Codice di Procedura Civile art. 241 - Ammissibilità e contenuto del giuramento d'estimazione.Ammissibilità e contenuto del giuramento d'estimazione. [I]. Il giuramento sul valore della cosa domandata [2736 n. 2 c.c.] può essere deferito dal collegio a una delle parti, soltanto se non è possibile accertare altrimenti il valore della cosa stessa [265 1, 437 2]. In questo caso il collegio deve anche determinare la somma fino a concorrenza della quale il giuramento avrà efficacia. Inquadramento.L’art. 2736, n. 2, c.c. qualifica invece il giuramento estimatorio come quello che può essere deferito «al fine di stabilire il valore della cosa domandata» (e non già per determinare l’esistenza della cosa medesima, salvo il caso previsto, in tema di rendimento dei conti, dall’art. 265). Quel che rileva è dunque l’essenzialità dell’accertamento del valore della cosa in relazione al petitum. Il giuramento estimatorio pare essenzialmente ammissibile quando la cosa sia andata distrutta o perduta, atteso che, se fosse «domandata» la cosa nella sua materialità, non vi sarebbe ragione di determinarne soltanto in tal modo il valore (art. 241). Inoltre, il giuramento estimatorio va deferito secondo una formula che lasci libero il giurante di stabilire il valore della cosa domandata entro un importo massimo fissato dal giudice: la predeterminazione giudiziale di questo valore serve evidentemente a porre un limite al riconoscimento della pretesa dedotta in giudizio, sottraendolo all’arbitrio del giurante. L’ammissione del giuramento estimatorioIl giuramento estimatorio va deferito, ai sensi dell’art. 241, secondo una formula che lasci libero il giurante di stabilire il valore della cosa domandata entro un limite massimo che il giudice stabilisce secondo il suo prudente apprezzamento; non può, peraltro, considerarsi contra legem una formula che faccia riferimento ad un valore fisso predeterminato, specie quando questo corrisponda a quello indicato in domanda dal giurante, poiché anche il valore così determinato assolve sostanzialmente alla funzione voluta dalla legge, che è quella di porre un limite massimo al riconoscimento della pretesa dedotta in giudizio, sottraendolo all’arbitrio del giurante, il quale potrebbe valersi della natura di prova legale del giuramento per ottenere delle prestazioni esorbitanti rispetto alle risultanze obiettive di causa (Cass. I, n. 3521/1983). Nel giuramento estimatorio ciò che rileva è l’essenzialità dell’accertamento del valore della cosa in relazione al «petitum», onde il giuramento può essere deferito anche per stabilire il valore di una cosa perduta o perita a causa dell’inadempimento di un’obbligazione strumentale alla sua conservazione e, dunque, per determinare il «tantundem» dovuto a fini risarcitori (Cass. I, n. 5090/2016; Cass. III, n. 1355/1998). Mentre il giuramento estimatorio - che è deferibile anche se concerne una somma di danaro allo scopo di stabilire il suo esatto ammontare - presuppone la certezza dell’an debeatur sul quale non deve esservi più discussione, costituisce invece giuramento suppletorio quello diretto ad integrare la prova, data in maniera insufficiente, dell’affermazione creditoria e della domanda giudiziale dell’attore (Cass. III, n. 4659/1984). L’ammissione del giuramento estimatorio è consentita solo per determinare il valore della cosa domandata e non già per determinare l’esistenza della cosa medesima, salvo il caso previsto, in tema di rendimenti di conto, dall’art. 265 (norma che autorizza il giudice ad avvalersi del giuramento estimatorio per il solo fatto che la parte tenuta a rendere il conto non lo presenti, sussistendo l'accertata impossibilità di determinare altrimenti il credito dell'avente diritto: Cass. L, n. 877/1982); né può ammettersi il giuramento estimatorio per accertare il fatto storico del prezzo di un contratto di vendita (Cass. II, n. 5753/1981). Si è precisato come il giuramento, deferito al fine dell’individuazione del tasso d'interesse applicato da una determinata banca su uno scoperto di conto corrente, ove siano già stati provati i tassi praticati nello stesso periodo da altri istituti di credito, configura un giuramento a carattere suppletorio, non estimatorio, e, pertanto, non è soggetto alle limitazioni contemplate per quest'ultimo (Cass. I, n. 4456/1987). Poiché l'art. 241 consente il deferimento del giuramento estimatorio nella sola ipotesi in cui non sia possibile accertare altrimenti il valore della cosa, esso è inammissibile sia nel caso in cui, trattandosi di stabilire l'ammontare della somma dovuta al creditore, il giudice abbia già acquisito gli elementi di prova utili per compiere tale accertamento, sia nel caso in cui della affermazione creditoria sia stata data una prova insufficiente e dunque da integrare (Cass. I, n. 29411/2020). BibliografiaLuiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006. |