Codice di Procedura Civile art. 148 - Relazione di notificazione.

Mauro Di Marzio

Relazione di notificazione.

[I]. L'ufficiale giudiziario certifica l'eseguita notificazione mediante relazione da lui datata e sottoscritta, apposta in calce all'originale e alla copia dell'atto.

[II]. La relazione indica la persona alla quale è consegnata la copia e le sue qualità, nonché il luogo della consegna, oppure le ricerche, anche anagrafiche, fatte dall'ufficiale giudiziario, i motivi della mancata consegna e le notizie raccolte sulla reperibilità del destinatario [47 att.].

Inquadramento

La disposizione in commento è dedicata alla fase di documentazione delle attività svolte in vista della notificazione. Il riscontro della conformità di dette attività alla previsione legale si effettua attraverso la relazione di notificazione, la quale va stesa per scritto sia in calce all'originale che alla copia dell'atto da notificare. Essa (che non deve essere necessariamente interamente olografa: in giurisprudenza, Cass. n. 6643/1997) deve essere sottoscritta e datata dall'ufficiale giudiziario redigente e deve indicare la persona alla quale è stata consegnata la copia e le sue qualità, nonché il luogo della consegna oppure i motivi della mancata consegna, le ricerche, anche anagrafiche, effettuate e le notizie raccolte sulla reperibilità del destinatario (Punzi 1983, 1518; Frassinetti, 97).

Così, si osserva in giurisprudenza, in caso di notificazione eseguita ai sensi dell'art. 139, l'ufficiale notificante deve identificare il consegnatario, anche se l'identificazione può non essere nominativa (Cass. n. 6164/1979, per il caso di persona consegnataria indicata soltanto come «moglie»).

In tema di notificazione, cioè, l'ufficiale giudiziario deve indicare, nella relazione prevista dall'art. 148, la persona alla quale ha consegnato copia dell'atto, identificandola con le sue generalità, nonché il rapporto della stessa con il destinatario della notificazione, con la conseguenza che, qualora, manchi l'indicazione delle generalità del consegnatario, la notifica è nulla ai sensi dell'art. 160 per incertezza assoluta su detta persona, a meno che la persona del consegnatario sia sicuramente identificabile attraverso la menzione del suo rapporto con il destinatario (Cass. n. 6565/2020). Non è viceversa necessario che sia specificato il grado di parentela (Cass. n. 1873/1995), e, in ogni caso, l'erronea indicazione del nominativo non assume alcun rilievo fintanto che essa non ingeneri incertezza assoluta sull'identità del consegnatario (Cass. n. 11200/1991, per l'indicazione di un prenome non corrispondente a quello anagrafico della consegnataria; analogamente Cass. n. 1313/2000; v. pure Cass. n. 1428/1987, per l'indicazione del consegnatario come moglie anziché madre).

La relazione di notificazione costituisce elemento essenziale ed insostituibile della notificazione (Cass. n. 19358/2007; Cass. n. 11853/2004; Cass. n. 10636/2003), non surrogabile con atti equipollenti: perciò la mancanza della relazione di notificazione determina l'inesistenza della notificazione (Cass. n. 19358/2007; Cass. n. 7761/2011).

L'efficacia probatoria

La disciplina delle notificazioni pone sovente la questione dell'efficacia probatoria della relata di notificazione.

In proposito si trova costantemente ripetuto che la relata di notificazione di un atto, che è atto pubblico dotato dell'efficacia probatoria di cui all'art. 2700 c.c., fa fede fino a querela di falso soltanto di quanto l'ufficiale giudiziario attesta essere avvenuto in sua presenza o da lui compiuto (Cass. n. 4590/2000; Cass. n. 25860/2008; Cass. n. 14454/2020). Ciò significa, per quanto attiene alle dichiarazioni ricevute dalle persone cui l'atto è stato consegnato, che la relata di notificazione fa fede soltanto della circostanza che tali dichiarazioni all'ufficiale giudiziario sono state effettivamente rese. Viceversa la relata di notifica è priva di efficacia fidefacente per quanto attiene alla veridicità delle informazioni assunte dall'ufficiale giudiziario nonché delle dichiarazioni rilasciategli. In altri termini, mentre la relata fa prova sino a querela di falso in ordine alle attestazioni riguardanti le attività svolte dall'ufficiale giudiziario, i fatti avvenuti in sua presenza ed il contenuto estrinseco delle dichiarazioni a lui rese (ad es.: attestazione di mancato rinvenimento del destinatario della notifica perché trasferitosi altrove, come da notizia appresa dai vicini del destinatario della notifica: v. Cass. n. 4193/2010; Cass. n. 18427/2013), fanno, invece, fede sino a prova contraria le altre circostanze menzionate nella stessa che l'ufficiale giudiziario riferisce non quale risultato di una sua immediata conoscenza dei fatti, ma come suo giudizio personale sugli stessi, espresso in base a dichiarazioni ricevute o ad informazioni da lui assunte (ad. es.: contenuto intrinseco della notizia appresa dai vicini, in quanto terzi rispetto alle parti dell'atto da notificare: Cass. n. 25860/2008; Cass. n. 3906/2012; attestazione che il luogo di notifica corrisponda a quello di residenza del destinatario: Cass. n. 19021/2013).

