Codice di Procedura Civile art. 139 - Notificazione nella residenza, nella dimora o nel domicilio.

Mauro Di Marzio

Notificazione nella residenza, nella dimora o nel domicilio.

[I]. Se non avviene nel modo previsto nell'articolo precedente, la notificazione deve essere fatta nel comune di residenza del destinatario [43 2 c.c.], ricercandolo nella casa di abitazione o dove ha l'ufficio o esercita l'industria o il commercio.

[II]. Se il destinatario non viene trovato in uno di tali luoghi, l'ufficiale giudiziario consegna copia dell'atto a una persona di famiglia o addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda, purché non minore di quattordici anni o non palesemente incapace.

[III]. In mancanza delle persone indicate nel comma precedente, la copia è consegnata al portiere dello stabile dove è l'abitazione, l'ufficio o l'azienda, e, quando anche il portiere manca, a un vicino di casa che accetti di riceverla.

[IV]. Se la copia è consegnata al portiere o al vicino, l'ufficiale giudiziario ne dà atto nella relazione di notificazione, specificando le modalità con le quali ne ha accertato l'identità, e dà notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell'atto, a mezzo di lettera raccomandata1.

[V]. Se il destinatario vive abitualmente a bordo di una nave mercantile, l'atto può essere consegnato al capitano o a chi ne fa le veci.

[VI]. Quando non è noto il comune di residenza, la notificazione si fa nel comune di dimora, e, se anche questa è ignota, nel comune di domicilio [43 1 c.c.], osservate in quanto è possibile le disposizioni precedenti.

 

[1] Comma così modificato dall'art. 174, comma 3, d.lgs. 30 giugno 2003, n. 196, con effetto dal 1° gennaio 2004. Ma v. il d.lgs. 10 agosto 2018, n. 101, il cui art. 27, comma 1, lett. c), n. 3), ha abrogato il suddetto art. 174 d.lgs. n. 196, cit. e successivamente sostituito dall'art. 3, comma  11, lett. c), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n. 197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".Si riporta il testo anteriore alla suddetta sostituzione«Il portiere o il vicino deve sottoscrivere una ricevuta, e l'ufficiale giudiziario dà notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell'atto, a mezzo di lettera raccomandata».

Inquadramento

La funzione del procedimento di notificazione, diretto a portare l'atto processuale a conoscenza legale del destinatario, non potrebbe compiutamente realizzarsi se il legislatore richiedesse sempre ed in ogni caso l'effettuazione della notificazione a mani proprie del notificando, secondo quanto previsto dall'art. 138, quantunque questi venga ricercato laddove è del tutto naturale che venga trovato, ma risulti assente da quel luogo soltanto temporaneamente per ragioni meramente contingenti. In tal caso, infatti, il conseguimento dello scopo tipico del procedimento di notificazione diverrebbe eccessivamente difficoltoso, dal momento che il notificando, nonostante ogni adeguato sforzo del notificante, potrebbe non essere attinto dalla notificazione più e più volte, sicché il peso della sua infruttuosa ricerca finirebbe per ricadere sull'altra parte, risultando infine sproporzionato. Ecco, dunque, che la previsione dell'art. 138, circa la possibilità di notifica nelle mani proprie del destinatario, si integra con la disciplina, contenuta nell'art. 139, concernente la notificazione nella residenza, nella dimora o nel domicilio.

La norma prevede che la notificazione possa essere effettuata a mani di persona diversa dal destinatario purché sussistano due precise condizioni: a) che la notificazione venga effettuata in un luogo normalmente frequentato dal notificando, perché egli vi abita o vi lavora; b) che la notificazione venga effettuata a mani di persona legata al notificando da particolari vincoli, di famiglia, di lavoro/collaborazione, o anche soltanto di fatto, i quali consentano di presumere, secondo l'id quod plerumque accidit, che il consegnatario dell'atto porterà il medesimo a conoscenza del notificando (Cass. n. 5267/1984).

Per questa ragione l'art. 139 stabilisce anzitutto che, se non avviene in mani proprie, la notificazione deve essere fatta, gradatamente, nel comune di residenza, ovvero, se questo non è noto, nel comune di dimora, ovvero, se anche questo non è noto, nel comune di domicilio, ricercandolo in ciascun comune, alternativamente (e cioè indifferentemente, a scelta del notificante), nella casa di abitazione o dove ha l'ufficio o esercita l'industria o il commercio. E quindi soggiunge che, se il destinatario non viene trovato in uno di tali luoghi, l'ufficiale giudiziario consegna copia dell'atto a una persona di famiglia o addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda, ovvero, gradatamente, al portiere o ad un vicino di casa che accetti di riceverla.

