Codice di Procedura Civile art. 301 - Morte o impedimento del procuratore.Morte o impedimento del procuratore. [I]. Se la parte è costituita a mezzo di procuratore [82 2-3], il processo è interrotto dal giorno della morte, radiazione o sospensione del procuratore stesso [286 2]. [II]. In tal caso si applica la disposizione dell'articolo 299. [III]. Non sono cause d'interruzione la revoca della procura o la rinuncia ad essa [85]. InquadramentoLa morte, radiazione e sospensione dall'albo dell'avvocato della parte costituita a mezzo difensore determina automaticamente l'interruzione del processo, a differenza di quanto avviene per la revoca del mandato o la rinuncia allo stesso che, rientrando nell'ambito di scelte volontarie, non incide sulla prosecuzione del giudizio (A. Finocchiaro, 438). Si ritiene che determini l'interruzione del processo anche la cancellazione dall'albo per motivi disciplinari mentre nella giurisprudenza appare prevalente la tesi per la quale la cancellazione volontaria dall'albo non dà luogo ad interruzione (Cass. n. 12758/2015). L'interruzione opera automaticamente al verificarsi dell'evento, indipendentemente da qualsivoglia dichiarazione o dalla conoscenza dello stesso in capo alle parti (Cass. I, n. 23486/2021). Peraltro, la nullità degli atti successivi è denunciabile esclusivamente in sede di gravame (Cass. n. 13244/2014). In ogni caso, sebbene l'evento interruttivo sia automatico, il termine per la relativa riassunzione decorre dalla data in cui la parte rimasta senza difensore ha avuto dell'evento conoscenza legale, acquisita tramite atti muniti di fede privilegiata quali dichiarazioni, notificazioni o certificazioni rappresentative dell'evento medesimo, alle quali non è equiparabile la conoscenza di fatto altrimenti acquisita, e dovendo tale conoscenza avere ad oggetto tanto l'evento in sé considerato, quanto lo specifico processo nel quale esso deve esplicare i suoi effetti (Cass. n. 10594/2019). Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito che in caso di morte del procuratore costituito dopo l'udienza di precisazione delle conclusioni ma prima dell'udienza di discussione della causa, il termine breve per l'impugnazione decorre dalla notifica personale della sentenza alla parte rimasta priva di difensore, senza che assuma rilievo la mancata conoscenza incolpevole dell'evento interruttivo verificatosi (benché non dichiarato) ai danni della parte stessa (Cass. S.U., n. 2714/2010). L'evento riguardante il procuratore non incide sul decorso del termine lungo per impugnare (Cass. n. 7660/2007). PremessaLa disposizione in esame distingue tra gli eventi riguardanti il procuratore costituito della parte al cui verificarsi segue l'interruzione del giudizio, individuati specificamente nella morte, radiazione e sospensione del difensore, da quelli che non incidono sullo svolgimento del processo, ossia la revoca della procura o la rinuncia ad essa. Tale regola si correla strettamente a quella enunciata dall'art. 85 (A. Finocchiaro, 438). Inoltre, sia nella seconda parte del primo comma che nel capoverso la disposizione in commento stabilisce le modalità secondo cui si determina l'interruzione che segue invero automaticamente all'evento interruttivo trovando comunque applicazione l'art. 299 anche in ordine alla possibilità che si eviti l'interruzione del giudizio a fronte della costituzione della parte mediante nuovo procuratore. È comunque consolidato in giurisprudenza il principio per il quale non segue l'interruzione del processo alla morte del difensore laddove la parte sia rappresentata da più procuratori non obbligati a difenderla congiuntamente secondo la procura (Trib. Bari III, 8 marzo 2014). Fattispecie problematicheSe almeno in sede applicativa non determina problematiche peculiari la cancellazione del difensore dall'albo professionale per motivi disciplinari, prevista dall'art. 40 r.d.l. n. 1578/1933, riconducibile, in virtù di interpretazione estensiva, alle ipotesi di cui all'articolo 301, in quanto assimilabile a quelle espressamente previste della radiazione