Codice di Procedura Civile art. 325 - Termini per le impugnazioni.Termini per le impugnazioni. [I]. Il termine per proporre l'appello, la revocazione e l'opposizione di terzo di cui all'articolo 404, secondo comma, è di trenta giorni. È anche di trenta giorni il termine per proporre la revocazione e l'opposizione di terzo sopra menzionata contro la sentenza delle corti di appello1. [II]. Il termine per proporre il ricorso per cassazione è di giorni sessanta.
[1] Comma così sostituito dall'art. 32 l. 21 novembre 1991, n. 374, e in precedenza dall'art. 47 l. 26 novembre 1990, n. 353. Originariamente il comma recitava: «Il termine per proporre l'appello, la revocazione e l'opposizione di terzo di cui all'articolo 404 secondo comma, contro le sentenze dei conciliatori è di dieci giorni, e contro le sentenze dei pretori e dei tribunali è di trenta giorni. È anche di trenta giorni il termine per proporre la revocazione e l'opposizione di terzo sopra menzionata contro le sentenze delle corti di appello». InquadramentoLa disposizione in commento disciplina il termine «breve» per le impugnazioni ordinarie, decorrente dalla notifica ad istanza della parte interessata della sentenza da impugnare (v. sub artt. 285,286 e 326) notificazione che ben può essere effettuata presso il domicilio fisico eletto dal destinatario anche dopo l'introduzione, da parte dell'art. 16 sexies del d.l. n. 179/2012 (inserito dall'art. 52, comma 1, d.l. n. 90 del 2014, conv. con modif. dalla l. n. 114 del 2014), della notificazione al cd. domicilio digitale, alla quale non può essere riconosciuto carattere esclusivo (Cass. n. 3557/2021).
I termini per impugnare, che sono previsti allo scopo di circoscrivere l’ambito temporale per l’esercizio di tale potere (Redenti, 333), sono perentori (così l’art. 326; v. sub art. 152, 153) e pertanto non sono prorogabili, con la conseguenza che il loro spirare (da cui discende la decadenza dal diritto di impugnare e l’inammissibilità dell’impugnazione) può essere rilevato d’ufficio. A ciò consegue il formarsi della cosa giudicata formale e, dunque, l’immutabilità-irretrattabilità della decisione (v. sub art. 324). La decadenza dal diritto di impugnare non si verifica però in caso di impugnazione del contumace che non abbia avuto conoscenza del processo (v. sub art. 327, comma 2) ovvero di impugnazione incidentale tardiva (v. sub art. 334). D’altro canto occorre rammentare la regola generale stabilita attualmente dall’art. 153, comma 2 (al cui commento si rinvia), che regola la rimessione in termini in favore della parte che sia incorsa in decadenza per causa non imputabile, istituto applicabile anche alle impugnazioni. È peraltro ovvio che, in caso di tardiva proposizione dell’impugnazione, la parte non può invocare la rimessione in termini ex art. 153, quando il ritardo sia dovuto a fatto imputabile al difensore, costituendo la negligenza di quest’ultimo un evento esterno al processo, che attiene alla patologia del rapporto con il professionista, rilevante solo ai fini dell’azione di responsabilità nei confronti del medesimo (Cass. n. 3340/2021).
La decorrenzaRinviando a quanto si dirà nel commento al successivo art. 326, vale osservare che per il regolamento di competenza il termine breve decorre dalla comunicazione effettuata dal cancelliere (v. sub art. 47). Il termine breve, giusta il disposto dell'art. 72, comma 6, decorre dalla comunicazione della sentenza anche per l'impugnazione del pubblico ministero contro le sentenze in materia matrimoniale (Consolo, 59). In mancanza di detta notifica si applica il termine «lungo» di cui all'art. 327, decorrente dalla pubblicazione della sentenza. Non mancano ulteriori casi in cui il legislatore fa decorrere il termine breve non dalla notificazione della sentenza (o del diverso provvedimento oggetto di impugnazione), ma dalla comunicazione o notificazione a cura di cancelleria. P. es., in tema di opposizione alla dichiarazione di adottabilità, la notificazione d'ufficio della sentenza della Corte d'appello - sezione minori - in versione integrale, effettuata alla stregua del disposto dell'art. 17, comma 1, della l. n. 184 del 1983, è idonea a far decorrere il termine d'impugnazione di trenta giorni, indicato al comma 2 della norma (Cass. n. 30000/2020). Per le impugnazioni straordinarie il termine è sempre breve e decorre dal giorno in cui è stato scoperto il dolo o la collusione o è stato recuperato il documento o è passata in giudicato la sentenza che ha dichiarato il dolo del giudice o la sentenza è venuta a conoscenza del pubblico ministero, ai sensi delle varie ipotesi di revocazione straordinaria e opposizione di terzo (v. sub artt. 395,397 e 404). Al di fuori di ipotesi peculilari l'atto che impedisce la decadenza dall'impugnazione e che consente di verificare se essa sia stata tempestiva ai sensi della norma in esame è la notificazione dell'impugnazione (v. sub art. 330; in proposito va fatta applicazione del principio della scissione tra i momenti perfezionati ivi della notificazione, sicché occorre aver riguardo al passaggio dell'atto all'ufficiale giudiziario; si rinvia sul punto sub art. 137) ovvero al deposito dell'atto di impugnazione presso la cancelleria del giudice competente nel caso delle controversie che si introducono mediante ricorso, come l'appello in materia di controversie di lavoro o in materia di separazione e divorzio, che in appello segue il rito camerale. La notificazione della citazione per la revocazione di una sentenza di appello equivale, sia per la parte notificante che per la parte destinataria, alla notificazione della sentenza stessa ai fini della decorrenza del termine breve per proporre ricorso per cassazione, onde la tempestività del successivo ricorso per cassazione va accertata non soltanto con riguardo al termine lungo dal deposito della pronuncia impugnata, ma anche con riferimento a quello di sessanta giorni dalla notificazione della citazione per revocazione, a meno che il giudice della revocazione, a seguito di istanza di parte, abbia sospeso il termine per ricorrere per cassazione, ai sensi dell'art. 398 comma 4, c.p.c., con effetto dalla data di comunicazione del provvedimento di sospensione (Cass. n. 15926/2024). I termini per proporre le impugnazioni possono subire sospensioni o interruzioni qualora durante il loro decorso si verifichi uno degli eventi interruttivi di cui all'art. 299 (v. sub art. 328). Inoltre, se durante il termine per proporre appello si verifica uno dei fatti menzionati all'art. 395, nn. 1, 2, 3 e 6 il termine è prolungato così da raggiungere i 30 giorni dal fatto che consentirebbe la revocazione straordinaria (v. sub art. 396). Occorre considerare la previsione dell'art. 43, ultimo comma, a norma del quale se l'istanza di regolamento di competenza è proposta prima dell'impugnazione ordinaria, i termini per la proposizione di questa sono sospesi e riprendono a decorrere dalla comunicazione della sentenza della Corte di cassazione sulla competenza. Va ancora rammentato l'art. 398, comma 4, secondo cui il termine per proporre ricorso in cassazione può essere sospeso, su istanza di parte, del giudice davanti al quale è proposta la revocazione. Per quanto attiene al computo dei termini di impugnazione si osservano le regole dettate dall'art. 155 (al cui commento si rinvia; la materia della sospensione dei termini nel periodo feriale v. sub art. 152). Il termine breveIl termine breve (a parte le disposizioni speciali che si menzioneranno tra breve) è di 30 giorni per qualunque impugnazione nei confronti di qualunque sentenza, eccezion fatta per il termine di 60 giorni per la proposizione del ricorso per cassazione. Il principio secondo il quale il termine per la proposizione di una impugnazione decorre dalla notificazione della sentenza, senza che abbia rilievo il fine processuale per cui la notificazione è stata eseguita, deve essere coordinato col regime delle sentenze non definitive, nel senso che, se una sentenza siffatta sia stata oggetto di valida riserva di impugnazione differita, non è la sua notificazione a far decorrere il termine acceleratorio di impugnazione stabilito dall'art. 325 c.p.c., bensì quella della sentenza che definisce il giudizio o, comunque, di altra successiva, salvo l'onere per l'interessato di proporre la suddetta impugnazione, in via principale, congiuntamente a quella proposta in relazione all'altra sentenza, ancorché non definitiva, oppure in via incidentale, qualora tale altra sentenza venga impugnata dall'altra parte (Cass. n. 8271/2021). L'art. 288 c.p.c., secondo il quale le sentenze possono essere impugnate relativamente alle parti corrette nel termine ordinario decorrente dal giorno in cui è stata notificata, a cura del cancelliere, l'ordinanza di correzione, dev'essere messo in relazione con l'art. 325 c.p.c., con la conseguenza che il richiamo al termine ordinario si riferisce a quello previsto da tale disposizione, anche in caso di notificazione a cura del cancelliere, applicandosi il termine lungo ove la cancelleria non abbia effettuato la notifica (Cass. n. 15166/2022). La norma non si applica ai termini per la proposizione del ricorso per cassazione nell'interesse della legge (v. sub art. 363) e del ricorso per cassazione diretto a sollevare conflitti positivi o negativi di giurisdizione fra giudici speciali