Codice di Procedura Civile art. 181 - Mancata comparizione delle parti 1 .Mancata comparizione delle parti 1. [I]. Se nessuna delle parti compare alla prima udienza, il giudice fissa un'udienza successiva, di cui il cancelliere dà comunicazione alle parti costituite. Se nessuna delle parti compare alla nuova udienza, il giudice ordina che la causa sia cancellata dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo2. [II]. Se l'attore costituito non comparisce alla prima udienza, e il convenuto non chiede che si proceda in assenza di lui, il giudice fissa una nuova udienza, della quale il cancelliere dà comunicazione all'attore. Se questi non comparisce alla nuova udienza, il giudice, se il convenuto non chiede che si proceda in assenza di lui, ordina che la causa sia cancellata dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 15 l. 14 luglio 1950, n. 581. [2] Comma così sostituito, da ultimo, dall'art. 50 d.l. 25 giugno 2008, n. 112, conv., con modif. dalla l. 6 agosto 2008, n. 133. Il testo precedente era il seguente: «Se nessuna delle parti comparisce nella prima udienza, il giudice fissa una udienza successiva, di cui il cancelliere dà comunicazione alle parti costituite. Se nessuna delle parti comparisce alla nuova udienza, il giudice, con ordinanza non impugnabile, dispone la cancellazione della causa dal ruolo». A norma dell'art. 56 dello stesso decreto legge, la modifica si applica ai giudizi instaurati dalla sua entrata in vigore. InquadramentoL'art. 181 c.p.c. disciplina gli effetti della mancata comparizione di entrambe le parti, ovvero del solo attore costituito (ove il convenuto non richieda che si proceda in sua assenza) alla prima udienza. In entrambi i casi il giudice fissa una nuova udienza, e se entrambe le parti, o, rispettivamente, l'attore, non compaiono neppure in essa, la causa viene cancellata dal ruolo ed il processo si estingue. Mancata comparizione dell'attore e comportamento del convenutoLa mancata comparizione dell'attore alla prima udienza può dare luogo, secondo l'art. 181, a tre distinte ipotesi, quanto agli effetti, sulla base della diversa posizione assunta dal convenuto di fronte alla rilevata inattività dell'attore. Così, se alla prima udienza non compare neppure il convenuto, viene fissata, ai sensi del comma 1 del citato art. 181 (sia prima che dopo le modifiche apportate dall'art. 50 d.l. n. 112/2008, conv., con modif. in l. n. 133/2008), una nuova udienza e se anche in questa non compare nessuna delle parti, il giudice (a seguito della medesima novella del 2008, per i soli giudizi instaurati dopo il 25 giugno 2008) dispone la cancellazione della causa dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo. Se, invece, il convenuto compare alla prima udienza, egli potrà richiedere che si proceda ugualmente in assenza dell'attore, nel qual caso il processo seguirà il suo normale svolgimento; altrimenti, il convenuto, benché comparso, potrà non avanzare tale richiesta di prosecuzione ed in tal caso, se neppure alla nuova udienza fissata egli, per quanto ancora presente, domandi che si proceda in assenza dell'attore, viene del pari dichiarata l'estinzione del processo. Se il convenuto non chieda che si proceda in assenza dell'attore, il giudice non deve pronunziare sulle spese di lite (Cass. II, n. 740/2005). L'art. 181, comma 1, nel testo novellato dall'art. 50 d.l. n. 112/2008, conv. con modif. dalla l. n. 133/2008, che prevede, in caso di inattività delle parti, non solo la cancellazione della causa dal ruolo, ma anche la contestuale dichiarazione di estinzione del giudizio, è, quindi, applicabile unicamente ai giudizi instaurati a far data dal 25 giugno 2008 (Cass. lav., n. 4721/2014). Va escluso che il P.M. interveniente rientri tra le parti cui si riferiscono gli artt. 181 e 309, non avendo lo stesso la disponibilità del processo che si riconnette al potere di abbandono per inerzia di cui alle citate disposizioni. Ne consegue che, nelle cause di cui all'art. 70, il giudice deve disporre la cancellazione della causa dal ruolo, ai sensi degli agli artt. 181 e 309, ove sia comparso soltanto il P.M. intervenuto (Cass. I, n. 