Codice di Procedura Civile art. 216 - Istanza di verificazione.

Antonio Scarpa

Istanza di verificazione.

[I]. La parte che intende valersi della scrittura disconosciuta deve chiederne la verificazione, proponendo i mezzi di prova che ritiene utili e producendo o indicando le scritture che possono servire di comparazione [217-219].

[II]. L'istanza [2652 3 n. 3 c.c.] per la verificazione può anche proporsi in via principale con citazione, quando la parte dimostra di avervi interesse; ma se il convenuto riconosce la scrittura, le spese sono poste a carico dell'attore [92 1].

Inquadramento

L'art. 216, comma 1, onera la parte che intenda valersi della scrittura disconosciuta di chiederne la verificazione, addossandole il relativo onere di prova.

Istanza di verificazione

La mancata proposizione dell'istanza di verificazione di una scrittura privata disconosciuta equivale, secondo la presunzione legale, ad una dichiarazione di non volersi avvalere della scrittura stessa come mezzo di prova, con la conseguenza che il giudice non deve tenerne conto e che la parte che ha disconosciuto la scrittura non può trarre dalla mancata proposizione dell'istanza di verificazione elementi di prova a sé favorevoli (Cass. II, 3602/2024;Cass. I, n. 27506/2017).

In particolare, la mancata proposizione dell'istanza di verificazione, al pari della successiva rinuncia alla stessa, privando il documento disconosciuto di ogni inferenza probatoria, ne preclude al giudice la valutazione ai fini della formazione del proprio convincimento, senza che gli sia consentito maturare altrimenti il giudizio sulla sua autenticità in base ad elementi estrinseci alla scrittura o ad argomenti logici, divenendo perciò il documento irrilevante, e non utilizzabile, nei riguardi non solo della parte che lo disconosce, ma anche, e segnatamente, della parte che lo ha prodotto (Cass. S.U., n. 3086/2022).

La disposizione dell'art. 215, comma 1, n. 2, secondo cui la scrittura privata prodotta in giudizio si ha per riconosciuta se la parte comparsa non la disconosce "nella prima udienza o nella prima risposta successiva alla produzione", deve intendersi in senso strettamente cronologico, senza che assuma alcun rilievo il fatto che in detta udienza le parti abbiano chiesto solo un rinvio per la trattativa in corso, la cui coltivazione non si pone in contrasto con la possibilità di immediata presa di posizione sull'autenticità del documento prodotto (Cass. III, n. 12303/2016).

Il disconoscimento, peraltro, può essere effettuato solo dopo la produzione in giudizio della scrittura e soltanto da tale momento colui contro il quale questa è prodotta ha l'onere di specificare chiaramente e in modo inequivoco la volontà di negare autenticità alla scrittura stessa o alla sua sottoscrizione. Conseguentemente, qualsiasi contestazione della veridicità della scrittura, fatta anteriormente alla sua produzione in giudizio dalla persona contro la quale la stessa sia stata successivamente esibita, non comporta il disconoscimento della scrittura (Cass. II, n. 6108/1985).

Il disconoscimento della scrittura privata, a norma dell'art. 214, fa insorgere a carico del producente, che insista nell'avvalersi del documento, l'onere di chiederne la verificazione, mentre le circostanze che eventualmente possano evidenziare la pretestuosità del disconoscimento stesso non ostano agli indicati effetti, restando rilevanti nell'ambito della procedura di verificazione, sempre che l'interessato provveda ad attivarla ai sensi dell'art. 216 (Cass. I, n. 7334/1993).

Se il disconoscimento della scrittura sia avvenuto, a cura della parte rimasta contumace nel giudizio di primo grado, con l'atto introduttivo dell'appello, è tempestiva l'istanza di verificazione proposta dalla parte appellata nella comparsa di costituzione nel giudizio di gravame depositata entro la prima udienza, non essendo richiesto che tale istanza sia avanzata nel termine previsto per l'interposizione dell'appello incidentale (Cass. II, n. 19024/2024).

L'istanza di verificazione di scrittura privata disconosciuta, ex art. 216, comma 1, non può essere formulata in via preventiva, in quanto la validità di prova legale della scrittura va acquisita al perfezionarsi di una fattispecie articolata ed integrata, secondo una rigida scansione dei tempi processuali, dal disconoscimento della scrittura e dal comportamento dell'altra parte che attivi il procedimento di verificazione; il disconoscimento in questione deve invece necessariamente precedere temporalmente ogni comportamento della parte che abbia in astratto interesse a far valere in causa il documento prodotto (Cass. L, n. 7993/2018).

L'istanza di verificazione della scrittura privata disconosciuta (che può essere anche implicita, come quando si insista per l'accoglimento della pretesa presupponente l'autenticità del documento) non esige la formale apertura di un procedimento incidentale, né l'assunzione di specifiche prove, quando gli elementi già acquisiti o la situazione processuale siano ritenuti sufficienti per una pronuncia al riguardo (Cass. III, n. 12976/2001;  Cass. L, n. 16383/2017; Cass. II, n. 8272/2012). Il procedimento incidentale di verificazione di scrittura privata disconosciuta, a differenza di quello proposto in via principale, ha, dunque, funzione strumentale, avendo finalità e contenuto istruttori ed inquadrandosi nell'ambito dell'attività probatoria delle parti, in quanto preordinato all'utilizzazione della prova documentale; pertanto per la sua proposizione non sono richieste determinate forme, potendo il giudice ravvisare la volontà di chiedere la verificazione, e quindi di servirsi del documento disconosciuto, in un comportamento concludente, per cui è ammissibile, almeno in via astratta, una prova per testi che la parte intenda utilizzare anche a supporto dell'istanza di verificazione (Cass. I, n. 4036/1995).

La parte, che intende valersi di una scrittura privata disconosciuta, nel chiederne la verificazione, ai sensi dell'art. 216, comma 1, deve proporre i mezzi di prova ritenuti utili e produrre o indicare le scritture di comparazione, senza che tale imprescindibile onere possa ritenersi assolto mediante la loro allegazione ad una perizia di parte, che attiene all'espletamento di una consulenza tecnica d'ufficio, ossia ad una fase eventuale ed in ogni caso successiva alla proposizione dell'istanza di verificazione (Cass. II, n. 22078/2014).

Se si tratta di contratti per i quali sia richiesta, per legge o per volontà delle parti, la forma scritta "ad probationem" ovvero "ad substantiam", colui che intenda avvalersi del documento in giudizio ha, ove la sottoscrizione non sia stata autenticata al momento dell'apposizione né riconosciuta, ancorché tacitamente, dalla controparte, l'onere di avviare, pur senza formule sacramentali, il procedimento di verificazione, producendo in giudizio il contratto in originale, non potendosi avvalere della prova testimoniale né di quella per presunzioni per dimostrare l'esistenza, il contenuto e la sottoscrizione del documento medesimo, salvo che ne abbia previamente dedotto e dimostrato la perdita incolpevole dell'originale (Cass. n. 24306/2017).

Poiché il procedimento di verificazione di scrittura privata ex art. 216 dà luogo ad un autonomo giudizio sull'autenticità del documento in sé considerato, che ne costituisce l'oggetto immediato, in tale giudizio, la richiesta di accertamento dell'autenticità di altro documento, prodotto ma diverso da quello oggetto della originaria istanza di verificazione, costituisce domanda nuova, preclusa dall'art. 183 ed inammissibile ove formulata in appello, ex art. 345 (Cass. II, n. 4946/2016).

Bibliografia

Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006.

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