Codice di Procedura Civile art. 182 - Difetto di rappresentanza o di autorizzazione.Difetto di rappresentanza o di autorizzazione. [I]. Il giudice istruttore verifica d'ufficio la regolarità della costituzione delle parti [165, 166] e, quando occorre, le invita a completare o a mettere in regola gli atti e i documenti che riconosce difettosi [316, 421 1]. [II].Quando rileva la mancanza della procura al difensore oppure un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione che ne determina la nullità, il giudice assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della persona alla quale spetta la rappresentanza o l'assistenza, per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, ovvero per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa. L'osservanza del termine sana i vizi, e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono fin dal momento della prima notificazione1.
[1] Comma così sostituito dall'art. 46, comma 2, della l. 18 giugno 2009, n. 69, (legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore. Il testo precedente recitava: «Quando rileva un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione, il giudice può assegnare alle parti un termine per la costituzione della persona alla quale spetta la rappresentanza o l'assistenza, o per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, salvo che si sia avverata una decadenza». Successivamente così modificato dall'art. 3, comma 13, lett. a), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito il primo periodo (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Si riporta il testo prima della modificazione: «Quando rileva un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione ovvero un vizio che determina la nullità della procura al difensore, il giudice assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della persona alla quale spetta la rappresentanza o l'assistenza, per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, ovvero per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa.». InquadramentoLa norma stabilisce che il giudice istruttore verifica d'ufficio la regolarità della costituzione delle parti e, ove occorra, le invita a completare o a mettere in regola gli atti e i documenti che riconosce difettosi. Il comma 2 dell'art. 182 è stato sostituito dalla l. n. 69/2009. Il testo previgente stabiliva che il giudice, rilevato un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione, potesse assegnare alle parti un termine per la costituzione della persona cui spettasse la rappresentanza o l'assistenza, o per il rilascio delle autorizzazioni necessarie, salvo il maturare di una decadenza. La formulazione del 2009 aveva aggiunto al rilievo del difetto di rappresentanza, assistenza o autorizzazione anche quello di qualsivoglia «vizio che determina la nullità della procura al difensore»; in tutti questi casi il giudice assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della persona cui spetta la rappresentanza o l'assistenza, per il rilascio delle autorizzazioni o, ancora, per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa. Il secondo comma dell’art. 182 è stato nuovamente modificato dal d.lgs. n. 149/2022, il quale prevede che il giudice, quando rileva la mancanza della procura al difensore oppure un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione che determina la nullità della procura, assegna alle parti un termine perentorio per la costituzione della persona alla quale spetta la rappresentanza o l’assistenza, per il rilascio delle necessarie autorizzazioni, ovvero per il rilascio della procura alle liti o per la rinnovazione della stessa. L’osservanza del termine sana i vizi e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono fin dal momento della prima notificazione. Limiti della regolarizzazione della costituzioneIl potere del giudice, exart. 182, comma 1, di invitare le parti a completare o a mettere in regola gli atti e i documenti che riconosca difettosi riguarda la regolarità della costituzione delle parti medesime o i difetti di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione, sicché non può interferire con il potere dispositivo delle parti sulle prove che ritengono di esibire al giudice, né, correlativamente, con l'onere attinente a questo potere, e tanto meno con le domande che le parti stesse reputano di formulare (Cass. V, n. 10219/2003). La citazione in giudizio del solo soggetto incapace, e non anche del suo rappresentante, integra un'ipotesi di nullità della citazione stessa, ai sensi degli artt. 163, comma 3, n. 2 e art. 164, la cui sanatoria, in mancanza di costituzione del rappresentante, è disciplinata non dall'art. 182, ma dagli artt. 164, comma 2, e 156, comma 3 (Cass. S.U., n. 9217/2010). Nel caso in cui il soggetto costituito in giudizio sia diverso dall'effettivo titolare del diritto, e non risulti a lui espressamente conferita la rappresentanza processuale ai sensi dell'art. 77, il giudice ha l'obbligo, in base all'art. 182, di rilevarne il difetto in ogni stato e grado del giudizio (e, quindi, anche in sede di decisione: Cass. II, n. 5709/1997). Essendo il giudice tenuto, ai sensi dell'art. 182, a verificare d'ufficio la regolarità della costituzione delle parti, rientra nel suo potere rilevare di propria iniziativa, anche in sede impugnatoria, e salvo il limite dell'eventuale formazione del giudicato interno, il difetto di legittimazione attiva o passiva, trattandosi di profilo d'indagine che attiene alla regolare instaurazione del contraddittorio. Tale verifica deve essere condotta, se non vi sono contestazioni al riguardo, sulla base degli atti processuali che siano stati acquisiti al processo, né l'organo giudicante è tenuto a svolgere con proprio impulso alcun'altra indagine, tanto meno a sollecitare le parti alla produzione di documenti idonei a suffragare la qualità spesa in giudizio (Cass. I., n. 5515/2006). Sanatoria dei difetti di rappresentanza o autorizzazioneL’art. 182, comma 2, riguarda i vizi di costituzione dell’attore, giacché il difetto della costituzione del convenuto non incide sulla valida instaurazione del rapporto processuale, comportando esso esclusivamente la contumacia del convenuto medesimo, salve le conseguenze negative che l’attore possa ricevere (ad esempio, per la condanna alle spese processuali in ipotesi di soccombenza) dalla non rituale partecipazione al giudizio della controparte. A differenza del testo del comma 2 dell'art. 182 vigente fino alla Riforma del 2009 (nella vigenza del quale si affermava in passato che l'intervento correttivo del giudice fosse soltanto discrezionale, e quindi di non obbligatorio esercizio), il giudice è ora obbligato ad assegnare il termine perentorio per regolarizzare il riscontrato difetto di rappresentanza o di autorizzazione e l'osservanza di tale termine comporta una sanatoria retroattiva dei vizi, sicché gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono sin dal momento della prima notificazione. Peraltro, nei suoi più recenti approdi, la giurisprudenza aveva deciso che l'art. 182, comma 2, già nel testo anteriore alle modifiche introdotte dalla l. n. 69/2009, dovesse essere interpretato, nel senso che il giudice «deve» promuovere la sanatoria, in qualsiasi fase e grado del giudizio e indipendentemente dalle cause del predetto difetto, assegnando un termine alla parte che non vi abbia già provveduto di sua iniziativa, con effetti «ex tunc», senza il limite delle preclusioni derivanti da decadenze processuali (Cass. S.U., n. 9217/2010). Si sostiene, quindi, che a norma dell'art. 182, nel testo modificato dall'art. 46 l. n. 69/2009, il giudice è tenuto — ove rilevi un difetto di rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione ovvero un vizio che determina la nullità della procura al difensore — a provvedere alla sanatoria di tale vizio, dovendosi equiparare la nullità della procura «ad litem» al difetto di rappresentanza processuale (Cass. S.U., n. 28337/2011; Cass. n. 26498/2017; Cass. III, n. 15156/2017). E' stato, tuttavia, affermato anche che il principio secondo cui gli atti posti in essere da soggetto privo, sia pure parzialmente, del potere di rappresentanza possono essere ratificati con efficacia retroattiva (salvi i diritti dei terzi), non opera nel campo del processo, ove il mandato alle liti costituisce il presupposto della valida instaurazione del rapporto processuale e può essere conferito con effetti retroattivi solo nei limiti stabiliti dall'art. 125, il quale dispone che la procura al difensore possa essere rilasciata in data posteriore alla notificazione dell'atto, purché anteriormente alla costituzione della parte rappresentata, e sempre che per l'atto di cui trattasi non sia richiesta dalla legge la procura speciale, come nel caso del ricorso per cassazione, restando conseguentemente esclusa, in tale ipotesi, ogni possibilità di sanatoria e ratifica. La specificità del giudizio di legittimità (ovvero, l'esigenza