Poiché, inoltre, il vincolo tra il notificando e il familiare ovvero l'addetto è di regola più stretto ed affidabile del rapporto intercorrente tra il medesimo notificando ed il portiere o il vicino, è previsto che, quando la consegna dell'atto avvenga a mani di questi ultimi, l'ufficiale giudiziario, a mò di ulteriore cautela, debba dare notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell'atto, a mezzo di lettera raccomandata.

Nella disciplina in esame, dunque, si combinano ordini preferenziali gerarchici ed ordini alternativi.

La notificazione deve seguire l'ordine gerarchico per quanto attiene ai potenzialmente diversi Comuni in cui può essere eseguita ed alle persone del portiere e del vicino:

i) la notificazione deve essere in primo luogo eseguita nel Comune di residenza e, solo se esso è ignoto — oggettivamente ignoto, non già soggettivamente sconosciuto da parte del notificante — può essere eseguita presso il Comune di dimora, potendo infine essere eseguita presso il Comune di domicilio soltanto se sia ignoto anche quest'ultimo; si tratta — vale ribadire — di un ordine gerarchico tassativamente previsto, la violazione del quale dà luogo a nullità della notificazione (Cass. n. 21778/2008; Cass. n. 24544/2008; Cass. n. 1753/2005; Cass. n. 11734/2002; Cass. n. 5945/1997; Cass. n. 13849/1991);

ii) la notificazione deve essere in primo luogo eseguita a mani del familiare o dell'addetto e, solo in mancanza di essi, può essere eseguita a mani del portiere, potendo infine essere eseguita a mani del vicino solo in mancanza del portiere.

La notificazione deve seguire un ordine meramente alternativo per quanto attiene ai possibili luoghi collocati in ambito comunale ed al primo gruppo di persone considerate dalla norma:

i) nell'ambito di ciascun comune la notificazione può essere indifferentemente eseguita tanto nella casa di abitazione del notificando, quanto laddove egli ha l'ufficio o esercita l'industria o il commercio (Cass. n. 25489/2017; Cass. n. 2266/2010; Cass. n. 15755/2004; Cass. n. 5957/2000; Cass. n. 4691/1998; Cass. n. 13849/1991; Cass. n. 5103/1981; Cass. n. 644/1975), sicché l'ufficiale giudiziario può notificare l'atto presso l'ufficio senza aver preventivamente tentato la notificazione presso l'abitazione e viceversa;

ii) la notificazione, poi, può essere indifferentemente eseguita a mani di persona di famiglia o addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda, sicché l'ufficiale giudiziario può notificare l'atto all'addetto senza verificare preventivamente la presenza di un familiare e viceversa.

Accanto alle persone menzionate, inoltre, la notificazione può essere eseguita (salvo non debba essere eseguita, nell'ipotesi contemplata dall'art. 141 in cui detta notificazione è obbligatoria) a mani del domiciliatario, ossia di soggetto che lo stesso notificando ha per propria volontà incaricato di ricevere le notificazioni (Cass. n. 5109/1999; Cass. n. 245/1989; Cass. n. 2772/1984; Cass. n. 5097/1980).

La residenza e le risultanze anagrafiche

La nozione di residenza è fissata dall'art. 43, comma 2, c.c., che la identifica con il luogo in cui la persona ha la dimora abituale». La nozione di dimora abituale, ai fini dell'individuazione della residenza, costituisce espressione lessicale che rimanda ad una realtà extranormativa. Essa si individua attraverso un duplice dato oggettivo e soggettivo: il dato oggettivo della permanenza in un determinato luogo ed il dato soggettivo dell'intenzione di abitarvi stabilmente, rivelata dalle consuetudini di vita e dallo svolgimento delle normali relazioni familiari e sociali (Cass. n. 16525/2005). A fronte di ciò le risultanze anagrafiche offrono una mera presunzione.

Di qui sorge il quesito di amplissimo rilievo pratico concernente la difformità tra la residenza emergente dalle risultanze anagrafiche e la residenza effettiva, corrispondente, nei fatti, al luogo di abituale dimora.

