Codice di Procedura Civile art. 174 - Immutabilità del giudice istruttore.Immutabilità del giudice istruttore. [I]. Il giudice designato è investito di tutta l'istruzione della causa [175, 180] e della relazione al collegio [275 1; 63 att.]. [II]. Soltanto in caso di assoluto impedimento o di gravi esigenze di servizio può essere sostituito con decreto del presidente [79 att.]. La sostituzione può essere disposta, quando è indispensabile, anche per il compimento di singoli atti. InquadramentoLa norma in esame affida al giudice istruttore designato sia la fase preparatoria, sia l'istruzione della causa che la relazione al collegio. Essa inoltre enuncia il principio dell'immutabilità del giudice istruttore, specificando le uniche condizioni che ne ammettano la sostituzione. Sostituzione del giudice istruttoreIl comma 2 dell'art. 174 ammette la sostituzione del giudice designato per la trattazione della causa solo con decreto del presidente del tribunale nelle ipotesi di assoluto impedimento o di gravi esigenze di servizio. Il provvedimento di sostituzione può essere anche verbale, o annotato nel verbale d'udienza e non deve essere comunicato alle parti. In quanto emesso nell'esercizio di un'attività discrezionale, esso non è sindacabile in sede di legittimità, né richiede espressa motivazione (Cass. n. 24783/2005). Il presidente può sostituire al giudice designato se stesso, o altro magistrato, come anche un magistrato onorario (Cass. n. 20926/2004). CasisticaL'art. 174 trova applicazione anche nel rito del lavoro (Cass. n. 5443/2001). Il principio di immutabilità del giudice non esiste, invece, nel giudizio di appello secondo il rito ordinario, almeno prima che abbia inizio la fase della discussione, ed anche nel caso in cui la trattazione della causa si svolga in diverse udienze, atteso che mutamenti nella composizione del collegio sono consentiti fino all'udienza di discussione (art. 352, nel testo introdotto dalla l. n. 353/1990), essendo da questo momento operante il principio che vieta la deliberazione della sentenza da parte di un collegio diversamente composto rispetto a quello che ha assistito alla discussione (Cass. n. 11295/2009; Cass. n. 26820/2007). Così neppure si applica l'art. 174 nel processo del lavoro in grado di appello, ove manca una fase istruttoria e non c'è, quindi, alcun giudice istruttore, ma solo un relatore (Cass. n. 25229/2009). Identicamente, nei procedimenti in camera di consiglio, nei quali, non ravvisandosi una fase istruttoria, non viene nominato un giudice istruttore ma solo un relatore, nemmeno è vietata la sostituzione di uno o più componenti del collegio prima che abbia inizio la discussione, anche quando quest'ultima si svolga in un'udienza diversa da quelle destinate alla raccolta degli elementi da valutare ai fini della decisione. Rimane, invece, impedita la deliberazione della decisione da parte di un collegio composto diversamente da quello che ha assistito alla discussione (Cass. n. 16738/2011). Conseguenze della violazione del principio di immutabilitàL'inosservanza del principio dell'immutabilità del giudice istruttore, sancito dalla disposizione in esame, in difetto di una espressa sanzione di nullità, si ritiene produca, tuttavia, una mera irregolarità di carattere interno che non incide sulla validità dell'atto e non è causa di nullità del giudizio o della sentenza (Cass. III, n. 12982/2022; Cass. L, n. 1912/2017; Cass. n. 7622/2010). Non sussiste, infatti, alcun vizio di costituzione del giudice invalidante la decisione in caso di cambiamento del giudice istruttore originariamente designato (al di fuori dell'indispensabile identità della persona fisica del magistrato che è, invece, prescritta dall'art. 276, comma 1, a pena di nullità, solo fra il giudice davanti al quale sono precisate le conclusioni e quello che decide la causa: Cass. n. 9052/2000): la sostituzione di giudici di pari funzioni, appartenenti al medesimo ufficio giudiziario, pur ove disposta al di fuori di procedimento di variazione tabellare e senza le condizioni stabilite dagli artt. 174 e 79 disp. att. (secondo il quale, in particolare, la designazione del nuovo istruttore dovrebbe cadere su altro giudice della stessa sezione), non incide sugli atti del processo, in quanto il decreto di riassegnazione della causa rappresenta uno strumento d'attuazione della distribuzione degli affari tra i magistrati d'uno stesso tribunale e, quindi, è disciplinato unicamente da regole organizzative interne all'ordinamento giudiziario, che non rilevano ai fini della validità dei provvedimenti processuali (Cass. n. 26327/2007; Cass. n. 2745/2007). BibliografiaBiavati, La riforma del processo civile: motivazioni e limiti, in Riv. trim. dir. proc. civ. 2022, 45 ss.; B. Capponi, Note sulla fase introduttiva del nuovo rito ordinario di cognizione, in Giustiziacivile.com, 5 gennaio 2023; De Santis, La redazione degli atti difensivi ai tempi del processo civile telematico: sinteticità e chiarezza, in Giusto proc. civ., 2017, 749 ss.; Dondi, Obiettivi e risultati della recente riforma del processo civile. La disciplina della cognizione a una prima lettura, in Riv. trim. dir. proc. civ., 2021, 927 ss.; Panzarola, Sul (presunto) principio di sinteticità nella redazione degli atti processuali civili, in Giusto proc. civ., 2018, 69 ss.; Punzi, Sul processo civile telematico, in Riv. dir. proc., 2022, 1, 1 ss.; Raiti, Il principio di sinteticità e di chiarezza del ricorso per cassazione secondo la legge delega sulla Riforma del processo, in Riv. dir. proc., 2022, 3, 1027 ss.; Tedoldi, Il processo civile telematico tra logos e techne, in Riv. dir. proc., 2021, 3, 843 ss.; Tombolini, Note «a caldo» sulla nuova legge delega di riforma della giustizia civile: le modifiche al giudizio di primo grado, in Judicium, 15 dicembre 2021. |