Codice di Procedura Civile art. 70 - Intervento in causa del pubblico ministero 1 .Intervento in causa del pubblico ministero 1. [I]. Il pubblico ministero deve intervenire, a pena di nullità rilevabile d'ufficio [158, 397]: 1) nelle cause che egli stesso potrebbe proporre [69]; 2) nelle cause matrimoniali, comprese quelle di separazione personale dei coniugi [706 ss.; 150 ss. c.c.]; 3) nelle cause riguardanti lo stato e la capacità delle persone [712 ss., 721, 723 2, 728 2]; 3-bis) nelle cause in cui devono essere emessi provvedimenti relativi ai figli minori2; 4) 3; 5) negli altri casi previsti dalla legge. [II]. Deve intervenire nelle cause davanti alla corte di cassazione nei casi stabiliti dalla legge4. [III]. Può infine intervenire in ogni altra causa in cui ravvisa un pubblico interesse.
[1] La Corte cost., con sentenza 25 giugno 1996, n. 214, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente articolo nella parte in cui non prescrive l'intervento obbligatorio del pubblico ministero nei giudizi tra genitori naturali che comportino «provvedimenti relativi ai figli», nei sensi di cui agli artt. 9 l. 1° dicembre 1970, n. 898 e 710 c.p.c. come risulta a seguito della Corte cost. n. 416 del 1992. [2] Numero inserito dall'art. 3, comma 1, lett. e) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164; ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. [3] Numero abrogato dall'art. 2 l. 11 agosto 1973, n. 533. Il testo recitava: «4) Nelle cause collettive e nelle cause individuali di lavoro in grado di appello». [4] Il comma è stato modificato dall'articolo 75, comma 1, lettera a), d.l. 21 giugno 2013, n. 69, conv., con modif., in l. 9 agosto 2013, n. 98. Il testo precedente recitava: «Deve intervenire in ogni causa davanti alla Corte di cassazione». Ai sensi del comma 2 del medesimo articolo 75 , il nuovo testo si applica ai giudizi dinanzi alla corte di cassazione instaurati a decorrere dal trentesimo giorno successivo a quello di entrata in vigore della legge di conversione del citato decreto. Inquadramento.Tassativa è anche l'elencazione dei casi di intervento necessario del pubblico ministero (art. 70). Peraltro, al fine di ritenere adempiuto l'intervento obbligatorio del P.M. - come nei casi di procedimento per querela di falso o di separazione personale dei coniugi - è sufficiente che allo stesso siano inviati gli atti del giudizio, ponendolo in condizione di parteciparvi, non sussistendo ulteriori oneri di comunicazione. Eccezionalità del potere di intervento del P.M.L'elencazione dei casi di intervento necessario del P.M. contenute nell'art. 70 è tassativa, ovvero a fattispecie esclusiva, essendo prevista, per ciascuna violazione, la nullità radicale, che non può essere estesa, in via di interpretazione, ad ipotesi non espressamente considerate. Nei giudizi in cui l'intervento del pubblico ministero è facoltativo a norma dell'art. 70, ultimo comma, questi non acquista la qualità di parte necessaria, sicché non sussiste, in grado di appello, la necessità di integrare il contraddittorio nei suoi confronti (Cass. III, n. 12228/2003). ImpugnazioniNei giudizi civili in cui il Pubblico Ministero, o, nella specie, il Procuratore della Repubblica presso il tribunale (come nei procedimenti in tema di iscrizione all'albo e di sanzioni disciplinari nei confronti degli esercenti le professioni), è contraddittore necessario, lo stesso conserva tale veste anche nel giudizio di cassazione, con conseguente necessità della notificazione del ricorso allo stesso, senza che possa rilevare l'eventuale notifica dell'impugnazione al Procuratore Generale presso la Corte di cassazione. Qualora il ricorso sia stato notificato solo alle altre parti, la Corte di Cassazione deve perciò ordinare, a norma dell'art. 331, l'integrazione del contraddittorio nei confronti del P.M. presso il Tribunale. Se invece il giudizio di merito si sia svolto senza darne avviso al competente Procuratore della Repubblica, va conseguentemente dichiarata la nullità della decisione, rilevabile anche d'ufficio in sede di legittimità, e rimesso il procedimento al primo giudice (Cass. II, n. 3195/2016). Per effetto delle modifiche introdotte dagli artt. 75 e 81 del d.l. n. 69/2013, conv., con modif., in l. n. 98/2013, non è più obbligatoria la partecipazione del P.M. in tutte le udienze del giudizio civile di cassazione, siano esse adunanze camerali od udienze pubbliche, salva la facoltà del P.M. di intervenirvi, ai sensi dell'art. 70, comma 3, ove ravvisi un pubblico interesse (Cass. VI, n. 6152/2014; Cass. VI, n. 1089/2014). La regola stabilita dall'art. 3 delle disp. att., secondo la quale il P.M. può intervenire anche quando la causa si trova dinnanzi al collegio, comporta, tuttavia, che, quando ne sia obbligatoria la partecipazione al processo, la nullità conseguente al mancato intervento del P.M. riguarda la sola sentenza a norma dell'art. 158, ma non si estende agli atti anteriori alla deliberazione della stessa, validamente formatisi anche senza la partecipazione del P.M., postoché ai fini di tale partecipazione è sufficiente che egli spieghi intervento all'udienza di discussione innanzi al collegio (Cass. I, n. 22106/2004). Con riguardo alle cause di separazione personale dei coniugi, ai sensi dell'art. 70, comma 1, n. 2, si è affermato che l'obbligatorietà dell'intervento del P.M. trova applicazione fino a quando sia in discussione il vincolo matrimoniale e non anche, pertanto, nel giudizio d'appello che concerna i soli rapporti patrimoniali (Cass. II, n. 6262/2017). Peraltro, si è specificato come nei giudizi di separazione ed in quelli aventi ad oggetto figli minori di genitori non coniugati, il P.M. non assume la posizione di parte necessaria, essendo il suo intervento normativamente previsto come obbligatorio ma senza alcun potere, né di iniziativa, né di impugnativa della decisione, sicché la sua mancata partecipazione non comporta una lesione del contraddittorio rilevabile d'ufficio in ogni stato e grado del processo e tale da giustificare la rimessione degli atti al primo giudice, ex art. 354, ma essendo l'intervento prescritto a pena di nullità rilevabile d'ufficio, il relativo vizio si converte in motivo di gravame, ex art. 161 (Cass. I, n. 6522/2019; Cass. I, n. 3638/2018). Nel procedimento per la nomina di amministratore di sostegno, la mancata partecipazione del P.M. ad entrambi i gradi di merito comporta la cassazione del decreto della corte di appello e la remissione del giudizio dinanzi al giudice di primo grado, atteso che in tale procedimento l'intervento del P.M., il quale è titolare anche del relativo potere di azione ai sensi del combinato disposto degli artt. 406, comma 1, e 417 c.c., rientra nell'ipotesi di cui all'art. 70, comma 1, n. 1, che è norma attinente alla disciplina del contraddittorio e, pertanto, dà luogo ad un litisconsorzio necessario (Cass. S.U., n. 1093/2017). Si è invece escluso che il procedimento di rendiconto previsto dagli artt. 385 e seguenti c.c., applicabile anche in relazione all'operato dell'amministratore di sostegno, rientri tra le cause riguardanti lo stato e la capacità delle persone ex art. 70, comma 1, n. 3), e, pertanto, che richieda la partecipazione del Pubblico Ministero (Cass. I, n. 35680/2023). Il potere di impugnazione spetta al P.M. presso il giudice a quo solo contro le sentenze emesse nelle cause previste dall'art. 72, commi 3 e 4, nonché in quelle che egli stesso avrebbe potuto proporre (ex art. 69), non invece nelle cause in cui deve intervenire a pena di nullità, tenuto conto che il potere di impugnazione «nell'interesse della legge» spetta solo al P.G. presso la Cassazione, ai sensi dell'art. 363 (Cass. S.U., n. 27145/2008; Cass. II, n. 860/2016). L'omessa notifica del ricorso per cassazione al Procuratore Generale presso la Corte d'Appello che abbia reso la sentenza impugnata in sede di legittimità non si reputa, comunque. causa di inammissibilità allorquando la pronuncia abbia accolto le richieste del P.G., essendo detta notifica finalizzata a consentire l'esercizio dell'impugnazione. E poiché l'interesse ad impugnare — in ragione del quale avrebbe dovuto farsi luogo ad integrazione del contraddittorio — è costituito dalla soccombenza, l'omissione non comporta alcuna conseguenza nei confronti di tale organo, la cui domanda sia stata interamente accolta dal giudice di merito, mentre il controllo sulla legittimità di quest'ultima è assicurato dall'intervento del P.G. presso la Corte di Cassazione (Cass. I, n. 11211/2014). Nel decreto legislativo (d.lgs. n. 164/2024) concernente disposizioni integrative e correttive al d. lgs. n. 149/2022, recante attuazione della l. n. 206/2021, all’elenco previsto dall’articolo 70, che individua i casi in cui il pubblico ministero deve intervenire nel processo a pena di nullità rilevabile d'ufficio, è aggiunto il numero 3-bis) relativo alle «cause in cui devono essere emessi provvedimenti relativi ai figli minori», in ossequio ai principi di cui alla sentenza della C. cost. n. 214/1996, secondo cui il pubblico ministero è parte necessaria, oltre che nei procedimenti di separazione e divorzio, anche nei «giudizi tra genitori naturali che comportino “provvedimenti relativi ai figli”». BibliografiaPunzi, Il processo civile, sistema e problematiche, I, Torino, 2010 |