È in assoluta prevalenza ritenuto che, ai fini della validità della notificazione, la residenza effettiva prevale sulla residenza anagrafica, la quale possiede un valore probatorio meramente presuntivo, superabile mediante prova contraria desumibile da qualsiasi fonte di convincimento (Cass. n. 24422/2006; Cass. n. 12021/2003; Cass. n. 5513/1998; Cass. n. 4518/1998; Cass. n. 2230/1998; Cass. n. 2143/1983; Cass. n. 951/1979; Cass. n. 5953/1978; Cass. n. 1309/1977).

Val quanto dire che, secondo l'opinione che appare prevalente, il notificante deve effettuare la notificazione presso il luogo di residenza effettiva del notificando, quale che sia la sua residenza anagrafica (Cass. n. 23521/2019; Cass. n. 11550/2013; Cass. n. 26985/2009). Ciò con la precisazione, però, che grava sul destinatario l'onere della prova della sua residenza in luogo diverso da quello in cui è avvenuta la consegna (Cass. n. 11562/2003; Cass. n. 9052/2002; Cass. n. 5713/2002; Cass. n. 3817/1996; Cass. n. 2143/1995; Cass. n. 8655/1987) e che, per converso, al fine dell'adempimento dell'onere probatorio gravante sul destinatario il quale intenda infirmare la validità della notificazione, non costituisce prova idonea la mera produzione di risultanze anagrafiche che indichino una residenza difforme rispetto al luogo in cui è stata effettuata la notifica (Cass. n. 19132/2004).

La notificazione presso la precedente residenza anagrafica dell’ingiunto non è inesistente, bensì nulla, possedendo tale luogo un collegamento con il destinatario della stessa, sicché quest’ultimo, ricorrendone i presupposti, potrà proporre opposizione tardiva al decreto ingiuntivo ex art. 650 (Cass. n. 4529/2019).

Bisogna ancora ricordare che, secondo l’art. 44 c.c.: «Il trasferimento della residenza non può essere opposto ai terzi di buona fede, se non è stato denunciato nei modi prescritti dalla legge». La norma va letta in combinato disposto con l’art. 31 disp. att. c.c.: «Il trasferimento della residenza si prova con la doppia dichiarazione fatta al comune che si abbandona e a quello dove s'intende fissare la dimora abituale. Nella dichiarazione fatta al comune che si abbandona deve risultare il luogo in cui è fissata la nuova residenza». In proposito è stato chiarito che la notificazione dell'atto di citazione eseguita nell'ufficio ubicato nel comune di residenza risultante dai registri anagrafici è nulla, per violazione dell'ordine tassativo dei luoghi cui all'art. 139 c.p.c., allorquando il trasferimento altrove del destinatario risulti ritualmente denunciato ex artt. 44 c.c. e 31 disp. att. c.c., cioè attraverso una doppia dichiarazione, opponibile ai terzi di buona fede, perché fatta sia al comune di provenienza, con indicazione del luogo in cui s'intende fissare la nuova dimora abituale, sia a quello di destinazione, e detto vizio non può essere sanato se non dalla costituzione in giudizio del convenuto (Cass. n. 8252/2024, la quale ha cassato la sentenza che, in applicazione del criterio del raggiungimento dello scopo, aveva escluso la nullità della notificazione eseguita nelle mani del collega di ufficio della parte convenuta, ma senza osservare l'ordine di cui all'art. 139 c.p.c., che imponeva di preferire quello di nuova residenza).

Resta fermo, infine, che l'accertamento della residenza, domicilio o dimora del convenuto effettuato dal giudice di merito è incensurabile in cassazione se non per vizi della relativa motivazione in funzione dello scrutinio di validità della notifica dell'atto di citazione, trattandosi di accertamento in fatto riservato al giudice di merito ( Cass. n. 19416/2004 ; Cass. n. 12021/2003 ).

Non mancano, tuttavia, pronunce le quali fanno leva sullo stato soggettivo del notificante, riconoscendo viziata la notificazione effettuata presso il Comune di residenza anagrafica, in difformità dalla residenza effettiva, soltanto quando il notificante fosse a conoscenza di quest'ultima, ovvero potesse conoscerla con uno sforzo di diligenza ordinaria (Cass. n. 9365/2005; Cass. n. 16941/2003; Cass. n. 8681/1998). Ed ancora, un più ristretto numero di decisioni tende ad escludere il rilievo dello spostamento della residenza effettiva rispetto a quella anagrafica quando questa non sia stata oggetto degli adempimenti pubblicitari previsti dalla legge (Cass. n. 662/2000).