e della sospensione e determinandosi di conseguenza a seguito della stessa l'interruzione del processo (Cass. n. 10112/2009), non era invece pacifico in giurisprudenza se anche la cancellazione volontaria dall'albo professionale del procuratore costituisca un evento interruttivo ai sensi del comma 1 della norma in esame. Infatti, secondo un primo orientamento, la cancellazione volontaria dall'albo professionale del procuratore costituito non determina l'interruzione del processo, in quanto, mentre le ipotesi ivi previste sono accomunate dal fatto di essere indipendenti (almeno in via diretta) dalla volontà del professionista o del cliente, la volontaria cancellazione è assimilabile alle ipotesi indicate nel comma 3 del medesimo articolo, ossia alla revoca della procura o alla rinuncia ad essa (Cass. n. 22756/2013). Secondo altre decisioni, diversamente, la cancellazione volontaria dall'albo degli avvocati del difensore costituisce causa di interruzione del processo (Cons. St., sez. III, n. 925/2016) , a meno che la parte interessata, alla udienza successiva, si munisca di un nuovo difensore, impedendo così l'interruzione (Cass. n. 12294/2001, in Corr. giur., 2002, 1177, con nota di Boccagna). Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno chiarito che un’interpretazione costituzionalmente orientata del comma 1 dell’art. 301, consente di ritenere che anche la cancellazione volontaria dall’albo del difensore determina l’interruzione del processo (Cass., S.U., n. 3702/2017). Di recente, tuttavia, Cass. n. 16385/2024 ha ritenuto che la cancellazione volontaria dall'albo degli avvocati ottenuta dal professionista che esercita la difesa personale ex art. 86 c.p.c. non integra un'ipotesi rilevante a fini interruttivi ai sensi dell'art. 301 c.p.c., in quanto fuoriesce dalla tutela del diritto di difesa il provocare a proprio piacimento l'interruzione del processo, così imponendo alle altre parti un implicito e costante onere di verifica, in ogni momento del giudizio, della permanenza della qualità necessaria per esercitare l'ufficio di difensore. È invece meno controversa l'applicabilità della norma in commento ai fini dell'interruzione del processo nell'ipotesi in cui la parte sia rappresentata da un avvocato o procuratore iscritto all'albo speciale di un ente pubblico laddove il difensore non presti più servizio per l'ente. A riguardo, invero, sul presupposto per il quale gli avvocati e procuratori di enti pubblici e iscritti nell'albo speciale annesso all'albo professionale sono abilitati al patrocinio esclusivamente per le cause e gli affari propri dell'ente presso il quale prestano la loro opera, la S.C. ha evidenziato che il collocamento a riposo dell'originario difensore appartenente all'Avvocatura dello Stato, determinando la mancanza di legittimazione a compiere e ricevere atti processuali relativi alle cause proprie dell'ente, comporta il totale venir meno dello ius postulandi per una causa equiparabile a quelle elencate dall'art. 301, con la conseguente nullità degli atti compiuti successivamente al verificarsi dell'evento interruttivo (Cass. n. 20361/2008). Valenza interruttiva automatica dell'evento relativo al procuratoreÈ pacifico in giurisprudenza il principio per il quale l'evento interruttivo che riguardi l'unico difensore a mezzo del quale la parte è costituita nel giudizio di merito, determina automaticamente l'interruzione del processo, anche se il giudice e le altri parti non ne hanno avuto conoscenza, senza, quindi, che occorra, perché si perfezioni la fattispecie interruttiva, la dichiarazione o la notificazione dell'evento, con preclusione di ogni ulteriore attività processuale che, se compiuta, è causa di nullità degli atti successivi e della sentenza, ove sia stato arrecato un concreto pregiudizio alla difesa (Cass. n. 6838/2016). Sebbene l'evento relativo al procuratore determini automaticamente l'interruzione del processo, il termine per la riassunzione dello stesso decorre soltanto dal momento nel quale le parti abbiano avuto conoscenza legale di detto evento. A riguardo, è stato anche di recente ribadito, in sede di legittimità, il principio per il quale la morte del procuratore produce l'interruzione automatica del processo dal momento del suo verificarsi, indipendentemente dalla conoscenza che dell'evento abbiano le parti o il giudice, e la conoscenza legale del fatto interruttivo, intervenuta in altro processo, è idonea a far decorrere il termine per la riassunzione anche in relazione a distinti giudizi, pendenti tra le medesime parti, in cui la parte era patrocinata dallo stesso difensore colpito dal suddetto evento (Cass., n. 13900/2017). Tale conoscenza legale dell’evento non può verificarsi mediante la comunicazione al difensore ormai deceduto bensì alla parte personalmente affinché possa realizzarsi compiutamente il diritto di difesa (Cons. giust. amm. Sicilia sez. giurisd., n.315/2021, in dejure.giuffre.it). La morte dell'unico difensore della parte comporta automaticamente l'interruzione del processo, anche ove l'evento si sia verificato dopo l'udienza di precisazione delle conclusioni, purché prima della scadenza del termine per il deposito delle memorie di replica, restando diversamente violato il diritto di difesa ex art. 24 Cost. (Cass., n. 21002/2017). Occorre precisare che, peraltro, non ricorrendo uno dei casi nei quali la causa va rimessa al primo giudice — il giudice di appello, ove dichiari la nullità della sentenza di primo grado per tale motivo, è tenuto a trattenere la causa e a giudicarla nel merito con una motivazione del tutto autonoma, cioè priva di riferimenti alla sentenza dichiarata nulla (Cass. n. 3546/2016; Cass. n. 244/2010). Casistica Nell'ipotesi di interruzione del processo a seguito di un provvedimento di sospensione del procuratore dall'esercizio della professione, una volta cessati gli effetti della sospensione, ai fini della la prosecuzione del processo, non è necessaria una nuova procura alla lite, né una nuova costituzione della parte, essendo sufficiente che il procuratore, già costituito prima della sospensione, riprenda a svolgere le proprie funzioni in base alla precedente procura ed alla già esperita costituzione; il procuratore ha l'onere di riattivarsi tempestivamente, una volta cessati gli effetti dell'evento, per assicurare la prosecuzione del processo nelle forme previste dagli artt. 301 e 305 (Cass. n. 21186/2019). Incidenza dell'evento sul decorso del termine per impugnareSecondo una parte della dottrina e della stessa giurisprudenza più risalente nell'ipotesi in cui uno degli eventi interruttivi indicati dal comma 1 della norma in esame si verifica dopo la discussione nel giudizio di primo grado e prima dell'introduzione del procedimento d'appello, per la decorrenza del termine breve dell'impugnazione doveva trovare applicazione il disposto dell'art. 328, comma 1. Tale impostazione, tuttavia, è stata disattesa dalle Sezioni Unite della Corte di Cassazione che chiamate a pronunciarsi sulla questione hanno escluso l'applicabilità dell'art. 328, evidenziando che in caso di morte del procuratore costituito dopo l'udienza di precisazione delle conclusioni ma prima dell'udienza di discussione della causa, il termine breve per l'impugnazione decorre dalla notifica personale della sentenza alla parte rimasta priva di difensore, senza che assuma rilievo la mancata conoscenza incolpevole dell'evento interruttivo verificatosi (benché non dichiarato) ai danni della parte stessa: da un lato, invero, in questa fase processuale di transizione, la parte non può sottrarsi all'onere di informarsi circa le ragioni dell'avvenuta notifica alla sua persona e non al difensore, e, dall'altro, nessun dovere di avvisare la controparte della morte del suo difensore ricade sulla parte notificante (Cass. S.U., n. 2714/2010, in Giust. civ., 2010, I, 833, con nota di Granata). È stato peraltro precisato che, nell'ipotesi in cui la morte del procuratore, per mezzo del quale la parte si sia costituita nel precedente grado di giudizio ed al quale sia stato notificato l'atto di impugnazione, intervenga dopo tale notificazione e prima del decorso dei termini per la costituzione in giudizio e la proposizione dell'impugnazione incidentale, si verifica l'interruzione del processo, atteso che, a seguito del decesso, non è più possibile l'adempimento del dovere di informazione che grava sul procuratore, dovere che non viene meno nel momento stesso della notificazione dell'atto di impugnazione (Cass. n. 10905/2018; Cass. n. 21447/2014). Quanto all'incidenza dell'evento riguardante il procuratore sul decorso del termine c.d. lungo di impugnazione, l'orientamento dominante nella giurisprudenza della S.C. è nel senso che poiché l'art. 328 comma ultimo, che prevede la proroga del termine annuale di cui all'art. 327 dello stesso codice per impugnare la sentenza qualora dopo sei mesi dalla sua pubblicazione sopravvenga alcuno degli eventi previsti dall'art. 299 del medesimo codice, si riferisce solo alla morte (od alla perdita della capacità) della parte (o del suo legale rappresentante) e non anche a quella del procuratore, che è disciplinata dall'art. 301, senza che sia dato ravvisare alcuna ragione, riconducibile alla necessità di consentire l'agevole esercizio del diritto di difesa (obiettivamente suscettibile di pregiudizio nel caso di termine breve di cui all'art. 325, per quanto evincibile dalla sentenza della Corte cost. n. 41/1986), che giustifichi in via interpretativa un'estensione del disposto del citato comma ultimo dell'art. 328 anche alla suddetta ipotesi del decesso del procuratore (Cass. n. 7660/2007). Di conseguenza, secondo la richiamata impostazione giurisprudenziale, l'evento interruttivo riguardante il procuratore non incide sul decorso del termine lungo per impugnare. Conseguenze dell’omessa declaratoria di interruzioneSulla questione, si registrano orientamenti almeno apparentemente distonici nella giurisprudenza di legittimità. Secondo un primo e più rigoroso indirizzo interpretativo, infatti, la a morte, la radiazione o la sospensione dall'albo dell'unico difensore a mezzo del quale la parte è costituita nel giudizio di merito (o, come nella specie, di avvocato personalmente costituito) determina automaticamente l'interruzione del processo anche se il giudice e le altri parti non ne abbiano avuto conoscenza (e senza, quindi, che occorra, perché si perfezioni la fattispecie interruttiva, la dichiarazione o la notificazione dell'evento), con preclusione di ogni ulteriore attività processuale, che, se compiuta, è causa di nullità degli atti successivi e della sentenza. Ne consegue che la nullità della sentenza d'appello potrà essere dedotta e provata per la prima volta nel giudizio di legittimità a norma dell'art. 372 e che, nel caso di accoglimento del ricorso, la sentenza, ai sensi dell'art. 383, dovrà essere cassata con rinvio ad altro giudice di pari grado, nella stessa fase in cui si trovava il processo alla data dell'evento interruttivo (Cass. n. 790/2018). Per altra tesi, invece, la morte dell'unico procuratore a mezzo del quale la parte è costituita in giudizio, comporta, ai sensi dell'art. 301, l'automatica interruzione del processo, con conseguente preclusione di ogni ulteriore attività processuale, che se compiuta è causa di nullità degli atti successivi e della sentenza. Tuttavia tale nullità, in applicazione della regola dell'art. 161, può essere fatta valere solo quale motivo di impugnazione, e nei limiti di questa, con l'effetto che non è più proponibile se sia decorso il termine "lungo" decorrente dalla pubblicazione della sentenza, ex art. 327, comma 1 (Cass. n. 28846/2018). Resta fermo che la mancata interruzione del procedimento di primo grado, a seguito della morte del difensore di una delle parti costituite, non consente l'applicazione, in sede di gravame, dell'art. 354, ma impone al giudice di appello di dichiarare la nullità della sentenza impugnata e procedere ad un nuovo esame del merito ( Cass. n. 27643/2022 ; Cass. n. 10912/2021 ; Cass. n. 3546/2016 ). Verificazione dell'evento nel giudizio di legittimitàSi rinvia al commento sub art. 299. 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