Codice di Procedura Civile art. 103 - Litisconsorzio facoltativo 1 .

Rosaria Giordano

Litisconsorzio facoltativo1.

[I]. Più parti possono agire o essere convenute nello stesso processo, quando tra le cause che si propongono esiste connessione per l'oggetto o per il titolo dal quale dipendono [33], oppure quando la decisione dipende, totalmente o parzialmente, dalla risoluzione di identiche questioni [274].

[II]. Il giudice può disporre, nel corso della istruzione o nella decisione, la separazione delle cause, se vi è istanza di tutte le parti, ovvero quando la continuazione della loro riunione ritarderebbe o renderebbe più gravoso il processo, e può rimettere al giudice inferiore le cause di sua competenza [277 2, 279 2 n. 5, 3].

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 5 l. 14 luglio 1950, n. 581.

Inquadramento

Il litisconsorzio facoltativo è quel fenomeno processuale nel quale il cumulo soggettivo si realizza per motivi di opportunità, in vista dell'economia processuale e dell'armonizzazione delle decisioni (Luiso, 2015, 311; Proto Pisani, in Comm. Allorio, 1973, 1129).

La trattazione unitaria è possibile nelle ipotesi di: connessione delle cause per oggetto o titolo (litisconsorzio facoltativo proprio); identità delle questioni da risolvere (litisconsorzio facoltativo improprio).

Le cause restano scindibili e distinte con le relative e plurime conseguenze sul piano processuale (Cass. n. 1103/2004).

La sola opportunità della trattazione congiunta delle cause nel litisconsorzio facoltativo implica che le stesse possano essere separate, come previsto dal comma 2 della norma, a fronte di un'istanza congiunta delle parti o quando lo decida il giudice per esigenze processuali, ad esempio perché una causa è matura per la decisione ed un'altra necessita di un approfondimento istruttorio (Luiso, 2015, 314).

Natura del litisconsorzio facoltativo e conseguenze sul piano processuale

A differenza di quanto avviene nel caso del litisconsorzio necessario, la fattispecie disciplinata dalla norma in esame, i.e. il litisconsorzio facoltativo, indica quel fenomeno processuale nel quale è solo opportuno che si realizzi nel processo un cumulo soggettivo, dal lato attivo o passivo, per ragioni di economia processuale e di armonizzazione delle decisioni (Luiso, 2015, 311; Proto Pisani, in Comm. Allorio, 1973, 1129).

La disposizione in commento ancora la possibilità della trattazione unitaria a due distinte fattispecie: connessione delle cause per oggetto o titolo (litisconsorzio facoltativo proprio); identità delle questioni da risolvere (litisconsorzio facoltativo improprio).

Nell'ipotesi del litisconsorzio facoltativo, permane autonomia dei rispettivi titoli, dei rapporti giuridici e delle singole causae petendi, con la conseguenza che le cause, per loro natura scindibili, restano distinte, con una propria individualità in relazione ai rispettivi legittimi contraddittori.

Pertanto, anche la sentenza che definisce il procedimento  — sebbene formalmente unica — consta in realtà di tante pronunzie quante sono le cause riunite, le quali conservano la loro autonomia anche ai fini delle successive impugnazioni, che ben possono svolgersi separatamente le une dalle altre, senza che ne derivino interferenze reciproche fra i diversi giudizi susseguenti, e senza che venga compromesso l'interesse all'unitaria trattazione di questioni di identico oggetto, che ben può trovare soddisfazione nell'esame delle separate impugnazioni nella medesima udienza (Cass. n. 1103/2004).

La circostanza che le cause restino distinte implica, poi, che la parte che non abbia tempestivamente contestato la produzione documentale effettuata dalla controparte, non può avvalersi della (tempestiva) contestazione effettuata dal litisconsorte facoltativo ai fini di un diverso e autonomo rapporto processuale (Cass. n. 1954/2003).

