Codice di Procedura Civile art. 259 - Modo dell'ispezione 1.Modo dell'ispezione 1. [I]. All'ispezione procede personalmente il giudice istruttore, assistito, quando occorre, da un consulente tecnico [61 1, 191, 194], anche se l'ispezione deve eseguirsi fuori della circoscrizione del tribunale, tranne che esigenze di servizio gli impediscano di allontanarsi dalla sede. In tal caso delega il giudice istruttore del luogo a norma dell'articolo 203.
[1] Articolo così modificato dall'art. 66 d.lg. 19 febbraio 1998, n. 51, con effetto, ai sensi dell'art. 247 comma 1 dello stesso decreto quale modificato dall'art. 1 l. 16 giugno 1998, n. 188, dal 2 giugno 1999. Inquadramento.Gli articoli da art. 258 a 262 regolano I poteri del giudice quanto all'ispezione di luoghi, di cose mobili e immobili, persone, all'esecuzione di rilievi, calchi e riproduzioni, nonché le relative modalità di esecuzione. Tanto le ispezioni che gli esperimenti costituiscono uno strumento estremo di conoscenza per il giudice, esperibile non per sopperire all'inerzia della parte onerata della prova, ma per acquisire alla realtà del processo, mediante indagine diretta, elementi essenziali del fatto controverso, già ben determinati nella dialettica processuale, sicché il ricorso a tali mezzi è rimesso all'iniziativa e discrezionale valutazione del giudice di merito, e non è sindacabile in sede di legittimità. Ispezione assistita da consulenteNel caso di ispezione giudiziale compiuta, con la continua assistenza di un consulente tecnico appositamente nominato (art. 259), si verifica una tale compenetrazione dei due mezzi di istruzione probatoria da rendere inconcepibile l'esistenza di rigorosi sbarramenti tra l'uno e l'altro, per cui se il giudice, a conclusione dell'ispezione - durante la quale, con l'ausilio del consulente e previo suo giuramento, abbia eseguito rilievi tecnici - riscontrato dati fenomenici e compiuto esperimenti - dà incarico al consulente stesso di rielaborare, coordinare e valutare gli elementi già raccolti o anche di procedere, fuori della presenza di esso giudice, ad una più dettagliata osservazione e descrizione dei medesimi, tale ulteriore attività dell'ausiliare, culminante in una relazione scritta, non costituisce «inizio delle operazioni» di accertamento tecnico, essendo il semplice prosieguo delle operazioni già intraprese in precedenza nel pieno rispetto delle garanzie difensive delle parti (Cass. II, n. 1318/1993). In alcuni casi, la consulenza tecnica supplisce l'ispezione giudiziale, come quando l'intervento del consulente sia necessario per rilevare la consistenza e le caratteristiche tecniche di un'opera e per accertarne il valore: in tali ipotesi, la consulenza costituisce essa stessa un mezzo di prova. BibliografiaLuiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010. |