Codice di Procedura Civile art. 54 - Ordinanza sulla ricusazione 1 .

Mauro Di Marzio

Ordinanza sulla ricusazione 1.

[I]. L'ordinanza che accoglie il ricorso designa il giudice che deve sostituire quello ricusato.

[II]. La ricusazione è dichiarata inammissibile, se non è stata proposta nelle forme e nei termini fissati nell'articolo 52.

[III]. Il giudice, con l’ordinanza con cui dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione, provvede sulle spese e può condannare la parte che l’ha proposta ad una pena pecuniaria non superiore a euro 2502.

[IV]. Dell'ordinanza è data notizia dalla cancelleria al giudice e alle parti, le quali debbono provvedere alla riassunzione della causa [125 att.] nel termine perentorio [152 2, 153] di sei mesi.

[1]  Articolo così sostituito dall'art. 4 l. 14 luglio 1950, n. 581.

[2]  Comma così sostituito dall'art. 45, comma 7, della l. 18 giugno 2009, n. 69. Il testo precedente recitava: «L'ordinanza, che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione, provvede sulle spese e condanna la parte o il difensore che l'ha proposta a una pena pecuniaria non superiore a 10 euro». Con riferimento a tale testo, la Corte cost., con sentenza 21 marzo 2002, n. 78, aveva dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma «nella parte in cui prevede che l'ordinanza, che dichiara inammissibile o rigetta la ricusazione, "condanna" la parte o il difensore che l'ha proposta ad una pena pecuniaria, anziché prevedere che "può condannare" la parte o il difensore medesimi ad una pena pecuniaria».

Inquadramento

La norma in commento è dedicata al contenuto dell'ordinanza di ricusazione ed alla sua comunicazione, ai fini della decorrenza del termine per la riassunzione.

Se accoglie il ricorso per ricusazione, il giudice investito della decisione deve designare il sostituto del giudice ricusato, giacché la ricusazione è rivolta nei riguardi del giudice come persona fisica e non nei riguardi dello ufficio cui appartiene.

L'ordinanza è dunque illegittima se sostituisca il ricusato con un altro ufficio indicato impersonalmente (Cass. n. 9503/2002, resa in un caso in cui il giudice di pace era stato sostituito, a seguito di istanza di ricusazione, con provvedimento di generica indicazione dell'ufficio del giudice di pace di altra sede e non della persona generica titolare dell'incarico).

Vale qui osservare che l'ordinanza di rigetto dell'istanza di ricusazione non è impugnabile con ricorso straordinario per cassazione perché, pur avendo natura decisoria, manca del necessario carattere di definitività e non ne è precluso il riesame nel corso del processo, attraverso il controllo sulla pronuncia resa dal (o con il concorso del) iudex suspectus, in quanto l'eventuale vizio causato dalla incompatibilità del giudice ricusato si risolve in motivo di nullità dell'attività da lui svolta e, quindi, di gravame della sentenza dal medesimo emessa. Né può dubitarsi della conformità alla Costituzione dell'art. 53, comma 2, laddove non prevede l'impugnabilità, con il ricorso predetto, dell'ordinanza che decide sulla ricusazione del giudice, dovendosi ritenere il principio di imparzialità sufficientemente garantito dalla possibilità per la parte, che abbia visto rigettata la propria corrispondente istanza, di chiedere al giudice di appello un riesame di tale pronuncia impugnando la sentenza conclusiva resa da quello invano ricusato (Cass. n. 2562/2016). Parimenti, l'ordinanza pronunciata dal presidente del tribunale sull'istanza di ricusazione di un arbitro non è da lui impugnabile, neanche con ricorso straordinario per cassazione ex art. 111 Cost., attesi l'espresso disposto dell'art. 815, comma 3, e la sua natura di provvedimento a contenuto meramente ordinatorio, né essendo l'arbitro portatore di un interesse sostanziale inerente al detto procedimento, che è volto a garantire alle parti una pronuncia resa in posizione di terzietà (Cass. n. 20615/2017).

Le spese

Si osserva in dottrina che a favore della controparte del ricusante può essere pronunciata condanna alle spese. Non è pensabile invece una condanna alle spese a favore del giudice ricusato che come si è visto non è parte del procedimento (Segrè, in Comm. Allorio, 1973, 648).

L'inammissibilità del ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. avverso il provvedimento adottato sulla ricusazione del giudice non esclude l'ammissibilità di tale ricorso ove diretto a censurare la pronuncia di condanna alle spese contenuta nel provvedimento stesso, dal momento che tale statuizione, conferendo alla pronuncia natura decisoria, legittima il soggetto passivo, non presidiato da altri mezzi di reazione contro il pregiudizio incombente, al ricorso per cassazione, per scongiurare il consolidamento di una situazione patrimoniale non altrimenti rimovibile (Cass. n. 5162/1984: ma per la pena pecuniaria v. nel senso opposto più avanti).

La pena pecuniaria

Il comma 3 della disposizione è stato novellato a seguito della dichiarazione di incostituzionalità del medesimo laddove prevedeva come necessaria la condanna alla pena pecuniaria (Corte cost. n. 78/2002).

In tema di ricusazione, l'ordinanza di condanna della parte al pagamento della pena pecuniaria di cui all'art. 54, comma 3, non costituisce provvedimento definitivo e, pertanto, non è suscettibile d'impugnazione con il ricorso straordinario per cassazione, attesa la possibilità di dedurre, contro di essa, censure nel giudizio di merito, in via consequenziale rispetto alla richiesta di riesame della statuizione d'inammissibilità o di rigetto dell'istanza di ricusazione o anche in via autonoma (Cass. n. 9260/2015).

Comunicazione dell'ordinanza e riassunzione della causa

L'ordinanza pronunciata all'esito del procedimento di ricusazione va comunicata al giudice ed alle parti. Queste ultime hanno l'onere di riassumere il processo che sia stato sospeso in applicazione dell'art. 52 nel termine perentorio di sei mesi, decorrente dalla comunicazione dell'ordinanza che decide sulla ricusazione. In mancanza il processo si estingue. L'ordinanza di rigetto dell'istanza di ricusazione dello iudex suspectus segna dunque automaticamente il dies ad quem dell'effetto sospensivo, ricollegato alla proposizione di quell'istanza dall'ultimo comma dell'art. 52 c.p.c., sicché, entro sei mesi dalla conoscenza di tale evento, la parte interessata, per evitare l'estinzione dello stesso, è tenuta a riassumere il processo sospeso, senza che la proposizione di un ricorso per cassazione ex art. 111 Cost. avverso detta ordinanza possa essere ritenuta equipollente alla riassunzione, in ragione della diversa finalità di tale strumento impugnatorio rispetto a quella di riattivare il giudizio (Cass. n. 24007/2017).

Deve ritenersi che il procedimento di ricusazione, determinando un incidente di sospensione impropria e non traslativa, consente alla parte la riassunzione con ricorso e non con citazione, atteso che, in linea generale, la riassunzione del processo sospeso è validamente introdotta con ricorso, ex art. 297, tutte le volte in cui la prosecuzione del giudizio non debba avvenire in altra sede, restando, per converso, disciplinate dal disposto dell'art. 125 disp. att. tutte le ipotesi di riassunzione non dipendenti da sospensione (da introdurre, pertanto, con atto di citazione), e dal disposto dell'art. 50 le riassunzioni conseguenti ai procedimenti per regolamento di competenza e di giurisdizione,che postulano, invece, la riassunzione con comparsa (Cass. n. 10780/2002).

Bibliografia

Dittrich, Incompatibilità astensione e ricusazione del giudice civile, Padova, 1991; La China, Giudice (astensione e ricusazione), Dig. civ., IV, IX, Torino, 1993; Romboli, Astensione e ricusazione del giudice (diritto processuale civile), in Enc. giur., III, Roma, 1988.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario