Codice di Procedura Civile art. 210 - Ordine di esibizione alla parte o al terzo.

Antonio Scarpa

Ordine di esibizione alla parte o al terzo.

[I]. Negli stessi limiti entro i quali può essere ordinata a norma dell'articolo 118 l'ispezione di cose in possesso di una parte o di un terzo, il giudice istruttore, su istanza di parte [94 att.], può ordinare all'altra parte o a un terzo di esibire in giudizio un documento o altra cosa di cui ritenga necessaria l'acquisizione al processo [670 1 n. 2].

[II]. Nell'ordinare l'esibizione, il giudice dà i provvedimenti opportuni circa il tempo, il luogo e il modo dell'esibizione [95 att.].

[III]. Se l'esibizione importa una spesa, questa deve essere in ogni caso anticipata dalla parte che ha proposta l'istanza di esibizione.

[IV]. Se la parte non adempie senza giustificato motivo all'ordine di esibizione, il giudice la condanna a una pena pecuniaria da euro 500 a euro 3.000 e può da questo comportamento desumere argomenti di prova a norma dell'articolo 116, secondo comma1.

[V]. Se non adempie il terzo, il giudice lo condanna a una pena pecuniaria da euro 250 a euro 1.500.2

[1] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 15, lett. a), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[2] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 15, lett. b), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento.

Dalla produzione in giudizio dei documenti su iniziativa dell'interessato, in base al principio generale dell'onere della prova, va tenuto distinto il potere discrezionale, attribuito al giudice dall'art. 210, di ordinare ad una delle parti o ad un terzo l'esibizione di un documento (o di altra cosa) di cui ritenga necessaria l'acquisizione al processo. Ogni facoltà, riservata al giudice (artt. 118, 210 e 213), di disporre, su istanza di parte o d'ufficio, l'acquisizione di prove nel processo, proprio perché configura un'eccezione al sovraordinato criterio di incidenza dell'onere probatorio stabilito dall'art. 2697 c.c., deve essere esercitata rigorosamente nelle ipotesi e nei limiti previsti dalle norme di riferimento. Pertanto, la discrezionalità del giudice con riguardo all'ordine di esibizione di un documento non deve mai essere ispirata da una funzione sostitutiva dell'onere della prova spettante alla parte, sebbene sia subordinata all'istanza della controparte, presupposto che di per sé non vale a ridistribuire le incombenze istruttorie assegnate dal medesimo art. 2697 c.c.

Il richiamo dei limiti dettati dall'art. 118 implica che l'ordine di esibizione possa essere impartito soltanto per acquisire documenti che “appaiono indispensabili per conoscere i fatti della causa”, ovvero “concernenti la controversia in corso” (come specifica l'art. 2711, comma 2, c.c. per l'esibizione delle scritture contabili, in relazione a controversie diverse da quelle relative allo scioglimento di società, alla comunione dei beni ed alla successione per causa di morte), e, comunque, soltanto per atti specificamente individuati od individuabili, dei quali sia noto o almeno assertivamente indicato un preciso contenuto, attinente alla decisione della causa. È ovvio che tale previa indicazione del contenuto del documento da esibire vada sempre modulata in base alle caratteristiche del rapporto controverso.

Così, l'art. 94 disp. att. prescrive che l'istanza di esibizione di un documento debba contenere la specifica indicazione del documento stesso, in modo da consentire al giudice la delicata valutazione di pertinenza e di idoneità probatoria del documento; nonché la prova della certezza della sua esistenza in possesso del soggetto cui l'ordine di esibizione vada rivolto.

 In definitiva, la discrezionalità del potere officioso del giudice di ordinare alla parte o ad un terzo, ai sensi degli artt. 210 e 421, l'esibizione di un documento sufficientemente individuato, non potendo egli sopperire all'inerzia delle parti nel dedurre i mezzi istruttori, dovrebbe rimanere subordinata alle molteplici condizioni di ammissibilità di cui agli artt. 118 e 210, nonché all'art. 94 disp. att. c.p.c., ed è ricollegata alla necessità dell'acquisizione del documento ai fini della prova di un fatto, senza che possa ordinarsi d'ufficio l'esibizione di documenti, di una parte o di un terzo, di cui l'interessato sia in grado, di propria iniziativa, di acquisire una copia e di produrla in causa (Cass. V, n. 38062/2021).

