Codice di Procedura Civile art. 104 - Pluralità di domande contro la stessa parte 1 .

Rosaria Giordano

Pluralità di domande contro la stessa parte 1.

[I]. Contro la stessa parte possono proporsi nel medesimo processo più domande anche non altrimenti connesse, purché sia osservata la norma dell'articolo 10, secondo comma.

[II]. È applicabile la disposizione del secondo comma dell'articolo precedente.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 5 l. 14 luglio 1950, n. 581.

Inquadramento

La norma in esame disciplina l'ipotesi nella quale diverse domande, non connesse né per titolo né per oggetto, — non sussistendo connessione né per petitum né per causa petendi — siano proposte fra le stesse parti: si verifica, quindi, un cumulo oggettivo in ragione della connessione soggettiva (Fabbrini, 1989, 1).

L'art. 104 individua, tuttavia, quale limite alla ammissibilità del cumulo oggettivo, il rispetto della competenza per valore determinata ai sensi dell'art. 10, comma 2 (Fabbrini, 1989, 2; Proto Pisani, in Comm. Allorio, 1973, 1142).

Per quanto riguarda la competenza per territorio, secondo la dottrina dominante la facoltà di deroga può operare, soltanto nei limiti previsti dall'art. 28 (Proto Pisani, in Comm. Allorio,1973, 1142).

Sulla questione vi è contrasto nella giurisprudenza di legittimità (in senso affermativo v. Cass. n. 19958/2005; contra Cass. n. 25269/2010).

Le Sezioni Unite hanno chiarito che, invece, le stesse regole di spostamento della causa al giudice superiore previste per la competenza per valore operano anche per la competenza per materia (Cass. S.U. , n. 16355/2010).

Profili generali

La norma in esame disciplina l'ipotesi nella quale diverse domande, non connesse né per titolo né per oggetto, — non sussistendo connessione né per petitum né per causa petendi — sono proposte fra le stesse parti: si verifica, quindi, un cumulo oggettivo in ragione della connessione soggettiva (Fabbrini, 1989, 1).

Il cumulo soggettivo di domande è espressione di una mera connessione per coordinazione, in cui la trattazione simultanea dipende dalla sola volontà delle parti e la separazione delle cause è sempre possibile, con l'unico rischio di una contraddizione tra giudicati (Cass. n. 14386/2012).

Portata della deroga delle disposizioni in tema di competenza

Competenza per valore

La norma in commento individua, quale limite alla ammissibilità del cumulo oggettivo, il rispetto della competenza per valore determinata ai sensi dell'art. 10, comma 2 (Fabbrini, 1989, 2; Proto Pisani, in Comm. Allorio, 1973, 1142).

Tuttavia, il principio del cumulo del valore delle domande di cui all'art. 10, comma 2 trova applicazione solo nel caso di pluralità di domande tra le stesse parti: pertanto, nell'ipotesi di più azioni proposte da distinti soggetti nei confronti di un unico convenuto, la competenza per valore del giudice è determinata in base al valore di ogni singola domanda (Cass. n. 14676/2011).

In ipotesi di litisconsorzio facoltativo (art. 103 c.p.c.), caratterizzato da domande di più soggetti contro uno stesso convenuto in base a titoli autonomi anche se della stessa natura, non è applicabile il secondo comma dell'art. 10 c.p.c. (che è richiamato soltanto dall'art. 104 dello stesso codice, relativo al cumulo oggettivo), sicché il valore delle singole controversie deve essere autonomamente determinato (Cass. n. 18166/2023).

È stato evidenziato, per altro verso, che nel caso in cui vengano proposte, cumulativamente, dinanzi al giudice di pace una domanda di condanna al pagamento di una somma di denaro, inferiore al limite massimo di competenza per valore del giudice adito, ed una domanda di condanna ad un facere, per la quale non sia indicato alcun valore, quest'ultima deve ritenersi di valore corrispondente al suddetto limite massimo, sicché il cumulo delle due domande comporta il superamento della competenza per valore del giudice di pace (Cass. n. 11287/2015).

Competenza per territorio

Per quanto riguarda la competenza per territorio, secondo la dottrina dominante la facoltà di deroga può operare, soltanto nei limiti previsti dall'art. 28 (Proto Pisani, in Comm. Allorio,1973, 1142).

Sulla questione vi è, invece, un contrasto nella giurisprudenza di legittimità.

Invero, secondo un primo orientamento, l'art. 104, laddove prevede che nel caso di pluralità di domande nei confronti della stessa parte possa aversi deroga alla competenza per valore, implica la possibilità di una deroga anche alla competenza per territorio derogabile, nel senso che la sussistenza del foro territoriale rispetto ad una delle domande consente la trattazione anche delle altre, atteso che, in ragione del trattamento riservato al criterio di competenza per valore, certamente soggetto ad un regime di rilevazione più rigoroso, attesa la sua rilevabilità d'ufficio, di quello della competenza territoriale derogabile, deve ritenersi che il legislatore abbia voluto implicitamente consentire anche la deroga alla competenza per territorio derogabile (Cass. n. 19958/2005). Resta fermo che la deroga non opera, invece, nelle controversie nelle quali la competenza per territorio è esclusiva ed inderogabile (cfr., con riguardo alle cause ereditarie, Cass. n. 5811/2015, in Giustiziacivile. com, con nota di Cavaceppi).

Appare prevalente in sede di legittimità l'opposta tesi per la quale la disposizione in esame, nel prevedere che domande formulate nei confronti della stessa parte, anche non altrimenti connesse, ed appartenenti alla competenza di giudici diversi possano essere proposte davanti al medesimo giudice a causa del vincolo di connessione soggettiva, consente di derogare, per l'espresso richiamo al comma 2 dell'art. 10, alla sola competenza per valore, con la conseguenza che, se una delle domande appartiene alla competenza territoriale di un giudice diverso, la deroga per soli motivi di connessione soggettiva non è consentita (Cass. n. 25269/2010).

Competenza per materia

Sulla questione, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno statuito che, poiché la norma dell'art. 10, comma 2 e quella dell'art. 104 debbono essere intese anche nel senso che è consentito per ragioni di mera connessione soggettiva lo spostamento di una domanda di competenza per valore del giudice inferiore davanti a quello superiore, allorquando detta domanda sia proposta in cumulo con una domanda di competenza per valore del giudice superiore, deve ritenersi per implicazione che analogo spostamento si possa verificare in caso di proposizione cumulativa della domanda di competenza per valore del giudice inferiore e di una domanda di competenza per materia del giudice superiore (Cass. S.U., n. 16355/2010).

È stato precisato che, qualora siano proposte più domande nei confronti della medesima parte, alcune rientranti nella competenza del tribunale, altre in quella del giudice di pace, non opera la “vis attractiva” della competenza del tribunale, anche ai sensi della disposizione in esame, quando le cause di competenza del giudice di pace appartengano allo stesso per ragione di materia, sebbene con limite di valore. (Cass. n. 22782/2015, con riguardo ad una fattispecie nella quale, a seguito di lettera di preavviso di fermo amministrativo riguardo ad una cartella esattoriale emessa per verbali di contestazione al codice della strada, erano state proposte domande di opposizione agli atti esecutivi, nella competenza del tribunale, e domande di opposizione all'esecuzione, nella competenza per materia del giudice di pace, sebbene con limite di valore, nella specie non superato).

Nel senso che nel giudizio in cui sia proposta, in via principale, querela di falso, è ammissibile, ai sensi dell'art. 104 c.p.c., la proposizione da parte dell'attore di ulteriori domande nei confronti dello stesso convenuto v. Cass. n. 8688/2024, che si contrappone alla tesi espressa da Cass. n. 13190/2006.

Foro convenzionale esclusivo

La connessione meramente soggettiva, ex art. 104, tra due o più domande, non può comportare deroga al foro convenzionale esclusivo che fosse stato pattuito in relazione ad una di queste (Cass. n. 11212/1996).

In forza di tale presupposto, tuttavia, nella recente elaborazione giurisprudenziale, si è affermato che la clausola con cui si demandino ad un foro convenzionale "tutte le controversie inerenti il contratto" e non solo quelle "fondate sul contratto" o "scaturenti da" esso, va interpretata nel senso che le parti abbiano inteso derogare alla competenza ordinaria sia per le cause in cui il contratto sia fonte della pretesa, sia per quelle in cui il contratto sia solo uno dei fatti costitutivi di essa, sicché, in caso di cumulo di azioni, contrattuale ed aquiliana, fondate sugli stessi fatti materiali, il foro convenzionale è competente per entrambe, salva l'ipotesi in cui la domanda giudiziale risulti totalmente disancorata dal rapporto contrattuale (Cass. n. 12810/2024).

Foro del consumatore

Il cumulo soggettivo di domande è espressione di una mera connessione per coordinazione, in cui la trattazione simultanea dipende dalla sola volontà delle parti, e non consente la deroga alla competenza per territorio in favore di fori speciali, salvo che le cause non siano connesse o collegate da una relazione di evidente subordinazione, sicché, qualora una domanda abbia ad oggetto un rapporto di consumo, opera, nei confronti di tutte le restanti parti, la deroga alla competenza per territorio in favore del foro del consumatore, in quanto foro più speciale e più inderogabile di ogni altro (Cass. n. 5705/2014).

