Codice di Procedura Civile art. 283 - Provvedimenti sull'esecuzione provvisoria in appello 1 .Provvedimenti sull'esecuzione provvisoria in appello 1. [I]. Il giudice d'appello, su istanza di parte proposta con l'impugnazione principale o con quella incidentale, sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata, con o senza cauzione, se l'impugnazione appare manifestamente fondata o se dall'esecuzione della sentenza può derivare un pregiudizio grave e irreparabile, pur quando la condanna ha ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti2. [II]. L'istanza di cui al primo comma può essere proposta o riproposta nel corso del giudizio di appello se si verificano mutamenti nelle circostanze, che devono essere specificamente indicati nel ricorso, a pena di inammissibilità3. [III]. Se l'istanza prevista dal primo e dal secondo comma è inammissibile o manifestamente infondata il giudice, con ordinanza non impugnabile, può condannare la parte che l'ha proposta al pagamento in favore della cassa delle ammende di una pena pecuniaria non inferiore ad euro 250 e non superiore ad euro 10.000. L'ordinanza è revocabile con la sentenza che definisce il giudizio 4.
[1] [1] L'articolo era stato sostituito dapprima dall'art. 34 l. 26 novembre 1990, n. 353 e successivamente dall'art. 21 lett. q)l. 28 dicembre 2005, n. 263, con effetto dal 1° marzo 2006. Ai sensi dell'art. 2 4 l. n. 263, cit., tali modifiche si applicano per i procedimenti instaurati successivamente al 1° marzo 2006. Il testo precedentemente in vigore era il seguente: «[I]. Il giudice d'appello su istanza di parte, proposta con l'impugnazione principale o con quella incidentale, quando ricorrono gravi motivi, sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata». [2] [2] Comma così sostituito dall'art. 3, comma 22, lett. a), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.- 4. Le norme dei capi I e II del titolo III del libro secondo e quelle degli articoli 283, 434, 436-bis, 437 e 438 del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023".Si riporta il testo anteriore alla suddetta sostituzione: «Il giudice dell'appello, su istanza di parte, proposta con l'impugnazione principale [342] o con quella incidentale [343], quando sussistono gravi e fondati motivi, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti, sospende in tutto o in parte l'efficacia esecutiva o l'esecuzione della sentenza impugnata [351], con o senza cauzione». [3] [3] Comma inserito dall'art. 3, comma 22, lett. b), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.- 4. Le norme dei capi I e II del titolo III del libro secondo e quelle degli articoli 283, 434, 436-bis, 437 e 438 del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023". [4] [4] Comma inserito dall'art. 27 della l. 12 novembre 2011, n. 183. Ai sensi del secondo comma dello stesso articolo la modifica ha vigore a decorrere dai trenta giorni successivi al 1° gennaio 2012. Successivamente così modificato dall'art. 3, comma 22, lett. c), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole: «dal primo e dal secondo comma» alle parole: «dal comma che precede», ha inserito le parole: «al pagamento in favore della cassa delle ammende» ed infine ha sostituito le parole: «di una pena» alle parole: «ad una pena» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti. 4. Le norme dei capi I e II del titolo III del libro secondo e quelle degli articoli 283, 434, 436-bis, 437 e 438 del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023" Inquadramento.Per effetto delle modifiche dell'art. 283 introdotte dal d.lgs. n. 149/2022, con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, condizione di accoglimento dell'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza impugnata, è che l'impugnazione appaia manifestamente fondata o che dall'esecuzione possa derivare un pregiudizio grave e irreparabile, pur quando la condanna abbia ad oggetto il pagamento di una somma di denaro, anche in relazione alla possibilità di insolvenza di una delle parti. L'istanza può essere anche proposta o riproposta nel corso del giudizio di appello se si verificano mutamenti nelle circostanze.
Sospensione dell’efficacia esecutiva o dell’esecuzione della sentenzaLa sospensione della provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado, che il giudice d'appello, ai sensi dell'art. 283, può disporre in presenza di «gravi motivi» è rimessa ad una valutazione globale d'opportunità, poiché tali motivi consistono per un verso nella delibazione sommaria della fondatezza dell'impugnazione e per altro verso nella valutazione del pregiudizio patrimoniale che il soccombente può subire (anche in relazione alla difficoltà di ottenere eventualmente la restituzione di quanto pagato) dall'esecuzione della sentenza, che può essere inibita anche parzialmente se i capi della sentenza sono separati. Il potere discrezionale riconosciuto al giudice d'appello dagli artt. 283 e 351 è analogo a quello riconosciuto al medesimo giudice con riferimento alla sentenza impugnata con ricorso per cassazione ovvero alla sentenza di primo grado favorevole al lavoratore o a quella di condanna relativa a rapporti di locazione, comodato e affitto d'immobili, per la sospensione dell'esecutività delle quali è rispettivamente richiesta l'esistenza di un «grave e irreparabile danno» ovvero di un «gravissimo danno» (Cass. III, n. 4060/2005). L'istanza diretta ad ottenere la sospensione, in tutto o in parte, dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza di primo grado deve essere proposta con l'impugnazione principale o incidentale. Il giudice di appello deve pronunciare sull'istanza di sospensione della provvisoria esecutività della sentenza di primo grado proposta ai sensi dell'art. 283 alla prima udienza o, al più tardi, prima della precisazione delle conclusioni, onde, qualora il relativo provvedimento sia emesso con la sentenza che definisce il giudizio di appello, esso deve considerarsi inutile in quanto tale sentenza, per il suo carattere sostitutivo ed assorbente, rimuove la sentenza di primo grado, prendendone il posto (Cass. III, n. 5829/2007). L'ordinanza con la quale venga accolta l' istanza di sospensione della efficacia della sentenza di primo grado, ha carattere provvisorio e cautelare; essa, pertanto, non pregiudica in nessun caso la decisione definitiva sull'appello, fondata sulla piena cognizione di tutte le acquisizioni processuali. L'istanza di sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza impugnata, formulata ai sensi dell'art. 283, dà luogo ad un sub-procedimento incidentale, privo di autonomia rispetto al giudizio di merito, sicché la regolamentazione delle spese ad esso relative deve essere disposta, al pari di quella concernente le spese del procedimento principale, con il provvedimento che chiude quest'ultimo, tenendo conto del suo esito complessivo. Pertanto, ove la sentenza impugnata sia stata riformata «in toto» dal giudice d'appello, la liquidazione delle spese relative a tale sub-procedimento non può essere esclusa sul presupposto che l'istanza di sospensione fosse stata, «medio tempore», rigettata (Cass. IV, n. 2671/2013). Col secondo comma dell'art. 283, introdotto dalla l. n. 183/2011, si è prevista l'irrogazione di una pena pecuniaria per la parte che abbia proposto la relativa istanza, quando questa sia inammissibile o manifestamente infondata. L'ordinanza con la quale il giudice dell'appello irroga la sanzione pecuniaria per l'istanza di sospensione della provvisoria esecuzione della sentenza di primo grado non è ricorribile per cassazione, nemmeno ai sensi dell'art. 111 Cost., trattandosi di provvedimento che non riveste simultaneamente i caratteri della decisorietà e della definitività e, pertanto, non idoneo ad acquistare autorità di giudicato, essendo revocabile con la sentenza che definisce il giudizio d'impugnazione (Cass. VI, n. 19247/2019). In caso di inammissibilità o manifesta infondatezza della istanza inibitoria in appello, la conseguente sanzione pecuniaria, irrogata in favore della cassa delle ammende allo scopo di sanzionare l'abuso dello strumento processuale, ha natura di pena, sicché, esulando dalla responsabilità processuale ex art. 96 c.p.c., l'ammontare inflitto a titolo di sanzione ex art. 283, comma 2, in caso di revoca di quest'ultima all'esito del giudizio, non può essere restituito dalla controparte appellata (Cass. II, n. 27234/2023). La sospensione dell'efficacia esecutiva o dell'esecuzione della sentenza, nell'ipotesi di cui all'art. 283, ad opera del giudice dell'impugnazione, non comporta la sopravvenuta illegittimità degli atti esecutivi nel frattempo compiuti, ma impone la sospensione, ai sensi dell'art. 623 del processo esecutivo iniziato sulla base di detto titolo (Cass. III, n. 14048/2013). BibliografiaLuiso-Sassani, La riforma del processo civile, Milano, 2006; Punzi, Il processo civile. Sistema e problematiche, II, Torino, 2010. |