Nel caso di trattazione unitaria o di riunione di più procedimenti relativi a cause connesse e scindibili che comporta di regola un litisconsorzio facoltativo tra le parti dei singoli procedimenti confluiti in un unico processo, qualora si verifichi un evento interruttivo che riguardi una delle parti di una o più delle cause connesse, l'interruzione opera di regola solo in riferimento al procedimento del quale è parte il soggetto colpito dall'evento (Cass. n. 24546/2009). Peraltro, è stato precisato che, ove all'interruzione del processo per morte di uno dei creditori o condebitori non segua l'atto di riassunzione effettuato nel termine previsto nei confronti dei suoi eredi, il processo prosegue solo per i rapporti processuali relativi alle parti regolarmente citate, mentre, con riguardo alla parte deceduta, si estingue in applicazione del principio di cui all'art. 1306 c.c., per cui, anche in caso di rapporto plurisoggettivo solidale, sono possibili le azioni di un solo contitolare o verso un solo contitolare, dirette a perseguire l'adempimento dell'obbligazione (Cass. n. 21170/2015).

In caso di litisconsorzio facoltativo e, quindi, di cause scindibili, la nullità, la tardività o l'assoluta mancanza dell'atto di riassunzione del processo nei confronti di alcuni coobbligati non si estende ai rapporti processuali relativi agli altri, nei cui riguardi la riassunzione sia stata validamente e tempestivamente eseguita, estinguendosi il giudizio, in applicazione del principio previsto dall'art. 1306 c.c., esclusivamente con riferimento ai primi, nei cui confronti la conseguente declaratoria di estinzione ha natura di sentenza definitiva (Cass. n. 21170/2015; Cass. n. 15539/2014).

La trattazione congiunta di più cause, in virtù di litisconsorzio originario o successivo, lascia integra l'autonomia e l'identità dei singoli rapporti processuali, tanto che la sentenza che li decide simultaneamente, pur essendo formalmente unica, si risolve in altrettante pronunce quante sono le cause decise. La liquidazione delle spese giudiziali, conseguentemente, va operata in relazione a ogni singolo giudizio, posto che solo in riferimento alle singole domande è possibile accertare la soccombenza, non potendo essere coinvolte in questa ultima soggetti che non sono parti in causa (Cass. n. 10501/2009).

La nullità del giudizio per la irregolare vocatio in ius nei confronti di alcune delle parti non comporta — in ipotesi di litisconsorzio facoltativo, laddove l'attore può agire separatamente nei confronti dei diversi convenuti — la rimessione dell'intero giudizio al giudice di primo grado, non ricorrendo alcuna delle ipotesi, di natura tassativa, di cui all'art. 354, mentre, laddove si tratti di cause inscindibili o tra loro dipendenti, la rimessione al primo giudice deve investire l'intero giudizio, che deve necessariamente proseguire in modo unitario (Cass. n. 4794/2006).

Separazione delle cause connesse

La sola opportunità della trattazione congiunta delle cause nel litisconsorzio facoltativo implica che le stesse possano essere separate, come previsto dal comma 2 della norma, a fronte di un'istanza congiunta delle parti o quando lo decida il giudice per esigenze processuali, ad esempio perché una causa è matura per la decisione ed un'altra necessita di un approfondimento istruttorio (Luiso, 2015, 314).

Sul punto, è stato più volte affermato, in giurisprudenza, che nel caso in cui le parti in causa avanzino opposte pretese creditorie fondate sullo stesso titolo o scaturenti da rapporti diversi, la facoltà del giudice di merito, ai sensi degli artt. 103, 104 e 279, di separare le cause relative a diverse pretese e, quindi, di statuire, con sentenza non definitiva, su una o talune di esse e di rimettere al prosieguo, all'esito dell'ulteriore istruzione ritenuta necessaria, la decisione sulle altre, ha natura discrezionale e, pertanto, è incensurabile in sede di legittimità (Cass. n. 24496/2004).

E’ stato, inoltre, precisato che la sussistenza di una causa di sospensione del giudizio relativamente ad una sola di più domande cumulate nello stesso processo non è idonea, di per sè, a giustificare la sospensione del processo relativamente a tutte le domande, giacché l'art. 103, comma 2, richiamato dal successivo art. 104, comma 2, attribuisce al giudice il potere di disporre la separazione delle cause quando la continuazione della loro riunione ritarderebbe o renderebbe più gravoso il processo ovvero di non disporla quando la separazione sia inopportuna. Nella prospettiva della S.C., in particolare, poiché la sospensione rappresenta, quindi, un'evenienza che interferisce sul normale svolgimento del processo, incidendo sul principio della ragionevole durata, compete al giudice, quando venga in rilievo una causa di sospensione relativa ad una sola delle domande cumulate nello stesso processo, ponderare ed adeguatamente motivare le ragioni di opportunità del mancato esercizio dei suoi poteri discrezionali di separazione delle cause e quindi la decisione di estendere l'ambito di operatività della sospensione a tutte le domande cumulate (Cass. n. 30738/2018).

Casistica

Ove più condomini agiscano, nello stesso processo, nei confronti di un altro condomino, ai sensi dell'art. 1102 c.c., si determina tra i primi un'ipotesi di litisconsorzio facoltativoex art. 103 c.p.c., con la conseguenza che, da un lato, la rinuncia all'azione da parte di uno soltanto degli attori comporta l'estinzione del giudizio e la cessazione della materia del contendere, limitatamente al rapporto processuale scindibile per il quale la rinuncia è intervenuta e, dall'altro, che il medesimo giudizio prosegue tra le altre parti, nei cui confronti l'estinzione predetta non produce alcun effetto, non trovando, peraltro, applicazione, in sede di impugnazione, neppure il disposto di cui all'art. 332 c.p.c., non rilevando, in senso contrario, l'eventualità che la prosecuzione del giudizio porti ad un esito favorevole, potenzialmente idoneo a riflettersi anche nella sfera giuridica del rinunciante (Cass. II, n. 41490/2021).

Nel processo tributario, non prevedendo il d.lgs. n. 546/1992 alcuna disposizione in ordine al cumulo dei ricorsi e rinviando l'art. 1, comma 2, al c.p.c. per quanto non disposto e nei limiti della compatibilità, deve ritenersi applicabile l'art. 103 in tema di litisconsorzio facoltativo, per cui è ammissibile la proposizione di un ricorso congiunto da parte di più soggetti, anche se in relazione a distinte cartelle di pagamento, ove abbia ad oggetto identiche questioni dalla cui soluzione dipenda la decisione della causa (Cass. n. 7940/2016).

In tema di sanzioni amministrative per violazione delle disposizioni in materia di intermediazione finanziaria, l'obbligatorietà dell'azione di regresso prevista dall'art. 195, comma 9, d.lgs. n. 58/1998 (ora abrogato dall' art. 5, comma 2, lett. i, d.lgs. n. 72/2015 ),  nei confronti del responsabile, comporta che alla persona fisica autrice della violazione, anche se non ingiunta del pagamento, deve essere riconosciuta un'autonoma legittimazione "ad opponendum", che le consenta tanto di proporre separatamente opposizione quanto di spiegare intervento adesivo autonomo nel giudizio di opposizione instaurato dalla società, configurandosi in quest'ultimo caso un litisconsorzio facoltativo, e potendosi nel primo caso evitare un contrasto di giudicati mediante l'applicazione delle ordinarie regole in tema di connessione e riunione di procedimenti; peraltro, in caso di inerzia della persona fisica, il giudicato formatosi nel giudizio di opposizione intentato dalla società spiega effetti nel successivo giudizio di regresso quanto ai fatti accertati, mentre, in caso di mancata opposizione da parte della società non si verifica alcuna preclusione e la persona fisica potrà, in sede di regresso, spiegare tutte le opportune difese anche sul merito della sanzione (Cass. n. 6738/2016).

Bibliografia

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