e tra questi e i giudici ordinari, nonché i conflitti negativi di attribuzione tra la pubblica amministrazione e il giudice ordinario (v. sub art. 362, comma 2). Tali mezzi di impugnazione non sono soggetti a termine (Andrioli, 1956, 370). Per le impugnazioni incidentali v. sub artt. 343 (appello incidentale) e 371 (ricorso per cassazione incidentale). Disposizioni specialiSono previsti particolari termini da speciali disposizioni: i) è di trenta giorni il termine per proporre ricorso in cassazione contro le pronunce della Sezione minorenni della Corte d'appello che abbiano provveduto sullo stato di adottabilità (l. n. 184/1983); ii) è elevabile a 40 giorni il termine per l'appello nelle controversie di lavoro in caso di notificazione all'estero (art. 434, comma 2); iii) le impugnazioni contro il decreto che, nel fallimento, rende esecutivo lo stato passivo, si propongono con ricorso depositato presso la cancelleria del tribunale entro trenta giorni dalla comunicazione di cui all'art. 97 r.d. n. 267/1942 ovvero in caso di revocazione dalla scoperta del fatto o del doRiconosci jumpscumento; il successivo ricorso per cassazione si propone entro 30 giorni dalla comunicazione di cancelleria ivi prevista (art. 99 r.d. n. 267/1942); iv) il ricorso per cassazione in materia di usi civici si propone entro 45 giorni dalla notificazione della sentenza (art. 8 l. n. 1078/1930); v) il ricorso per cassazione contro le decisioni del Consiglio nazionale forense si propone entro 30 giorni dalla notificazione della sentenza (art. 56 r.d.l. n. 1578/1933); vi) il ricorso per cassazione contro le decisioni del tribunale superiore delle acque pubbliche si propone anch'esso nel termine di 30 giorni (art. 202, r.d. n. 1775/1933). A tal riguardo è stato di recente chiarito che il termine breve previsto dall'art. 189, comma 1, r.d. n. 1775/1933 per proporre impugnazione davanti al TSAP avverso le sentenze emesse dal Tribunale regionale delle acque pubbliche decorre dal rilascio a mezzo PEC della copia integrale della sentenza, a seguito dell'avviso previsto dal comma 3 dell'art. 183 r.d. n. 1775/1933 cit., atteso che la soppressione dell'obbligo di registrazione delle sentenze civili ha reso ormai irrazionale ed inutile la notificazione della copia integrale del dispositivo, originariamente prevista dal successivo comma 4 dello stesso articolo, a ciò non ostando quanto stabilito nel nuovo art. 133, comma 2, ult. parte, stante il carattere speciale della disciplina contenuta negli artt. 183 e 189 r.d. n. 1775/1933 cit., che rende la stessa applicabile in luogo di quella ordinaria (Cass. S.U., n. 5642/2019). vii) nel rito di cui alla l. n. 92/2012 (c.d. rito Fornero), la maggiore novità introdotta in tema di impugnazione, rispetto alla disciplina di cui agli artt. 325 e ss. è data dal rilievo processuale attribuito alla comunicazione del provvedimento ad opera della cancelleria del giudice che lo ha emesso, adempimento da cui decorre il termine di decadenza per il gravame, a differenza del codice di rito, che lo faceva decorrere unicamente dalla notificazione ovvero, in mancanza di questa, dal trascorrere del cd. termine lungo ai sensi dell'art. 327 (Cass. n. 16216/2016, che ha ritenuto inammissibile il ricorso per cassazione, in causa regolata dall'art. 1, commi 48 e ss. l. n. 92/2012, in quanto notificato nel marzo 2015 a fronte della comunicazione della sentenza di appello effettuata tramite PEC nel settembre 2014). In materia fallimentare è stato affermato che la notifica del testo integrale della sentenza reiettiva del reclamo avverso la pronuncia dichiarativa di fallimento, effettuata ai sensi dell'art. 18, comma 13, l. fall. (per la nuova disciplina v. d.lgs. n. 14/2019 – Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza), dal cancelliere mediante PEC, ai sensi dell'art. 16, comma 4, d.l. n. 179/2012, conv., con modif, in l. n. 221/2012, è idonea a far decorrere il termine breve per l'impugnazione in cassazione ai sensi dell'art. 18, comma 14, l. fall., non ostandovi il nuovo testo dell'art. 133, comma 2 come novellato dal d.l. n. 90/2014, conv., con modif., in l. n. 114/2014, secondo il quale la comunicazione del testo integrale della sentenza da parte del cancelliere non è idonea a far decorrere i termini per le impugnazioni di cui all'art. 325, perché la norma del codice di rito trova applicazione solo nel caso di atto di impulso di controparte, ma non incide sulle norme derogatorie e speciali che ancorano la decorrenza del termine breve di impugnazione alla mera comunicazione di un provvedimento da parte della cancelleria (Cass. n. 23443/2019). 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