Codice di Procedura Civile art. 186 bis - Ordinanza per il pagamento di somme non contestate 1 .Ordinanza per il pagamento di somme non contestate1. [I]. Su istanza di parte il giudice istruttore può disporre, fino al momento della precisazione delle conclusioni [189 1], il pagamento delle somme non contestate dalle parti costituite [423 1]. Se l'istanza è proposta fuori dall'udienza il giudice dispone la comparizione delle parti ed assegna il termine per la notificazione 2. [II]. L'ordinanza costituisce titolo esecutivo [474 2 n. 1] e conserva la sua efficacia in caso di estinzione del processo [310 2]. [III]. L'ordinanza è soggetta alla disciplina delle ordinanze revocabili di cui agli articoli 177, primo e secondo comma, e 178, primo comma.
[1] Articolo inserito dall'art. 20 l. 26 novembre 1990, n. 353. [2] Periodo aggiunto dall'art. 2 1 lett. i) l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dal 1° marzo 2006. Ai sensi dell'art. 2 4 l. n. 263, cit., tali modifiche si applicano per i procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006. InquadramentoLa norma contempla un'ipotesi di «provvedimento anticipatorio» della sentenza di condanna al pagamento di somme di danaro, volta ad agevolare il soddisfacimento del credito prima del suo pieno accertamento nel merito. L'ordinanza suppone l'istanza della parte (anche se formulata in udienza e raccolta nel verbale), formulata prima della precisazione delle conclusioni, e diretta ad ottenere il pagamento delle somme non contestate dalle parti costituite. L'istituto trova il proprio precedente nell'ordinanza di pagamento delle somme non contestate emessa dal giudice del lavoro ai sensi del comma 1 dell'art. 423, anch'esso provvedimento a cognizione sommaria, privo di decisorietà, non preclusivo del riesame delle questioni in esso affrontate, e però quello revocabile soltanto con la sentenza che definisce il giudizio, laddove l'articolo in esame chiarisce che l'ordinanza del rito ordinario è soggetta alla disciplina di revocabilità di cui agli artt. 177 e 178. Inoltre, l'ordinanza ex art. 423, comma 1, per le controversie soggette al rito del lavoro, non è impedita dalla contumacia del convenuto, potendo la non contestazione risultare pure da documenti prodotti dall'attore, o da testimonianze (Cass. lav., n. 4941/1984), mentre l'ordinanza ex art. 186-bis si limita alle somme non contestate dalle parti costituite. Natura e presupposti dell'ordinanzaL'ordinanza di condanna al pagamento di somme non contestate, emessa ai sensi dell'art. 186-bis, è un provvedimento endoprocessuale, privo di decisorietà in quanto revocabile e modificabile sia in corso di causa, da parte dello stesso giudice che lo ha emesso, sia in sentenza, da parte del giudice che decide la causa. Detta ordinanza non è vincolante in ordine alla debenza delle somme delle quali viene ordinato il pagamento, poiché solo la sentenza che definisce il giudizio determina l'ammontare del debito, in relazione al quale il debitore può agire in restituzione, ex art. 2033 c.c., per le maggiori somme eventualmente corrisposte. Tale azione di ripetizione della maggior somma corrisposta dal debitore, in adempimento di ordinanza ex art. 186-bis poi modificata, spetta alla competenza funzionale del giudice che aveva pronunciato la stessa ordinanza (Cass. I, n. 11023/2005). E' vero, peraltro, che l'ordinanza ex art. art. 186-bis, non è reclamabile, ma, appunto, solo revocabile in corso di causa o con la sentenza che definisce il giudizio. Dunque, essa concreta un provvedimento qualificabile come frazionamento anticipato della decisione di merito, non definibile come cautelare in senso tecnico, giacché priva di natura strumentale. Finché è pendente il giudizio nel corso del quale è stata emessa, l'ordinanza costituisce valido titolo esecutivo per la relativa somma, mentre in caso di estinzione del giudizio "conserva la sua efficacia" (art. 186-bis, comma 2), alla stregua di un decreto ingiuntivo non opposto (ovvero opposto, se il giudizio di opposizione si estingue) (Cass. I, n. 576/2015). L'ordinanza per il pagamento di somme non contestate, per il suo carattere sommario ed essendo destinata ad essere assorbita, ove non revocata, nella sentenza che definisce il giudizio, è priva del contenuto sostanziale della sentenza e, pertanto, non è suscettibile di ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 111 Cost., che concerne provvedimenti di carattere decisorio in relazione ai quali l'ordinamento non apporti altri rimedi. La revoca dell'ordinanza di condanna al pagamento di somme non contestate, emessa ai sensi dell'art. 186-bis - in corso di causa o con la sentenza, definitiva o meno, in rito e/o nel merito, che decide la controversia - determina il venir meno di tutti gli effetti del provvedimento; conseguentemente, l'eventuale esecuzione forzata che sia stata intrapresa in forza di detto titolo (e che non si sia ancora conclusa) diviene, per la caducazione sopravvenuta del medesimo titolo, illegittima ex tunc, in quanto l'esistenza di un valido titolo esecutivo costituisce presupposto dell'azione esecutiva stessa (Cass. III, n. 20789/2017). L'ordinanza di condanna al pagamento di somme non contestate va resa dal giudice istruttore e perciò non può esser emessa dal giudice della decisione della causa (Cass. III, n. 609/1998). Fermo il limite ultimo del momento della precisazione delle conclusioni, a seguito della riforma operata dal d.l. n. 35/2005, conv. in l. n. 80/2005, sia per l'ordinanza di pagamento di somme che per l'ordinanza ingiuntiva ex art 186-ter, è stata introdotta la previsione che: se l'istanza è proposta fuori dall'udienza il giudice dispone la comparizione delle parti ed assegna il termine per la notificazione. L'aggiunta viene spiegata come garanzia del contraddittorio tra le parti sull'istanza, e dovrebbe servire altresì a velocizzare l'esame della stessa, ove il processo sia in attesa delle ordinarie scansioni legate all'esaurimento della fase di trattazione ed all'assunzione delle prove ammesse (Didone, 333 ss.; Luiso-Sassani, 44). L'ordinanza di cui all'art. 186-bis è invocabile soltanto per il pagamento di somme di denaro (non, quindi per crediti di diversa natura o per conseguire la consegna di cose). Essa costituisce titolo esecutivo e conserva la sua efficacia in caso di estinzione del processo. Viene, allora, negata in dottrina la natura cautelare di tale provvedimento, mancando l'indefettibile presupposto della strumentalità rispetto al giudizio di cognizione, come si desume pure dalla mancata previsione della necessità di un periculum in mora per la sua emanazione. L'ordinanza per il pagamento di somme non contestate, vale, invero, dapprima come titolo esecutivo giudiziale (ancorché provvisorio), in quanto tale non opponibile dal debitore ex art. 615; quindi, in seguito alla sentenza, viene da questa assorbita o caducata (in caso, rispettivamente, di accoglimento o di rigetto della domanda di condanna al pagamento del credito azionato); oppure, se si verifica l'estinzione del giudizio, acquista ex se valenza di giudicato, come avviene pure, agli effetti dell'art. 653, per il decreto ingiuntivo (Mirenda, 189 ss.). Non contestazioneLa non contestazione delle somme scaturisce dalla non negazione del fatto costitutivo del credito dedotto, fondata sulla volontà del debitore. Deve essere inequivocabile, e perciò non può ravvisarsi né in caso di contumacia del debitore convenuto, né in ipotesi di contestazione meramente generica e formale. Già l'art. 167, imponendo al convenuto l'onere di prendere posizione sui fatti costitutivi del diritto preteso dalla controparte, e l'art. 115, imponendo al giudice di porre a fondamento della decisione i fatti non specificatamente contestati dalla parte costituita, considerano la non contestazione un comportamento univocamente rilevante ai fini della determinazione dell'oggetto del giudizio, con effetti vincolanti per il giudice, che dovrà astenersi da qualsivoglia controllo probatorio del fatto non contestato acquisito al materiale processuale e dovrà, perciò, ritenerlo sussistente, in quanto l'atteggiamento difensivo delle parti espunge il fatto stesso dall'ambito degli accertamenti richiesti. Le somme non contestate, rilevanti per l'ordinanza di cui all'art. 186-bis, debbono essere riferite al capitale e non agli interessi che risulteranno dovuti all'esito del processo (Cass. lav., n. 9668/1991). Nello stesso senso in dottrina, confronta: Scrima, 137 ss. Il presupposto della non contestazione è da escludere nel caso la parte, dichiaratasi disponibile stragiudizialmente al pagamento di una certa somma, in giudizio contesti la proponibilità dell'avversa domanda (Cass. III, n. 609/1998). La revocabilità o modificabilità dell'ordinanza ex art. 186 bis (su istanza della parte intimata, secondo alcuni, o anche d'ufficio, ad avviso di altri), suppone il sopravvenire di una nuova valutazione dei fatti costitutivi posti a fondamento dell'ordinanza, giacché incontestati, o a seguito di contestazione degli stessi, resa ammissibile dalla non maturazione delle preclusioni al riguardo, oppure a seguito dell'allegazione, parimenti ancora consentita, di un fatto impeditivo avverso (Mirenda, 189 ss.). BibliografiaCaponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss. |