Codice di Procedura Civile art. 337 - Sospensione dell'esecuzione e dei processi.Sospensione dell'esecuzione e dei processi. [I]. L'esecuzione della sentenza non è sospesa per effetto dell'impugnazione di essa, salve le disposizioni degli articoli 283, 373, 401 e 407 (1). [II]. Quando l'autorità di una sentenza è invocata in un diverso processo, questo può essere sospeso se tale sentenza è impugnata. (1) Comma così sostituito dall'art. 49 l. 26 novembre 1990, n. 353. Il testo precedente recitava: «L'esecuzione delle sentenze, delle quali non è ordinata l'esecuzione provvisoria, rimane sospesa se è proposto appello; l'esecuzione non è sospesa per effetto delle altre impugnazioni, salve le disposizioni degli articoli 373, 401 e 407». InquadramentoLa disposizione in commento, nel suo comma 1, è stata adeguata nel 1990 al regime di normale esecutività per legge delle sentenze di primo grado (v. sub art. 282). La stessa norma fa salve le disposizioni che attribuiscono al giudice il potere di sospendere su istanza di parte l'esecuzione della sentenza (v. sub artt. 283, 373, 401, 407; v. pure sub art. 391-bis, comma 4, per l'inammissibilità della sospensiva, in pendenza del giudizio di revocazione della sentenza emessa dalla Corte di cassazione, avente ad oggetto l'esecutività della sentenza passata in giudicato). Il comma 2 contempla un'ipotesi di sospensione del processo per l'ipotesi che, in corso di esso, venga invocata l'autorità di una sentenza pronunciata in un altro giudizio, che sia stata impugnata e la cui conferma o riforma possa incidere sull'esito del processo in cui viene invocata. In tal caso il giudice dispone del potere discrezionale di tenere in considerazione la sentenza pronunciata nell'altro processo, sebbene essa non sia ancora definitiva, ovvero di sospendere il processo in attesa di conoscere l'esito dell'impugnazione (Liebman, 1984, 291). Alla disposizione la dottrina attribuisce un importante rilievo sistematico, giacché essa sta ad indicare che la sentenza, sebbene impugnata esplica gli effetti che le sono propri anche prima del suo passaggio in giudicato (Liebman 1984, 291). L'indirizzo è condivisa dalla S.C., la quale, in sede di composizione di contrasto, ha affermato che, salvi soltanto i casi in cui la sospensione del giudizio sulla causa pregiudicata sia imposta da una disposizione specifica ed in modo che debba attendersi che sulla causa pregiudicante sia pronunciata sentenza passata in giudicato, quando fra due giudizi esista rapporto di pregiudizialità, e quello pregiudicante sia stato definito con sentenza non passata in giudicato, è possibile la sospensione del giudizio pregiudicato soltanto ai sensi dell'art. 337, come si trae dall'interpretazione sistematica della disciplina del processo, in cui un ruolo decisivo riveste l'art. 282: il diritto pronunciato dal giudice di primo grado, invero, qualifica la posizione delle parti in modo diverso da quello dello stato originario di lite, giustificando sia l'esecuzione provvisoria, sia l'autorità della sentenza di primo grado. Pertanto, allorché penda, in grado di appello, sia il giudizio in cui è stata pronunciata una sentenza su causa di riconoscimento di paternità naturale e che l'abbia dichiarata, sia il giudizio che su tale base abbia accolto la domanda di petizione di eredità, ed entrambe le sentenze siano state impugnate, il secondo giudizio non deve di necessità essere sospeso, in attesa che nel primo si formi la cosa giudicata sulla dichiarazione di paternità naturale, ma può esserlo, ai sensi dell'art. 337, se il giudice del secondo giudizio non intenda riconoscere l'autorità dell'altra decisione (Cass. S.U., n. 10027/2012; il principio, in altre fattispecie, è stato confermato da Cass. n. 13035/2013; Cass. n. 21505/2013; Cass. n. 25890/2013; Cass. n. 6207/2014). Il giudice può dunque sospendere il processo in attesa dell'esito dell'impugnazione, ovvero può conformarsi alla decisione impugnata, ovvero può decidere in modo difforme