Codice di Procedura Civile art. 158 - Nullità derivante dalla costituzione del giudice.InquadramentoVizi di costituzione del giudice, cui si riferisce la norma in commento, sono quelli che discendono dalla violazione delle leggi sull'ordinamento giudiziario concernenti la nomina e le altre condizioni di capacità del giudice, ivi compresa la composizione dei collegi, nonché dalla violazione delle disposizioni riguardanti la legittimazione del giudice al compimento di atti processuali. Non danno viceversa luogo a nullità della sentenza per vizio di costituzione del giudice le violazioni delle disposizioni relative alla destinazione del giudice alle sezioni e quelle relative alla formazione dei collegi (Cass. n. 11536/2021). Ai sensi dell'art. 50-quater non si considerano attinenti alla costituzione del giudice neppure le disposizioni concernenti il riparto degli affari tra giudice monocratico e giudice collegiale (artt. 50-bis, 50-ter). La nullità prevista dalla norma si converte in motivo di impugnazione (v. sub art. 161) e, sicché, in mancanza di essa, viene assorbita dal giudicato. Qualora invece la nullità sia fatta valere con l'impugnazione dinanzi al giudice d'appello, quest'ultimo non può rimettere la causa in primo grado, non ricorrendo alcuna delle ipotesi contemplate dagli artt. 353 e 354 per una nuova decisione da parte di organo giudiziario regolarmente costituito (Luiso, 2000, 386). Difatti l'inciso finale della disposizione richiama il disposto dall'art. 161, mentre i citati artt. 353 e 354 non menzionano le nullità di cui all'art. 158. In altri termini la nullità deve essere fatta valere con i mezzi di impugnazione, altrimenti si verifica una sostanziale sanatoria del vizio (Cass. n. 17210/2004). Per quanto riguarda la posizione del pubblico ministero si reputa sufficiente che gli sia dato avviso del procedimento, così da porlo in condizione di partecipare (Martinetto, in Comm. Allorio, 1973, 1613). Nello stesso senso la giurisprudenza (Cass. S.U., n. 2435/2008). CasisticaSono nulli per vizio di costituzione del giudice: la sentenza che, regolarmente sottoscritta dal Presidente, anche in qualità di estensore, non rechi i nominativi dei giudici costituenti il collegio deliberante, con conseguente impossibilità di desumerne l'identità (Cass. n. 19214/2015); il decreto che decide sull'opposizione avverso il decreto che rende esecutivo lo stato passivo emesso da collegio del quale fa parte il giudice delegato autore del decreto impugnato (Cass. n. 4677/2015); la pronuncia sull'opposizione al decreto di liquidazione dei compensi agli ausiliari, resa non dal presidente dell'ufficio giudiziario in composizione monocratica, ma dal tribunale in composizione collegiale (Cass. n. 4362/2015); la sentenza pronunciata da un giudice monocratico diverso da quello dinanzi al quale sono state precisate le conclusioni, con la conseguenza che, da un lato, il vizio può essere fatto valere nei limiti e secondo le regole proprie dei mezzi di impugnazione ai sensi dell'art. 161, comma 1, mentre, dall'altro, l'emersione del vizio in sede di appello non consente la rimessione della causa al primo giudice, ai sensi dell'art. 354 (Cass. S.U., n. 26938/2013; Cass. n. 14144/2020). Determina ancora la nullità per vizio di costituzione del giudice: la partecipazione al collegio di giudice autorizzato ad astenersi (Cass. n. 1566/2000); la pronuncia della sentenza da parte di un giudice diverso da quello che ha assistito alla precisazione delle conclusioni (Cass. n. 1473/1999) ovvero alla discussione della causa (Cass. n. 15629/2005; Cass. n. 18126/2016; Cass. n. 6086/2021, concernenti rito del lavoro); l'assegnazione della causa alla sezione stralcio al di fuori dei presupposti (Cass. n. 21816/2006); la decisione in sede di giudizio di rinvio da parte di un collegio di cui faccia parte anche uno solo dei giudici che avevano partecipato alla decisione cassata (Cass. S.U., n. 5087/2008; Cass. n. 1527/2012); la pronuncia del decreto che decide sull'opposizione avverso il decreto che rende esecutivo lo stato passivo, ai sensi degli artt. 99, comma 10, l. fall. (per la nuova disciplina v. art. 207 d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d'impresa e dell'insolvenza) e 158, se emesso da collegio del quale fa parte il giudice delegato autore del decreto impugnato (Cass. n. 4677/2015). Con riguardo al caso del giudice autorizzato ad astenersi, si è precisato che la relativa autorizzazione costituisce atto sostanzialmente amministrativo, soggetto a forma scritta e la revoca dell'autorizzazione, attraverso la quale il giudice riacquista la capacità di compiere gli ulteriori atti processuali, deve essere parimenti resa dal capo dell'ufficio in forma scritta, previa valutazione del venir meno delle gravi ragioni di convenienza che erano alla base dell'autorizzazione revocata; ne consegue che la mancanza di tale atto di revoca determina un vizio di costituzione del giudice, che dà luogo a nullità della sentenza (Cass. n. 4768/2022). Sussiste il vizio di costituzione del giudice, che determina la nullità insanabile della decisione, quando l'intestazione di un provvedimento del tribunale in composizione collegiale reca l'indicazione dei nominativi di due soli giudici e dal resto dell'atto non risulta che la statuizione sia stata comunque adottata con la partecipazione di tre magistrati (Cass. n. 1252/2021). Al contrario, essendo la composizione dei collegi giudicanti disposta dal presidente dell'ufficio giudiziario, secondo le esigenze dell'ufficio stesso, non ricorre vizio di costituzione del giudice per la circostanza che il collegio cui venga rimessa la causa per la decisione sia composto in modo diverso da quello che, in precedente occasione, aveva preso in decisione la causa rimettendola sul ruolo per adempimenti istruttori (Cass. n. 23423/2014). Allo stesso modo, i collegi delle corti di appello sono soggetti al principio dell'immutabilità del collegio, il quale, però, in quanto inteso unicamente ad assicurare che i giudici che pronunciano la sentenza siano gli stessi che hanno assistito alla discussione della causa, trova applicazione dall'apertura della discussione fino alla deliberazione della decisione, con la conseguenza che non è configurabile alcuna nullità nel caso di mutamento della composizione del collegio nel corso dell'istruttoria (Cass. n. 21667/2013). Non costituiscono inoltre causa di nullità: la collaborazione di un uditore giudiziario alla redazione della sentenza (Cass. n. 12214/2003; Cass. n. 32307/2018); la decisione da parte di giudice onorario aggregato anziché di magistrato togato (Cass. n. 12207/2003); la sostituzione del giudice istruttore in violazione della disposizione di cui all'art. 174 (Cass. n. 7622/2010); la mancata astensione del giudice non ricusato (Cass. n. 26110/2008), a meno che il giudice non abbia un interesse proprio in causa (Cass. n. 26110/2008: v. subart. 51); la partecipazione al collegio di giudici non indicati nelle tabelle (Cass. n. 489/2000). In tema di protezione internazionale, non è affetto da nullità il procedimento nel cui ambito un giudice onorario di tribunale abbia svolto attività processuali e abbia poi rimesso la causa per la decisione al collegio della sezione specializzata in materia di immigrazione, in quanto l'estraneità di detto giudice al collegio non assume rilievo a norma dell'art. 276, dato che, con riguardo ai procedimenti camerali, il principio di immutabilità del giudice non opera con riferimento ad attività svolte in diverse fasi processuali (Cass. n. 7878/2020; Cass. n. 4887/2020). Con riguardo ai giudici onorari va qui segnalata Corte cost. n. 41/2021 , con cui sono state dichiarate illegittime le norme che hanno istituito i giudici ausiliari presso le Corti d'Appello. Chiarisce la pronuncia che la figura di magistrato onorario è compatibile solo con quella di giudice singolo (monocratico di primo grado) o, in via eccezionale, con quella di componente di collegi di Tribunale. In ogni caso il magistrato onorario non può svolgere funzioni di giudice collegiale di Corte d'Appello. Tuttavia, al fine di evitare i problemi derivanti dall'annullamento delle decisioni pronunciate con la partecipazione degli anzidetti giudici ausiliari, la sentenza stabilisce che le Corti d'appello potranno avvalersene fino a quando il legislatore non avrà «completato il riordino del ruolo e delle funzioni della magistratura onoraria». L'incompatibilità del giudice delegato, che ha pronunciato il decreto di esecutività dello stato passivo, a far parte del collegio chiamato a decidere sulla conseguente opposizione, non determina una nullità deducibile in sede di impugnazione, in quanto tale incompatibilità - non escludendo la potestas iudicandi del predetto giudice, quale magistrato addetto al tribunale che dell'impugnazione stessa è il giudice naturale - può dar luogo soltanto all'esercizio del potere di ricusazione, che la parte interessata ha l'onere di far valere, in caso di mancata astensione, nelle forme e nei termini di cui all'art. 52 (Cass. n. 24718/2015). Atti di istruzioneQuanto agli effetti del vizio di costituzione del giudice sulla validità degli atti di istruzione, occorre rifarsi alla massima secondo cui, ove il procedimento si svolga davanti ad organo collegiale, la inosservanza del divieto di delegare l'atto istruttorio ad un membro del collegio si traduce non in mera irregolarità, né in nullità relativa (sanabile se non dedotta dall'interessato), ma in nullità assoluta di tale atto, in quanto compiuto da un giudice diverso da quello previsto (ai sensi per l'appunto dell'art. 158), con la conseguenza che l'atto stesso resta radicalmente estraneo al processo ed in esso non utilizzabile (Cass. S.U., n. 9225/1987; Cass. n. 5346/1988; Cass. n. 6227/1988; Cass. n. 5042/1991; Cass. n. 12638/1992; Cass. n. 9555/1994). Si è per altro verso affermato che il principio generale, secondo cui un giudice può essere delegato dal collegio alla raccolta di elementi probatori da sottoporre, successivamente, alla piena valutazione dell'organo collegiale, in difetto di esplicite norme contrarie trova applicazione anche nelle ipotesi di procedimento camerale applicato a diritti soggettivi per quelle ragioni di celerità e sommarietà delle indagini, cui tale particolare tipo di procedimento è ispirato, tenuto anche conto del fatto che la delega comunque non concerne l'ammissione delle prove, demandata al giudice collegiale, il quale soltanto può valutarne l'ammissibilità e la rilevanza, bensì la loro mera assunzione (Cass. S.U., n. 5629/1996; Cass. n. 15100/2005). In un'ottica sempre più diffusa volta a non pregiudicare il principio di ragionevole durata del processo si è più di seguito affermato che l'attività istruttoria svolta su delega del collegio da parte di uno dei suoi componenti, in violazione della regola della trattazione collegiale dell'appello davanti alla corte d'appello, non si traduce automaticamente in un vizio di costituzione del giudice ai sensi dell'art. 158, con conseguente nullità assoluta della relativa pronuncia, occorrendo, a tal fine, la specifica deduzione e il positivo riscontro, che l'attività stessa abbia, in concreto, comportato l'esplicazione di funzioni, se non decisorie, certamente valutative, riservate dalla legge al collegio (Cass. n. 12957/2011; Cass. n. 6426/2014). Non si verifica inoltre la nullità prevista dall'art. 158 nel caso di delega di atti meramente ordinatori (Cass. n. 4399/2006). BibliografiaAndrioli, Diritto processuale civile, Napoli, 1979; Anzilotti, De Rossi, Inesistenza o nullità della notificazione: incertezze della giurisprudenza, in Foro pad. 1995, 182; Auletta, Nullità e «inesistenza» degli atti processuali civili, Padova, 1999; Balena, Elementi di diritto processuale civile, I, Bari, 2007, 283; Carnacini, Ancora una vittima della notificazione per posta, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1957, 1180; Ciaccia Cavallari, La rinnovazione nel processo di cognizione, Milano, 1981; Furno, Nullità e rinnovazione degli atti processuali civili, in Studi in onore di Enrico Redenti, I, Milano, 1951; Giordano, Le Sezioni Unite restringono la categoria dell'inesistenza della notificazione, in Giust. civ. 2004, I, 1712; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, I, Milano, 1980; Oriani, Nullità degli atti processuali, in Enc. giur., XXI, Roma, 1988; Picardi, Manuale del processo civile, Milano, 2013; Poli, Sulla sanabilità dei vizi degli atti processuali, in Riv. dir. proc. 1995, 473; Redenti, Atti processuali civili, in Enc. dir. IV, Milano, 1959; Satta, Sull'inesistenza degli atti processuali civili, in Riv. trim. dir. proc. civ. 1956, 337. |