Codice di Procedura Civile art. 171 - Ritardata costituzione delle parti 1Ritardata costituzione delle parti 1 [I]. Se nessuna delle parti si costituisce nei termini stabiliti [165 1, 166], si applicano le disposizioni dell'articolo 307, primo e secondo comma. [II]. Se una delle parti si è costituita entro il termine rispettivamente a lei assegnato, l'altra parte può costituirsi successivamente [fino alla prima udienza,] ma restano ferme per il convenuto le decadenze di cui all'articolo 1672. [III]. La parte che non si costituisce entro il termine di cui all'articolo 166 è dichiarata contumace [290 ss.; 59 att.] dal giudice istruttore con il decreto di cui all'articolo 171-bis, salva la disposizione dell'articolo 291 [290 ss.]3.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 10 l. 14 luglio 1950, n. 581. [2] Comma così sostituito dall'art. 13 l. 26 novembre 1990, n. 353. Il testo precedente recitava: «Se una delle parti si è costituita entro il termine rispettivamente a lei assegnato, l'altra può costituirsi successivamente fino alla prima udienza davanti al giudice istruttore». V. ora l'art. 38. Successivamente così modificato dall'art. 3, comma 12, lett. h), numero 1), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha soppresso le parole: «fino alla prima udienza,» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come modificato dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [3] Comma così modificato dall'art. 3, comma 12, lett. h), numero 2), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole: «entro il termine di cui all'articolo 166» alle parole «neppure in tale udienza» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Successivamente dall'art. 3, comma 2, lett. g) del d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 che ha sostituite le parole: «dal giudice istruttore con il decreto di cui all'articolo 171-bis» alle parole: «con ordinanza del giudice istruttore». Ai sensi dell'art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. InquadramentoL'art. 171 stabilisce le conseguenze della mancata costituzione tempestiva delle parti nel rispetto dei termini stabiliti dagli artt. 165 e 166. L'assolutezza del primo comma è, tuttavia, mitigata dal secondo comma, nel senso che l'automaticità della cancellazione della causa dal ruolo per la mancata costituzione delle parti è scongiurata dall'adempimento corretto attuato da almeno una di esse, il quale consente comunque la prosecuzione del processo, rimanendo, peraltro, ferme per il convenuto le decadenze in cui sia eventualmente incorso. Mancata costituzione di entrambe le partiLa disciplina della ritardata costituzione delle parti, contenuta nell’art. 171 c.p.c., è stata adeguata alle scansioni regolate nei nuovi artt. 171-bis e 171-ter. Se né l’attore né il convenuto si costituiscono nei termini ad essi rispettivamente assegnati dagli artt. 165 e 166, il processo deve essere riassunto, a pena di estinzione, nel termine di tre mesi decorrente dalla scadenza del termine per la costituzione del convenuto (art. 307, commi 1 e 2, c.p.c.). Dunque, se l’attore si è costituito entro il proprio termine, il convenuto può farlo successivamente (è stato eliminato dalla norma il limite « fino alla prima udienza »), ma restano ferme le eventuali decadenze di cui all’art. 167 c.p.c. se non rispetti il termine fissato dall’art. 166. Se invece l’attore non si sia costituito, il convenuto per evitare la quiescenza del procedimento deve rispettare il termine di cui all’art. 166. La mancata costituzione della parte entro il termine dell’art. 166 c.p.c. (non più entro la prima udienza) ne comporta la dichiarazione di contumacia. Pertanto, il termine ultimo per evitare la dichiarazione di contumacia appare quello di settanta giorni antecedenti all’udienza, dovendo a ciò il giudice provvedere sin dal momento delle verifiche preliminari, che vengono compiute nei quindici giorni successivi alla scadenza dello stesso. Se però il giudice, procedendo alle verifiche preliminari, preso atto della mancata costituzione del convenuto, rileva un vizio che importi la nullità della notificazione della citazione, ne ordina la rinnovazione a norma dell’art. 291 c.p.c. e fissa la nuova udienza per la comparizione delle parti, rispetto alla quale decorrono nuovamente i termini indicati dall’art. 171-ter (art. 171-bis, comma 2) e vanno ripetute le verifiche. In forza del riformato secondo comma dell’art. 291, se il convenuto, stavolta regolarmente citato, neppure si costituisce anteriormente alla pronuncia del secondo decreto di cui all’art. 171-bis, il giudice provvede alla dichiarazione di contumacia. Il nuovo terzo comma dell’art. 171 c.p.c., secondo il quale « [l]a parte che non si costituisce neppure entro il termine di cui all’art. 166 è dichiarata contumace con ordinanza del giudice istruttore, salva la disposizione dell’art. 291 », viene, tuttavia, interpretato nel senso che (a differenza dell’attore, il quale trova nei settanta giorni uno sbarramento fisso) al convenuto è concesso un ulteriore margine « mobile » per evitare la dichiarazione di contumacia, in concreto correlato all’effettivo momento della pronuncia del decreto ex art. 171-bis. Ciò sarebbe comprensibile alla luce del diverso rilievo che spiega sul processo la mancata costituzione, rispettivamente, dell’attore e del convenuto, potendo quest’ultimo comunque costituirsi fino all’udienza di precisazione delle conclusioni (art. 293 c.p.c.), sicché non avrebbe alcuna utilità dichiararne la contumacia nel decreto di cui all’art. 171-bis, benché lo stesso risulti costituito, seppur dopo lo spirare del termine dei settanta giorni (e quindi con le preclusioni di cui agli artt. 38 e 167), per poi dover revocare tale dichiarazione di contumacia all’udienza. È rimasto invece immutato l’art. 290 c.p.c., secondo cui, nel dichiarare la contumacia dell’attore a norma dell’art. 171, ultimo comma, il giudice istruttore ordina che sia proseguito il giudizio soltanto se il convenuto ne fa richiesta nella comparsa di risposta (secondo quanto precisato nel d.lgs. n. 164/2024 – Correttivo Cartabia), altrimenti disponendo che la causa sia cancellata dal ruolo con estinzione del processo. Il funzionamento di tale norma viene però complicato dall’attuale soggezione dell’attore e del convenuto ad un identico termine di costituzione. La richiesta del convenuto di proseguire il giudizio nella contumacia dell’attore non può, allora, essere esplicitamente formulata soltanto nella prima memoria ex art. 171-ter c.p.c., né ritenersi implicita nello stesso deposito della memoria di precisazione o modificazione delle domande, delle eccezioni e delle conclusioni già proposte in sede di costituzione. Si consideri che la giurisprudenza, con orientamento che potrebbe mantenersi anche nell’assetto riformato, sostiene che le disposizioni degli artt. 171 e 307, commi 1 e 2, c.p.c., sulla cancellazione della causa dal ruolo per la mancata costituzione delle parti, non si applicano se le parti, costituendosi tardivamente, dimostrino la comune volontà di dare impulso al processo, regolarizzando in tal modo l’instaurazione del rapporto processuale (Cass. VI n. 3626/2014; Cass. III, n. 9730/2000; Cass. II, n. 7855/1994). Il decreto legislativo (d.lgs. n. 164/2024) concernente disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022, recante attuazione della l. n. 206/2021, ha modificato l’art. 171, terzo comma, prevedendo che la contumacia della parte che non si sia costituita entro il termine di cui all’art.166 è dichiarata dal giudice istruttore con il decreto previsto dall’art. 171-bis. La dottrina sul punto si divide, da alcuni sostenendosi che, allorché entrambe le parti, seppur tardivamente, si siano comunque costituite, avendosi per raggiunto lo scopo cui sono mirati gli atti propulsivi del giudizio, la cancellazione non andrebbe disposta, e da altri subordinandosi, invece, la prosecuzione del processo al comportamento sanante del convenuto, il quale, costituitosi anch'egli tempestivamente, rinunci ad invocare la cancellazione e così dimostri in equivocamente di voler accettare il contraddittorio sul merito (Cerino Canova, in Comm. Allorio, II, t. 1, Torino, 1980, 466; 235 ss.; Ciaccia Cavallari, 466; Giudiceandrea, voce Costituzione in giudizio, in Enc. dir., XI, Milano, 1962, 239; Luiso, 2015; Saletti, 5). Si assume, sostanzialmente, in giurisprudenza che, qualora nel giudizio di primo grado l'attore si sia costituito oltre il termine fissato dall'art. 165, comma 1, senza che il convenuto si sia costituito, va disposta la cancellazione della causa dal ruolo (con l'onere della sua riassunzione) e non la prosecuzione del giudizio nella contumacia del convenuto, derivandone, altrimenti, una lesione del diritto di difesa del convenuto stesso, il quale viene illegittimamente coinvolto nel processo, per cui è imposta a sua tutela la cancellazione dal ruolo. Tale vizio del procedimento, ove denunciato al giudice d'appello, secondo un orientamento comporterebbe il rinvio della causa al primo giudice, ricorrendo una situazione sostanzialmente simile a quelle previste dall'art. 354, in presenza dell'identica ratio, costituita dall'esigenza di salvaguardare la difesa della parte fin dal primo grado del giudizio; se, invece, il giudizio di primo grado non è cancellato dal ruolo e il giudice di secondo grado rigetta l' appello perciò proposto da un convenuto contumace in primo grado, senza dichiarare la nullità della sentenza e dell' intero procedimento, rimettendo le parti al primo giudice, la sentenza di secondo grado va cassata in sede di legittimità, con rinvio al giudice di primo grado affinché provveda alla cancellazione della causa (Cass. n. 6481/1997; Cass. n. 1928/1990). Diversamente, si è affermato che, sussistendo la nullità del giudizio di primo grado, giacché proseguito, malgrado la costituzione tardiva dell'attore e la contumacia del convenuto, senza ordinarsi la