Codice di Procedura Civile art. 297 - Fissazione della nuova udienza dopo la sospensione 1 .Fissazione della nuova udienza dopo la sospensione 1. [I]. Se col provvedimento di sospensione non è stata fissata l'udienza in cui il processo deve proseguire, le parti debbono chiederne la fissazione entro il termine perentorio [153] di tre mesi dalla cessazione della causa di sospensione di cui all'articolo 3 del codice di procedura penale o dal passaggio in giudicato [324] della sentenza che definisce la controversia civile o amministrativa di cui all'articolo 295 2 3. [II]. Nell'ipotesi dell'articolo precedente l'istanza deve essere proposta dieci giorni prima della scadenza del termine di sospensione. [III]. L'istanza si propone con ricorso al giudice istruttore o, in mancanza, al presidente del tribunale. [IV]. Il ricorso, col decreto che fissa l'udienza, è notificato [170] a cura dell'istante alle altre parti nel termine stabilito dal giudice.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 29 l. 14 luglio 1950, n. 581. [2] La Corte cost., con sentenza 4 marzo 1970, n. 34, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale del presente comma nella parte in cui dispone la decorrenza del termine utile per la richiesta di fissazione della nuova udienza dalla cessazione della causa di sospensione anziché dalla conoscenza che ne abbiano le parti del processo sospeso. [3] Comma così modificato dall'art. 46, comma 12, della l. 18 giugno 2009, n. 69 (legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore, che ha sostituito le parole: "sei mesi" con le parole: "tre mesi". InquadramentoLa parte interessata, al fine di evitare l'estinzione del giudizio (anche nell'ipotesi di sospensione facoltativa: Cass. n. 23568/2008), dovrà riassumerlo entro il termine di tre mesi (come rideterminato dalla l. 18 giugno 2009 n. 69 rispetto al termine precedentemente previsto a tal fine di sei mesi) dalla cessazione della causa di sospensione. Peraltro, occorre tener presente che per la riattivazione del giudizio di cassazione, sospeso in pendenza di quello di revocazione avverso la medesima sentenza impugnata ai sensi dell'art. 360, non è necessaria l'istanza di riassunzione di cui all'art. 297, poiché il giudizio di cassazione è dominato dall'impulso di ufficio, il cui concreto esercizio può essere sollecitato dalla parte interessata anche con una mera segnalazione informale della cessazione della causa di sospensione, senza necessità di osservare i termini stabiliti dalla legge per il diverso caso della riassunzione del processo sospeso (Cass. n. 3362/2015). Il termine per la riassunzione del processo sospeso decorre, per la parte estranea alla causa pregiudiziale, dalla data in cui la stessa abbia avuto conoscenza legale della cessazione della causa di sospensione (Cass. S.U., n. 8572/2015). L'istanza di riassunzione deve essere proposta mediante ricorso al giudice istruttore della causa o, in mancanza, al Presidente del Tribunale (nel senso che, a determinate condizioni, l'istanza può essere formulata mediante citazione, v. Cass. n. 2830/2013). Avverso il provvedimento di rigetto dell'istanza di riassunzione è ammesso il regolamento di competenza (Cass. n. 27958/2013). Decorrenza del termine per la riassunzioneNell'ipotesi in cui, come avviene di regola, mediante l'ordinanza che dispone la sospensione del processo il giudice non abbia anche fissato l'udienza per la prosecuzione dello stesso, la parte interessata, al fine evitare l'estinzione del giudizio (anche nell'ipotesi di sospensione facoltativa: Cass. n. 23568/2008) dovrà riassumerlo entro il termine di tre mesi (come rideterminato dalla l. n. 69/2009 rispetto al termine precedentemente previsto a tal fine di sei mesi) dalla cessazione della causa di sospensione, individuata dal comma 1 della norma in esame, per la pregiudizialità penale nel venir meno della causa di sospensione ex art. 3 c.p.p. e, nelle altre ipotesi, dal momento del passaggio in giudicato della sentenza che decide la controversia civile o amministrativa ai sensi dell'art. 295 (v. Cass. n. 3701/2014). Il termine per la riassunzione del processo sospeso decorre, per la parte estranea alla causa pregiudiziale, dalla data in cui la stessa abbia avuto conoscenza legale, mediante comunicazione, notificazione o dichiarazione, della cessazione della causa di sospensione (cfr., tra le altre, Cass. n. 24599/2008 e, di recente, con riguardo alla pregiudizialità penale, Cass. S.U., n. 8572/2015). Casistica La S.C. ha precisato che, in caso di sospensione del processo a seguito di ricorso per cassazione ai sensi dell'art. 420-bis, il termine per la riassunzione del giudizio, a norma dell'art. 297, decorre dalla data di pubblicazione della decisione della Corte di cassazione anche rispetto alla parte contumace, senza che possa dubitarsi della legittimità costituzionale degli artt. 292, comma 3, e 133, comma 2, nella parte in cui non prevedono l'obbligo della comunicazione del deposito della sentenza anche al contumace, stante la funzione di garanzia di conoscibilità legale assolta dalla pubblicazione della sentenza e l'incompatibilità di un meccanismo di riassunzione rimesso alla mera volontà delle parti con il principio di ragionevole durata ex art. 111 Cost. (Cass. n. 24946/2014). E’ stato chiarito in sede di legittimità che nelle controversie distributive ex art. 512 (nel testo anteriore alla novella del d.l. n. 35/2005, convertito in l. n. 80/2005), quando sia stata sospesa, in tutto o in parte, la distribuzione della somma ricavata, per la riassunzione del processo esecutivo, senza che il giudice dell'esecuzione abbia fissato termine perentorio a tal fine, trova applicazione non l'art. 627 (regolante le opposizioni esecutive caratterizzate da un differente petitum rispetto alle opposizioni cosiddette distributive) ma, in difetto di apposita previsione normativa, l'art. 297 sicché il termine per la riassunzione decorre dalla data del passaggio in giudicato della sentenza di primo grado o di appello che abbia deciso la controversia distributiva (Cass. n. 26889/2014). Sempre in ordine alla individuazione del dies a quo del termine per la riassunzione del processo sospeso, con riferimento alla sospensione determinata dalla proposizione di una questione di legittimità costituzionale, il termine per la riassunzione decorre dalla data di pubblicazione della sentenza della Corte costituzionale sulla G.U. — che integra un idoneo sistema di pubblicità legale per la conoscenza delle sorti del processo costituzionale — e non dalla notificazione operata dalla parte interessata alle controparti a fini sollecitatori (Cass. n. 7580/2013). In caso di giudizio avente ad oggetto il pagamento delle indennità di espropriazione e di occupazione temporanea di immobili, sospeso a norma dell'art. 295 per la pendenza innanzi al giudice amministrativo dell'impugnazione degli atti di esproprio, la riassunzione, in mancanza di una indicazione specifica dei procedimenti presupposti nel provvedimento di sospensione, deve ritenersi tempestivamente operata nel rispetto del termine semestrale previsto dall'art. 297, assumendo come dies a quo la conclusione dell'ultimo dei giudizi amministrativi, pendenti al momento della sospensione, che abbiano per oggetto la contestazione del potere ablatorio della P.A. in ordine alle proprietà degli attori, ivi compresi quelli relativi ad atti antecedenti e prodromici (Cass. n. 3701/2014). Il procedimento disciplinare a carico di avvocati, che sia stato sospeso per pregiudizialità penale, deve essere riassunto nel termine perentorio stabilito dalla regola generale ex art. 297, decorrente dal momento in cui il consiglio dell'ordine abbia avuto conoscenza della definitiva conclusione del processo pregiudiziale (Cass. S.U., n. 8572/2015, le quali hanno chiarito che spetta all'incolpato, il quale eccepisca la decadenza per tardiva riassunzione, allegare e provare gli elementi di fatto che consentono di stabilire quando il consiglio dell'ordine ha avuto conoscenza della definizione del processo penale). Modalità di riassunzioneL'istanza di riassunzione deve essere proposta mediante ricorso al giudice istruttore della causa o, in mancanza, al Presidente del Tribunale e, quindi, il ricorso, con il decreto di fissazione dell'udienza, deve essere notificato dall'istante alle altre parti nel termine indicato dal giudice. Con riguardo al momento del deposito del ricorso va pertanto valutata la tempestività dell'avvenuta riassunzione (v., ex multis, Cass. n. 5955/2016). Sebbene il comma 3 della disposizione in commento disponga testualmente che l'istanza di riassunzione si propone con “ricorso” è consolidata in giurisprudenza la tesi per la quale al fine della valida riassunzione del processo sospeso, non è influente che la parte istante vi abbia provveduto, anziché con comparsa o ricorso al giudice per la fissazione dell'udienza di prosecuzione, con citazione della parte ad udienza fissa, la quale possiede tutti i requisiti formali indispensabili per il raggiungimento dello scopo previsto nell'art. 297, consistente nel compimento di un atto di parte prima che sia trascorso il termine perentorio entro il quale va promossa la prosecuzione del giudizio, che può essere perseguito anche attraverso un atto di citazione che sia notificato alla controparte prima della scadenza del termine medesimo (Cass. n. 9000/2015; Cass. n. 2830/2013). Il ricorso volto alla riassunzione del processo sospeso non deve contenere necessariamente tutte le domande già proposte in tale processo, essendo sufficiente che venga richiamato l'atto introduttivo senza che ciò comporti alcuna presunzione di abbandono delle domande non specificamente riproposte (Cass. n. 21903/2004). L'istanza va proposta al giudice istruttore del procedimento sospeso ovvero, in mancanza, ad es. nell'ipotesi in cui tale giudice non faccia più parte del medesimo ufficio giudiziario al Presidente del Tribunale. La S.C. ha chiarito, comunque sia, che se l'istanza per la prosecuzione di un processo, sospeso in istruttoria per pregiudizialità, è rivolta al Presidente del tribunale, anziché all'istruttore, e quegli, nel fissare l'udienza, nomini un altro giudice istruttore, pur se in mancanza dei presupposti di cui agli artt. 174 e 79 disp. att., né la riassunzione, né il procedimento sono nulli, perché tra organi del medesimo ufficio non sussiste una questione di competenza esterna e perché la violazione della predette norme non incide sulla costituzione del giudice (Cass. n. 2264/1998). È stato precisato che è ammissibile il regolamento necessario di competenza nei confronti del provvedimento che abbia respinto l'istanza di riassunzione del processo sospeso, in quanto l'art. 42, pur essendo norma speciale, è suscettibile d'interpretazione estensiva a tale ipotesi, parimenti connotata dal vincolo di necessità della tempestiva riassunzione al fine di reagire contro un'abnorme quiescenza del processo, non più giustificata dall'esigenza di un accertamento pregiudiziale e che si porrebbe in contrasto con il principio della ragionevole durata del processo di cui all'art. 111 Cost. (Cass. n. 27958/2013). La S.C. ha recentemente precisato che la riassunzione del giudizio sospeso ad opera degli eredi dell'attore non richiede la notifica al convenuto contumace, in quanto non rientra nell'elenco degli atti tassativamente indicati dall'art. 292 c.p.c., né comporta un radicale mutamento della preesistente situazione processuale, sotto il profilo oggettivo o soggettivo, posto che gli eredi subentrano al loro dante causa nella medesima posizione processuale in cui quest'ultimo si trovava, senza poter operare alcuna sostanziale modificazione delle domande e delle eccezioni già precedentemente proposte in giudizio (Cass. lav., n. 26800/2022). BibliografiaBove, Sospensione del processo e tutela cautelare, in Riv. dir. proc. 1989, 977; Calvosa, Sospensione del processo civile (di cognizione), in Nss. 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