Codice di Procedura Civile art. 52 - Ricusazione del giudice.Ricusazione del giudice. [I]. Nei casi in cui è fatto obbligo al giudice di astenersi [51, 815], ciascuna delle parti può proporne la ricusazione mediante ricorso contenente i motivi specifici e i mezzi di prova. [II]. Il ricorso, sottoscritto dalla parte o dal difensore, deve essere depositato [in cancelleria] due giorni prima dell'udienza, se al ricusante è noto il nome dei giudici che sono chiamati a trattare o decidere la causa, e prima dell'inizio della trattazione o discussione di questa nel caso contrario [54 2]1. [III]. La ricusazione sospende il processo [295]. [1] Comma modificato dall'art. 3, comma 1, lett. d) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha soppresso le parole «in cancelleria»; ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoLa disposizione in commento va letta in combinato disposto con il precedente art. 51, che disciplina l'astensione (obbligatoria e facoltativa) del giudice: quando ricorra l'obbligo di astensione ed il giudice non vi abbia ottemperato, le parti interessate possono reagire attraverso il procedimento di ricusazione, che, ove accolta, comporta la sostituzione del giudice ricusato. A seguito della modifica dell'art. 111 Cost., che sancisce in modo solenne il principio dell'imparzialità del giudice, adeguando il sistema processuale al fondamentale precetto dell'art. 6 Cedu, l'esigenza di far decidere la controversia da un giudice imparziale non costituisce più soltanto una questione amministrativa relativa all'organizzazione degli uffici giudiziari, ma corrisponde ad un diritto soggettivo della persona fondamentale ed insopprimibile (Cass. n. 4297/2002; Cass. n. 14164/2004; Cass. n. 15780/2006, ove peraltro si chiarisce che il provvedimento reso sulla istanza di ricusazione non è ricorribile per cassazione, poiché, sebbene decisorio, manca del requisito della definitività, potendo essere rivisto in sede di decisione finale). Le parti interessate sono d'altro canto onerate del ricorso per ricusazione, in mancanza della quale, come si è visto nel commento all'art. 51, la violazione da parte del giudice dell'obbligo di astensione non comporta nullità della sentenza (tranne che per l'ipotesi di interesse diretto del giudice nella causa) e non può essere fatto valere attraverso l'impugnazione. La ricusazione si considera non proposta quando anche successivamente ad essa il giudice si astiene (Cass. n. 18066/2005). Non è ammissibile la ricusazione di un collegio astrattamente considerato, dovendo essa essere diretta contro ciascuna delle persone fisiche che lo compongono, sul presupposto che per ciascuna di esse, singolarmente considerata, ricorrano i motivi tassativamente indicati dalla legge (Cass. n. 24612/2007). A maggior ragione non è pensabile una ricusazione preventiva, volta cioè ad evitare che la causa venga assegnata ad un determinato giudice (Cass. n. 13667/2004). Profili processualiLa ricusazione si chiede con ricorso che, come tale, deve possedere i requisiti previsti dall'art. 125. La norma in commento richiede altresì, a pena di inammissibilità, l'indicazione dei motivi specifici su cui si basa l'istanza di ricusazione, nonché la deduzione dei mezzi di prova. Argomentando dalla formulazione del comma 2, ove si parla del ricorso «sottoscritto dalla parte o dal difensore», parte della dottrina ritiene che in questa fase non occorra la difesa tecnica (La China, 31). Il ricorso va depositato entro il termine perentorio previsto dalla norma a pena di inammissibilità (art. 54). L'udienza cui la disposizione fa rinvio è la prima udienza alla quale partecipa il giudice ricusato. L'istanza di ricusazione del giudice deve essere depositata non oltre il secondo giorno prima della udienza, in applicazione dell'art. 52, comma 2, c.p.c., atteso che la fattispecie contemplata da tale norma - quella cioè in cui al ricusante è noto il nome dei giudici che sono chiamati a decidere la causa - resta realizzata dalla conoscibilità dei membri del collegio che il ricusante medesimo ha acquisito con la pregressa ricezione dell'avviso d'udienza, in correlazione alla sua facoltà di consultare il ruolo messo a disposizione in cancelleria (Cass. n. 16831/2022). Nel giudizio di cassazione è inammissibile l'istanza di ricusazione di uno o più componenti del collegio proposta con memoria od atto inviato dal ricorrente a mezzo fax alla cancelleria, sia pure spedito da quello di pertinenza del difensore indicato nel ricorso e pervenuti nel termine fissato dall'art. 52, comma 2, in quanto l'art. 366, comma 4, del medesimo codice prevede