Codice di Procedura Civile art. 267 - Costituzione del terzo interveniente.Costituzione del terzo interveniente. [I]. Per intervenire nel processo a norma dell'articolo 105, il terzo deve costituirsi [presentando in udienza o] depositando [in cancelleria] una comparsa formata a norma dell'articolo 167 con [le copie per le altre parti,] i documenti e la procura [83, 292 1]1. [II]. Il cancelliere dà notizia [136 1] dell'intervento alle altre parti[, se la costituzione del terzo non è avvenuta in udienza [170]]2. [1] Comma così modificato dall'art. 3, comma 17, lett. a), numero 1), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha soppresso le parole: «presentando in udienza o», le parole «in cancelleria» e le parole «le copie per le altre parti,» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 17, lett. a), numero 2), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha soppresso le parole: «, se la costituzione del terzo non è avvenuta in udienza» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Inquadramento.Gli articoli 267 e 268 disciplinano le modalità di intervento dei terzi nel processo, sia quanto alle formalità ed ai termini di costituzione, sia quanto ai poteri processuali riservati all'interveniente. La costituzione dell’interveniente volontarioAi sensi dell'art. 105, comma 1, un terzo può inserirsi nel giudizio già instaurato tra attore e convenuto deducendo un proprio diritto che sia relativo all'oggetto sostanziale ovvero dipendente dal titolo dell'originaria controversia, da individuarsi con riferimento al petitum ed alla causa petendi posti a fondamento della domanda giudiziale. L'art. 105 non si accontenta di una generica comunanza tra il diritto vantato dall'interventore e il bene materiale conteso fra attore e convenuto; è comunque sufficiente che la tutela invocata dal terzo presenti una connessione o un collegamento con la citazione del primo o la riconvenzionale del secondo, senza che a tanto ostino la diversa natura delle azioni rispettivamente esercitate o la diversità dei rapporti giuridici dedotti. Il diritto che l'interventore volontario può azionare in un processo già pendente tra altre parti può essere in conflitto con quello portato da ognuna di esse (intervento principale) oppure contrario alla situazione vantata soltanto da alcune (intervento litisconsortile o adesivo). Tale interesse ad adiuvandum presuppone che il giudicato destinato a formarsi tra le parti originarie del giudizio arrechi una lesione ad un interesse giuridico rilevante e qualificato, e non meramente fattuale, di colui che vuole intervenire. L'intervento supposto dall'art. 105 concerne non la causa, ma il processo, e perciò il terzo diventa parte di questo: così, se taluno intervenga, assumendo essere lui, e non il convenuto originario, il soggetto nei cui riguardi va rivolta la pretesa dell'attore, quest'ultima, anche in difetto di espressa istanza, si intende automaticamente estesa nei confronti dell'intervenuto. A seguito di intervento volontario, pur ricorrendo un'ipotesi di cause sostanzialmente scindibili, si configura in sede di impugnazione un litisconsorzio necessario processuale, in quanto l'interventore, essendosi ormai inserito nel giudizio, deve avere facoltà di interloquire sulla decisione, pure allo scopo di impedire la possibilità di un conflitto di giudicati: pertanto, nei confronti del terzo intervenuto in primo grado deve essere integrato il contraddittorio ai sensi dell'art. 331 (Cass. I, n. 8350/2007). L'interveniente autonomo è inoltre legittimato a proporre da sé le impugnazioni senza alcun riguardo alla procedibilità o all'ammissibilità dei gravami interposti dalle altre parti: egli, avendo assunto formalmente la qualità di parte primaria nel processo, può proporre appello contro la decisione che abbia concluso il primo grado del giudizio, sia quando le sue istanze siano state respinte nel merito, sia quando sia stata negata l'ammissibilità dell'intervento, sia quando sia stata omessa ogni pronuncia sulla domanda formulata con l'intervento stesso (Cass. II, n. 1671/2015). Per converso, a colui che abbia svolto intervento adesivo, essendosi, cioè, limitato a sostenere le ragioni di attore o convenuto senza proporre nuove domande ed ampliare il tema del contendere (ovvero, in pratica, ad interloquire sulle storie raccontate dai narratori originari nell'unica causa che possa tuttora ritenersi pendente) è dato, semmai, di condividere l'impugnazione proposta dalla parte contigua, ma non di proporre un'impugnazione autonoma in ipotesi di acquiescenza di quella, in quanto i poteri dell'intervenuto ausiliatore sono ristretti all'espletamento di un'attività accessoria e subordinata a quella svolta dal soggetto adiuvato (Cass. S.U., n. 5992/2012). La legittimazione ad intervenire volontariamente nel processo, ai sensi dell'art. 105, presuppone comunque, la terzietà dell'interventore rispetto alle parti, formali e sostanziali, dello stesso; pertanto, il successore universale di una di esse che, per effetto della continuazione o della prosecuzione del processo, acquisti la qualità di parte non è legittimato a spiegare intervento volontario nel medesimo giudizio per far valere un diritto, connesso per l'oggetto o per il titolo con quello controverso, di cui sia titolare indipendentemente dalla successione, subentrando nella stessa posizione processuale del soggetto venuto meno e soggiacendo alle relative preclusioni (Cass. III, n. 16665/2017). Diversa è soltanto la situazione del successore a titolo particolare nel diritto controverso, il quale è sempre legittimato ad impugnare la sentenza sfavorevole al suo dante causa, in virtù dell'art. 111, comma 4, pur non essendo portatore di un'autonoma pretesa nei confronti della controparte. Così, ai sensi dell'art. 111, comma 3, il successore a titolo particolare nel diritto controverso può intervenire o essere chiamato in causa in ogni grado o fase del processo, sicché la chiamata non soggiace alle forme e ai termini prescritti dall'art. 269 (Cass. S.U., n. 21690/2019). In caso di domanda proposta dall'interventore volontario, gli effetti che da essa discendono, ai fini dell'instaurazione del contraddittorio, si verificano diversamente a seconda che la sua costituzione abbia luogo mediante la presentazione della relativa comparsa in udienza oppure con il deposito della stessa in cancelleria, atteso che, nel primo caso, il destinatario della domanda, che risulti costituito in giudizio, ne viene immediatamente a conoscenza, sicché il contatto tra le parti si crea nella stessa udienza di costituzione, mentre nel secondo tale contatto è posticipato alla data della comunicazione effettuata dal cancelliere ai sensi dell'art. 267, comma 2, ovvero, in mancanza, all'udienza successiva, nella quale il destinatario ha conoscenza dell'intervento; qualora, poi, la parte sia rimasta contumace, infine, il predetto effetto si realizza all'atto della notifica della comparsa di intervento contenente la domanda (Cass. I, n. 20297/2014). Il d.lgs. n. 149/2022, con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, ha modificato: l'art. 267, nel senso che il terzo che voglia intervenire nel processo può costituirsi soltanto depositando una comparsa formata a norma dell'articolo 167 ; l'art. 268, nel senso che l'intervento può aver luogo sino al momento in cui il giudice fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione; l'art. 269, nel senso che il giudice, sull'istanza del convenuto che intenda chiamare un terzo in causa, deve provvedere a fissare la data della nuova udienza nel termine previsto dall'art. 171-bis, e nel senso che, o ve l'attore intenda chiamare in causa un terzo, deve chiederne l'autorizzazione al giudice istruttore nella memoria di cui all'art. 171 ter, primo comma, numero 1, nel qual caso restano ferme per le parti le preclusioni maturate anteriormente alla chiamata in causa del terzo e i termini indicati dall'art. 171-ter decorrono nuovamente rispetto all'udienza fissata per la citazione del terzo; l'art. 271, infine, nel senso che al terzo si applicano, con riferimento all'udienza per la quale è citato, le disposizioni degli articoli 166, 167, primo comma e 171-ter . Il decreto legislativo (d.lgs. n. 164/2024) concernente disposizioni integrative e correttive al d.lgs. n. 149/2022, è poi intervenuto sull'ultimo comma dell'art 271, che disciplina l'ipotesi in cui il terzo chiamato intenda a sua volta chiamare in causa un terzo, inserendo un rinvio all'art. 171-bis, comma 2, e all'art. 269, comma 3, secondo periodo. L'art. 267, dunque, non consente più al terzo interveniente di costituirsi in udienza. La comparsa d'intervento va sempre depositata con modalità telematiche ed il cancelliere ne dà notizia alle altre parti. Si ritiene che la mancata comunicazione a cura della cancelleria alle parti già costituite dell'avvenuto intervento in causa di terzi, prescritta dall'art. 267, comma 2, non importa nullità dell'intervento stesso, ma dà luogo ad una mera irregolarità. Sennonché, venuta meno la possibilità per il terzo interventore di presentare in udienza la propria comparsa, il momento della attuazione del contraddittorio con le parti originarie costituite è necessariamente subordinato alla comunicazione effettuata dal cancelliere, mentre nei confronti delle parti contumaci esso suppone la notificazione della comparsa di intervento ai sensi dell'art. 292. E così, in caso di domanda proposta dall'interventore volontario, anche ai fini dell'effetto interruttivo della prescrizione, l'atto depositato telematicamente non potrà dirsi pervenuto a conoscenza della parte costituita prima della comunicazione del cancelliere . BibliografiaLiebman, Manuale di diritto processuale civile, Principi, VI ed., a cura di V. Colesanti, E. Merlin, E.F. Ricci, Milano, 2002; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010. |