È essenziale notare, tuttavia, che, secondo l'opinione giurisprudenziale del tutto prevalente, la relata di notificazione è assistita da una presunzione di veridicità anche per quanto attiene alle informazioni e dichiarazioni raccolte dall'ufficiale giudiziario (Cass. n. 4590/2000; Cass. n. 1188/1981; contra, secondo un indirizzo minoritario, Cass. n. 911/1978). La menzionata opinione si fonda, in buona sostanza, sull'assunto che le persone rinvenute dall'ufficiale giudiziario nel luogo di effettuazione della notifica sarebbero di regola indotte a dire il vero, in ragione della qualifica di pubblico ufficiale dell'ufficiale giudiziario, con le conseguenti sanzioni previste per le dichiarazioni false.

Così, il destinatario dell'atto notificato è ammesso a provare ed è al tempo stesso onerato di provare — senza dover ricorrere alla querela di falso e potendo avvalersi di ogni mezzo di prova, ivi comprese le presunzioni (Cass. n. 5040/1987; Cass. n. 2129/1978; Cass. n. 3082/1975) — ad esempio, in caso di notificazione eseguita ai sensi dell'art. 139, che il consegnatario, ad esempio, non è suo parente né è addetto all'ufficio o al luogo di esercizio dell'industria o del commercio, ovvero portiere o vicino.

Le risultanze della relazione non possono essere integrate da successive dichiarazioni del notificatore ovvero da annotazioni sul registro cronologico dell'ufficio notifiche, le quali, estranee al procedimento di notificazione, sono prescritte al diverso fine di assicurare la quotidiana e fedele registrazione degli atti compiuti, mentre l'attestazione con la quale l'ufficiale giudiziario, ai sensi della disposizione in esame, dà atto dell'avvenuta notificazione, apponendovi la data e la firma, costituisce attività direttamente compiuta dal medesimo ufficiale giudiziario, senza alcun margine di apprezzamento discrezionale o di libera valutazione (Cass. n. 13748/2003).

Vizi della relata

La notificazione eseguita da ufficiale notificante incompetente dà luogo ad una nullità relativa della notifica, sanabile ex tunc, ai sensi dell'art. 156, ultimo comma, per effetto della costituzione della parte intimata (Cass. n. 1833/1996).

In caso di omessa sottoscrizione dell'ufficiale giudiziario in calce alla relata la notificazione è inesistente e non è conseguentemente suscettibile di sanatoria mediante rinnovazione (Cass. n. 6377/1988). Anche qualora, in esito a querela di falso, sia dichiarata la falsità della firma in calce alla relazione di notificazione, in quanto apposta da un soggetto sostituitosi nell'attività notificatoria al pubblico ufficiale indicato in detta relazione come procedente, resta esclusa la possibilità di riferire quell'attività alla persona qualificata che ne viene indicata come autrice, e si verifica, pertanto, un'ipotesi di omessa notificazione (Cass. n. 3362/1984). Si ritiene invece che l'illeggibilità della firma dell'ufficiale giudiziario che ha eseguito la notificazione comporta nullità della notificazione stessa soltanto nel caso di impossibilità oggettiva di individuare l'identità del firmatario (Cass. S.U. , n. 3739/1981; Cass. n. 16407/2003), mentre nullità non si ritiene sussistere nel caso in cui l'identificazione delle sue generalità sia possibile attraverso il timbro e nessuna prova sia stata offerta contro la presunzione di appartenenza del notificante all'ufficio competente (Cass. n. 4100/1978).

La nullità di un atto — è stato anche di recente ribadito — non dipende dall'illeggibilità della firma di chi si qualifichi come titolare di un pubblico ufficio, ma dall'impossibilità oggettiva di individuare l'identità del firmatario, senza che rilevi la soggettiva ignoranza di alcuni circa l'identità dell'autore dell'atto. Pertanto, nel caso di sottoscrizione illeggibile della relata di notificazione di un avviso di accertamento, spetta al contribuente, superando la presunzione che il sottoscrittore aveva il potere di apporre la firma, dimostrare la non autenticità di tale sottoscrizione o l'insussistenza della qualità indicata, con la conseguenza che, in assenza di una tale prova, va escluso il vizio di nullità (o di inesistenza) della notificazione (Cass. n. 7838/2015).

Ai fini della ritualità della notificazione, l'ufficiale giudiziario non è tenuto ad indicare nella relata l'iter che lo ha indotto ad effettuare la consegna in uno dei modi previsti e non in un altro, in quanto la menzione delle ricerche eseguite va fatta, ai sensi della disposizione in esame, solo nell'ipotesi di mancata consegna. Peraltro, per giurisprudenza costante, viene ritenuta nulla la notificazione effettuata al portiere dello stabile del destinatario qualora l'ufficiale giudiziario si limiti ad attestare la precaria assenza dell'intimato senza attestare anche il mancato rinvenimento delle ulteriori persone abilitate a ricevere l'atto (Cass. S.U., n. 11332/2005; Cass. n. 22151/2013).

La mancata indicazione della data dell'eseguita notifica nella copia dell'atto consegnata al destinatario comporta nullità della notificazione e, in particolare, assume rilievo, concretando nullità insanabile, nel caso in cui dalla notificazione decorra un termine perentorio entro il quale il destinatario deve esercitare determinati diritti; nel caso, invece, in cui essa afferisca ad un atto d'impugnazione, non determina alcuna nullità, avendo il notificante il solo onere di fornire la prova della tempestiva notificazione dell'impugnazione, esibendo l'originale corredato dall'attestazione di notificazione redatta dall'ufficiale giudiziario (Cass. n. 16578/2002).

L'omessa indicazione della data nella relata di notifica dell'atto di appello determina l'inammissibilità del gravame, trattandosi di un elemento essenziale ai fini dell'accertamento del rispetto del termine perentorio per l'impugnazione, che deve aver luogo esclusivamente in base all'esame della relata di notifica o dell'atto notificato nel suo complesso, e non potendo sopperirsi alla sua mancanza mediante il ricorso ad altre fonti di prova (Cass. n. 24124/2009; Cass. n. 17688/2011; Cass. n. 30873/2017). 

Non è prescritto che oltre alla data debba essere indicata anche l'ora della notificazione.

La mancata indicazione del luogo della notifica non comporta nullità, bensì mera irregolarità, potendo il luogo essere desunto implicitamente dalla relativa indicazione contenuta nell'istanza di notifica, a cui questa fa riferimento, o quando il complessivo contenuto della relazione stessa sia idoneo a fornire notizia di detto luogo (Cass. n. 5079/2010), come si verifica in caso di effettuazione di quella consegna a mani di familiare convivente, cioè di persona munita di qualità necessariamente implicanti la stabile presenza nella dimora abituale del destinatario.

La mancata indicazione nella relata di notifica della persona ad istanza della quale viene eseguita la notificazione della sentenza non determina nullità della notifica stessa qualora dall'atto notificato sia possibile desumere le generalità del soggetto che l'ha richiesta (Cass. S.U., n. 391/1989; Cass. S.U., n. 8478/1990; Cass. n. 18705/2012).

La mancata specificazione, nella relata di notificazione dell'ufficiale giudiziario, delle generalità complete e dell'indirizzo del destinatario non incide sulla validità della notificazione medesima, ove tali dati siano indicati nell'atto da notificare, dovendosi ritenere, fino a querela di falso, che essa sia stata effettuata in conformità di tali indicazioni (Cass. n. 10630/1999; Cass. n. 127/2002). Allo stesso modo l'errore sulle generalità del convenuto nella relata di notificazione non comporta nullità qualora sia possibile identificare con certezza il reale destinatario sulla scorta degli elementi contenuti nell'atto da notificare o nella relata (Cass. n. 9928/2005; Cass. n. 18427/2013). Viceversa costituisce causa di nullità l'assoluta incertezza sulla persona cui l'atto da notificare è indirizzato (Cass. n. 28451/2013).

Questione ricorrente è pure quella della possibile difformità tra originale e copia notificata dell'atto. Essa può in linea generale porsi sotto due distinti profili:

a) difformità tra l'atto in originale ed in copia (ad esempio perché la copia è incompleta, mancando di una o più pagine, ovvero perché difforme è il contenuto dell'uno e dell'altra);

b) difformità tra le relate di notifica apposta in calce all'originale e alla copia dell'atto (ad esempio perché vi è difformità nella data, ovvero perché le formalità espletate risultano indicate nel solo originale o nella sola copia). In prevalenza da giurisprudenza tende a ritenere che la copia notificata prevale sull'originale, data l'imprescindibile esigenza di garantire l'affidamento del destinatario della notificazione. Tuttavia non mancano pronunce le quali consentono che la difformità sia aggredita mediante la querela di falso, ad opera — si badi — del notificante.

In generale, si trova cioè puramente e semplicemente affermato che prevale, in caso di discordanza, ciò che risulta dalla copia notificata e non già quanto risulta dall'originale restituito al notificante (Cass. n. 5580/1985; Cass. n. 714/1982).

 In tale prospettiva la S.C. ha affermato che, ai fini della individuazione del dies a quo per la decorrenza del termine breve per l'impugnazione, quando emerga una difformità di date tra la relata di notifica della sentenza in possesso del notificante e quella consegnata al destinatario, la tempestività della impugnazione deve essere valutata con riguardo alla data risultante dalla relata di notifica redatta sull'atto consegnato a quest'ultimo, il quale non è tenuto a provare l'esattezza delle risultanze dell'atto ricevuto, su cui solo poteva fare affidamento per computare il termine utile per l'impugnazione, mentre spetta al notificante, secondo gli ordinari criteri di distribuzione dell'onere probatorio, provare mediante querela di falso - trattandosi di contrasto tra due atti pubblici - la corrispondenza della relata stilata sull'atto in suo possesso all'effettivo svolgimento quoad tempus delle formalità di notifica. (Cass. n. 27722/2019, che ha cassato la sentenza di merito che, nella difformità di date ed in assenza di querela di falso, aveva dato prevalenza a quella della relata di notifica della sentenza di primo grado in possesso del notificante, in quanto risultante dall'attestazione del registro UNEP).

È stato dunque detto che, nell'ipotesi in cui la relazione di notificazione dell'atto di impugnazione esistente sull'originale e quella redatta sulla copia notificata indichino due date diverse (la prima successiva alla scadenza del termine per l'impugnazione), si verifica un conflitto tra due atti pubblici, aventi entrambi piena efficacia probatoria, suscettibile di essere eliminato con la querela di falso. Ove questa non venga proposta, tale conflitto va risolto in senso sfavorevole, non già al destinatario della notificazione, il quale, al fine di far valere la data risultante dalla copia notificatagli, non è tenuto a provarne l'esattezza, bensì a colui che eccepisce la decadenza della controparte dal potere d'impugnazione e che è tenuto ad assolvere al relativo onere probatorio (Cass. n. 1157/1995). Incombe cioè a colui che intenda valersi delle conseguenze della difformità confrontare gli atti e proporre querela di falso al fine di provare la falsità dei dati risultanti dal documento in possesso della controparte (Cass. n. 1216/1983).

Il principio secondo cui, in caso di discordanza tra l'originale dell'atto e la copia notificata, deve darsi prevalenza a quanto risulta dalla copia non opera quando la discordanza è soltanto apparente e può essere eliminata attraverso l'esame dell'intero contesto della copia notificata (Cass. n. 3090/1979).

Sono consentite correzioni apportate dall'ufficiale giudiziario alla relata. Egli può cioè correggere gli eventuali errori materiali commessi, purché tali correzioni, in applicazione dei principi generali operanti in materia di atti pubblici, vengano eseguite in modo da consentire la lettura del testo modificato, e scrivendo come postilla la parola o le parole cancellate e quelle aggiunte o sostituite in calce all'atto prima della sottoscrizione. L'inosservanza di dette modalità di correzione comporta la nullità dell'atto, e, quindi, della notificazione, solo quando si traduca in motivo di assoluta incertezza sul dato corretto, nel senso che il suo reale contenuto non sia evincibile alla stregua del complessivo tenore dell'atto stesso, con l'ausilio dei comuni criteri di logica ed esperienza (Cass. n. 2935/1978).

Si presenta sovente, ancora, il caso della incompletezza o erroneità della copia notificata.

È stato sostenuto, al riguardo, che la parte la quale si duole dell'incompletezza o erroneità debba proporre querela di falso contro l'attestazione dell'eseguita consegna della «copia» dell'atto da parte dell'ufficiale giudiziario (Cass. n. 224/1994; Cass. n. 11482/2002; Cass. n. 15199/2004), dovendosi ritenere, in difetto di tale querela, che detta attestazione, per effetto di tale locuzione, sia estesa alla conformità della copia consegnata all'originale completo, ciò ricavandosi dal combinato disposto degli artt. 137, comma 2, e 148. Per altro verso, il vizio della notificazione (nel caso considerato notificazione della sentenza, in copia priva di una o più pagine) non rileva di per sé, ma dà luogo a nullità, in difetto di una espressa comminatoria della nullità medesima, solo se il destinatario deduca e dimostri che detta incompletezza gli abbia precluso la compiuta conoscenza dell'atto e quindi abbia inciso negativamente sul pieno esercizio della facoltà di impugnazione dello stesso (Cass. S.U., n. 391/1989; Cass. n. 11528/2003; inoltre Cass. n. 3251/1997; Cass. n. 6184/1981, ritengono la nullità sanata per il raggiungimento dello scopo in ipotesi di avvenuta impugnazione della sentenza). Ma è stato anche affermato che la consegna al destinatario di copia incompleta della sentenza non dà luogo a nullità della notificazione, in mancanza della relativa comminatoria nell'art. 160 ma al compimento di un atto irrilevante o inefficiente, siccome sostanzialmente diverso da quello dovuto secondo l'art. 137, con conseguente inidoneità a far decorrere il termine d'impugnazione di cui agli artt. 325 e 326 (Cass. n. 4140/1983).

In altre occasioni la S.C. è pervenuta a diversa soluzione, affermando che le dichiarazioni dell'ufficiale giudiziario non fanno fede della verità e della regolarità degli atti ricevuti per procedere alla notifica e, in particolare, non attestano la corrispondenza della copia rispetto all'originale, sicché l'eventuale discordanza fra la copia e l'originale si risolve alla stregua del principio secondo cui la copia prevale sull'originale, senza necessità d'impugnare di falso la relata posta su quest'ultimo, dovendo la parte interessata fare affidamento sull'atto scritto che le è stato consegnato (Cass. n. 111/1986; Cass. n. 6309/1994; Cass. n. 12575/1995).

Bibliografia

Balena, Notificazione e comunicazione, in Dig. civ. XII, Torino, 1995; Buoncristiani, Ufficiale giudiziario, in Enc. dir. XLV, Milano, 1992; Campus, Notificazioni a mezzo posta e principio di sufficienza delle “forme che non sfuggono alla disponibilità del notificante”, in Studium juris 2003, 694; Caponi, La nuova disciplina del perfezionamento della notificazione nel processo civile, in Foro it. 2006, V, 165 ss.; Conte, Diritto di difesa ed oneri della notifica. L'incostituzionalità degli artt. 149 e 4, comma 3, l. 890/82: una “rivoluzione copernicana”?, in Corr. giur. 2003, 41; Corsini, Art. 149, in Chiarloni (a cura di), Le recenti riforme del processo civile, I, Bologna, 2007, 117; Di Marzio-Matteini Chiari, Le notificazioni e i termini nel processo civile, Milano, 2014; Frassinetti, La notificazione nel processo civile, Giuffrè, 2012; Martinetto, Notificazione (dir. proc. civ.), in Nss.D.I., XI, Torino, 1965, 398; Poli, Sulle novità di notifiche “in proprio” degli avvocati a mezzo Pec: riflessioni a prima lettura, in Foro it. 2013, V, 154; Punzi, Notificazione (dir. proc. civ.), in Enc. dir., XXVIII, Milano, 1978, 652; Redenti, Struttura della citazione e delle notificazioni, in Giur. it. 1949, I, 1, 646; Vitucci, Domicilio speciale (elezione di), in Enc. dir., XIII, Milano, 1964, 900; Vullo, Il momento determinante della giurisdizione italiana, in Riv. dir. internaz. priv. e proc. 2004, 1239.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario