Codice di Procedura Civile art. 294 - Rimessione in termini 1 .

Rosaria Giordano

Rimessione in termini 1.

[I]. Il contumace che si costituisce può chiedere al giudice istruttore di essere ammesso a compiere attività che gli sarebbero precluse, se dimostra che la nullità della citazione [164 1] o della sua notificazione [160] gli ha impedito di avere conoscenza del processo o che la costituzione è stata impedita da causa a lui non imputabile.

[II]. Il giudice, se ritiene verosimili i fatti allegati, ammette, quando occorre, la prova dell'impedimento, e quindi provvede sulla rimessione in termini delle parti.

[III]. I provvedimenti previsti nel comma precedente sono pronunciati con ordinanza.

[IV]. Le disposizioni dei commi precedenti si applicano anche se il contumace che si costituisce intende svolgere, senza il consenso delle altre parti, attività difensive che producono ritardo nella rimessione al collegio della causa che sia già matura per la decisione rispetto alle parti già costituite.

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 28 l. 14 luglio 1950, n. 581.

Inquadramento

Il contumace, anche se si costituisce tardivamente in giudizio, può essere rimesso nei termini per l'esercizio dei poteri processuali dai quali è decaduto ove dimostri la nullità dell'atto di citazione o della notificazione di esso, e la conseguente mancata conoscenza del processo ovvero che la costituzione gli è stata impedita da causa a lui non imputabile (Brandi, 458).

Presupposti per la rimessione in termini del contumace

 

Come ha chiarito anche la S.C. in termini generali, ai sensi del primo comma della disposizione in esame, in caso di nullità dell'atto introduttivo del giudizio, il convenuto contumace è ammesso a compiere le attività processuali rimesse alla sua iniziativa e per le quali sia maturata una preclusione solo se dimostra che la nullità dell'atto introduttivo gli ha impedito di conoscere il processo prima del verificarsi della preclusione o a ridosso della stessa (Cass. VI, n. 10580/2013).

Questo significa che se è notificato ritualmente alla parte un atto del processo in corso, da tale momento la stessa è onerata di costituirsi se non vuole incorrere nelle successive decadenze processuali (cfr. Cass. n. 993/1959, con riguardo all'avvenuta notifica al contumace del verbale ammissivo dell'interrogatorio formale).

Sotto il primo profilo, è stato affermato in sede di legittimità che la residenza originaria si considera immutata sino alla regolare denunzia del trasferimento, sicché non può essere rimesso in termini il contumace che lamenti di non aver avuto notizia dell'atto di citazione, notificatogli presso la residenza originaria, essendosene allontanato senza dare disposizioni per essere prontamente informato di quanto a lui indirizzato (Cass. n. 10183/2014).

Inoltre la norma in esame consente al contumace di essere rimesso in termini rispetto ad attività che gli sarebbero precluse, dimostrando la sussistenza di un impedimento a lui non imputabile (cfr. Cass. n. 108/2024).

Quanto alla ricorrenza dell'impedimento non imputabile, è stato evidenziato che non può considerarsi tale uno stato di malattia, essendo, in ogni caso, possibile il rilascio di una procura «ad hoc» per la costituzione (Cass. n. 7/2014).

In una recentissima decisione, la S.C. ha chiarito che, in tema di presupposti per la rimessione in termini, la serie di messaggi Pec che scandisce il deposito telematico di atti (descritti dalle "specifiche di interfaccia tra punto di accesso e gestore centrale"), così come le indicazioni date dalla cancelleria alle parti, sono specie di istruzioni che l'amministrazione della giustizia dà alle parti e, pertanto, sono fonti di affidamento qualificato, meritevole di essere considerato nell'ambito del giudizio ex art. 294, comma 2, c.p.c., laddove, in forza dei loro difetti, s'inseriscano, con ruolo determinante, nella catena causale che sfocia nella decadenza, fermo restando che l'apprezzamento circa la non imputabilità alla parte nel caso concreto è affidato al giudice del merito (Cass. II, n. 30514 del 2022).

Il convenuto illegittimamente dichiarato contumace in primo grado, a causa di un vizio della notifica dell'atto di citazione, ha l'onere, ove sia rimasto in tutto o in parte soccombente, di far valere tale nullità con l'appello (Cass. n. 16402/2014).

In particolare, dedotta la nullità della citazione come motivo d'appello, gli effetti della sua rilevazione da parte del giudice sono regolati in conformità alla disposizione in esame, equivalendo la proposizione dell'appello a costituzione tardiva nel processo, sicché il convenuto contumace, pur avendo diritto alla rinnovazione dell'attività di primo grado da parte del giudice di appello, può essere ammesso a compiere le attività colpite dalle preclusioni verificatesi nel giudizio di primo grado, se dimostri che la nullità della citazione gli abbia impedito di conoscere il processo e, quindi, di difendersi, se non con la proposizione del gravame: tale situazione, peraltro, può verificarsi solo nel caso di nullità per omessa o assolutamente incerta indicazione del giudice adìto in primo grado, mentre, in ogni altra ipotesi, occorre la dimostrazione (del tutto residuale) che le circostanze del caso concreto abbiano determinato anche la mancata conoscenza della pendenza del processo. (v. Cass. n. 15414/2016,). 

