Codice di Procedura Civile art. 268 - Termine per l'intervento 1

Antonio Scarpa

Termine per l'intervento1

[I]. L'intervento può aver luogo sino al momento in cui il giudice fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione2.

[II]. Il terzo non può compiere atti che al momento dell'intervento non sono più consentiti ad alcuna altra parte, salvo che comparisca volontariamente per l'integrazione necessaria del contraddittorio.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 28 l. 26 novembre 1990, n. 353. Il testo precedente recitava: «Costituzione dopo la prima udienza. - [I]. L'intervento può aver luogo finché la causa non sia rimessa dal giudice istruttore al collegio. [II]. Se l'intervento ha luogo dopo la prima udienza, il terzo non può compiere atti che non sono più consentiti alle altre parti, salvo che comparisca volontariamente per l'integrazione necessaria del contraddittorio».

[2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 17, lett. b), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole «al momento in cui il giudice fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione» alle parole: «a che non vengano precisate le conclusioni» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149/2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

Inquadramento

Gli articoli 267 e 268 disciplinano le modalità di intervento dei terzi nel processo, sia quanto alle formalità ed ai termini di costituzione, sia quanto ai poteri processuali riservati all'interveniente.

Poteri del terzo interveniente volontario

L'art. 268 dispone che l'intervento del terzo può aver luogo sinché le parti primarie non abbiano precisato le conclusioni, ma egli non può però compiere atti che a quel dato momento non siano a quelle più consentiti, salvo che non si tratti di integrare un contraddittorio necessario violato. Viene affermato, però, che questa preclusione incombente sul terzo interveniente, nel senso di estendergli le barriere fissate dagli artt. 167 e (attualmente) 171-tervada intesa operante soltanto sul piano istruttorio, e non anche su quello assertivo, dovendosi a quello permettere pure la formulazione di domande nuove ed autonome rispetto a quelle già proposte dalle parti originarie, in quanto attività coessenziale all'intervento stesso.

La preclusione sancita dall'art. 268 concerne, quindi, l'obbligo, per l'interventore volontario di accettare lo stato del processo in relazione alle preclusioni istruttorie già verificatesi per i contendenti originari, ma non si estende alla formulazione della domanda dell'interveniente ed alla produzione della documentazione comprovante la sua surrogazione processuale di una delle parti originarie, che costituisce la ragione stessa della partecipazione al giudizio (Cass. III, n. 20882/2018; Cass. III, n. 4934/2018).

Viene sostenuto che la  formulazione della domanda costituisce l'essenza stessa dell'intervento principale e litisconsortile. Nessuna utilità ricaverebbe il terzo, si afferma in giurisprudenza, ove lo si autorizzi ad intervenire sino al momento di precisazione delle conclusioni senza ammetterlo a proporre domande, sicché gli «atti» che egli non può compiere, al pari dei litiganti iniziali, sarebbero unicamente quelli istruttori conseguenti alla domanda proposta, non deducibili dopo che sia già avvenuta la richiesta dei mezzi di prova ad opera di attore e convenuto. Tale interpretazione dell'art. 268 non viola, perciò, il principio di ragionevole durata del processo od il diritto di difesa delle parti originarie del giudizio: non potendo l'interveniente dedurre - ove sia già intervenuta la relativa preclusione - nuove prove, non vi è né il rischio di riapertura dell'istruzione, né quello che la causa possa essere decisa sulla base di fonti di prova che le parti originarie non abbiano potuto debitamente contrastare (Cass. I, n. 25798/2015; Cass. III, n. 11681/2014; Cass. III, n. 25264/2008). Il termine finale per spiegare intervento è rappresentato dal provvedimento mediante il quale il giudice, dopo che siano state precisate le conclusioni, riserva la causa per la decisione; fino a quando tale provvedimento non sia stato emesso, anche se le parti siano state invitate dall'istruttore a precisare le conclusioni, l'intervento del terzo è ammissibile.

L'incremento soggettivo del giudizio, di conseguenza, è concepibile in generale soltanto in primo grado, ed in appello unicamente in favore di coloro che sarebbero legittimati a proporre l'opposizione di cui all'art. 404, in modo da consentire a costoro di far valere i loro argomenti prima che sia emessa la sentenza potenzialmente pregiudizievole (art. 344).

È stata ritenuta manifestamente infondata la questione di legittimità costituzionale dell'art. 268, comma 2, in riferimento agli artt. 3, 24 e 111 Cost., dal momento che la necessità per il terzo, che intervenga in un processo già iniziato, di parteciparvi rebus sic stantibus, senza poter incidere sullo sviluppo delle fasi processuali, non costituisce ostacolo alla tutela effettiva del suo diritto, essendogli consentito di far valere le proprie ragioni, in condizione di piena eguaglianza con le altre parti, mediante la proposizione di un autonomo giudizio o dell'opposizione ex art. 404 (Cass. III, n. 24529/2018).

Modifiche introdotte dalla Riforma

 

Alla luce del meccanismo delineato dagli artt. 188, 189 e 275- bis , il novellato art. 268 dispone, dunque, che l'intervento può aver luogo sino al momento in cui il giudice fissa l'udienza di rimessione della causa in decisione (così risultando anticipato il precedente termine della precisazione delle conclusioni), ovvero, è da intendersi, in alternativa, sino al momento in cui fissa l'udienza di discussione orale .

Al terzo che svolge intervento principale o litisconsortile, secondo la consolidata interpretazione giurisprudenziale, resterà consentita la formulazione di domande nuove ed autonome in seno al procedimento, ma egli deve accettare lo stato del processo in relazione alle preclusioni istruttorie già verificatesi per le parti originarie .

 

 

Bibliografia

Liebman, Manuale di diritto processuale civile, Principi, VI ed., a cura di V. Colesanti, E. Merlin, E.F. Ricci, Milano, 2002; Luiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010.

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