Codice di Procedura Civile art. 332 - Notificazione dell'impugnazione relativa a cause scindibili.Notificazione dell'impugnazione relativa a cause scindibili. [I]. Se l'impugnazione di una sentenza pronunciata in cause scindibili [103 1, 105 1, 106] è stata proposta soltanto da alcuna delle parti o nei confronti di alcuna di esse, il giudice ne ordina la notificazione alle altre, in confronto delle quali l'impugnazione non è preclusa [325, 326, 327, 329] o esclusa, fissando il termine nel quale la notificazione deve essere fatta [350 1, 375 1] e, se è necessario, l'udienza di comparizione [343 1, 350 1]. [II]. Se la notificazione ordinata dal giudice non avviene, il processo rimane sospeso [298 1] fino a che non siano decorsi i termini previsti negli articoli 325 e 327, primo comma [326 2, 371 2]. InquadramentoLa norma in commento detta la disciplina dell'impugnazione in cause scindibili, contrapposte alle cause inscindibili (v. sub art. 331). Le cause scindibili sono tali perché, pur essendosi svolte cumulativamente in primo grado, ed essendo state decise con un'unica sentenza, non devono necessariamente procedere assieme in sede di impugnazione, dal momento che il cumulo in primo grado era determinato da una connessione oggettiva, senza tuttavia che fosse ravvisabile un rapporto di dipendenza (Andrioli, 1956, 402; Mandrioli, 446). Il principio secondo il quale, nel processo con pluralità di parti, vige la regola dell'unitarietà del termine per l'impugnazione (così che la notifica della sentenza eseguita ad istanza di una sola delle parti segna, nei confronti della stessa e della parte destinataria della notificazione, l'inizio della decorrenza del termine breve per la proposizione dell'impugnazione contro tutte le altre parti) trova in altri termini applicazione soltanto quando si tratti di cause inscindibili o tra loro dipendenti, ovvero nel caso in cui la controversia concerna un unico rapporto sostanziale o processuale, e non anche quando si versi nella distinta ipotesi di plurime cause che avrebbero potuto essere trattate separatamente e, solo per motivi contingenti, sono state trattate in un solo processo. Ricorrendo questa seconda eventualità (cause scindibili), poiché all'interesse di ciascuna parte corrisponde un interesse autonomo di impugnazione, il termine per impugnare non è unico, ma decorre dalla data delle singole notificazioni a ciascuno dei titolari dei diversi rapporti definiti con l'unica sentenza, mentre per le parti tra le quali non c'è stata notificazione si applica la norma di cui all'art. 327, che prevede l'impugnabilità entro il semestre (entro l'anno per i giudizi intrapresi anteriormente al 4 luglio 2009) dal deposito della sentenza (Cass. n. 2557/2010; Cass. n. 676/2012). In base al combinato disposto degli artt. 326, comma 2, e 332, nel processo con pluralità di parti relativo a cause scindibili, l'impugnazione proposta dal medesimo soccombente contro una delle parti vittoriose fa decorrere nei suoi confronti il termine per proporre impugnazione nei confronti delle altre parti (Cass. n. 4645/2006). Notifica dell'impugnazione a parti diverse da quelle contro cui essa è stata propostaLa notificazione dell'impugnazione a parti diverse da quelle contro cui essa è stata proposta ai sensi dell'art. 332, sia se effettuata per sua iniziativa dall'impugnante sia se eseguita in forza di ordinanza del giudice, pur essendo necessaria, non ha la stessa natura di quella prevista dal precedente art. 331, relativo all'integrazione del contraddittorio in cause inscindibili, in quanto, mentre in tale ultimo caso si tratta di una vocatio in ius per integrare il contraddittorio, nell'ipotesi di cause scindibili, invece, detta notificazione costituisce soltanto una litis denuntiatio allo scopo di rendere edotti tutti coloro che hanno partecipato al precedente giudizio che, ove intendano proporre impugnazione — qualora questa non sia già preclusa o esclusa —, dovranno farlo unicamente nel processo instaurato con l'impugnazione principale. Pertanto in questo secondo caso, coloro che ricevano la notificazione non divengono, per ciò solo, parti del giudizio di impugnazione, e, se il notificante intenda impugnare la sentenza anche contro di essi, deve chiamarli in giudizio, proponendo formale impugnazione (Cass. n. 20437/2008; Cass. n. 12208/2012). In caso contrario determinandosi, nei loro confronti, in quanto non destinatari dell'impugnazione, il passaggio in giudicato della sentenza. Nell'ipotesi di cause scindibili ex art. 332, poiché la notifica dell'appello proposto dal convenuto soccombente agli altri convenuti vittoriosi nel giudizio di primo grado non ha valore di vocatio in ius ma di mera litis denuntiatio, questi ultimi non diventano, per ciò solo, parti del giudizio di gravame, non sussistono i presupposti per la condanna dell'appellante al pagamento delle spese di lite in loro favore, ove gli stessi non abbiano impugnato incidentalmente la sentenza, atteso che, ai sensi dell'art. 91, detta pronuncia presuppone la qualità di parte nonché la soccombenza (Cass. n. 5508/2016). In altri termini, l'istituto della notificazione delle impugnazioni relative a cause scindibili «ha come scopo quello di conservare l'unicità del processo di impugnazione rispetto all'unicità della sentenza impugnata, e di evitare che, essendovi più soccombenti (che non siano parti necessarie ex art. 331), ciascuno di essi apra un separato processo di impugnazione» (Luiso, 2009, 335). Notifica dell'impugnazione nei confronti del contumaceIn un processo con pluralità di parti in cause scindibili, qualora una delle parti sia rimasta contumace in primo grado, la parte appellante (o appellante incidentale) che ha interesse ad instaurare il contraddittorio in fase di appello anche nei suoi confronti ha l'onere di evocarla in giudizio nei termini di legge e secondo le norme ordinarie che regolano la notifica degli atti di impugnazione, producendosi in mancanza il passaggio in giudicato della sentenza nei confronti della parte non evocata in giudizio in appello (Cass. n. 13334/2004). Profili processualiLa mancata ottemperanza al provvedimento del giudice (mancata esecuzione o mancata esecuzione nei termini) non produce l'inammissibilità del gravame, bensì unicamente la sospensione del processo sino a che siano decorsi i termini previsti negli artt. 325 e 327 (Cass. n. 21832/2007). Poiché in caso di pluralità di domande proposte nello stesso giudizio e non legate fra loro da vincolo di dipendenza, ciascuna di esse rimane distinta dalle altre e può avere vita autonoma, ove il giudice di appello abbia ordinato l'integrazione del contraddittorio, ai sensi dell'art. 331, soltanto in riferimento ad una delle domande proposte, e la parte non abbia ottemperato a tale ordine, la sanzione di inammissibilità dell'impugnazione non può estendersi anche alla domanda per la quale l'ordine di integrazione non sia stato impartito (Cass. n. 8092/2011; Cass. n. 19985/2013). Secondo il fermo insegnamento della S.C. la sentenza resa dal giudice di appello, il quale abbia omesso, in cause scindibili, di disporre l'integrazione del contraddittorio nei confronti del litisconsorte non necessario, ai sensi degli artt. 291 e 332, può essere cassata dalla S.C. soltanto se, al momento in cui la medesima è chiamata a decidere, non siano ancora decorsi i termini per l'appello, mentre, in caso contrario, la violazione resta priva di effetti (Cass. n. 14700/2010; Cass. n. 9080/2013). CasisticaEcco alcuni dei casi in cui si è fatta applicazione della disposizione in commento: i) Cause relative ad obbligazioni solidali. Tali cause sono scindibili ed indipendenti giacché le obbligazioni solidali determinano la costituzione non già di un unico rapporto obbligatorio con pluralità di soggetti dal lato attivo e/o dal lato passivo, bensì di tanti rapporti obbligatori quanti sono gli obbligati in solido, così che qualora il creditore comune convenga in giudizio tutti i condebitori in solido non si verifica un litisconsorzio necessario e, in sede di impugnazione, una situazione di inscindibilità delle cause, in quanto avendo il creditore titolo per rivalersi per intero nei confronti di ogni debitore, è sempre possibile la scissione del rapporto processuale, che può utilmente svolgersi anche nei confronti di uno solo dei coobbligati. In tutti tali casi, la mancata impugnazione della sentenza da parte di uno dei debitori solidali soccombenti determina il passaggio in giudicato della sentenza nei suoi confronti, ancorché altri debitori solidali l'abbiano impugnata (Cass. n. 16390/2009). Egualmente, in tema di responsabilità degli amministratori di società, ove la relativa azione venga proposta nei confronti di una pluralità di soggetti, in ragione della comune partecipazione degli stessi, anche in via di mero fatto, alla gestione amministrativa e contabile, tra i convenuti non si determina una situazione di litisconsorzio necessario, attesa la natura solidale della obbligazione dedotta in giudizio che, dando luogo ad una pluralità di rapporti distinti, anche se collegati tra loro, esclude l'inscindibilità delle posizioni processuali, consentendo quindi di agire separatamente nei confronti di ciascuno degli amministratori (Cass. n. 21497/2020); ii) Contratto di locazione in cui la parte locatrice sia costituita da più locatori. Ciascuno di questi ultimi è tenuto, dal lato passivo, nei confronti del conduttore alla medesima prestazione, così come, dal lato attivo, ognuno degli stessi può agire nei