In ogni caso, nell'ipotesi di nullità della citazione di primo grado per vizi inerenti alla vocatio in ius (nella specie, per inosservanza del termine a comparire), ove il vizio non sia stato rilevato dal giudice ai sensi dell'art. 164 c.p.c. e il processo sia proseguito in assenza di costituzione in giudizio del convenuto, alla deduzione della nullità come motivo di gravame consegue che il giudice di appello, non ricorrendo un'ipotesi di rimessione della causa al primo giudice, deve ordinare, in quanto possibile, la rinnovazione degli atti compiuti nel grado precedente, mentre l'appellante, già dichiarato contumace, può chiedere di essere rimesso in termini per il compimento delle attività precluse se dimostra che la nullità della citazione gli ha impedito di avere conoscenza del processo, ai sensi dell'art. 294 c.p.c. (Cass. S.U., n. 2258/2022).

Per altro verso, la valida notificazione della sentenza al contumace involontario, anche se intervenuta dopo la scadenza del termine lungo decorrente dalla pubblicazione della sentenza, è idonea a far decorrere il termine breve per proporre impugnazione, qualora sussistano sia la condizione oggettiva della nullità degli atti di cui all'art. 327, comma 2, sia quella soggettiva della mancata conoscenza del processo a causa di detta nullità, la relativa prova spettando al contumace, salvo il caso di inesistenza della notificazione, la quale pone a carico di chi eccepisca che la parte ebbe, di fatto, conoscenza del giudizio l'onere di fornire la relativa prova (Cass. II, n. 24763/2013).

Per proporre l'impugnazione tardiva di cui all'art. 327, comma 2, quindi, la parte rimasta contumace è tenuta a dimostrare non solo la causa di nullità della notificazione dell'atto introduttivo del giudizio, ma anche il fatto che, a causa di quel vizio, essa non ha potuto acquisire conoscenza dell'atto e del conseguente processo, sicché è inammissibile l'impugnazione, qualora non venga fornita la prova della mancata conoscenza del processo a causa del dedotto vizio della notificazione introduttiva del giudizio di appello, indirizzata all'effettivo difensore della parte, ma in un luogo diverso da quello corrispondente al domicilio eletto in primo grado, e ritirata da persona qualificatasi come collaboratore di studio (Cass. II, n. 20307/2012).

Resta fermo che il termine per impugnare una sentenza decorre, per la parte rimasta incolpevolmente contumace, dal momento in cui abbia avuto conoscenza anche solo di fatto della decisione sfavorevole, a nulla rilevando quando essa abbia acquisito la prova della non colpevolezza della decadenza (Cass. VI, n. 36387/2021).

La S.C. ha chiarito, infatti, che, in tema d'impugnazione, nell'ipotesi d'inesistenza della notifica dell'atto di appello, deve presumersi la mancata conoscenza del processo da parte del convenuto rimasto contumace, con conseguente onere della prova contraria a carico dell'appellante, in difetto della quale è nulla la sentenza pronunciata, che, se proposto ricorso per cassazione, va cassata senza rinvio, in quanto l'appello avrebbe dovuto essere dichiarato inammissibile (Cass. trib., n. 20672/2015). Occorre tener presente, a riguardo, che, poiché il principio dell'ultrattività del mandato al difensore non può operare con riguardo alla parte contumace, nel caso di morte della stessa nel corso del giudizio, ancorché l'evento non sia notificato o certificato ai sensi dell'art. 300, comma 4, l'atto di impugnazione deve essere notificato agli eredi, indipendentemente sia dal momento nel quale il decesso è avvenuto, sia dall'eventuale ignoranza, anche se incolpevole, dell'evento da parte del soccombente (Cass. II, n. 16555/2015).

Per contro, atteso che ai sensi dell'art. 44 c.c. la residenza originaria si considera immutata sino alla regolare denunzia del trasferimento, sicché non può essere rimesso in termini il contumace che lamenti di non aver avuto notizia dell'atto di citazione, notificatogli presso la residenza originaria, essendosene allontanato senza dare disposizioni per essere prontamente informato di quanto a lui indirizzato (Cass. n. 10183/2014).

Bibliografia

Brandi, Contumacia, in Enc. dir., X, Milano 1962, 465 ss.; Caponi, La rimessione in termini nel processo civile, Milano, 1996; Ciaccia Cavallari, Contumacia, in Dig. civ., III, 1989, 320 ss.; De Santis F., La rimessione in termini nel processo civile, Torino, 1997; De Santis F., Decadenza del convenuto e rimessione in termini, in Riv. dir. proc. 1995, 507; Giannozzi, La contumacia nel processo civile, Milano, 1962; Punzi, La notificazione degli atti nel processo civile, Milano, 1959; Raganati, L'ordinanza che dispone l'interrogatorio libero deve essere notificata al contumace?, in Giur. mer. 2005, IV, 1495; Sassani (a cura di), La riforma delle società. Il processo, Torino 2013.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario