Codice di Procedura Civile art. 138 - Notificazione in mani proprie.

Mauro Di Marzio

Notificazione in mani proprie.

[I]. L'ufficiale giudiziario esegue la notificazione di regola mediante consegna della copia nelle mani proprie del destinatario, presso la casa di abitazione oppure, se ciò non è possibile, ovunque lo trovi nell'ambito della circoscrizione dell'ufficio giudiziario al quale è addetto1.

[II]. Se il destinatario rifiuta di ricevere la copia, l'ufficiale giudiziario ne dà atto nella relazione [148 2], e la notificazione si considera fatta in mani proprie.

 

[1] Comma così modificato dall'art. 174, comma 2,  d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, con effetto dal 1° gennaio 2004. Ma v. il d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101, il cui art. 27, comma 1, lett. c), n. 3)ha abrogato il suddetto art. 174 d.lgs. n. 196, cit.

Inquadramento

La notificazione in mani proprie si distingue dalle altre regolate dal codice di rito per la sua attitudine ad assicurare al massimo grado che il notificando sia stato messo in condizione di procurarsi una effettiva conoscenza dell'atto.

Eguale risultato si realizza soltanto mediante la notificazione a mezzo del servizio postale ovvero quella ai sensi dell'art. 140 — ferma la distinzione concettuale e la non equiparabilità tra le figure (v., in tal senso, con riguardo a la notificazione a mezzo posta, Cass. n. 3288/1999, concernente la notificazione a mezzo del servizio postale presso il domicilio di un avvocato che stava in giudizio di persona) — nel caso che dall'avviso di ricevimento del piego raccomandato, prevista da entrambe le fattispecie, risulti la consegna del medesimo al notificando. Altre forme di notificazione normativamente regolate, invece, prevedono la consegna dell'atto ad un terzo (familiare, addetto alla casa, all'ufficio o all'azienda, vicino, portiere, domiciliatario) e si perfezionano con il compimento delle formalità previste, sicché la relata di notificazione consente soltanto di presumere che il consegnatario, il quale non è abilitato a prendere cognizione dell'atto (Cass. n. 12398/2002) abbia poi portato il medesimo a conoscenza del destinatario. Quanto alla notificazione ai sensi dell'art. 143, essa si situa dal versante opposto rispetto a quella in mani proprie, dal momento che alla conoscenza legale che essa assicura non corrisponderà se non eccezionalmente la conoscenza effettiva.

Proprio tale caratteristica della notificazione a mani proprie sta alla base della regola tuttora stabilita dall'art. 138, secondo cui l'ufficiale giudiziario può eseguire la notificazione nella menzionata forma ovunque si trovi il notificando, sempre che, naturalmente, si tratti di un luogo compreso nella circoscrizione dell'ufficio giudiziario al quale egli è addetto. Ciò per l'ovvia ragione che, al di fuori di tale circoscrizione, l'ufficiale giudiziario è privo di potestà notificatoria, salvo che a mezzo del servizio postale, ai sensi degli artt. 106 e 107 d.P.R. n. 1229/1959.

La regola in esame ha subito a far data dal 1° gennaio 2004 un temperamento per effetto dell'art. 174, comma 2, d.lgs. n. 196/2003 (ma v. art. 27 d.lgs. n. 101/2018 che ha abrogato il suddetto art. 174), consistente in ciò, che l'ufficiale giudiziario, prima di effettuare la notifica dovunque il notificando si trovi, deve ricercarlo presso la sua casa di abitazione, potendo procedere poi nel senso indicato solo «se ciò non è possibile». Val quanto dire che, una volta tentata inutilmente la notifica presso la casa di abitazione, essa può essere effettuata laddove il notificando si trovi, anche se il luogo non coincida né con la residenza, né con la dimora o il domicilio del medesimo. Occorre aggiungere, tuttavia, che la violazione della regola del previo accesso all'abitazione del destinatario non è assistita da alcuna sanzione processuale, sicché la notificazione effettuata altrove a mani proprie, senza previa verifica della sua possibilità presso l'abitazione, è da ritenere valida.

La notifica di un atto a mani proprie del destinatario, ex art. 138, è sempre valida, a prescindere dalla circostanza che la consegna del piego, nel comune in cui ha la propria residenza il destinatario del piego stesso, non sia avvenuta presso la casa di abitazione (Cass. n. 1887/2006). Ed anzi, la notifica a mani proprie rende irrilevante l'indagine sulla residenza, domicilio o dimora del notificando (Cass. n. 2323/2000). La regola stabilita dall'art. 138, comma 1, secondo cui l'ufficiale giudiziario può sempre eseguire la notificazione mediante consegna nelle mani proprie del destinatario, ovunque lo trovi, è applicabile anche nei confronti del difensore di una delle parti in causa (Cass. n. 15326/2015;  Cass. S.U., n. 7454/2020).

Al fine di verificare se il soggetto al quale l'atto è stato materialmente consegnato è effettivamente il «destinatario», cui si riferisce l'art. 138, occorre aver riguardo alla dichiarazione raccolta dall'ufficiale notificatore, al quale tale soggetto è tenuto a dire la verità: ed infatti le dichiarazioni rese all'atto della consegna all'ufficiale notificatore sono penalmente sanzionate, se mendaci, ai sensi dell'art. 495 c.p. (Cass. n. 2323/2000; Cass. n. 10868/2005). Qualora, poi, vi sia incertezza in ordine alle generalità del soggetto che ha ricevuto la consegna dell'atto, a causa di omissioni o errori nella relata, ricorre la nullità della notificazione soltanto in ipotesi di incertezza assoluta, sicché la nullità è esclusa qualora l'identità del soggetto possa comunque essere ricostruita sulla base dell'analisi complessiva del tenore dell'atto notificato e della relata di notificazione (Cass. n. 7514/2007; Cass.  n. 9928/2005; Cass.  n. 1079/2004; Cass.  n. 4275/2003).

Il rilievo del luogo

Proprio tale caratteristica della notificazione a mani proprie sta alla base della regola tuttora stabilita dall'art. 138, secondo cui l'ufficiale giudiziario può eseguire la notificazione nella menzionata forma ovunque si trovi il notificando, sempre che, naturalmente, si tratti di un luogo compreso nella circoscrizione dell'ufficio giudiziario al quale egli è addetto. Ciò per l'ovvia ragione che, al di fuori di tale circoscrizione, l'ufficiale giudiziario è privo di potestà notificatoria, salvo che a mezzo del servizio postale, ai sensi degli artt. 106 e 107 d.P.R. n. 1229/1959.

La regola in esame ha subito a far data dal 1° gennaio 2004 un temperamento per effetto dell'art. 174, comma 2, d.lgs. n. 196/2003 (ma v. art. 27 d.lgs. n. 101/2018 che ha abrogato il suddetto art. 174), consistente in ciò, che l'ufficiale giudiziario, prima di effettuare la notifica dovunque il notificando si trovi, deve ricercarlo presso la sua casa di abitazione, potendo procedere poi nel senso indicato solo «se ciò non è possibile». Val quanto dire che, una volta tentata inutilmente la notifica presso la casa di abitazione, essa può essere effettuata laddove il notificando si trovi, anche se il luogo non coincida né con la residenza, né con la dimora o il domicilio del medesimo. Occorre aggiungere, tuttavia, che la violazione della regola del previo accesso all'abitazione del destinatario non è assistita da alcuna sanzione processuale, sicché la notificazione effettuata altrove a mani proprie, senza previa verifica della sua possibilità presso l'abitazione, è da ritenere valida. In tal senso può intendersi l'affermazione secondo cui la notifica di un atto a mani proprie del destinatario, ex art. 138, è sempre valida, a prescindere dalla circostanza che la consegna del piego non sia avvenuta nei luoghi ove essa deve essere effettuata, prevalendo il fatto che l'atto sia stato comunque ricevuto dal destinatario (Cass. n. 9527/2018).

La notifica di un atto a mani proprie del destinatario, ex art. 138, è sempre valida, a prescindere dalla circostanza che la consegna del piego, nel comune in cui ha la propria residenza il destinatario del piego stesso, non sia avvenuta presso la casa di abitazione (Cass. n. 1887/2006) Ed anzi, la notifica a mani proprie rende irrilevante l'indagine sulla residenza, domicilio o dimora del notificando (Cass. n. 2323/2000).  La regola stabilita dall'art. 138, comma 1, secondo cui l'ufficiale giudiziario può sempre eseguire la notificazione mediante consegna nelle mani proprie del destinatario, ovunque lo trovi, è applicabile anche nei confronti del difensore di una delle parti in causa (Cass. n. 15326/2015).

Al fine di verificare se il soggetto al quale l'atto è stato materialmente consegnato è effettivamente il «destinatario», cui si riferisce l'art. 138, occorre aver riguardo alla dichiarazione raccolta dall'ufficiale notificatore, al quale tale soggetto è tenuto a dire la verità: ed infatti le dichiarazioni rese all'atto della consegna all'ufficiale notificatore sono penalmente sanzionate, se mendaci, ai sensi dell'art. 495 c.p. (Cass. n. 2323/2000; Cass. n. 10868/2005). Qualora, poi, vi sia incertezza in ordine alle generalità del soggetto che ha ricevuto la consegna dell'atto, a causa di omissioni o errori nella relata, ricorre la nullità della notificazione soltanto in ipotesi di incertezza assoluta, sicché la nullità è esclusa qualora l'identità del soggetto possa comunque essere ricostruita sulla base dell'analisi complessiva del tenore dell'atto notificato e della relata di notificazione (Cass. n. 7514/2007; Cass. n. 9928/2005; Cass. n. 1079/2004; Cass. n. 4275/2003).

In tema di fallimento, l'art. 15, comma 3, l. fall. (per la nuova disciplina v. art. 40 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza), stabilisce che il ricorso per la dichiarazione di fallimento ed il relativo decreto di convocazione devono essere notificati, a cura della cancelleria, all'indirizzo di posta elettronica certificata del debitore. Solo quando, per qualsiasi ragione, la notificazione via PEC non risulti possibile o non abbia esito positivo, la notifica andrà eseguita dall'Ufficiale Giudiziario che, a tal fine, dovrà accedere di persona presso la sede legale del debitore risultante dal registro delle imprese, oppure, qualora neppure questa modalità sia attuabile a causa dell'irreperibilità del destinatario, depositerà l'atto nella casa comunale della sede iscritta nel registro. Tale norma detta in materia una disciplina speciale, del tutto distinta da quella che, nel codice di rito, regola le notificazioni degli atti del processo: va escluso, pertanto, che residuino ipotesi in cui il ricorso di fallimento e il decreto di convocazione debbano essere notificati, ai sensi degli artt. 138 e ss. o 145 (a seconda che l'impresa esercitata dal debitore sia individuale o collettiva), nei diretti confronti del titolare della ditta o del legale rappresentante della società (Cass. n. 5080/2018).

Il rifiuto del destinatario

Il comma 2 dell'art. 138 reca l'equiparazione alla notifica in mani proprie del rifiuto da parte del notificando di riceversi la consegna dell'atto.

Si tratta del fenomeno della notificazione virtuale, o finzione di notificazione, la quale si realizza perché la consegna dell'atto da notificare è impedita da un comportamento volontario del notificando: il quale viene in tal modo meno all'obbligo, sottinteso dalla disciplina delle notificazioni, di leale collaborazione, da parte del notificando, ai fini del perfezionamento del procedimento di notificazione. Va da sé che un rifiuto involontario — nella misura in cui esso risulti in concreto verificabile — non può dar luogo a rifiuto di notificazione ai sensi dell'art, 138, comma 2. Ai fini della c.d. notificazione virtuale, il rifiuto di ricevere la copia opposto dal destinatario, deve dunque presentare il carattere di un intenzionale espediente e non deve, invece, risultare imposto da fattori estrinseci e giustificati (Cass. S.U., n. 935/1968).

Ciò non vuol dire, naturalmente, che il notificando possa impedire l'effetto della notificazione virtuale allegando la non volontarietà del rifiuto in ragione dell'ignoranza del contenuto dell'atto da notificare (Cass. n. 4958/1988). Né, ai fini della giustificazione del rifiuto di notificazione, assume rilievo l'errore in cui il notificando sia incorso in ordine alla natura dell'atto.

Il congegno del rifiuto di notificazione, oltre che nei confronti della persona del notificando, opera nei confronti del domiciliatario, che al notificando integralmente si sostituisce (Cass. n. 6280/1995; Cass. n. 16495/2003). Tale principio trova applicazione anche quando il domiciliatario rifiuti di ricevere l'atto allegando la rinuncia o la revoca dell'incarico conferitogli dal notificando, qualora tali eventi non siano stati comunicati, ovvero siano stati comunicati senza porre il notificante in grado di eseguire la notificazione altrove (Cass. n. 17927/2003; Cass. n. 3777/1979). Viceversa, non dà luogo a notificazione virtuale il rifiuto di soggetti diversi dal destinatario, ed in particolare dei consegnatari individuati dall'art. 139, rifiuto che determina invece la necessità di espletamento delle formalità di cui all'art. 140 (Cass. n. 12489/2014; Cass. S.U., n. 9325/2002; Cass. n. 3588/1980). A norma dell'art. 138, comma 2, cioè, il rifiuto di ricevere la copia dell'atto è legalmente equiparabile alla notificazione effettuata in mani proprie soltanto ove sia certa l'identificazione dell'autore del rifiuto con il destinatario dell'atto, non essendo consentita una analoga equiparazione nel caso in cui il rifiuto sia stato opposto da un soggetto del tutto estraneo, oppure se l'accipiens sia un congiunto del destinatario o un addetto alla casa (o, a maggior ragione, un vicino o il portiere), ancorché si tratti di soggetti che altre disposizioni abilitano, in ordine prioritario gradato, alla ricezione dell'atto (Cass. n. 12545/2013).

Peraltro, l'annotazione dell'agente postale sull'avviso di ricevimento, dalla quale risulti il rifiuto senza ulteriore specificazione circa il soggetto (destinatario, oppure persona diversa abilitata a ricevere il plico) che ha in concreto opposto il rifiuto, può legittimamente presumersi riferita al rifiuto di ricevere il plico o di firmare il registro di consegna opposto dal destinatario, con conseguente completezza dell'avviso, e dunque legittimità e validità della notificazione (Cass. n. 16237/2018).

In tema di notifica ex art. 138, comma 2, in cui il destinatario rifiuta di ricevere copia dell'atto e la consegna è una mera ficio iuris, la cosiddetta relata può essere formata subito dopo, in un luogo diverso da quello in cui si è concluso il procedimento notificatorio e anche in assenza della parte, senza che ciò comporti alcuna violazione dell'art. 2699 c.c. e senza che ne consegua alcuna invalidità, attesa l'autonomia tra la notificazione e la relativa certificazione (Cass. n. 26175/2014).

Bibliografia

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