del conferimento della procura speciale) induce, in sostanza, a negare comunque l'ammissibilità di una sanatoria e ratifica degli effetti del ricorso per cassazione posto in essere da soggetto privo, anche parzialmente, del potere di rappresentanza, imponendo l'art. 365 che i poteri rappresentativi sussistano al momento del conferimento della procura, e così precludendo, diversamente dalle fasi processuali di merito, una ratifica a mezzo di atto successivo. Tale regola mantiene valore anche dopo la modifica degli artt. 83 e 182, introdotta dalla l. n. 69/2009 (Cass. S.U., n. 13431/2014; Cass. II, n. 16815/2016). Il giudice che rilevi, invece, l'omesso deposito della procura speciale alle liti, di cui all'art. 83, comma 3, enunciata ma non rinvenuta negli atti della parte, è tenuto ad invitare quest'ultima a produrre l'atto mancante. Tale invito può essere fatto in qualsiasi momento, anche in sede di appello, e solo se infruttuoso il giudice deve dichiarare invalida la costituzione della parte in giudizio (Cass. III, n. 19169/2014). Del pari, in caso di mancato deposito della procura generale alle liti, che sia stata semplicemente menzionata negli atti della parte, il giudice non può dichiarare l'invalidità della costituzione di questa senza aver prima provveduto - in adempimento del dovere impostogli dall'art. 182, comma 1 - a formulare l'invito a produrre il documento mancante; tale invito, in caso non sia stato rivolto dal giudice istruttore, deve essere fatto dal collegio, od anche dal giudice dell'appello, poiché la produzione di quel documento, effettuata nel corso del giudizio di merito, sana "ex tunc" la irregolarità della costituzione (Cass. III, n. 3181/2016). La Riforma del 2009 ha così equiparato, agli effetti della sanatoria, il vizio, tipicamente procedurale, della procura conferita al difensore con i vizi attinenti alla capacità processuale, ovvero alla disponibilità delle sottostanti situazioni di diritto sostanziale (specificatamente, il difetto di «rappresentanza, di assistenza o di autorizzazione»), sovvertendo l'orientamento giurisprudenziale precedente, il quale negava che la regolarizzazione ex art. 182 potesse estendersi pure al difetto di assistenza tecnica. Secondo la visione tradizionale, infatti, smentita dall'attuale formulazione dell'art. 182, comma 2, il rilascio della procura alle liti, previsto dall'art. 163, comma 3, n. 6, è presupposto per la valida costituzione del rapporto processuale e requisito essenziale dell'atto introduttivo del giudizio, sicché la mancanza di detto requisito comporterebbe l'inesistenza giuridica dell'atto, la quale non potrebbe mai ritenersi sanata dal rilascio della procura da parte dell'interessato in un momento successivo al deposito dell'atto stesso. Si è invece affermato che la falsità materiale della procura alle liti non è riconducibile ad alcuna delle ipotesi disciplinate dall'art. 182, in quanto comporta l'invalidità assoluta, rilevabile anche d'ufficio, di un elemento indispensabile per la formazione dell'atto introduttivo del giudizio, che incide sulla validità dell'instaurazione del rapporto processuale, impedendo la produzione di qualsiasi effetto giuridico, senza alcuna possibilità di sanatoria (Cass. n. 38735/2021). Nel testo introdotto con la riforma del 2009, si chiarisce che «l'osservanza del termine sana i vizi, e gli effetti sostanziali e processuali della domanda si producono sin dal momento della prima notificazione». La precedente formulazione, al contrario, contemplava per la sanatoria il limite delle decadenze già avveratesi, limite, peraltro, inteso in giurisprudenza riferito alle sole decadenze sostanziali (sancite, cioè, per l'esercizio del diritto e dell'azione), e non anche a quelle che si esauriscano nell'ambito del processo, giacché, in caso contrario, si sarebbe avuta l'inapplicabilità dell'art. 182 in tutte le ipotesi in cui le parti incorressero in decadenze processuali già nell'atto introduttivo. A differenza della rimessione in termini ex art. 153, comma 2 (secondo cui «la parte che dimostra di essere incorsa in decadenze per causa ad essa non imputabile può chiedere al giudice di essere rimessa in termini»), la sanatoria di cui all'art. 182 non postula per i difetto di rappresentanza o di autorizzazione la condizione della causa non imputabile alla parte e neppure l'istanza di parte. Cass. S.U., n. 4248/2016 ha, peraltro, chiarito che il difetto di rappresentanza processuale della parte può essere sanato in fase di impugnazione, senza che operino le ordinarie preclusioni istruttorie. Qualora la contestazione avvenga nel giudizio di cassazione, la prova della sussistenza del potere rappresentativo può essere data ai sensi dell'art. 372; tuttavia, qualora il rilievo del vizio in sede di legittimità non sia officioso, ma provenga dalla controparte, l'onere di sanatoria del rappresentato sorge immediatamente, non essendovi necessità di assegnare un termine, che non sia motivatamente richiesto, giacché sul rilievo di parte l'avversario è chiamato a contraddire (Cass. II, n. 12525/2018; da ultimo, Cass. II, n. 23940/2019). Così, si è pure affermato che qualora una parte sollevi tempestivamente l'eccezione di difetto di rappresentanza, sostanziale o processuale, ovvero un vizio della "procura ad litem", è onere della controparte interessata produrre immediatamente, con la prima difesa utile, la documentazione necessaria a sanare il difetto o il vizio, senza che operi il meccanismo di assegnazione del termine ai sensi dell'art. 182, prescritto solo per il caso di rilievo officioso (Cass. I, n. 29244/2021; Cass. I. n. 7589/2023). Dunque, secondo la giurisprudenza, non occorre che il giudice provveda ad assegnare il termine per regolarizzare la costituzione dell’attore, ove il relativo vizio sia stato tempestivamente eccepito dal convenuto nella sua comparsa, giacché, in tal caso, l’onere di sanatoria sorge immediatamente. Questa soluzione deve peraltro rendersi compatibile col principio secondo cui l’art. 182, comma 2, onera il giudice di promuovere la sanatoria, in qualsiasi fase e grado del giudizio e indipendentemente dalle cause del predetto difetto, assegnando un termine alla parte che non vi abbia già provveduto di sua iniziativa, con effetti ex tunc e senza il limite delle preclusioni derivanti da decadenze processuali. La Cass. n. 6041/2018, affermando che l'art. 182, comma 2, come modificato dall'art. 46, comma 2, l. n. 69/2009, si applica anche al giudizio d'appello , ha cassato con rinvio la sentenza che aveva dichiarato inammissibile l'impugnazione proposta da una società dopo la messa in liquidazione, in forza della procura rilasciata in primo grado, senza concedere termine per la costituzione a mezzo del liquidatore quale nuovo rappresentante. Nel caso in cui il genitore agisca in giudizio in rappresentanza del figlio minore in difetto di autorizzazione, l'eccezione di carenza di legittimazione processuale sollevata dalla controparte è infondata se l'autorizzazione viene prodotta, sia pure successivamente alla scadenza dei termini per le preclusioni istruttorie, ovvero se il figlio, diventato maggiorenne, si costituisce nel giudizio, così ratificando l'attività processuale del rappresentante legale, operando in entrambe le ipotesi la sanatoria retroattiva del vizio di rappresentanza ai sensi dell'art. 182 (Cass. III, n. 2460/2020). Per l'applicabilità dell'art. 182, comma 2, nel procedimento prefallimentare, Cass. I, n. 5259/2018; nel giudizio di opposizione allo stato passivo, Cass. V, n. 24485/2016). Per l'inammissibilità della sanatoria una sanatoria del ricorso per cassazione mediante rinnovazione ai sensi dell'art. 182 allorquando la procura, apposta su foglio separato e non materialmente congiunta al ricorso, sia conferita con scrittura privata autenticata nella sottoscrizione dal difensore in violazione dell'art. 83, comma 3, poiché l'art. 365 prescrive l'esistenza di una valida procura speciale come requisito di ammissibilità dell'impugnazione, Cass. III, n. 1255/2018. Parimenti, è stato deciso che, nel caso di ricorso per cassazione nell'interesse di un minore, la carenza di potere rappresentativo, cui consegue l'inammissibilità dell'impugnazione rilevabile officiosamente, non può essere superata con l'esercizio del potere previsto, per i gradi di merito, dall'art. 182, comma 2, attesa l'esclusione, in sede di legittimità, di un'attività istruttoria e la necessità di depositare, a pena d'improcedibilità, i documenti sull'ammissibilità del ricorso all'atto del suo deposito, salva solo la possibilità di provvedervi successivamente, prima dell'udienza, con notifica di apposito elenco alla controparte (Cass. III, n. 20016/2016). La Cass. S.U., n. 26338/2017, ha tuttavia ritenuto affetta da mero errore materiale la procura speciale ad impugnare che, sebbene non congiunta materialmente all'atto, individui la pronuncia impugnata, sia corredata di data certa successiva alla stessa e provenga inequivocabilmente dalla parte ricorrente, in quanto l'art. 83, comma 3, non può essere interpretato in modo formalistico, avendo riguardo al dovere del giudice, ex art. 182, di segnalare alle parti i vizi della procura affinché possano porvi rimedio e, più in generale, al diritto di accesso al giudice, sancito dall'art. 6, par. 1, della CEDU, che può essere limitato soltanto nella misura in cui sia necessario per perseguire uno scopo legittimo. Secondo l'insegnamento da Cass. S.U., n. 18331/2010, l'amministratore del condominio, potendo essere convenuto nei giudizi relativi alle parti comuni, ed essendo però tenuto a dare senza indugio notizia all'assemblea della citazione e del provvedimento che esorbiti dai suoi poteri, ai sensi dell'art. 1131, commi 2 e 3, c.c., può costituirsi in giudizio ed impugnare la sentenza sfavorevole senza la preventiva autorizzazione dell'assemblea, ma deve, in tale ipotesi, ottenere la necessaria ratifica del suo operato da parte dell'assemblea stessa, per evitare la pronuncia di inammissibilità dell'atto di costituzione ovvero di impugnazione. Nel ricostruire la portata dell'art. 1131, comma 2, c.c., Cass. S.U., n. 18331/2010 ha invero affermato che, ferma la possibilità dell'immediata costituzione in giudizio dell'amministratore convenuto, ovvero della tempestiva impugnazione dell'amministratore soccombente (e ciò nel quadro generale di tutela urgente di quell'interesse comune che è alla base della sua qualifica e della legittimazione passiva di cui è investito), non di meno l'operato dell'amministratore deve poi essere sempre ratificato dall'assemblea, in quanto unica titolare del relativo potere. La ratifica assembleare vale a sanare retroattivamente la costituzione processuale dell'amministratore sprovvisto di autorizzazione dell'assemblea, e perciò vanifica ogni avversa eccezione di inammissibilità, ovvero ottempera il rilievo ufficioso del giudice che abbia all'uopo assegnato il termine exart. 182 per regolarizzare il difetto di rappresentanza. La regolarizzazione ai sensi dell'art. 182, in favore dell'amministratore privo della preventiva autorizzazione assembleare, come della ratifica, può operare in qualsiasi fase e grado del giudizio, con effetti "ex tunc" (Cass. VI, n. 27236/2017). Peraltro, come di seguito ribadito da Cass. II, n. 1451/2014 e da Cass. II, n. 10865/2016, la necessità dell'autorizzazione o della ratifica assembleare per la costituzione in giudizio dell'amministratore va riferita soltanto alle cause che esorbitano dalle attribuzioni dell'amministratore, ai sensi dell'art. 1131, commi 2 e 3, c.c. Dunque, la cosiddetta autorizzazione dell'assemblea a resistere in giudizio, ovvero il mandato dato all'amministratore per conferire la procura "ad litem" al difensore, non può valere che per il grado di giudizio in relazione al quale viene rilasciata, e quindi, se inerente alla costituzione nel giudizio di primo grado, non sana la mancanza della ulteriore preventiva autorizzazione assembleare concernente l'appello formulato dallo stesso amministratore avverso la sentenza di prime cure. D'altro canto, l'eventuale ratifica assembleare poi intervenuta vale a sanare retroattivamente la costituzione processuale dell'amministratore sprovvisto di autorizzazione dell'assemblea, e perciò vanifica ogni avversa eccezione di inammissibilità, ovvero ottempera il rilievo ufficioso del giudice che abbia all'uopo assegnato il termine ex art. 182 per regolarizzare il difetto di rappresentanza (Cass. II, n. 11200/2021). Nel nuovo testo dell'art. 182, introdotto dal d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, la sanatoria è espressamente estesa anche all'ipotesi della “mancanza della procura al difensore”, che potrà essere regolarizzata entro il termine perentorio assegnato dal giudice mediante il rilascio della stessa procura alle liti . Il problema dell'applicabilità del vigente art. 182, comma 2, anche nel caso di procura mai conferita, e non solo in quello di procura materialmente rilasciata ma non presente in atti oppure affetta da vizi era stato rimesso alla decisione delle Sezioni Unite con con ordinanza Cass. II, n. 4932/2022. La sentenza della Cass. S.U., n. 37434/2022, con riferimento alla formulazione dell’art. 182, comma 2, introdotta dalla l. n. 69/2009, aveva escluso che fosse consentito « sanare » l’inesistenza o la mancanza in atti della procura alla lite.
BibliografiaCaponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss. |