Codice di Procedura Civile art. 215 - Riconoscimento tacito della scrittura privata.

Antonio Scarpa

Riconoscimento tacito della scrittura privata.

[I]. La scrittura privata prodotta in giudizio si ha per riconosciuta [219 2; 2702 c.c.]:

1) se la parte, alla quale la scrittura è attribuita o contro la quale è prodotta, è contumace, salva la disposizione dell'articolo 293, terzo comma;

2) se la parte comparsa non la disconosce o non dichiara di non conoscerla nella prima udienza o nella prima risposta successiva alla produzione [214].

[II]. Quando nei casi ammessi dalla legge la scrittura è prodotta in copia autentica [2715 c.c.], il giudice istruttore può concedere un termine per deliberare alla parte che ne fa istanza nei modi di cui al numero 2.

Inquadramento.

L’art. 215 regola la fattispecie del riconoscimento tacito della scrittura privata, attributivo del valore di piena prova fino a querela di falso.

Effetti del riconoscimento

Il riconoscimento, anche tacito, della scrittura privata, ex art. 215, così come la stessa verificazione di cui al successivo art. 216, attribuiscono alla scrittura la caratteristica e la efficacia di probatio plena, fino a querela di falso (exart. 2702 c.c.), esclusivamente in ordine alla provenienza del documento dal suo sottoscrittore, ma non anche in relazione al contenuto intrinseco, ivi compresa la data, con la conseguenza che il mancato disconoscimento di tale scrittura, ai sensi e per gli effetti di cui al ricordato art. 215, non osta a che il sottoscrittore possa dedurre e dimostrare, con ogni mezzo di prova e senza limitazioni di sorta, la non corrispondenza della data apposta sul documento in contestazione rispetto a quella del suo effettivo rilascio (Cass. III, n. 13321/2015Cass. III, n. 5/1998). A norma dell'art. 2702 c.c., la scrittura privata, una volta riconosciutane la sottoscrizione, si comporta, quindi, come atto pubblico per quel che riguarda l'attendibilità del documento e la sua efficacia probatoria, nonché per quanto riguarda il collegamento tra dichiarazione e sottoscrizione, con conseguente possibilità di rimuovere siffatta efficacia soltanto attraverso la querela di falso (Cass. L, n. 4689/1983).

La fattispecie del riconoscimento tacito della scrittura privata, secondo il modello previsto dall'art. 215, opera, tuttavia, esclusivamente nel processo in cui essa viene a realizzarsi, esaurendo i suoi effetti nell'ammissione della scrittura come mezzo di prova, con la conseguenza che la parte interessata, qualora il documento sia prodotto in altro giudizio per farne derivare effetti diversi, può legittimamente disconoscerlo, non operando al riguardo alcuna preclusione, diversamente dall'ipotesi in cui — per quanto evincibile anche dal disposto di cui all'art. 217, comma 2 — si sia provveduto all'accertamento specifico con valore di giudicato dell'autenticità della scrittura privata prodotta in precedente giudizio, che può, però, configurarsi solo attraverso il riconoscimento espresso della scrittura medesima ovvero mediante il giudizio di verificazione dell'autenticità della scrittura che sia stata ritualmente disconosciuta (Cass. III, n. 7634/2016; Cass. III, n. 11460/2007).

Il giudicato formatosi sull'autenticità di una scrittura privata non disconosciuta ha effetto, peraltro, tra le parti, precludendo a colui che l'ha sottoscritta di contestarla, ma non rispetto al terzo che, pertanto, ove intenda negarla, ha l'onere di chiedere e dimostrare la non autenticità di quest'ultimo ovvero la falsità della sottoscrizione ivi apposta in calce (Cass. II, n. 25881/2016).

Nel caso di contumacia del convenuto, affinché la scrittura privata prodotta dall'attore a sostegno della domanda possa considerarsi riconosciuta ai sensi dell'art. 215, n. 1, è necessario che la scrittura sia indicata nell'atto di citazione e prodotta contestualmente alla costituzione in giudizio dell'attore, ovvero, se prodotta successivamente, sia notificato, al contumace, il verbale contenente la menzione della produzione della scrittura (Cass. I, n. 6980/1997; Cass. n. 22064/2017).

Il riconoscimento della scrittura privata può essere anche implicito ed essere efficacemente compiuto in sede extragiudiziale, non essendo necessaria in tale sede la produzione del documento ad opera della controparte, atteso che il riconoscimento, espresso o tacito, ove effettuato fuori dal processo, si inquadra nella fattispecie della dichiarazione confessoria stragiudiziale di cui all'art. 2735 c.c. ovvero della condotta concludente incompatibile con l'esercizio del disconoscimento in giudizio. Ne consegue che il sottoscrittore, che abbia, anche implicitamente, compiuto il riconoscimento in sede extragiudiziale, non può disconoscere la scrittura privata prodotta nel successivo giudizio e fatta valere contro di lui, ostando a ciò limiti, di cui all'art. 2732 c.c., alla revoca della confessione (Cass. I, n. 21744/2004; Cass. III, n. 22460/2017).

La parte costituita contro la quale la scrittura privata è prodotta (anche in copia fotostatica), ha l’onere, onde evitarne il riconoscimento tacito di disconoscerla o di dichiarare di non conoscerla (se la sottoscrizione proviene dagli autori della parte) nella prima udienza o nella prima risposta successiva alla produzione, ovvero nel primo atto in cui la parte esercita il proprio diritto di difesa, sia essa un'udienza o una difesa scritta, salvo il caso che la produzione avvenga in copia autentica, essendo la parte tenuta all’immediata dichiarazione di disconoscimento o di non conoscenza, ma potendo chiedere un congruo «spatium deliberandi» (Cass. II, n. 9690/2023; Cass. II, n. 12856/1993).

L'istanza di disconoscimento della scrittura privata prodotta all'atto del deposito del ricorso per l'ingiunzione deve, pertanto, essere compiuta nell'atto introduttivo dell'opposizione a decreto ingiuntivo (Cass. II, n. 27039/2023).

Il riconoscimento tacito della scrittura privata sancito dall'art. 215, comma 1, n. 2, comportando la decadenza di natura sostanziale dalla facoltà di disconoscere la scrittura stessa, non opera d'ufficio ma è rilevabile solo ad istanza di parte(Cass. VI, n. 15676/2020).

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006.

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