che possano essere effettuate con tale mezzo unicamente le comunicazioni da parte della cancelleria e le notificazioni tra i difensori, di cui agli artt. 372 e 390 (Cass. n. 24934/2014). Il ricorso per ricusazione sospende il processo, producendo gli effetti di cui all'art. 298, ma la sospensione non è automatica. Difatti la sola proposizione del ricorso per ricusazione non determina ipso iure la sospensione del procedimento e la devoluzione della questione al giudice competente a decidere della questione stessa, in quanto spetta pur sempre al giudice a quo una sommaria delibazione della sua ammissibilità, all'esito della quale, ove risultino ictu oculi carenti i requisiti formali di legge per l'ammissibilità dell'istanza, il procedimento può continuare, giacché l'evidente inammissibilità della ricusazione, pur non potendo impedire la rimessione del ricorso al giudice competente, esclude l'automatismo dell'effetto sospensivo, in modo da contemperare le contrapposte esigenze, sottese all'istituto, di assicurare alle parti l'imparzialità del giudizio nella specifica controversia di cui trattasi e di impedire, nel contempo, l'uso distorto dell'istituto (Cass. n. 26267/2011; Cass. n. 25709/2014; v. altresì Corte cost. n. 388/2002). Perciò il diniego della sospensione non è impugnabile con regolamento di competenza. CasisticaL'ordinanza di rigetto dell'istanza di ricusazione non è impugnabile con ricorso straordinario per cassazione perché, pur avendo natura decisoria, manca del necessario carattere di definitività e non ne è precluso il riesame nel corso del processo, attraverso il controllo sulla pronuncia resa dal (o con il concorso del) iudex suspectus, in quanto l'eventuale vizio causato dalla incompatibilità del giudice ricusato si risolve in motivo di nullità dell'attività da lui svolta e, quindi, di gravame della sentenza dal medesimo emessa. Né può dubitarsi della conformità alla Costituzione dell'art. 53, comma 2, laddove non prevede l'impugnabilità, con il ricorso predetto, dell'ordinanza che decide sulla ricusazione del giudice, dovendosi ritenere il principio di imparzialità sufficientemente garantito dalla possibilità per la parte, che abbia visto rigettata la propria corrispondente istanza, di chiedere al giudice di appello un riesame di tale pronuncia impugnando la sentenza conclusiva resa da quello invano ricusato (Cass. n. 18611/2020; Cass. n. 2562/2016; Cass. n. 1932/2015). Nel giudizio di opposizione previsto dagli artt. 18 e 19 l. fall. (nel testo previgente, applicabile ratione temporis), la sentenza emessa in primo grado dallo stesso collegio che ha dichiarato il fallimento non è affetta da nullità per vizio di costituzione del giudice, ma, avendo quel procedimento il carattere e la funzione sostanziale di un giudizio d'impugnazione di secondo grado, integra un'ipotesi di astensione obbligatoria di cui all'art. 51, n. 4, che la parte ha l'onere di far valere mediante tempestiva e rituale istanza di ricusazione ex art. 52, senza che, in mancanza, possa invocare, in sede di gravame, come motivo di nullità della decisione, la violazione, da parte del giudice, dell'obbligo di astenersi, neppure se deduca la tardiva conoscenza, oltre i termini ex art. 190 c.p.c., nel testo vigente ratione temporis, della composizione del collegio che l'ha pronunciata, atteso che le parti, alla stregua dell'art. 113 disp. att., sono in grado di avere contezza, prima della camera di consiglio, dei magistrati destinati a comporre il collegio e, quindi, di proporre rituale istanza di ricusazione (Cass. n. 2399/2016). L'incompatibilità del giudice delegato, che ha pronunciato il decreto di esecutività dello stato passivo, a far parte del collegio chiamato a decidere sulla conseguente opposizione, non determina una nullità deducibile in sede di impugnazione, in quanto tale incompatibilità - non escludendo la potestas iudicandi del predetto giudice, quale magistrato addetto al tribunale che dell'impugnazione stessa è il giudice naturale — può dar luogo soltanto all'esercizio del potere di ricusazione, che la parte interessata ha l'onere di far valere, in caso di mancata astensione, nelle forme e nei termini di cui all'art. 52 (Cass. n. 24718/2015). È inammissibile l'istanza di ricusazione proposta nei confronti di un giudice solo perché egli ha concorso al rigetto di una precedente istanza di ricusazione della stessa parte, in quanto, fuori della previsione dell'art. 51, n. 4, c.p.c., il provvedimento giurisdizionale tipico, non affetto da anomalie evidenti, non rivela grave inimicizia del giudice solo perché contrario all'interesse della parte (Cass. n. 13018/2015). In tema di ricusazione del giudice, non è «causa pendente» tra ricusato e ricusante, ai sensi dell'art. 51, n. 3, c.p.c., il giudizio di responsabilità di cui alla l. n. 117/1988, atteso che il magistrato non assume mai la qualità di debitore di chi abbia proposto la relativa domanda, questa potendo essere rivolta, anche dopo la l. n. 18/2015, nei soli confronti dello Stato (Cass. S.U., n. 13018 /2015). L'obbligo del giudice di astenersi, previsto dall'art. 51, comma 1, n. 4, si riferisce ai casi in cui egli abbia conosciuto della causa in altro grado del processo, e non anche ai casi in cui lo stesso abbia trattato di una causa diversa vertente su un oggetto analogo, ancorché tra le stesse parti, né in tale ipotesi sussistono gravi ragioni di convenienza rilevanti come motivo di ricusazione (Cass. n. 2593/2015). Il potere di ricusazione costituisce un onere per la parte, la quale, se non lo esercita entro il termine fissato dall'art. 52, non ha mezzi processuali per far valere il difetto di capacità del giudice, sicché, in mancanza di ricusazione, la violazione da parte del giudice dell'obbligo di astenersi non può essere fatta valere in sede di impugnazione come motivo di nullità della sentenza (Cass. n. 26223/2014). L'istanza di ricusazione non sospende automaticamente il processo quando il giudice a quo ne valuti l'inammissibilità per carenza ictu oculi dei requisiti formali, sicché esso può proseguire senza necessità di impulsi di parte o d'ufficio; ciò trova fondamento nel contemperamento tra il diritto delle parti all'imparzialità di giudizio nella specifica controversia, assicurato dalla circostanza che la delibazione di inammissibilità del giudice a quo non può comunque assumere valore ostativo alla rimessione del ricorso al giudice competente, ed il dovere di impedire al contempo l'uso distorto dell'istituto, altrimenti causato dall'automatismo dell'effetto sospensivo (Cass. n. 25709/2014). Ai fini della ricusazione del giudice civile exartt. 51, comma 1, nn. 3 e 4, e 52, non costituisce grave inimicizia, né espressione o anticipazione di giudizio sul merito della controversia e neppure cognizione di essa in altro grado la pronunzia di precedenti provvedimenti sfavorevoli, quand'anche ritenuti erronei o manifestamente tali, resi in procedimenti separati o connessi in danno della medesima parte, ove non si alleghi e si provi l'esistenza di ragioni di rancore o di avversione diverse ed esterne alla causa, che si fondino su dati di fatto concreti e precisi, estranei alla realtà processuale ed autonomi rispetto ad essa, potendo quest'ultima costituire unicamente un elemento sintomatico della sussistenza del presupposto di fatto rilevante per la ricusazione (Cass. n. 24934/2014). Nel giudizio di cassazione è inammissibile l'istanza di ricusazione di uno o più componenti del collegio proposta con memoria od atto inviato dal ricorrente a mezzo fax alla cancelleria, sia pure spedito da quello di pertinenza del difensore indicato nel ricorso e pervenuti nel termine fissato dall'art. 52, comma 2, in quanto l'art. 366, comma 4, prevede che possano essere effettuate con tale mezzo unicamente le comunicazioni da parte della cancelleria e le notificazioni tra i difensori, di cui agli artt. 372 e 390 (Cass. n. 24934/2014). Ai sensi degli artt. 25 e 26 l. fall. — nel testo anteriore alle modifiche introdotte dal d.lgs. n. 5/2006 —, la partecipazione del giudice delegato al collegio chiamato a decidere in ordine al reclamo avverso un suo provvedimento non può dar luogo ad una nullità deducibile in sede di impugnazione, ma, al più, ad un'incompatibilità che deve essere fatta valere mediante l'istanza di ricusazione, da proporsi nelle forme e nei termini di cui all'art. 52. Né assume rilievo la circostanza che il legislatore abbia successivamente modificato l'art. 25 l. fall., imponendo al giudice delegato un espresso divieto di far parte del collegio investito del reclamo proposto contro i suoi atti, atteso che l'adozione di un diverso modello procedimentale, caratterizzato da una più netta separazione tra le funzioni affidate al giudice delegato e quelle spettanti al tribunale fallimentare, non è di per sé sufficiente a giustificare una interpretazione evolutiva della disposizione previgente, soprattutto alla luce della norma transitoria di cui all'art. 150 d.lgs. n. 5/2006, che espressamente conferma l'applicabilità della legge anteriore alle procedure fallimentari pendenti alla data di entrata in vigore della riforma (Cass. n. 24866/2014). La violazione dell'obbligo di astensione, previsto dall'art. 