L'esistenza di una pluralità di indirizzi, al riguardo, possiede un rilievo in effetti minore di quello che a tutta prima potrebbe apparire. Difatti, quale che sia la soluzione prescelta, la validità della notificazione richiede comunque che il notificando sia stato attinto dalla notificazione. Sicché, in definitiva, anche le soluzioni meno «garantiste» per il notificando — quali quelle identificano il luogo di residenza di cui all'art. 139 con la residenza anagrafica — presuppongono che l'atto da notificare abbia raggiunto la sfera di conoscenza del destinatario.

Le diverse figure di consegnatari

Sulla figura del consegnatario, in generale, sia esso parente, addetto, portiere o vicino, si deve anzitutto dire che la notificazione può essere eseguita nei suoi confronti soltanto in mancanza del notificando, ossia, come recita la norma, «se il destinatario non viene trovato».

La disposizione è interpretata nel senso che è sufficiente non aver rinvenuto il destinatario anche in uno soltanto dei luoghi indicati dal primo comma dell'art. 139, né occorre che la relata di notificazione documenti la previa ricerca del destinatario, la quale si reputa implicitamente assunta (Cass. n. 19079/2005).

L'ufficiale giudiziario, inoltre, non ha né un obbligo — e neppure il potere — di accedere all'interno di ciascun vano di cui l'immobile si compone, dovendosi limitare a prendere atto della dichiarazione ricevuta dalle persone rinvenute in loco che il destinatario è assente (Cass. n. 4206/1987), né è tenuto ad attestare nella relata di notifica il mancato rinvenimento del destinatario stesso e le ragioni della sua assenza, giacché, per un verso, tale formalità non è prevista dalla legge se non nel caso di notificazione al portiere, e, per altro verso, la consegna al familiare rende palese, sia pure per implicito, l'assenza del notificando (Cass. n. 19079/2005).

L’ufficiale giudiziario deve identificare nella relata di notificazione le generalità e qualità della persona cui l’atto è consegnato. A tal riguardo, il comma 4 della disposizione in commento è stato novellato dalla riforma del 2022 nel senso che, se la copia è consegnata al portiere o al vicino, l'ufficiale giudiziario, nel darne atto, deve specificare le modalità con le quali ne ha accertato l'identità, e deve dare notizia al destinatario dell'avvenuta notificazione dell’atto, a mezzo di lettera raccomandata. , ai sensi dell’art. 148: e cioè, a seguito della riforma, vicino o portiere non firmano la relata.  La mancata identificazione del consegnatario, in generale, esclude il perfezionamento della notifica per l'incertezza assoluta su detta persona, con conseguente impossibilità di ipotizzare l'esistenza, tra destinatario e consegnatario, di una relazione idonea a far presumere che il secondo porti a conoscenza del primo l'atto ricevuto (Cass. n. 22879/2006; Cass. n. 5178/1993). Si tratta di una causa di nullità della notificazione (Cass. n. 4962/1987), salvo che il consegnatario non sia comunque identificabile, come nel caso, ad esempio, di notificazione a mani del coniuge. Il rapporto notificando-consegnatario, inoltre, può essere accertato ex post, anche per mezzo del ragionamento presuntivo. La nullità, comunque, è come sempre suscettibile di sanatoria.

Il consegnatario non è sottoposto ad un obbligo di ricevere l'atto notificato. Sebbene art. 139 taccia sul punto, l'eventualità del rifiuto dell'atto da parte delle persone ivi indicate è infatti espressamente contemplata dal successivo art. 140 Il che rende evidente, come accennato, che il detto rifiuto, costituendo presupposto dell'applicazione di quest'ultima disposizione, esclude il verificarsi della finzione di notificazione prevista dall'art. 138 (Cass. n. 6105/2003).