Presupposti dell'ordine di esibizione.

L'esame dei presupposti dell'ordine di esibizione, sanciti dall'art. 210 e radicati nella valutazione giudiziale della mera necessità istruttoria dell'acquisizione, ha favorito il superamento delle concezioni sostanzialiste dell'esibizione processuale, le quali invece ancoravano l'esibizione ad un preesistente diritto soggettivo sul documento vantato dalla parte richiedente. Il diritto processuale all'esibizione dei documenti necessari alla prova dei fatti rilevanti nella causa, correlato alla proposizione di un'apposita istanza di parte, viene perciò a sommarsi ai molteplici diritti soggettivi all'esibizione di documenti contemplati nel diritto civile ed azionabili in autonomi giudizi da introdurre con idonea domanda.

L'esigenza di porre comunque dei limiti invalicabili all'esibizione è finalizzata a tenere sotto controllo quello che altrimenti potrebbe trasformarsi in un insidioso strumento di inquisizione. Da qui anche l'elaborazione teorica dell'ulteriore requisito della “comunanza” del documento, nel senso che l'esibizione potrebbe ammettersi solo se il documento da acquisire sia comune altresì alla parte che richiede l'esibizione. In realtà, già l'inerenza del documento ai fatti della causa, espressamente richiesta dall'art. 210 mediante il richiamo all'art. 118, implica di per sé la comunanza del documento rispetto alle parti del processo, sicché il riferimento al fatto comune non risulta affatto un requisito qualificante del documento, dissolvendosi piuttosto nella verifica a monte della sua rilevanza probatoria.

Ripudiate le tesi del fondamento sostanzialistico dell'ordine di esibizione, attente a correlare lo strumento con un diritto soggettivo al documento, o con una data qualificazione del contenuto del documento stesso, l'istituto in esame viene ora ricostruito sia dalla giurisprudenza che dalla dottrina alla luce della prevalente finalità di ordine squisitamente processuale dell'accertamento della verità sui fatti di causa.

La necessità dell'acquisizione del documento al processo, presupposta dall'art. 210, va sempre verificata nel rispetto dei limiti prescritti dall'art. 118, consistenti nel divieto di disporre l'esibizione se da ciò possa derivare un grave danno alla parte o al terzo, oppure la violazione di uno dei “segreti previsti negli artt. 351 e 352 c.p.p." (ora artt. 201-203 del nuovo c.p.p.).

La riconosciuta dimensione pubblicistica dell'esibizione documentale non svincola, peraltro, l'attivazione del potere giudiziale ex art. 210. dall'indispensabilità di un'istanza di parte.

Sebbene il sistema conosca poi varie deroghe che sembrano consentire un ordine officioso di esibizione: ci si riferisce, ad esempio, all'art. 421 comma 2, per le controversie di lavoro; o al già menzionato art. 2711, comma 2, c.c.; o all'art. 218 in relazione alle scritture di comparazione nel corso del giudizio di verificazione .

Non trova più riscontri nella giurisprudenza recente l'orientamento propenso ad ammettere l'ordine d'ufficio di esibizione dei documenti cui le parti abbiano fatto riferimento nelle loro difese, pur senza produrli. Così come le sentenze sono ormai schierate costantemente per la negativa quanto alla possibilità di ricomprendere i documenti tra gli oggetti ispezionabili dal giudice ex art. 118, essendo le prove precostituite votate ad una percezione stabile da parte del giudice e delle parti, e non invece ad una percezione istantanea.

L'ordine di esibizione della prova costituisce, peraltro, l'espressione di una facoltà discrezionale che l'art. 210, comma 1, rimette al prudente apprezzamento del giudice di merito, il quale, secondo un'interpretazione, non è tenuto a specificare le ragioni per le quali egli ritiene di avvalersene, di tal che il mancato esercizio di detta facoltà non può essere pertanto oggetto di ricorso per cassazione, neppure sotto il profilo del difetto di motivazione (Cass. III, n. 2262/2006; Cass. II, n. 22196/2010; Cass. lav., n. 24188/2013; Cass. lav., n. 9020/2019). Secondo opposta lettura, la discrezionalità del potere officioso del giudice di ordinare alla parte o ad un terzo l'esibizione di un documento deve, invece, essere supportata da un'idonea motivazione, anche in considerazione del più generale dovere di cui all'art. 111, comma 6, Cost. (Cass. II, n. 13533/2011; Cass. lav., n. 6439/2010).

Nei confronti dei privati, siano essi parti o terzi, non è ammissibile la richiesta di informazioni, prevista dall'art. 213 solo nei confronti della p.a., bensì, unicamente, l'ordine di esibizione disciplinato dall'art. 210 (Cass. III, n. 12023/2002).

Qualora la necessità di richiedere un ordine di esibizione ai sensi dell'art. 210 abbia tratto origine dalle novità, imprevedibili "ex ante", insorte per effetto dell'andamento dell'attività istruttoria, la parte che sia incorsa in una decadenza per causa ad essa non imputabile può chiedere la rimessione in termini, purché sussista un nesso di causalità tra gli esiti della prima attività istruttoria e la proposizione della seconda istanza (Cass. II, n. 8007/2018).

Limiti.

 L'esibizione di documenti non può essere chiesta, ai sensi dell'art. 210, a fini meramente esplorativi, allorquando neppure la parte istante deduca elementi sulla effettiva esistenza del documento e sul suo contenuto per verificarne la rilevanza in giudizio e ciò in quanto potrebbe determinarsi una protrazione della fase istruttoria priva di qualsiasi utilità, anche per la stessa parte istante, a danno del principio di ragionevole durata del processo (Cass. lav., n. 26943/2007). Requisito di ammissibilità, pertanto, è, oltre all'interesse della parte che domanda l'acquisizione del documento, la certezza dell'esistenza del documento medesimo (Cass. III, n. 11709/ 2002).

La previsione normativa dell'art. 94 disp. att. implica che l'istanza di esibizione dev'essere accompagnata, quando è necessario, dall'offerta della prova che la parte od il terzo, nei cui confronti si richiede l'ordine di esibizione, possiedano il documento (Cass. I, n. 12507/1999).

L'art. 210 implica che venga indicato anche il soggetto nei cui confronti l'ordine deve essere rivolto (Cass. I, n. 10147/1998).

L'ordine di esibizione può essere impartito esclusivamente riguardo ad atti «la cui acquisizione al processo sia necessaria» ovvero «concernenti la controversia», e, quindi, ai soli atti o documenti specificamente individuati o individuabili, dei quali sia noto, o almeno assertivamente indicato, un preciso contenuto, influente per la decisione della causa (Cass. I, n. 13072/2003). L'esibizione è infatti diretta, come ogni altra prova, all'accertamento di fatti rilevanti ai fini della causa, ed è perciò necessario che siano preventivamente scelti e determinati i fatti alla dimostrazione dei quali mira l'esibizione, essendo tale predeterminazione esigenza insita nello stesso concetto di prova costituenda. Il requisito della previa indicazione del contenuto del documento da esibire deve, tuttavia, sempre essere riferito alla peculiari caratteristiche del rapporto controverso, senza che esso implichi la preventiva e dettagliata descrizione di quanto si suppone debba risultare da detto documento, essendo soddisfatto da qualsiasi indicazione idonea a valutare la rilevanza del documento medesimo rispetto al thema probandum (Cass. I, n. 2760/1996). Si è ritenuta, ad esempio, inammissibile per genericità l'istanza di esibizione degli estratti conto bancari, proposta al fine di provare, da parte del mutuatario, l'intervenuta estinzione del mutuo, senza però indicare date ed importi versati, giacché l'esigenza di specificità, ai sensi dell'art. 94 disp. att., riveste ancor più rilievo allorché si tratti di ordine di esibizione nei confronti delle banche (Cass. VI, n. 17603/2011).

Sui rapporti fra il diritto del titolare di un rapporto di conto corrente di ottenere dalla banca il rendiconto, ai sensi dell'art. 119 d.lgs. n. 385/1993 (TUB), e l'art. 210, cfr. Cass. I, n. 12993/2023; Cass. I, n. 23861/2022;  (Cass. III, n. 24181/2020Cass. VI, n. 3875/2019).