da essa, motivando la sua diversa valutazione (Cass. n. 10523/1997; Cass. n. 21664/2015). Da ultimo è stato ribadito che, in tema di sospensione del giudizio per pregiudizialità necessaria, salvi i casi in cui essa sia imposta da una disposizione normativa specifica che richieda di attendere la pronuncia con efficacia di giudicato sulla causa pregiudicante, quando fra due giudizi esista un rapporto di pregiudizialità tecnica e quello pregiudicante sia stato definito con sentenza non passata in giudicato, la sospensione del giudizio pregiudicato non può ritenersi obbligatoria ai sensi dell'art. 295 c.p.c. (e, se disposta, può essere proposta subito istanza di prosecuzione ex art. 297 c.p.c.), ma può essere adottata, in via facoltativa, ai sensi dell'art. 337, secondo comma, c.p.c., applicandosi, nel caso del sopravvenuto verificarsi di un conflitto tra giudicati, il disposto dell'art. 336, secondo comma, c.p.c. (Cass. S.U. n. 21763/2021). La sospensione del processo ex art. 337, comma 2 è cioè solo facoltativa, perché può essere disposta in presenza di un rapporto di pregiudizialità in senso lato tra la causa pregiudicante e quella pregiudicata, senza che la statuizione assunta nella prima abbia effetto di giudicato nella seconda, né richiede che le parti dei due giudizi siano identiche, mentre quella disciplinata dall'art. 295 c.p.c. è sempre necessaria, essendo finalizzata ad evitare il contrasto tra giudicati nei casi di pregiudizialità in senso stretto e presuppone altresì l'identità delle parti dei procedimenti (Cass. n. 17623/2020). In altri termini, ai fini del legittimo esercizio del potere di sospensione discrezionale del processo exart. 337 , comma 2, è indispensabile un'espressa valutazione di plausibile controvertibilità della decisione di cui venga invocata l'autorità in quel processo, sulla base di un confronto tra la decisione stessa e la critica che ne è stata fatta. Ne consegue che la sospensione discrezionale in parola è ammessa ove il giudice del secondo giudizio motivi esplicitamente le ragioni per le quali non intende riconoscere l'autorità della prima sentenza, già intervenuta sulla questione ritenuta pregiudicante, chiarendo perché non ne condivide il merito o le ragioni giustificatrici (Cass. n. 14738/2019; Cass. n. 16051/2022 Contro la sospensione facoltativa del processo disposta ai sensi della norma in commento è ammissibile il regolamento di competenza (Cass. n. 21924/2008; Cass. n. 671/2005; Cass. S.U., n. 10027/2012). Quando tra due giudizi esista un rapporto di pregiudizialità e quello pregiudicante sia stato definito con sentenza non passata in giudicato, la sospensione del giudizio pregiudicato può essere disposta soltanto ai sensi dell'art. 337, comma 2, sicché, ove il giudice abbia provveduto ai sensi dell'art. 295, il relativo provvedimento è illegittimo e deve essere, dunque, annullato, ferma restando la possibilità, da parte del giudice di merito dinanzi al quale il giudizio andrà riassunto, di un nuovo e motivato provvedimento di sospensione ai sensi del menzionato art. 337, comma 2 (Cass. n. 13823/2016). Il giudizio di opposizione a decreto ingiuntivo avente ad oggetto la restituzione di somme versate a seguito di una sentenza di condanna in primo grado, poi riformata in appello, non può essere sospeso ex art. 337, comma 2, c.p.c., in attesa della decisione sul ricorso per cassazione proposto avverso la stessa sentenza di riforma, atteso che tra i due procedimenti non ricorre un rapporto di pregiudizialità logico-giuridica tale da giustificare la sospensione dell'opposizione suddetta, e costituente presupposto comune alle ipotesi di sospensione sia necessaria, ex art. 295 c.p.c., che facoltativa, ai sensi del richiamato art. 337, comma 2, c.p.c., in quest'ultima occorrendo, peraltro, anche una valutazione del giudice della causa dipendente sulla controvertibilità effettiva della decisione impugnata (Cass. n. 29302/2022). 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