Il congegno previsto dall'art. 139, il quale si fonda sull'assunto che talune persone in stretto rapporto con il notificando, reperite in luoghi determinati, provvederanno a portare l'atto notificato a conoscenza del notificando, viene meno, secondo l'espressa previsione della norma, quando tali persone siano minori di 14 anni o versino in stato di palese incapacità. Nel caso la notificazione sia eseguita a mani di persone di tali condizioni, essa è nulla e non inesistente (Cass. n. 4779/1978), e dunque la nullità può essere oggetto di sanatoria. È in proposito da rammentare che, poiché l'inabilitazione produce come effetto legale soltanto l'annullabilità degli atti eccedenti l'ordinaria amministrazione, posti in essere dall'inabilitato senza l'assistenza del curatore e l'osservanza delle modalità prescritte, essa non incide sulla validità del compimento di un mero fatto giuridico, privo di alcun profilo volitivo, quale la ricezione di un atto giudiziario, che resta preclusa, a norma dell'art. 139, comma 2, soltanto al minore di 14 anni od al soggetto palesemente incapace (Cass. n. 24082/2008).

Analogo impedimento all'operatività della presunzione posta a base della norma si verifica qualora il consegnatario ed il notificando si trovino in conflitto di interessi giuridicamente rilevante, come nel caso emblematico del ricorso per separazione coniugale notificato ad istanza della moglie ed a mani della medesima. Anche in tale frangente si ha nullità, sanabile, della notificazione (Cass. n. 12413/2004; Cass. n. 5452/1998; Cass. n. 851/1976).

In caso di notificazione mediante consegna dell'atto ad un soggetto non avente una delle qualifiche precisate dalla legge, la notificazione affetta da nullità, anche se tale persona sia stata trovata nell'abitazione del destinatario (Cass. n. 16444/2009) ma la nullità della notificazione deve ritenersi sanata, per il conseguimento dello scopo della medesima (Cass. n. 9875/1998; Cass. n. 5212/1986). È stata dunque ritenuta la nullità, ove eccepita, della notificazione eseguita a mani di soggetti non riconducibili alle figure normativamente previste, e, così, a «persona di fiducia» (Cass. n. 7788/1991) e a persona «addetta ai servizi» (Cass. n. 957/1978). È stata viceversa ritenuta valida ha ritenuto valida la notificazione a persona «addetta al ritiro», senza ulteriori indicazioni sulla capacità e la qualità della stessa (Cass. n. 23028/2006).

La notificazione presso il procuratore domiciliatario della parte è validamente eseguita con la consegna di copia dell'atto ad un collega di studio, ove lo stesso abbia ricevuto tale copia senza riserva alcuna. Spetta, pertanto, al procuratore destinatario della detta notificazione che ne contesti la ritualità dimostrare l'inesistenza di ogni relazione di collaborazione professionale con il summenzionato collega e la casualità della sua presenza nel proprio studio (Cass. n. 8537/2018).

Parimenti nulla, poi, è la notificazione effettuata a mani di una delle persone contemplate dalla norma, ma in un luogo diverso da quello stabilito, come nel caso della notificazione al familiare presso l'abitazione di questi e non del notificando (Cass. n. 6817/1999; Cass. n. 7750/2011). La notificazione dell'atto mediante consegna al familiare del destinatario è cioè assistita da presunzione di ricezione, ai sensi dell'art. 139, comma 2, solo se avvenuta presso l'abitazione del destinatario, non anche se effettuata presso l'abitazione del familiare (Cass. n. 18989/2015).

Ed inoltre, laddove la notifica sia stata effettuata a mani di un familiare del destinatario, presso la residenza del familiare, non trova applicazione la presunzione di convivenza non meramente occasionale con conseguente nullità della notifica stessa Cass. n. 25391/2017).

Fra le persone di famiglia del destinatario dell'atto da notificare, che a termini del secondo comma dell'art. 139 sono abilitate a riceverlo, devono comprendersi non soltanto i componenti del nucleo familiare in senso stretto, ma anche gli altri parenti o affini (Cass. n. 4991/1991).

Ed è importante sottolineare che, in caso di notificazione ai sensi dell'art. 139, la qualità di persona di famiglia, di addetta alla casa, all'ufficio o all'azienda, di vicina di casa, di chi ha ricevuto l'atto si presume iuris tantum dalle dichiarazioni recepite dall'ufficiale giudiziario nella relata di notifica, incombendo sul destinatario dell'atto, che contesti la validità della notificazione, l'onere di fornire la prova contraria ed, in particolare, di provare l'inesistenza di un rapporto con il consegnatario comportante una delle qualità su indicate ovvero la occasionalità della presenza dello stesso consegnatario (Cass. n. 8418/2018; Cass. n. 2415/2020; da ult. Cass. n. 12985/2020, concretamente il caso di collega dell'avvocato destinatario, titolare di studio professionale adiacente).