Si è detto privo di discrezionalità per il giudice l'ordine di esibizione dei libri contabili richiesto dai creditori sociali in ipotesi di cessione d'azienda, al fine di far valere la responsabilità del cessionario ex art. 2560, comma 2, c.c. (Cass. VI-1, n. 13903/2020)

È stato invece negato che possa essere ordinata l'esibizione in giudizio delle cartelle cliniche relative ai ricoveri ospedalieri (in particolare, di una persona defunta ed allo scopo di provarne l'incapacità d'intendere e di volere al momento in cui era stata fatta una donazione), trattandosi di documenti relativi ai dati personali deceduta, di cui gli interessati possono di loro iniziativa acquisire copia, ai sensi dell'art. 9 d.lgs. n. 196/2003, (ora abrogato dall'art. 27, comma1, lett. a), n. 2), d.lgs. 101/2018. V. anche Reg. (UE) 27 aprile 2016 n. 679), senza alcuna indispensabilità, pertanto, dell'esercizio del potere del giudice (Cass. II, n. 14656/2013).

Neppure può essere ordinata l'esibizione in giudizio di un documento di una parte o di un terzo, allorquando l'interessato possa di propria iniziativa acquisirne una copia e produrla in causa (Cass. III, n. 19475/2005). Trattandosi di strumento istruttorio residuale, l'ordine ex art. 210 è, cioè, utilizzabile soltanto quando la prova del fatto non sia acquisibile aliunde (Cass. lav. , 12997/2004).

Né, se la conformità all'originale della copia versata in atti di una scrittura privata non sia stata disconosciuta, è ammissibile la richiesta di esibizione dell'originale, sempre in quanto priva del requisito dell'indispensabilità (Cass. II, n. 9921/2000).

Si è anche precisato in giurisprudenza che ove la richiesta exart. 210 sia stata presentata solo in appello, la parte è tenuta a provare di non aver potuto produrre nel giudizio di primo grado, per causa ad essa non imputabile, i documenti oggetto della richiesta di esibizione, non essendo ammissibile, attraverso l'ordine ex art. 210, superare le preclusioni processuali, previste dagli artt. 345 e 437, né aggirare l'onere incombente sulla parte di fornire le prove che essa sia in grado di procurarsi e che non può pretendere di ricercare mediante l'attività del giudice (Cass. lav., n. 1484/2014).

Peraltro, è stato affermato che, se è onere dell'appellante, quale che sia stata la posizione da lui assunta nella precedente fase processuale, produrre, o ripristinare in appello, se già prodotti in primo grado, i documenti sui quali egli basa il proprio gravame, o comunque attivarsi perché questi documenti possano essere sottoposti all'esame del giudice di appello, lo stesso può a tal fine o avvalersi della facoltà, ex art. 76 disp. att. di farsi rilasciare dal cancelliere copia degli atti del fascicolo delle altre parti, o richiedere al giudice che ordini, ai sensi dell'art. 210, all'appellato non costituito l'esibizione dei documenti già contenuti nella produzione ritirata, senza che osti, a tal fine, il divieto di cui agli artt. 345 e 437, trattandosi di prove già acquisite agli atti di causa e non di nuove prove (Cass. lav., n. 1462/2013).

Il rigetto della istanza di esibizione di un documento della p.a., proposta ai sensi dell'art. 210, non viola l'art. 22 l. n. 241/1990 (recante norme in materia di accesso ai documenti amministrativi). Infatti, le due disposizioni operano su un piano diverso, avendo la l. n. 241/1990 assunto l'interesse del privato all'accesso ai documenti come interesse sostanziale, apprestando a tutela dello stesso una specifica azione prevista dall'art. 25, mentre l'acquisizione documentale ai sensi dell'art. 210 costituisce esercizio di un potere processuale e l'acquisizione del documento resta pur sempre subordinata alla valutazione della rilevanza dello stesso (Cass. I, n. 7318/1996). Ove il giudice abbia ordinato alla parte l'esibizione di documenti ex art. 210 (perciò ritenendo che essi siano in possesso della parte nei cui confronti è stato impartito l'ordine e che di tali documenti sia necessaria l'acquisizione), non può poi assumere genericamente che l'ordine non è più necessario, non avendo esso avuto successo, senza esplicitare le ragioni per le quali non abbia ritenuto di trarre argomenti di prova dal comportamento omissivo della parte nei cui confronti l'ordine di esibizione sia stato impartito (Cass. lav, n. 11617/2002).