riguardi del locatario per l'adempimento delle sue obbligazioni, applicandosi in proposito la disciplina della solidarietà di cui all'art. 1292 c.c., che non determina, tuttavia, la nascita di un rapporto unico ed inscindibile e non dà luogo, perciò, a litisconsorzio necessario tra i diversi obbligati o creditori (Cass. n. 14530/2009). iii) Responsabilità civile da circolazione di veicoli. Nel caso in cui la vittima di un sinistro stradale convenga cumulativamente in giudizio l'assicuratore del responsabile, il proprietario ed il conducente del veicolo, quest'ultimo non è un litisconsorte necessario, e la domanda eventualmente proposta nei suoi confronti è scindibile dalle altre (Cass. n. 18242/2008). iv) Azione di riscatto agrario. Non si configura litisconsorzio necessario tra acquirente del fondo e venditore (Cass. n. 12437/1999). v) Contratto autonomo di garanzia. Si è ritenuto che, poiché tale contratto presenta, ancor più che quello di fideiussione, un carattere di totale indipendenza rispetto al rapporto causale, il litisconsorzio facoltativo instaurato in primo grado anche nei confronti del debitore principale, non configura in secondo grado un rapporto di dipendenza tra la domanda di adempimento della garanzia a prima richiesta e l'accertamento dell'inadempimento dell'obbligazione principale, con la conseguenza che deve escludersi l'applicazione del regime processuale relativo alle cause inscindibili, regolato dall'art. 331 (Cass. n. 23016/2010). vi ) Condominio. Ove più condomini agiscano, nello stesso processo, nei confronti di un altro condomino, ai sensi dell'art. 1102 c.c., si determina tra i primi un'ipotesi di litisconsorzio facoltativo ex art. 103 c.p.c., con la conseguenza che, da un lato, la rinuncia all'azione da parte di uno soltanto degli attori comporta l'estinzione del giudizio e la cessazione della materia del contendere, limitatamente al rapporto processuale scindibile per il quale la rinuncia è intervenuta e, dall'altro, che il medesimo giudizio prosegue tra le altre parti, nei cui confronti l'estinzione predetta non produce alcun effetto, non trovando, peraltro, applicazione, in sede di impugnazione, neppure il disposto di cui all'art. 332 c.p.c., non rilevando, in senso contrario, l'eventualità che la prosecuzione del giudizio porti ad un esito favorevole, potenzialmente idoneo a riflettersi anche nella sfera giuridica del rinunciante (Cass. n. 41490/2021). vii) Nell'ipotesi in cui la proposizione di una domanda risarcitoria nei confronti di più responsabili in solido abbia dato luogo a un litisconsorzio facoltativo passivo (tradottosi, in grado di appello, in un cumulo di cause scindibili), l'impugnazione della decisione di primo grado relativamente ad uno o ad alcuni dei rapporti processuali cumulati non preclude la formazione del giudicato con riguardo agli altri, con la conseguenza che eventuali affermazioni della sentenza d'appello le quali, pur finalizzate a risolvere una questione afferente al rapporto ancora sub judice, riguardino quello dell'attore con altro convenuto, non sono impugnabili nei confronti di quest'ultimo, a pena di inammissibilità del relativo ricorso per cassazione (Cass. n. 36100/2023).
Chiamata in garanziaPer la distinzione tra garanzia propria e impropria si rinvia subart. 32. V. pure sub art. 331. Nel caso di chiamata in causa per garanzia impropria l'azione principale e quella di garanzia sono fondate su due titoli diversi, sicché le due cause sono distinte e scindibili. Peraltro, in sede di impugnazione, si possono configurare le diverse ipotesi del litisconsorzio facoltativo e del litisconsorzio necessario processuale, in considerazione delle posizioni assunte dalle parti nel giudizio a quo e/o degli esiti dello stesso. i) Può avvenire che il chiamato non si limiti a resistere alla domanda del chiamante, ma contesti anche l'esistenza e la validità dell'obbligazione di quest'ultimo verso l'attore. In tal caso, egli viene ad assumere la posizione di parte accessoria (interventore adesivo dipendente) della causa principale. Si ritiene, tuttavia, che ciò non faccia venir meno l'autonomia e scindibilità della causa principale dalla causa di garanzia. Ne consegue che, se il rapporto principale è investito dall'impugnazione dell'attore o del chiamante, il chiamato è soggetto nei cui confronti l'impugnazione stessa va proposta, o, in difetto, deve essere ordinata l'integrazione del contraddittorio, a norma dell'art. 331; mentre, se la causa principale non è oggetto di impugnazione da parte dei detti soggetti, il chiamato può impugnare solo limitatamente alla causa di garanzia, pur mantenendo, nell'ambito del relativo rapporto, la facoltà di riproporre le questioni inerenti all'esistenza e validità dell'obbligazione