654/1972). La disciplina processuale dell'inattività delle parti, di cui agli art. 181 e 309, trova applicazione anche nelle controversie individuali di lavoro regolate dalla l. n. 533/1973, non essendo di ostacolo a ciò la specialità del rito da questa introdotto, né i principi cui essa si ispira (Cass. lav., n. 16358/2015; Cass. L, n. 2816/2015), Il provvedimento di "non luogo a provvedere" emesso dalla corte d'appello in caso di mancata comparizione delle parti nel procedimento di cui alla l. n. 89/2001, in tema di equa riparazione per violazione del termine di ragionevole durata del processo, è stato ritenuto assimilabile ad un provvedimento di cancellazione della causa dal ruolo ai sensi dell'art. 181, comma 1, cui consegue la possibilità della riassunzione del procedimento, che, ove abbia luogo nel termine di cui all'art. 307, fa salvi gli effetti sostanziali e processuali dell'originario ricorso, ivi compreso l'impedimento della decadenza derivante dall'inosservanza del termine di cui all'art. 4 l. n. 89/2001 cit. ((Cass. VI-2, n. 1525/2019;Cass. II, n. 2415/2015;Cass. I, n. 7549/2010; si veda anche Cass. II, n. 4004/2024). Non è applicabile l'art. 181, comma 1, nel procedimento in tema di riconoscimento della protezione internazionale dello straniero, nel quale, in caso di difetto di comparizione della parte interessata alla prima udienza, il giudice, verificata la regolarità della notificazione del ricorso e del decreto, deve decidere nel merito, restando esclusa la possibilità di una pronunzia di improcedibilità per disinteresse alla definizione o di rinvio della trattazione (salvo che si sia verificata un'irregolarità nelle notificazioni) o di non luogo a provvedere (Cass. I, n. 6061/2019). Ordine di cancellazione e dichiarazione di estinzioneL'ordine di cancellazione della causa dal ruolo e la declaratoria di estinzione del giudizio attengono alle funzioni del giudice, indipendentemente dalle istanze delle parti che vi hanno interesse. La cancellazione della causa dal ruolo va disposta sempre e comunque con ordinanza, nelle forme di cui all'art. 176 (Cordopatri, 785 ss.). L'art. 181, nel fare obbligo al cancelliere di comunicare alle parti non comparse la nuova udienza fissata dall'istruttore, non prescrive alcuna specifica formalità, ne prevede, in particolare, che nella comunicazione venga esplicitamente menzionato l'articolo di legge in virtù del quale è stata fissata la nuova udienza; sicché, una volta eseguita tale comunicazione, nel caso di ulteriore mancata comparizione delle parti, l'adozione del provvedimento di cancellazione della causa dal ruolo dipende soltanto dalla particolare situazione processuale concretamente verificatasi, a nulla rilevando che, nella comunicazione della nuova udienza, il cancelliere abbia omesso di indicare o abbia erroneamente indicata la norma di legge applicata (Cass. I, n. 3416/1969). Si nega abitualmente la revocabilità dell'ordinanza di cancellazione della causa dal ruolo (sebbene, nel testo sostituito dall'art. 50 d.l. n. 112/2008, la stessa non sia più espressamente dichiarata non impugnabile). Ciò non esclude, peraltro, che la suddetta ordinanza, ove sia stata emessa nel difetto dei presupposti richiesti dalla legge (assenza delle parti, comunicazione alle parti costituite dell'udienza di rinvio) possa essere eliminata dal mondo giuridico, sia pure mediante riapertura del verbale, ove il giudice constati la presenza dei procuratori delle parti, prima erroneamente esclusa (Cass. II, n. 717/1974; Cass. I. n. 5918/1980). Altrimenti, si assume che l'ordinanza con cui il giudice dispone la cancellazione della causa dal ruolo, quand'anche emessa in carenza delle condizioni di legge, non sarebbe suscettibile di alcun rimedio, dovendo far valere ogni questione in sede di controllo sulla declaratoria di estinzione (Cass. I, n. 10796/2003; Cass. III, n. 10397/1991). L'udienza di prima comparizione e trattazione, nell'ipotesi in cui la causa sia stata rinviata ex artt. 181-309 per mancata comparizione delle parti, non può legittimamente ritenersi slittata alla nuova udienza di rinvio, ai fini del verificarsi delle preclusioni ad essa correlate (Cass. III, n. 20736/2004). La mancata doverosa adozione dell'ordinanza di cancellazione della causa dal ruolo, ove ne sussistano i presupposti, determina la nullità degli atti processuali conseguentemente compiuti, la quale, se rilevata dal giudice di appello, comporta che lo stesso provveda alla relativa declaratoria, così definendo il giudizio con pronuncia di mero rito e non potendo egli stesso giudicare nel merito, a causa della particolare natura del vizio riscontrato (Cass. lav., n. 3187/1994). La nullità conseguente all'omessa cancellazione della causa dal ruolo, a seguito della diserzione delle parti a due udienze consecutive dinanzi al giudice istruttore resta tuttavia sanata per raggiungimento dello scopo, ai sensi dell'art. 156, comma 3, dal successivo compimento di un'attività processuale che manifesti l'intenzione di proseguire il processo e ottenere una decisione nel merito (Cass. III, n. 14810/ 2024). Mancata comparizione e trattazione scrittaSi è deciso che, in base all'art. 221, comma 4, del d.l. n. 34/2020, conv. in l. n. 77/2020, il giudice dovesse provvedere ai sensi del primo comma dell'art. 181 nel caso in cui nessuna delle parti effettuava il deposito telematico di note scritte entro la data fissata per l'udienza e non anche se tale deposito fosse avvenuto senza l'osservanza del termine di cinque giorni prima, ma comunque entro tale data, trattandosi di un termine ordinatorio ed essendo la norma strutturata su una equivalenza tra il deposito telematico delle note scritte e l'udienza da esso sostituita (Cass. II, n. 32827/2023). Nella logica di tale disposizione della fase emergenziale, il mancato deposito telematico delle note scritte delle parti era invero equiparato alla mancata comparizione delle parti all'udienza. Il deposito delle note scritte, al pari della comparizione in presenza alle udienze, è stato quindi inteso come atto di impulso di parte, configurandosi la mancata effettuazione del deposito telematico ad opera di tutti i contendenti come implicita loro rinuncia alla prosecuzione del processo. Il termine per il deposito delle note scritte fino a cinque giorni prima della data fissata per l'udienza, di cui al citato art. 221, comma 4, era, tuttavia, ordinatorio, ai sensi dell'art. 152, comma 2, onde il tardivo deposito non ne determinava la nullità, purché fosse comunque intervenuto entro la medesima data di udienza, e non può essere equiparato, stante la lettera della legge, alla mancata effettuazione del deposito stesso. In assenza di espressa dichiarazione di perentorietà del termine, occorre considerare che la norma prevista nell'ambito delle misure connesse all'emergenza epidemiologica da COVID-19 era strutturata su una equivalenza tra il deposito telematico delle note scritte e l'udienza da esso sostituita (e non tra il giorno di scadenza del termine e il giorno di udienza, come nel vigente art. 127-ter c.p.c.), non entrando il termine assegnato a far parte dell'atto del procedimento di cui si stratta; ne consegue che la sua inosservanza non comportava effetti identici a quelli che la legge attribuisce all'omesso deposito, salvo che non fosse oltrepassata la data fissata per l'udienza sostituita, segnando la stessa una situazione incompatibile con il riconoscimento degli effetti dell'attività della parte. Del tutto diverso è il disposto del vigente art. 127-ter, introdotto dal d.lgs. n. 149 del 2022e modificato dal d.lgs. n. 164/2024, che ai commi 4 e 5 prevede: “[s]e nessuna delle parti deposita le note nel termine assegnato il giudice assegna un nuovo termine perentorio per il deposito delle note scritte o fissa udienza. Se nessuna delle parti deposita le note nel nuovo termine o compare all'udienza, il giudice ordina che la causa sia cancellata dal ruolo e dichiara l'estinzione del processo. Il giorno di scadenza del termine assegnato per il deposito delle note di cui al presente articolo è considerato data di udienza a tutti gli effetti. Il provvedimento depositato entro il giorno successivo alla scadenza del termine si considera letto in udienza”. BibliografiaCaponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss. |