Codice di Procedura Civile art. 186 quater - Ordinanza successiva alla chiusura dell'istruzione 1 .

Antonio Scarpa

Ordinanza successiva alla chiusura dell'istruzione 1.

[I]. Esaurita l'istruzione, il giudice istruttore, su istanza della parte che ha proposto domanda di condanna al pagamento di somme ovvero alla consegna o al rilascio di beni, può disporre con ordinanza il pagamento ovvero la consegna o il rilascio, nei limiti per cui ritiene già raggiunta la prova. Con l'ordinanza il giudice provvede sulle spese processuali.

[II]. L'ordinanza è titolo esecutivo. Essa è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio.

[III]. Se dopo la pronuncia dell'ordinanza, il processo si estingue, l'ordinanza acquista l'efficacia della sentenza impugnabile sull'oggetto dell'istanza.

[IV]. L'ordinanza acquista l'efficacia della sentenza impugnabile sull'oggetto dell'istanza se la parte intimata non manifesta entro trenta giorni dalla sua pronuncia in udienza o dalla comunicazione, con ricorso notificato all'altra parte e depositato [in cancelleria], la volontà che sia pronunciata la sentenza 2.

 

[1] Articolo inserito dall'art. 7 d.l. 18 ottobre 1995, n. 432, conv., con modif., nella l. 20 dicembre 1995, n. 534.

[2] Comma così sostituito dall'art. 21 lett. m)l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dal 1° marzo 2006. Ai sensi dell'art. 2 4 l. n. 263, cit., tali modifiche si applicano per i procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006. Il testo precedentemente in vigore era il seguente: «[IV]. La parte intimata può dichiarare di rinunciare alla pronuncia della sentenza, con atto notificato all'altra parte e depositato in cancelleria. Dalla data del deposito dell'atto notificato, l'ordinanza acquista l'efficacia della sentenza impugnabile sull'oggetto dell'istanza». Da ultimo l'art. 3, comma 2, lett. p) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 ha soppresso le parole: «in cancelleria»; ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Inquadramento

L'ordinanza ex art. 186-quater è ammissibile soltanto con riguardo alle domande giudiziali, avanziate in via principale o riconvenzionale, aventi ad oggetto il pagamento di somme (non necessariamente liquide) ovvero la consegna o il rilascio di beni (mobili o immobili). L'ordinanza è ammessa anche quando la statuizione condannatoria al pagamento di una somma di denaro suppone il preventivo accertamento della responsabilità risarcitoria del debitore. Essa non è, invece, ammissibile per la pronuncia di sentenze costitutive. Condizione di adozione del provvedimento ex art. 186-quater è l'esaurimento dell'istruzione ex art. 188 c.p.c.  (il che non significa che un'istruttoria deve esserci necessariamente stata, potendosi anche trattare di causa matura per la decisione di merito senza bisogno di assunzione di mezzi di prova). Ulteriore sua condizione è l'istanza di parte, formulata sia fuori udienza che con dichiarazione resa a verbale. Se sia richiesta l'ordinanza ex art. 186-quater nei confronti di parte rimasta contumace, non è necessario procedere alla notifica della relativa istanza ex art. 292. Il provvedimento deve contenere la statuizione sulle spese dell'intero processo, limitatamente comunque alla domanda decisa con l'ordinanza. La stessa ordinanza ex art. 186-quater è titolo esecutivo ex lege. Il provvedimento non è soggetto al regime di revocabilità e modificabilità di cui agli artt. 177 e 178, comma 1, essendo testualmente revocabile solo con la sentenza. L'ordinanza acquista l'efficacia di sentenza impugnabile se, dopo la sua pronuncia, il processo si estingua, ovvero se, decorsi trenta giorni da essa, la parte intimata non manifesti, con ricorso notificato all'altra parte e depositato in cancelleria, la volontà che sia pronunciata la sentenza. Con la Riforma operata dal d.l. n. 35/2005, conv., con modif., in l. n. 80/2005, pertanto, la parte condannata rimane onerata di opporsi entro trenta giorni all'assunzione di efficacia di sentenza.

