Codice di Procedura Civile art. 316 - Forma della domanda 1Forma della domanda1 [I]. Davanti al giudice di pace la domanda si propone nelle forme del procedimento semplificato di cognizione, in quanto compatibili2. [II]. La domanda si può anche proporre verbalmente. Di essa il giudice di pace fa redigere processo verbale che, a cura dell'attore, è notificato unitamente al decreto di cui all'articolo 3183.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 25 l. 21 novembre 1991, n. 374 Il testo precedente recitava: «Rettificazione o integrazione di atti. [I]. Il pretore o il conciliatore può indicare alle parti in ogni momento le lacune che ravvisa nell'istruzione e le irregolarità degli atti e dei documenti che possono essere riparate, assegnando un termine per provvedervi, salvi a ciascuna parte gli eventuali diritti quesiti». [2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 24, lett. a), numero 1), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole: «nelle forme del procedimento semplificato di cognizione, in quanto compatibili» alle parole «mediante citazione a comparire a udienza fissa» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". [3] Comma così modificato dall'art. 3, comma 24, lett. a), numero 2), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha sostituito le parole: «unitamente al decreto di cui all'articolo 318» alle parole «con citazione a comparire a udienza fissa» (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". Inquadramento.Secondo l’art. 311, il procedimento davanti al giudice di pace, per tutto quanto non appositamente regolato, è retto dalle norme relative al procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica, in quanto applicabili. Sono poi stabilite norme particolari in tema di forma (art. 316) e contenuto (art. 318) della domanda, rappresentanza davanti al giudice di pace (art. 317) e querela di falso presentata in procedimento pendente innanzi allo stesso (art. 313). Forma della domandaL'art. 316, per effetto del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149, e con la decorrenza indicata dall'art. 35 dello stesso decreto, prevede che davanti al giudice di pace la domanda si propone nelle forme del procedimento semplificato di cognizione, in quanto compatibili e non derogate dalle disposizioni del presente titolo. Nel coordinamento del novellato art. 316 con l'art. 311, si ha ora un duplice rinvio nei limiti della “compatibilità” ed alla “applicabilità”: quello, appunto, con riguardo alla domanda, alle “forme del procedimento semplificato di cognizione” (“sempre” utilizzabile nella cause in cui il tribunale giudica in composizione monocratica, ex art. 281-decies, comma 2) e quello generale alle “norme relative al procedimento davanti al tribunale”. Il rinvio di cui all'art. 311 alle norme relative al procedimento davanti al tribunale in composizione monocratica opera, tuttavia, nel procedimento davanti al giudice di pace, “per tutto ciò che non è regolato nel presente titolo o in altre espresse disposizioni”, sicché per la forma della domanda deve prevalere la regola speciale dettata dall'art. 316. Non di meno, la formulazione dell'art. 311 introdotta dal d.lgs. n. 51 del 1998, contestualmente all'inserimento del Capo Terzo-bis del Libro II, Titolo I, del codice di rito, ha costantemente già indotto ad affermare che il legislatore, sin dal momento della istituzione del giudice di pace, ha delineato dinanzi ad esso "un processo estremamente semplificato", “diverso” da quello che si svolge dinanzi al tribunale, diversità che non risiede nella differente composizione dell'organo giudicante, quanto negli elementi tipici di ciascuno dei due riti, uno dei quali improntato ad un maggior rigore e ad un più accentuato formalismo, mentre l'altro caratterizzato da un notevole grado di elasticità e dalla massima semplificazione delle forme (Cass. II, n. 21874/2023). La forma della domanda introduttiva dinanzi al giudice di pace è ora, dunque, quella del ricorso (e non più della citazione), sicché, ai fini degli effetti della litispendenza, devi aversi riguardo non già alla data di notifica dell'atto introduttivo del giudizio, ma a quello del suo deposito. Da tale forma discende anche la modifica dell'art. 317 circa le modalità di rilascio del mandato di rappresentanza al difensore. Quanto al contenuto del ricorso introduttivo, esso è stabilito nell'art. 318, nel senso che la domanda, sottoscritta a norma dell'articolo 125, deve recare, oltre all'indicazione del giudice e delle parti, l'esposizione dei fatti e l'indicazione del suo oggetto. In ragione della specialità di tale precetto e dell'assetto tipico della trattazione della causa delineato dall'art. 320, non può dirsi “compatibile” con il rito dinanzi al giudice di pace il richiamo integrale all'art. 281-undecies, secondo cui il ricorso “deve contenere le indicazioni di cui ai numeri 1), 2), 3), 3-bis), 4), 5), 6) e l'avvertimento di cui al numero 7) del terzo comma dell'articolo 163”. Il comma 2 dell'art. 316, peraltro, stabilisce tuttora che la domanda davanti al giudice di pace può essere dall'attore anche proposta verbalmente e raccolta dal giudice a verbale (ciò che deve ora adeguarsi alle esigenze del processo civile telematico). Tale ultima modalità è applicabile a tutte le cause di competenza del giudice di pace e non solo a quelle di valore non eccedente 1.100,00 euro (exart. 82, comma 1); nelle cause eccedenti questo valore, verificandosi una non coincidenza tra ambito della domanda verbale e ambito della difesa personale della parte, sono valide la domanda verbale e la successiva notifica del verbale al convenuto effettuate dalla parte personalmente, mentre non è valida la costituzione personale dell'attore davanti al giudice di pace, attività da compiersi a mezzo del difensore (Cass. III, n. 9844/2001). La mancata sottoscrizione da parte del cancelliere del processo verbale della domanda proposta oralmente davanti al giudice di pace a norma dell'art. 316 non comporta l'inesistenza o la nullità dell'atto, ma una semplice irregolarità, non vertendosi in un'ipotesi di mancanza di un requisito di forma indispensabile per il raggiungimento dello scopo dell'atto («vocatio in ius»), una volta che questo sia stato conseguito con la notifica del verbale alla controparte (Cass. III, n. 4033/1998). BibliografiaChiarloni, Il giudice di pace, in Le riforme del processo civile, a cura di Sergio Chiarloni, Bologna, 1992; Chiarloni, Giudice di pace, in Dig. CIV., Torino, 1993; Proto Pisani, Il giudice di pace tra mito e realtà, in Foro it. 1989, V, 1 ss.; Rota, Il giudice di pace, in Le riforme della giustizia civile, a cura di Taruffo, Torino, 2000, 61 ss. |