del chiamante verso l'attore (Cass. n. 2194/1977; Cass. n. 10883/1993; Cass. n. 11968/2013). ii) L'azione di risarcimento del danno e l'azione di garanzia impropria nei confronti dell'assicuratore della responsabilità civile possono essere proposte in giudizi separati, non essendo configurabile rispetto a esse una ipotesi di litisconsorzio necessario di natura sostanziale (art. 102). Una volta, tuttavia, che la garanzia impropria sia stata fatta valere dal responsabile mediante chiamata in causa dell'assicuratore nel giudizio risarcitorio, si instaura una situazione di litisconsorzio processuale per di pendenza di una causa dall'altra che nei giudizi di impugnazione determina l'inscindibilità delle cause a norma dell'art. 331 (Cass. n. 19364/2007). iii) Può anche avvenire che, a seguito della proposizione della domanda di manleva, si verifichi un ulteriore allargamento delle domande oggetto del giudizio in forza della proposizione di una nuova domanda da parte dell'attore originario verso la parte chiamata in causa, con postulazione della sua responsabilità alternativa e/o concorrente rispetto a quella del convenuto originario. In tal caso, verificandosi un collegamento fra la domanda originaria e quella introdotta contro la parte chiamata in causa secondo un nesso di incompatibilità, per cui la fondatezza dell'una domanda esclude quella dell'altra, si configura una fattispecie di cosiddetto litisconsorzio necessario successivo (o processuale), così che la trattazione deve seguire secondo le regole di svolgimento del litisconsorzio necessario, le cause non sono separabili e in sede di impugnazione sono sempre inscindibili (Cass. n. 5444/2006). iv) Nel caso in cui il convenuto chiami un terzo in causa, esperendo nei suoi confronti una domanda di garanzia impropria fondata su un titolo diverso ed indipendente rispetto a quello posto a base della domanda principale, ed il terzo evocato in giudizio non si limiti a contrastare la domanda di manleva, ma confuti anche l'obbligazione principale, così contestando la fondatezza della domanda proposta nei confronti del proprio chiamante, si configura una ipotesi di inscindibilità di cause, con la conseguente applicabilità della disciplina prevista dall'art. 331 e la legittima declaratoria della pronuncia di improcedibilità dell'appello in caso di mancata ottemperanza all'ordine di integrazione del contraddittorio nei riguardi del suddetto terzo (Cass. n. 11055/2009). Il vincolo di dipendenza tra la causa principale e quella di garanzia impropria, con la quale il convenuto voglia essere tenuto indenne dal garante per quanto sarà eventualmente condannato a pagare all'attore, continua a sussistere fino a quando sia in discussione il presupposto della domanda di manleva, venendo meno solo se l'impugnazione attenga esclusivamente al rapporto di garanzia, senza investire la domanda principale (Cass. n. 12174/2020, che ha rigettato il ricorso proposto contro la decisione di merito, che aveva dichiarato inammissibile l'appello del convenuto notificato tardivamente all'attore, non solo per la parte relativa alla domanda principale, ma anche per quella di manleva, perché il terzo chiamato aveva messo in discussione la responsabilità del convenuto chiamante, così rendendo le cause inscindibili); v) Allorché il convenuto abbia chiamato nel processo un terzo, non ai fini di un'eventuale rivalsa in ipotesi di soccombenza, ma per essere a lui unicamente imputabile il fatto generatore della responsabilità, non si configura ipotesi di litisconsorzio necessario e non si rende, pertanto, necessaria, nel giudizio di impugnazione vertente tra le parti originarie del procedimento, l'integrazione del contraddittorio ex art. 331 nei confronti del terzo chiamato in causa, ove non sia oggetto di censura il capo della decisione che abbia escluso la responsabilità di quest'ultimo, perché in tal caso, essendosi formato il giudicato sul punto, il terzo non ha alcun interesse da tutelare in giudizio e, pertanto, non ricorre quell'esigenza di evitare possibili giudicati contraddittori dalla quale deriva la necessità di integrare il contraddittorio nelle cause inscindibili ai sensi del citato art. 331 (Cass. n. 20965/2009). vi) Nel caso in cui il convenuto chiami in giudizio un terzo,esperendo nei suoi confronti una domanda di garanzia impropria, deve escludersi in appello l'inscindibilità delle cause ai fini dell'integrazione del contraddittorio nelle fasi di impugnazione, allorché il chiamato (rimasto contumace) non abbia contestato la fondatezza della domanda proposta nei confronti del proprio chiamante e l'attore (appellante) non abbia proposto domande nei confronti del chiamato (Cass. n. 24132/2013). 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