Natura dell'ordinanza e condizioni di ammissibilità

L'art. 186-quater contempla un provvedimento anticipatorio avente esclusivamente la funzione d'introdurre una forma di giudizio abbreviato, ispirato a fini deflattivi, che si realizza mediante il meccanismo di fare acquistare all'ordinanza (esecutiva ex lege) l'efficacia di sentenza a seguito della mancata richiesta della pronuncia di merito da parte dell'intimato. Questa forma di giudizio rappresenta l'estrinsecazione della potestà discrezionale del legislatore di conformare gli istituti processuali, razionalmente spiegabile in rapporto alla previsione dell'assorbimento dell'ordinanza nella sentenza o nell'acquisto dell'efficacia di sentenza impugnabile (Cass. III, n. 23313/2007).

Il potere del giudice istruttore. di emettere l'ordinanza di condanna al pagamento di una somma di denaro a chiusura dell'istruttoria ex art. 186-quater non incontra limiti in relazione all'oggetto, e può essere esercitato anche in caso di domanda di risarcimento di danni derivanti da illecito contrattuale o extracontrattuale (Cass. III, n. 26998/2005).

Il giudice istruttore, nell'emettere l'ordinanza anticipatoria di condanna di cui all'art. 186-quater, decide con cognizione piena, senza che il suo potere decisorio possa pertanto ritenersi limitato alle situazioni di chiara, lineare ed incontestabile soluzione, ossia di prova evidente (Cass. I, n. 4145/2003).

L'ordinanza ex art. 186-quater può essere pronunciata solo dopo che l'istruzione è chiusa; ciò avviene, nel procedimento davanti al tribunale, quando il giudice istruttore invita le parti a precisare davanti a lui le conclusioni che intendono sottoporre al collegio (ex art. 189, comma 1) o allo stesso istruttore in funzione di giudice unico (art. 281 quinquies) e, poiché la norma non fa riferimento ad un formale provvedimento di chiusura dell'attività istruttoria, è da ritenere sufficiente che il giudice istruttore abbia ritenuto chiusa la fase istruttoria, rinviando le parti per la precisazione delle conclusioni, disattendendo esplicitamente o implicitamente le istanze istruttorie formulate (Cass. II, n. 13148/2003).

Il presupposto dell'esaurimento dell'istruzione non implica che le richieste formulate dalle parti risultino tutte completamente espletate, ben potendo la causa essere ritenuta dal giudice adeguatamente istruita alla stregua degli incombenti istruttori già compiuti e senza necessità di assumerne altri. L'art. 186-quater non subordina, peraltro, la pronunzia dell'ordinanza al fatto che, in ipotesi di pluralità domande, l'istruttoria debba considerarsi per tutte esaurita, sicché è ben possibile che, trattandosi di cause scindibili, l'ordinanza venga emessa in ordine ad una soltanto di esse (Cass. I, n. 17807/2004).

In particolare, l'esaurimento dell'istruzione, previsto quale presupposto per l'emissione dell'ordinanza ex art. 186- quater , non comporta che le richieste avanzate dalle parti risultino tutte completamente espletate, né che queste ultime siano state preventivamente invitate a precisare le conclusioni (Cass. VI, n. 18016/2019).

L'ordinanza anticipatoria prevista dall'art. 186-quater, può essere emessa, in caso di proposizione di domanda principale e domanda riconvenzionale, solo sulla domanda principale che si presenti, sulla base degli atti, priva di esigenze istruttorie, attesa la «ratio» di semplificazione ed accelerazione del processo sottesa alla norma, salva la necessità di disporre contestualmente un provvedimento di separazione dei procedimenti finalizzato alla prosecuzione della trattazione e dell'istruzione in ordine alla domanda riconvenzionale (Cass. II, n. 2166/2011). Peraltro, l'accoglimento, con l'ordinanza prevista dall'art. 186-quater della domanda principale, nei casi di incompatibilità con la domanda riconvenzionale (la cui dichiarazione di fondatezza avrebbe richiesto una valutazione in senso diametralmente opposto degli stessi fatti accertati dal giudice), comporta implicitamente il rigetto di quest'ultima, con la conseguenza che la mancata istanza di pronuncia della sentenza ad istanza della parte diversa da quella che aveva proposto la richiesta ai sensi dell'art. 186-quater fa sì che la suddetta ordinanza assuma gli effetti della sentenza impugnabile non solo in relazione alla domanda accolta, ma anche in ordine a quella riconvenzionale implicitamente disattesa (Cass. II, n. 5423/2010).

L'emissione dell'ordinanza ex art. 186 quater necessita di un'esplicita richiesta di parte e l'oggetto devoluto alla cognizione del giudice chiamato a rendere tale pronuncia anticipatoria è limitato alle domande formulate con l'istanza, non estendendosi alle altre pretese fatte valere dalla stessa parte istante ovvero ad altre domande, connesse a quella principale, proposte tra altre parti del processo, salvo che si tratti di giudizio a litisconsorzio necessario o di domande avvinte da un nesso di pregiudizialità-dipendenza o di incompatibilità-esclusione determinante l'inscindibilità dell'accertamento dei rapporti che ne formano oggetto (Cass. III, n. 27984/2019).

L'emanazione dell'ordinanza anticipatoria di cui all'art. 186-quater è consentita anche nel giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo, nell'ipotesi in cui il provvedimento monitorio non sia stato dichiarato provvisoriamente esecutivo al momento della pronuncia o nel corso del giudizio; l'astratta possibilità di una duplicazione di titoli esecutivi, verificabile in caso di estinzione del giudizio di opposizione o di mancata rinuncia dell'intimato alla sentenza, può essere paralizzata dal debitore in sede esecutiva (Cass. II, n. 5893/2004).

L'acquisto, da parte dell'ordinanza emessa ai sensi dell'art. 186-quater, dell'efficacia di sentenza impugnabile sull'oggetto dell'istanza può derivare tanto da un comportamento espresso dell'intimato che, come prevedeva il testo originario della norma, rinunci formalmente alla pronuncia della sentenza, quanto, nel testo attualmente vigente a seguito della modifica apportata dall'art. 2, comma 1, lett. m) della l. n. 263 del 2005, anche per effetto di una rinuncia tacita alla pronuncia della sentenza, derivante dalla mancata formulazione dell'istanza di emissione del provvedimento finale a opera dell'intimato (Cass. I, n. 5355/2024).

Impugnazione

L'ordinanza successiva alla chiusura dell'istruzione ex art. 186-quater acquista natura decisoria, divenendo pertanto, impugnabile a seguito della sopravvenuta estinzione del processo nel corso del quale è stata pronunciata, sicché, in tal caso, il termine di impugnazione exart. 327 decorre dal momento in cui si perfeziona la fattispecie estintiva e non dal passaggio in giudicato della sentenza dichiarativa dell'estinzione, in quanto la sua decorrenza non può essere rimessa alla mera volontà della parte, consentendo alla stessa la proposizione di una tardiva riassunzione, finalizzata a provocare la dichiarazione di estinzione, al solo scopo di prorogare, in questo modo, il termine di impugnazione (Cass. VI, n. 24185/2014).

Sempre in tema di impugnazione dell'ordinanza successiva alla chiusura dell'istruzione di cui all'art. 186-quater — interpretato, alla luce dell'art. 111 Cost., in modo che la giusta durata del processo attraverso termini di decadenza rispetti la garanzia costituzionale del diritto di difesa — deve intendersi che l'adempimento, da parte dell'intimato, degli oneri di notifica e di deposito della dichiarazione di volontà della sentenza, ai sensi del comma 4, comporta che l'ordinanza stessa acquisti, dal momento del deposito, efficacia della sentenza impugnabile pubblicata, con conseguente decorrenza del termine di cui all'art. 327; mentre, perché decorra anche il termine breve di cui all'art. 325, è necessaria una nuova notifica dell'ordinanza con l'attestazione del deposito in cancelleria della notifica della richiesta della sentenza (arg. da Cass. S.U., n. 30054/2008).

È da escludere che la richiesta di pronuncia di sentenza proveniente dalla parte intimata, in base al comma 4 dell'art. 186-quater, vada notificata anche alle parti rimaste contumaci, giacché essa non comporta alcuna modifica della domanda (ai sensi e per gli effetti di cui all'art. 292), né viola o compromette, in ogni caso, il diritto di difesa dei contumaci medesimi (Cass. III, n. 25651/2007).

L'ordinanza exart. 186-quater , che pronunci su alcuni capi della domanda, se non è fatta richiesta di sentenza, produce gli effetti di una sentenza definitiva sull'intero oggetto del giudizio, con la conseguenza che le parti possono impugnarla in ragione del loro interesse ad una diversa pronuncia ed il giudice di secondo grado, se richiesto, deve provvedere anche sui capi della domanda in relazione ai quali è mancata una decisione di merito mediante il provvedimento anticipatorio (Cass. I, n. 10097/2020; Cass. III, n. 23313/2007; Cass. I, n. 20693/2016).

In particolare, l'ordinanza ex art. 186-quater che abbia pronunciato solo su alcune domande o capi della domanda, implicitamente rigettando gli altri, onera le parti che si ritengano insoddisfatte di impugnarla per evitare che la statuizione passi in giudicato, essendo, invece, inammissibile la prosecuzione del giudizio di primo grado, per essersi il giudice spogliato della relativa potestà decisionale, e nulla la sentenza da questi resa (Cass. III, n. 19296 /2023).

Si è altrimenti affermato che, nel caso in cui, nell'ambito di un processo che veda la proposizione cumulativa di domande, sia stata avanzata rituale istanza exart. 186-quater solo su alcune delle stesse, ove il giudice erroneamente decida anche le domande per le quali l'istanza non era stata validamente o tempestivamente presentata, il giudice di appello dinanzi al quale sia stato denunciato l'errore, una volta dichiarata l'invalidità dell'ordinanza "in parte qua", è tenuto a decidere nel merito la controversia anche per le domande non interessate da valida richiesta di emissione di ordinanza post-istruttoria, senza che sia possibile disporre per le medesime la remissione al primo giudice (Cass. II, n. 9194/2017).

È inammissibile l'appello proposto avverso l'ordinanza successiva alla chiusura dell'istruzione prima che sia decorso il termine di trenta giorni dalla sua pronuncia in udienza o dalla comunicazione, in quanto l'effetto della conversione dell'ordinanza in sentenza impugnabile si determina soltanto a seguito del superamento di tale termine senza che la parte intimata abbia manifestato la volontà che sia pronunciata la sentenza.

Il termine «parte intimata» di cui al comma 4 dell'art. 186-quater va inteso nel senso di destinataria dell'ordinanza di pagamento, non anche di destinataria del precetto di cui all'art. 480, notificato dalla controparte; la notifica del precetto, pertanto, non costituisce presupposto del procedimento che porta ad attribuire all'ordinanza l'efficacia della sentenza impugnabile (Cass. I, n. 13113/2004).

Bibliografia

Caponi, Il processo civile telematico tra scrittura e oralità, in Riv. trim. dir e proc. civ. 2015, 305 ss.; Cordopatri, Per la chiarezza delle idee in tema di forma del provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo e del suo regime impugnatorio, in Riv. trim. dir e proc. civ., 2014, 785 ss.; Didone, Le ordinanze anticipatorie di condanna e la nuova trattazione della causa, in Giur. mer. 2008, 333 ss.; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Mirenda, Le ordinanze ex art. 186-bis, ter e quater c.p.c., in Giur. mer. 1999, 189 ss.; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010; Saletti, voce Estinzione del processo: 1) dir. proc. civ., in Enc. giur., XIII, Roma, 1989; Scrima, Le ordinanze ex art.186-bis e ter c.p.c., in Giur. mer. 1998, 137 ss.

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