Separazione di cause

Poiché la connessione soggettiva rende meramente possibile, e non necessaria, la trattazione congiunta delle cause cumulate, è prevista la possibilità di separazione delle stesse, qualora la riunione ritarderebbe o renderebbe più gravoso il processo (Andrioli I, 292).

Anche nell'ipotesi di cumulo per mera connessione soggettiva è ammesso un provvedimento di separazione delle cause, riservato ai poteri discrezionali del giudice di merito (Cass. n. 25229/2006).

Bibliografia

Andrioli, Lezioni di diritto processuale civile, Napoli, 1973; Attardi, Interesse ad agire, in Dig. civ., X, Torino, 1993; Balena, La rimessione della causa al primo giudice, Napoli, 1984; Cagnasso, Commento all'art. 2506, in Cottino, Bonfante, Cagnasso e Montalenti (a cura di), Il nuovo diritto societario, Bologna, 2004; Calamandrei, La chiamata in garanzia, Milano, 1913; Cecchella, L'opposizione di terzo alla sentenza, Torino, 1995; Chizzini, L'intervento adesivo, I-II, Padova, 1991-1992; Comoglio, La garanzia costituzionale dell'azione e il processo civile, Padova, 1970; Consolo, Spiegazioni di diritto processuale civile, I, Torino, 2010; Costa, Chiamata in garanzia, in Nss.D.I., III, Torino, 1967; Costa, Intervento (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXII, Milano, 1972, 461; Costantino, Contributo allo studio del litisconsorzio necessario, Napoli, 1979; Dalfino, La successione tra enti nel processo, Torino, 2002; De Marini, La successione nel diritto controverso, Roma, 1953; Fabbrini, Contributo alla dottrina dell'intervento adesivo, Milano, 1964; Fabbrini, Litisconsorzio, in Enc. giur., VIII, Roma, 1989; Fabbrini, L'estromissione di una parte dal giudizio, Scritti giuridici, I, Milano, 1989; Fazzalari, Successione nel diritto controverso, in Enc. dir., XLIII, Milano, 1990; Fornaciari, L'intervento coatto per ordine del Giudice (art. 107 C.p.C.), in Giust. civ. 1985, II, 339 ss; La China,  La chiamata in garanzia, Milano, 1962; Lezzerini, Lite fra pretendenti ed estromissione dell'obbligato, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1963, 1393; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, III, Milano, 1976; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, Principi, Milano, 2002, spec. 103 ss; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, I, Milano, 2007; Lorenzetto Peserico, La successione nel processo esecutivo, Padova, 1983; Luiso, Opposizione di terzo, in Enc. giur., Roma, 1990, XXI; Luiso, Artt. 110-111, in Vaccarella e Verde, Codice di procedura civile commentato, I, Torino, 1997; Marengo, Successione nel processo, in Enc. dir., Xliii, Milano, 1990; Mengoni, Note sulla trascrizione delle impugnative negoziali, in Riv. dir. proc. 1969, 360-402; Monteleone, Intervento in causa, in Nss. D.I., App., IV, Torino, 1983, 345 ss.; Monteleone, Garanzia (chiamata in garanzia), in Enc. giur., XIV, Roma, 1989; Montesano e Arieta, Trattato di diritto processuale civile, I, 1, Padova, 2001; Olivieri, Opposizione di terzo, in Dig. civ., Torino, 1995, XIII; Picardi, La successione processuale, Milano, 1964; Picardi, Il principio del contraddittorio, in Riv. dir. proc. 1998, 678; Redenti, Diritto processuale civile, II, Milano, 1957; Redenti, Diritto processuale civile, I, Milano, 1980; Romagnoli, Successione nel processo, in Nss. D.I., XVIII, Torino, 1971; Ricci, La riforma del processo civile, Torino, 2009; Sassani, Interesse ad agire (dir. proc. CIV.), in Enc. giur., XVII, Roma, 1989; Segni, Intervento in causa, in Nss. D.I., VIII, Torino, 1962, 942; Spitaleri, Commento all'art. 2506, in Sandulli M. e Santoro V. (a cura di), La riforma delle società. La società a responsabilità limitata. Liquidazione. Gruppi. Trasformazione. Fusione. Scissione. Commentario del d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 6, Torino, 2003; Tommaseo, L'estromissione di una parte dal giudizio, Milano, 1975; Trocker, L'intervento per ordine del giudice, Milano, 1984; Vaccarella, Lezioni sul processo civile di cognizione, Bologna, 2006; Verde, Profili del processo civile, Parte generale, Napoli, 1988.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario