incompetente, in quanto la questione di competenza così formulata non incide sulle valutazioni di merito in ordine alla legittimità dell'ingiunzione opposta, ivi compresa la questione relativa all'eventuale incompetenza del giudice che ha emesso il decreto, con la conseguente dichiarazione di nullità del provvedimento monitorio, la quale costituisce pur sempre esercizio, e non diniego, della competenza esclusiva del giudice dell'opposizione (Cass. n. 10563/2015). Eccepita l'incompetenza per territorio e per materia del giudice adìto, allorchè esso declini la competenza in relazione solo alla prima eccezione senza nulla rilevare sulla seconda, la successiva riassunzione del giudizio rende incontestabile anche la competenza per materia del giudice ad quem in mancanza di proposizione, sul punto, dell'istanza di regolamento di competenza, salva, peraltro, la possibilità del giudice della riassunzione di sollevare regolamento d'ufficio se ritenga la controversia devoluta al suo esame riconducibile alla competenza, per materia o per territorio inderogabile, di altro giudice, mentre, per contro, resta preclusa alla parte la facoltà di impugnare con regolamento di competenza l'eventuale affermazione della propria competenza da parte del giudice della riassunzione. (Cass. n. 17841/2014). In materia di competenza per ragioni di territorio derogabile, qualora, a seguito di pronuncia di incompetenza, il giudice indicato come competente abbia, a sua volta, declinato, sia pur in violazione dell'art. 44, la propria competenza e le parti, senza proporre istanza per il relativo regolamento, abbiano riassunto la causa innanzi al primo giudice, quest'ultimo non può sollevare conflitto di competenza assumendo la violazione dell'art. 44, in quanto la riassunzione — in assenza della proposizione dell'istanza di regolamento di competenza a fronte della nuova declinatoria su eccezione di parte —– ha determinato il definitivo radicarsi della causa (Cass. n. 308/2014). Anche dopo il mutamento della forma della decisione sulla sola competenza, per effetto della l. n. 69/2009, presuppone sempre la rimessione in decisione della causa preceduta dall'invito a precisare le conclusioni. Ne discende che, ove il giudice unico, che nelle cause attribuite al tribunale in composizione monocratica assomma in sé le funzioni di istruzione e decisione, si limiti a dare provvedimenti sulla prosecuzione del giudizio pur a fronte d'una eccezione di incompetenza (nella specie, ammettendo le prove richieste e fissando apposita udienza per la relativa assunzione e successiva udienza di precisazione delle conclusioni), l'ordinanza così pronunciata non riveste natura di decisione affermativa sulla competenza, impugnabile ai sensi dell'art. 42, sicché il ricorso per regolamento di competenza avverso detto atto deve ritenersi inammissibile (Cass. n. 16051/2013). La disciplina della translatio iudicii, di cui all'art. 59 l. n. 69/2009, riguarda esclusivamente la decisione delle questioni di giurisdizione e non trova applicazione con riferimento alle questioni di competenza; ne consegue che è inammissibile il ricorso in riassunzione di domanda di equa riparazione per violazione della ragionevole durata del processo, proposto, al fine di ottenere il trasferimento del rapporto processuale, davanti alla medesima corte d'appello la quale, già in precedenza adita con identica domanda, aveva dichiarato la propria incompetenza territoriale ed individuato come competente altra corte, rimanendo tale individuazione irretrattabile ove non impugnata dall'interessato, senza che venga così sottratta l'effettività della tutela del diritto della CEDU, in quanto rimessa, piuttosto, al giudice stabilito dalle regole interne di competenza (Cass. n. 6691/2013). BibliografiaAcone, Regolamento di competenza, in Enc. giur., XXVI, Roma, 1989; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, II, Torino, 2012; Consolo-Luiso-Sassani, Commentario alla riforma del processo civile, Milano, 1996; Gioia, Decisione delle questioni di giurisdizione, in Consolo-De Cristofaro (a cura di), La riforma del 2009, Milano, 2009; Ricci, Difetto di giurisdizione e (così detta) translatio iudicii, in Riv. dir. proc. 2008, 701; Trisorio Liuzzi, Regolamento di giurisdizione, in Dig. civ., XVI, Torino, 1997. |