186-bis disp. att. per il giudice dell'esecuzione che abbia conosciuto degli atti avverso i quali è proposta opposizione, è deducibile solo con lo strumento della ricusazione ai sensi dell'art. 52, e non in sede di impugnazione come motivo di nullità della sentenza emessa dal giudice che avrebbe dovuto astenersi (Cass. n. 22854/2014). Il procedimento di ricusazione del giudice ha natura giurisdizionale, sicché è necessario garantirvi il contraddittorio delle parti del processo cui la ricusazione accede, le quali devono essere messe in condizione di intervenire e adeguatamente interloquire, senza avere diritto, tuttavia, ad uno specifico termine, che non è previsto dalla legge (Cass., S.U., n. 16627/2014). Attesa la tassatività dei casi di ricusazione del giudice, soggetti a stretta interpretazione, la «inimicizia» del ricusato, ai sensi dell'art. 51, comma 1, n. 3, non può essere desunta dal contenuto di provvedimenti da lui emessi in altri processi concernenti il ricusante, tranne che le «anomalie» siano tali da non consentire neppure di identificare l'atto come provvedimento giurisdizionale; né la «causa pendente» tra ricusato e ricusante, ai sensi della medesima norma, può essere costituita dal giudizio di responsabilità di cui alla legge 13 aprile 1988, n. 117, che non è un giudizio nei confronti del magistrato, bensì nei confronti dello Stato (Cass. S.U., n. 16627/2014). I fatti relativi all'attendibilità, ovvero all'affidabilità personale del consulente tecnico di ufficio non possono essere oggetto di prova testimoniale, in quanto deducibili solo nel procedimento di ricusazione sotto il profilo della carenza di imparzialità dell'ausiliario (Cass. n. 8406/2014). In materia di ricusazione del giudice della esecuzione, poiché i suoi atti sono suscettibili di controllo con lo specifico rimedio dell'opposizione ai sensi dell'art. 617, la mancata impugnabilità in via autonoma dell'ordinanza di rigetto dell'istanza di ricusazione non esclude che il contenuto di essa possa essere riesaminato nel corso del giudizio di opposizione agli atti esecutivi, attraverso il controllo del provvedimento reso dal giudice suspectus, atteso che l'eventuale vizio causato dall'incompatibilità del giudice ricusato si risolve in motivo di nullità dell'attività svolta dal medesimo e quindi di opposizione exart. 617 (Cass. n. 679/2014). Qualora una sentenza pronunciata dal giudice di rinvio formi oggetto di un nuovo ricorso per cassazione, il collegio può essere composto anche con magistrati che abbiano partecipato al precedente giudizio conclusosi con la sentenza di annullamento, ciò non determinando alcuna compromissione dei requisiti di imparzialità e terzietà del giudice (Cass. S.U., n. 24148/2013). L'incompatibilità del giudice, che ebbe a pronunciare la sentenza oggetto della domanda di revocazione, a far parte del collegio chiamato a decidere su di essa non determina nullità deducibile in sede di impugnazione, in quanto tale incompatibilità può dar luogo soltanto all'esercizio del potere di ricusazione, che la parte interessata ha l'onere di far valere, in caso di mancata astensione del medesimo giudice, nelle forme e nei termini di cui all'art. 52 (Cass. n. 16861/2013). Nel giudizio di cassazione, proposta istanza di ricusazione nei riguardi di taluni componenti il collegio, il provvedimento con cui il Presidente della sezione di appartenenza dello stesso fissi lo svolgimento dell'udienza di discussione, senza provvedere in merito a tale istanza, non dà luogo a nullità del procedimento, allorché la parte istante non abbia prospettato alcun rilievo su tale fissazione, né nella memoria costituente la prima difesa esercitata all'esito di tale provvedimento, né nella medesima udienza di discussione, operando, al riguardo, la sanatoria di cui all'art. 157 (Cass. n. 14037/2013). In difetto di ricorso per la ricusazione del giudice, ai sensi degli artt. 51, comma 1, n. 4), e 52, è inammissibile il successivo ricorso per cassazione con cui il debitore esecutato — nell'impugnare la sentenza emessa ai sensi dell'art. 617 — si dolga di un'asserita incompatibilità del giudice dell'esecuzione, in relazione al compimento di atti della procedura esecutiva anteriori rispetto alla decisione adottata sulla proposta opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 12115/2013). BibliografiaDittrich, Incompatibilità astensione e ricusazione del giudice civile, Padova, 1991; La China, Giudice (astensione e ricusazione), Dig. civ., IV, IX, Torino, 1993; Romboli, Astensione e ricusazione del giudice (diritto processuale civile), in Enc. giur., III, Roma, 1988. |