Un contrasto giurisprudenziale si rinviene, in proposito, con riguardo alla questione se il familiare debba essere altresì convivente, o meno, con il notificando. La soluzione restrittiva che esige il requisito della convivenza — convivenza riguardo alla quale non v'è comunque un obbligo dell'ufficiale giudiziario di svolgere ricerche o accertamenti (Cass. n. 322/2007; Cass. n. 6953/2006; Cass. n. 18141/2002). — pur essendo stata talora accolta dalla S.C., appare senz'altro recessiva, mentre è in prevalenza ritenuto sufficiente il rapporto di parentela, esclusa la convivenza (Cass. n. 26324/2009), salvo che il notificando non dimostri l'eccezionalità o mera occasionalità della presenza del parente nel luogo di notificazione (Cass. n. 11815/2020; Cass. n. 11228/2021;Cass. n. 21362/2010; Cass. n. 23368/2006).

In ogni caso, eseguita la notificazione mediante consegna dell'atto a persona di famiglia che conviva, anche temporaneamente, con il destinatario, il rapporto di convivenza, almeno provvisorio, può essere presunto sulla base del fatto che il familiare si sia trovato nell'abitazione del destinatario ed abbia preso in consegna l'atto da notificare, con la conseguente rilevanza esclusiva della prova della non convivenza, che il destinatario ha l'onere di fornire (Cass. n. 28591/2017). In altri termini l'art. 139, consentendo la consegna della copia dell'atto da notificare a persona di famiglia del destinatario, per l'ipotesi in cui non sia stata possibile la consegna nelle mani di quest'ultimo, non impone all'ufficiale giudiziario procedente di svolgere ricerche in ordine al rapporto di convivenza indicato dalla suddetta persona con dichiarazione della quale viene dato atto nella relata di notifica, incombendo, invece, a chi contesta la veridicità di siffatta dichiarazione di fornire la prova del contrario, la quale, peraltro, può essere data soltanto provando che il familiare era presente per ragioni occasionali e momentanee nel luogo di abitazione del destinatario, mentre non è sufficiente, per negare validità alla notificazione, la produzione di un certificato anagrafico attestante che il familiare abbia altrove la propria residenza (Cass. n. 26928/2017, che ha ritenuto valida la notifica effettuata al cognato del destinatario che si trovava nel residenza del destinatario medesimo).

L'invalidità della notificazione può altresì discendere dalla oggettiva insussistenza del legame familiare risultante dalla relata di notificazione, alla stregua delle dichiarazioni recepite dall'ufficiale notificante. Difatti, in caso di accertata insussistenza del rapporto di parentela dichiarato dal consegnatario la notificazione è affetta da nullità (suscettibile di sanatoria) e non di inesistenza (Cass. n. 389/1987). La dimostrazione dell'insussistenza del rapporto di parentela tra il destinatario dell'atto e la persona che risulti indicata come consegnataria nella relata di notifica, in particolare, può essere offerta mediante prova documentale, riguardando un'attestazione che non è frutto della diretta percezione dell'ufficiale giudiziario procedente, ma di notizie a questo fornite, e non è, quindi, assistita da fede privilegiata (Cass. n. 3906/2012).

Quanto all'addetto alla casa o all'ufficio ovvero al luogo in cui il notificando esercita l'industria o il commercio, occorre porre l'accento essenzialmente su due aspetti: a) da un lato l'addetto non deve essere necessariamente legato al notificando da un rapporto di dipendenza o subordinazione, essendo invece sufficiente una qualsivoglia relazione stabile idonea a far presumere che il primo porti a conoscenza del secondo l'atto ricevuto (Cass. n. 11675/2002); b) dall'altro lato è ufficio, ai sensi dell'art. 139, non solo quello che il notificando ha creato, organizzato o diretto per la trattazione degli affari propri, ma anche quello dove presti comunque servizio o svolga una sua attività senza che rilevi il fatto che si tratti di attività privata o pubblica (Cass. n. 17903/2010).

Sicché, in caso di notificazione di atti processuali civili nei confronti di collaboratore di giustizia, per «persone addette alla casa», a mani delle quali può essere legittimamente consegnato l'atto ai sensi dell'art. 139 c.p.c., possono intendersi anche gli appartenenti alle forze dell'ordine preposti alla protezione del collaboratore (Cass. n. 8646/2016).

Con riguardo alla notificazione a mani del portiere si è già accennato che in tanto può pervenirsi ad essa, in quanto non abbia potuto essere effettuata la consegna a mani di un familiare o di un addetto: tale la ragione per cui la notificazione a mani del portiere — a differenza della notificazione a mani, appunto, del familiare o dell'addetto, la quale non richiede l'attestazione del mancato rinvenimento del notificando — richiede che la relata dell'ufficiale giudiziario contenga l'attestazione del mancato rinvenimento delle altre persone indicate di cui si è detto (Cass. n. 22151/2013; Cass. n. 7744/2010). Tuttavia, non occorrono in proposito formule sacramentali (Cass. n. 22343/2009) ed è ad esempio sufficiente la dicitura «domiciliatario e familiari al momento assenti» (Cass. n. 24536/2009).

Ed inoltre, nell'ipotesi in cui il portiere di un condominio riceva la notifica della copia di un atto qualificandosi come «incaricato al ritiro», senza alcun riferimento alle funzioni connesse all'incarico afferente al portierato, ricorre la presunzione legale della qualità dichiarata la quale per essere vinta necessita di rigorosa prova contraria da parte del destinatario, in difetto della quale deve applicarsi il secondo comma (e non il quarto) dell'art. 139 (Cass. n. 9315/2018; Cass. n. 28902/2017).

L'art. 139 richiede ancora che, in caso di notificazione a mani del portiere, ovvero del vicino (Cass. n. 7816/2006) l'ufficiale giudiziario debba inviare al notificando una lettera raccomandata contenente la notizia dell'avvenuta notificazione. A tal riguardo la giurisprudenza pressoché unanime ritiene, ai fini del perfezionamento della notificazione, che la spedizione della raccomandata non abbia natura di elemento costitutivo della fattispecie, sicché la notificazione si perfeziona nel momento della consegna dell'atto al portiere (Cass. n. 15315/2006; Cass. n. 7816/2006; Cass. n. 349/2003). Secondo taluni arresti, tuttavia, l'omessa spedizione della raccomandata in questione non costituirebbe una mera irregolarità, ma un vizio dell'attività dell'ufficiale giudiziario che determina, fatti salvi gli effetti della consegna dell'atto dal notificante all'ufficiale giudiziario medesimo, la nullità della notificazione nei riguardi del destinatario (Cass. n. 18992/2017; Cass. n. 22343/2009; Cass. n. 7667/2009).

Bibliografia

Balena, Notificazione e comunicazione, in Dig. civ. XII, Torino, 1995; Buoncristiani, Ufficiale giudiziario, in Enc. dir. XLV, Milano, 1992; Campus, Notificazioni a mezzo posta e principio di sufficienza delle “forme che non sfuggono alla disponibilità del notificante”, in Studium juris 2003, 694; Caponi, La nuova disciplina del perfezionamento della notificazione nel processo civile, in Foro it. 2006, V, 165 ss.; Conte, Diritto di difesa ed oneri della notifica. L'incostituzionalità degli artt. 149 e 4, comma 3, l. 890/82: una “rivoluzione copernicana”?, in Corr. giur. 2003, 41; Corsini, Art. 149, in Chiarloni (a cura di), Le recenti riforme del processo civile, I, Bologna, 2007, 117; Di Marzio-Matteini Chiari, Le notificazioni e i termini nel processo civile, Milano, 2014; Frassinetti, La notificazione nel processo civile, Giuffrè, 2012; Martinetto, Notificazione (dir. proc. civ.), in Nss.D.I., XI, Torino, 1965, 398; Poli, Sulle novità di notifiche “in proprio” degli avvocati a mezzo Pec: riflessioni a prima lettura, in Foro it. 2013, V, 154; Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXVIII, Milano, 1978, 652; Redenti, Struttura della citazione e delle notificazioni, in Giur. it. 1949, I, 1, 646; Vitucci, Domicilio speciale (elezione di), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964, 900; Vullo, Il momento determinante della giurisdizione italiana, in Riv. dir. internaz. priv. e proc. 2004, 1239.

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