La richiesta volta ad ottenere dal terzo l'esibizione ex art. 210 di un documento contenente dati personali dell'altra parte, non può essere respinta per solo il fatto che il richiedente non abbia fatto istanza di accesso ex d.lgs. n. 196 del 2003, poiché le ragioni di protezione dei dati personali sono per legge recessive rispetto alle esigenze di giustizia (Cass. I, n. 5068/2021).

Comportamento delle parti.

Nell'ipotesi in cui nel corso del giudizio sia formulata istanza di esibizione documentale ai sensi dell'art. 210, la parte nei cui confronti tale istanza è formulata è obbligata, in forza dei canoni di lealtà e probità della parte, a conservare la documentazione che ne è oggetto fino a quando il giudice non abbia definitivamente e negativamente provveduto sulla stessa; e, poiché la pur negativa decisione sulla richiesta può essere negata dallo stesso giudice ovvero dal giudice dell'impugnazione, l'obbligo permane fino a quando sulla richiesta non sorga un giudicato negativo (Cass. lav., n. 27231/2014). A nulla rileva che, trattandosi di documentazione contabile, sopravvenga, «medio tempore», la maturazione del termine decennale di durata dell'obbligo di conservazione delle scritture contabili fissato dall'art. 2220 c.c., potendo il giudice comunque trarre argomenti di prova dalla distruzione dei documenti contabili avvenuta successivamente alla presentazione dell‘istanza di esibizione (Cass. I, n. 11225/2000).

L'inosservanza dell'ordine di esibizione di documenti integra un comportamento dal quale il giudice può, nell'esercizio di poteri discrezionali, desumere argomenti di prova a norma dell'art. 116, comma 2 (Cass. I, n. 15768/2004). Allorché il rifiuto dell'esibizione sia però stato giustificato dalla parte destinataria del relativo ordine con la deduzione di circostanze impeditive, la controparte interessata ha l'onere di provare la perdurante possibilità di produzione in giudizio della documentazione richiesta.

L'ordine di esibizione di documenti non è, peraltro, suscettibile di esecuzione coattiva, né per iniziativa del giudice, non esistendo nel codice di procedura disposizioni analoghe a quelle del c.p.p. circa il potere di ricercare documenti o cose pertinenti al reato, né ad iniziativa della parte interessata, non costituendo quell'ordinanza titolo esecutivo e non potendo essere, quindi, attuata con gli strumenti di cui all'art. 605 ss. (Cass. III, n. 18833/2003).

Tuttavia, se non viene rispettato il termine ordinatorio per ottemperare all'ordine di esibizione, non si produce l'inutilizzabilità a fini probatori della relativa produzione documentale, non potendosi ravvisare alcuna lesione del diritto di difesa della controparte, la quale, al contrario, è favorita dalla possibilità, mediante l'intervento del giudice, di acquisire al processo un documento o un'altra cosa in possesso di un terzo o dell'altra parte, dovendosi ritenere una diversa soluzione irragionevole in quanto consentirebbe alla parte di rendere inutilizzabile per l'accertamento dei fatti proprio quella documentazione, la cui acquisizione al processo sia stata richiesta dalla sua controparte e ritenuta necessaria dal giudice (Cass. I, n. 22915/ 2023Cass. III, n. 11671/2014).

Il d.lgs. n. 149/2022, con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, ha espressamente stabilito che, se la parte non adempie senza giustificato motivo all'ordine di esibizione, il giudice la condanna a una pena pecuniaria da euro 500 a euro 3.000 e può da questo comportamento desumere argomenti di prova a norma dell'articolo 116, secondo comma.

Se non adempie il terzo, il giudice lo condanna a una pena pecuniaria da euro 250 a euro 1.500.

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006.

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