cancellazione della causa dal ruolo, il giudice d'appello, innanzi al quale tale nullità sia dedotta, deve non soltanto dichiarare la nullità degli atti del procedimento di primo grado successivi alla notifica della citazione introduttiva, ma anche disporre per l'ulteriore trattazione della causa dinanzi a sé, in applicazione del principio dell'assorbimento delle nullità nei motivi di gravame, senza alcuna possibilità del rinvio della causa al primo giudice, attesa la tassatività e le non estensibilità, per analogia, dei casi di rimessione di cui agli artt. 353 e 354 (Cass. S.U., n. 10389/1995). In dottrina, si oppone, peraltro, che una lettura coordinata degli artt. 171 e 307 implichi, quale effetto del ritardo nella costituzione di entrambe le parti, non la cancellazione della causa dal ruolo, ma unicamente l'onere della riassunzione. Tale onere di riassunzione non presuppone un'ordinanza di cancellazione, sicché, oltre la data ultima segnata dall'art. 166, l'iscrizione a ruolo sarebbe del tutto inefficace (Ronco, 1576 ss.). Tempestiva costituzione di una sola parteSe almeno una delle due parti abbia rispettato il termine di costituzione per essa prefissato, resta salva, in forza del comma 2 dell'art. 171, la possibilità per l'altra di costituirsi sino alla prima udienza (il riferimento “fino alla prima udienza” è stato eliminato per effetto del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, e con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, sostituendosi nel secondo comma il richiamo al “termine di cui all'articolo 166”), ma il convenuto comunque incorre nelle maturate preclusioni di cui all'art. 167. L'effetto di decadenza del convenuto da eccezioni in senso stretto, domande riconvenzionali, istanze di chiamata di terzi ed eccezioni di incompetenza del giudice adito è, quindi, subordinato alla puntuale costituzione dell'attore; allorché, invece, nessuna delle parti si sia costituita tempestivamente, e l'attore provveda a riassumere la causa entro tre mesi, il convenuto non incorre nelle preclusioni indicate, non potendosi imporgli un onere di costituirsi pur quando confidi nell'intenzione dell'attore di abbandonare la domanda (Balena, 1996, 267). La mancata costituzione di una soltanto delle parti determina, inoltre, la contumacia della stessa. La relativa declaratoria va adottata dal giudice istruttore alla prima udienza; avendo, peraltro, la dichiarazione di contumacia natura di mero accertamento della situazione processuale della parte che non si sia costituita (o che si sia costituita irregolarmente), l'omissione di tale formalità non comporta la nullità del procedimento e della sentenza, purché risultino comunque rispettate le regole che disciplinano il processo contumaciale, tra cui quelle dell'art. 292 relative alla comunicazione e notificazione di taluni atti al contumace. Si è affermato che l'art. 59 disp. att. c.p.c., per il quale la dichiarazione di contumacia della parte non costituita è fatta dal giudice di pace, a norma dell'art. 171, ultimo comma, c.p.c., “quando è decorsa almeno un'ora dall'apertura della udienza”, detta una norma speciale per la prima udienza del procedimento davanti al giudice di pace, senza che possa desumersene un principio di carattere generale, valevole per tutte le udienze di trattazione e per tutti i giudizi, ostandovi il silenzio dell'art. 83 disp. att. c.p.c., che pure disciplina la trattazione delle cause, e la “ratio” della norma speciale, correlata al disposto dell'art. 171 c.p.c., il quale, nel consentire alla parte di costituirsi direttamente in prima udienza, ha inteso limitare l'onere dell'altra parte, tempestivamente costituitasi, di attendere la conclusione di tale udienza (Cass. II, n. 822/2022). BibliografiaBiavati, La riforma del processo civile: motivazioni e limiti, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2022, 45 ss.; B. Capponi, Note sulla fase introduttiva del nuovo rito ordinario di cognizione, in Giustiziacivile.com, 5 gennaio 2023; De Santis, La redazione degli atti difensivi ai tempi del processo civile telematico: sinteticità e chiarezza, in Giusto proc. civ., 2017, 749 ss.; Dondi, Obiettivi e risultati della recente riforma del processo civile. La disciplina della cognizione a una prima lettura, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2021, 927 ss.; Panzarola, Sul (presunto) principio di sinteticità nella redazione degli atti processuali civili, in Giusto proc. civ., 2018, 69 ss.; Punzi, Sul processo civile telematico, in Riv. dir. proc., 2022, 1, 1 ss.; Raiti, Il principio di sinteticità e di chiarezza del ricorso per cassazione secondo la legge delega sulla Riforma del processo, in Riv. dir. proc., 2022, 3, 1027 ss.; Tedoldi, Il processo civile telematico tra logos e techne, in Riv. dir. proc., 2021, 3, 843 ss.; Tombolini, Note «a caldo» sulla nuova legge delega di riforma della giustizia civile: le modifiche al giudizio di primo grado, in Judicium, 15 dicembre 2021. |