Codice di Procedura Civile art. 63 - Obbligo di assumere l'incarico e ricusazione del consulente.Obbligo di assumere l'incarico e ricusazione del consulente. [I]. Il consulente scelto tra gli iscritti in un albo [146 att.] ha l'obbligo di prestare il suo ufficio, tranne che il giudice riconosca che ricorre un giusto motivo di astensione [192]. [II]. Il consulente può essere ricusato dalle parti per i motivi indicati nell'articolo 51. [III]. Della ricusazione del consulente conosce il giudice che l'ha nominato [89 att.]. Inquadramento.Per il combinato disposto degli artt. 63 e 51, comma 2, sussiste l'obbligo di astensione del consulente tecnico nelle stesse ipotesi in cui ha l'obbligo di astenersi il giudice, ed è e possibile per gli stessi motivi la sua ricusazione: ad esempio, l'obbligo di astensione del C.t.u. sussiste per il solo fatto che egli abbia già prestato assistenza in tale veste in altro grado del processo, indipendentemente dall'identità o meno dell'oggetto dell'indagine commessagli, mirando la norma a creare le condizioni migliori perché il nuovo accertamento venga effettuato senza preconcetti e condizionamenti di sorta, anche soltanto indiretti, in una situazione di oggettività ed imparzialità. Allorché il consulente di secondo grado non abbia osservato l'obbligo di astensione a lui derivante, la parte interessata deve proporre istanza di ricusazione nei modi e nei termini previsti dall'art. 192, restandole, in difetto, preclusa la possibilità di far valere successivamente le cause di incompatibilità del C.T.U. (Cass. L, n. 3364/2001). Istanza di ricusazioneAlle parti è accordato, pertanto, uno strumento di sola reazione, con finalità rescindente rispetto alla scelta del consulente tecnico unilateralmente operata dal giudice, strumento consistente nella istanza di ricusazione operata ai sensi degli artt. 63 e 51, e limitato alla rimozione di eventuali dubbi circa l'obiettività e l'imparzialità del consulente tecnico (Cass. L, n. 11412/1997; Cass. L, n. 1000/1990). Diversa da un'espressa istanza di ricusazione del consulente d'ufficio per ragioni di incompatibilità è il sollecito rivolto al giudice di provvedere alla sua sostituzione per motivi di opportunità. Secondo la giurisprudenza, come visto, la scelta dell'ausiliare è rimessa al potere discrezionale del giudice, il quale, non esistendo alcun espresso divieto al riguardo, può pure, nel giudizio di appello, nominare lo stesso consulente che abbia già prestato assistenza in primo grado, salvo il potere delle parti, appunto, di far valere mediante istanza di ricusazione ai sensi degli artt. 63 e 51, gli eventuali dubbi circa l'obiettività e l'imparzialità del consulente stesso, i quali, ove l'istanza di ricusazione — alla quale non è equiparabile la richiesta di revoca dell'ordinanza di nomina del medesimo o consulente — non sia stata proposta, non sono più deducibili mediante il ricorso per cassazione (Cass. VI, n. 2103/2019; Cass. S.U. , n. 7770/2009). Infatti, l'incompatibilità del consulente non può essere fatta valere, se non sia stata tempestivamente denunciata con richiesta di ricusazione (Cass. S.U. , n. 17636/2003). Questo principio risulterebbe eluso se si ammettesse la censura per vizio di motivazione dell'ordinanza di rigetto della mera richiesta di sostituzione presentata in un caso in cui avrebbe potuto essere denunciata una causa di incompatibilità. Al principio della necessaria immediatezza dell'istanza di ricusazione del consulente tecnico d'ufficio non è consentita deroga nemmeno per l'ipotesi in cui la parte venga a conoscenza soltanto in seguito della situazione di incompatibilità, poiché, in questo caso, è possibile esclusivamente prospettare le ragioni che giustificano un provvedimento di sostituzione, spettando comunque all'ausiliario il compenso per l'attività svolta (Cass. II, n. 28103/2018). Si è precisato che, poiché l'istanza di ricusazione del consulente tecnico d'ufficio può essere proposta esclusivamente entro il termine di cui all'art.192, ossia prima dell'affidamento dell'incarico, in presenza di un'istanza formulata oltre il termine prescritto può trovare applicazione solo il potere sostitutivo del giudice, in forza dell'art. 196, sicché l'attività dell'ausiliare che sia stata già espletata legittima costui, nel caso non sia stato soddisfatto del suo compenso, ad impugnare il diniego di liquidazione con lo speciale procedimento di cui all'art. 170 d.P.R. n. 115 del 2002 (Cass. II, n. 26358/2020). Un'istanza di ricusazione per motivi di opportunità non è riconducibile all'incompatibilità prevista dall'art. 51, n. 4 (la sola riconoscibile: Cass. II, n. 3835/1994), bensì alla causa di astensione prevista dal secondo comma dello stesso articolo. Mentre la ricusazione del consulente, come quella del giudice, è ammissibile solo nei casi in cui sarebbe obbligatoria l'astensione. Infatti, benché l'art. 63, comma 2, richiami l'intero art. 51, il rinvio è limitato ai motivi di ricusazione, non a tutti i motivi di astensione indicati nella norma richiamata; e i motivi di ricusazione sono solo quelli elencati nell'art. 51, comma 1, come si desume dall'art. 52, che li prevede quali motivi di ricusazione del giudice (Cass. S.U., n. 7770/2009). La valutazione delle ragioni che giustificano un provvedimento di sostituzione del CTU, a norma dell'art. 196, una volta che sia decorso, come avvenuto nella specie, il termine, fissato nell'art. 192, per la proposizione dell'istanza di ricusazione, è rimessa esclusivamente al giudice di merito ed è insindacabile in cassazione se la motivazione è immune da vizi logici (Cass. L, n. 3105/2004). In ogni caso, i motivi di ricusazione del consulente tecnico conosciuti dalla parte dopo la scadenza del termine per proporre l'istanza di ricusazione prevista dall'art. 192, o sopravvenuti al suindicato termine, non possono di per se stessi giustificare una pronuncia di nullità della relazione. Né sussiste nullità delle attività peritali se il consulente d'ufficio aveva l'obbligo di astenersi e non si sia astenuto. Nell'ipotesi in cui il consulente tecnico d'ufficio si avvalga della prestazione d'opera di altro ausiliario, ex art. 56, comma 3, d.P.R. n. 115/2002, anche nei riguardi di quest'ultimo trova applicazione il principio secondo cui, in caso di violazione dell'obbligo di astensione derivante dagli art. 51 e 63, la parte interessata deve proporre istanza di ricusazione nei modi e nei termini previsti dall'art. 192 (Cass. II, n. 9968/2016). BibliografiaAndrioli, La scientificità della prova con particolare riferimento alla perizia e al libero apprezzamento del giudice, in Dir. e giur. 1971, 802 ss.; Cataldi, La nomina del C.T.U., in Giur. mer. 2007, 11, 2799 ss.; Carnelutti, Lezioni di diritto processuale civile, III, Padova, 1931; Franchi, La perizia civile, Padova, 1959; Giudiceandrea, voce Consulente tecnico – diritto processuale civile, in Enc.. dir. IX, Milano, 1961, 531 ss.; Salomone, Sulla motivazione con riferimento alla consulenza tecnica d'ufficio, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2002, 3, 1017 ss.; Satta, Commentario al codice di procedura civile, I, Milano, 1959; Taruffo, La prova scientifica nel processo civile, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2005, 4, 1079 ss. |