Codice di Procedura Civile art. 356 - Ammissione e assunzione di prove 1Ammissione e assunzione di prove1 [I]. Ferma l'applicabilità della norma di cui al numero 4) del secondo comma dell'articolo 279, il giudice d'appello, se dispone l'assunzione di una prova oppure la rinnovazione totale o parziale dell'assunzione già avvenuta in primo grado o comunque dà disposizioni per effetto delle quali il procedimento deve continuare, pronuncia ordinanza e provvede a norma degli articoli 191 e seguenti. Davanti alla corte di appello il collegio delega l'assunzione delle prove all'istruttore, se nominato, o al relatore e, quando ne ravvisa la necessità, può anche d'ufficio disporre la rinnovazione davanti a sé di uno o più mezzi di prova assunti dall'istruttore ai sensi dell'articolo 350, quarto comma2. [II]. Quando sia stato proposto appello immediato contro una delle sentenze previste dal numero 4 del secondo comma dell'articolo 279, il giudice d'appello non può disporre nuove prove riguardo alle domande e alle questioni, rispetto alle quali il giudice di primo grado, non definendo il giudizio, abbia disposto, con separata ordinanza, la prosecuzione dell'istruzione.
[1] Articolo così sostituito dall'art. 40 l. 14 luglio 1950, n. 581. [2] Comma così sostituito dall'art. 58 l. 26 novembre 1990, n. 353. Successivamente così modificato dall'art. 3, comma 26, lett. o), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 che ha aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Davanti alla corte di appello il collegio delega l'assunzione delle prove all'istruttore, se nominato, o al relatore e, quando ne ravvisa la necessità, può anche d'ufficio disporre la rinnovazione davanti a sé di uno o più mezzi di prova assunti dall'istruttore ai sensi dell'articolo 350, quarto comma.»(ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lettera a), l. 29 dicembre 2022, n. 197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.- 4. Le norme dei capi I e II del titolo III del libro secondo e quelle degli articoli 283, 434, 436-bis, 437 e 438 del codice di procedura civile, come modificati dal presente decreto, si applicano alle impugnazioni proposte successivamente al 28 febbraio 2023". InquadramentoVale premettere che anche la norma in esame è stata novellata dalla riforma del 2022 (d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149), con la specificazione che, quando dispone l'assunzione o la rinnovazione di una prova, il collegio della corte d'appello delega l'incombente all'istruttore o al relatore; si è aggiunta la previsione, in attuazione della legge delega e in armonia con la disciplina di cui all'art. 281 per le cause nelle quali il tribunale giudica in composizione collegiale, che negli appelli proposti davanti alla corte d'appello il collegio, quando ne ravvisa la necessità, può anche d'ufficio disporre la rinnovazione davanti a sé di uno o più mezzi di prova assunti dall'istruttore. La disposizione in commento rende applicabile in appello l'art. 279, comma 2, n. 4. Quest'ultimo stabilisce che il collegio pronuncia sentenza quando, decidendo alcune delle questioni di cui ai numeri 1 (questioni di giurisdizione), 2 (questioni pregiudiziali attinenti al processo o questioni preliminari di merito) e 3 (decisione totale del merito) dello stesso comma, non definisce il giudizio e impartisce distinti provvedimenti per l'ulteriore istruzione della causa. Dal rinvio alla norma citata si trae il principio secondo cui, proposto appello contro la sentenza di primo grado (nulla rileva che quest'ultima sia una sentenza definitiva oppure non definitiva), il giudice di appello può pronunciare sentenza non definitiva, decidendo soltanto alcune questioni ed impartendo, per il resto, con separata ordinanza (art. 279, comma 3) i provvedimenti per l'ulteriore corso. In detta situazione, l'ordinanza del giudice di appello che necessariamente si accompagna alla sentenza non definitiva, pure quando affronti questioni processuali e di merito, mantiene in ogni caso natura meramente ordinatoria e non è perciò idonea a pregiudicare il merito della decisione. Tale ordinanza, dunque, non è impugnabile con il ricorso per cassazione. In caso di proposizione del ricorso immediato in cassazione contro la sentenza non definitiva il giudice potrà disporre la sospensione del giudizio di appello ai sensi dell'art. 133 bis disp. att. L'istruzione probatoria in appelloEspletate le attività elencate negli artt. 350 e 351, e prima del passaggio alla fase decisoria di cui all'art. 352, può svolgersi dinanzi al giudice d'appello una fase istruttoria. Il giudice d'appello può disporre l'assunzione di prove nei seguenti casi: i) quando ammetta una prova nuova, nei ristretti limiti consentiti dall'art. 345; ii) quando, accogliendo il motivo di impugnazione necessariamente spiegato sul punto, ammetta una prova dedotta e non ammessa in primo grado; iii) quando disponga la rinnovazione, totale o parziale, della prova assunta in primo grado. A quest'ultimo riguardo, la S.C., il cui orientamento è stato recepito dal legislatore, ribadisce che il potere di rinnovazione delle prove già assunte in primo grado è esercitabile anche d'ufficio dal giudice di appello (sia perché invalidamente espletate, sia perché il giudice d'appello ritenga insoddisfacente il risultato istruttorio raggiunto) e non può formare oggetto di censura in sede di legittimità neppure sotto il profilo del difetto di motivazione. È costantemente affermato, ad esempio, il principio secondo cui il giudice d'appello può disporre la rinnovazione delle indagini peritali espletata in primo grado. Occorre pur sempre, però, che la rinnovazione attenga ad un accertamento in fatto rilevante ai fini della decisione poiché investito dai motivi di impugnazione (Cass. n. 14338/2012). Il diniego di rinnovazione dell'istruttoria già svolta non è censurabile in cassazione neppure per difetto di motivazione (Cass. n. 13647/2000; Cass. n. 11436/2002; Cass. n. 9322/2010). L'istruzione probatoria in appello è disciplinata dalle disposizioni dettate per il giudizio di primo grado, ai sensi degli artt. 191 ss., cui la norma in commento rinvia. I provvedimenti istruttori sono in ogni caso dati con ordinanza, come tale sempre modificabile e revocabile e perciò in nessun caso idonea a pregiudicare la decisione della causa. Da ciò discende l'esclusione dell'esperibilità, contro le ordinanze istruttorie, del rimedio del ricorso straordinario in cassazione ex art. 111 Cost., finanche nelle ipotesi in cui i provvedimenti istruttori siano stati erroneamente dati in forma di sentenza. Appello immediato contro sentenze non definitive e poteri istruttori del giudiceIl comma 2 della disposizione in commento è volto a regolare i rapporti tra giudizio di primo grado e giudizio di appello in caso di impugnazione immediata di una sentenza non definitiva unitamente alla quale il primo giudice abbia disposto la prosecuzione dell'istruzione dinanzi a sé. In tal caso il giudice d'appello non può dar corso all'istruttoria concernente le domande e le questioni riguardo alle quali il giudice di primo grado ha disposto tale prosecuzione. Ciò per l'evidente ragione che, in caso contrario, le istruttorie finirebbero per sovrapporsi ed il giudice d'appello invaderebbe il campo del giudice di primo grado. Difatti nell'ipotesi di sentenza non definitiva, il giudice di secondo grado deve limitare il suo esame alla materia che ha formato oggetto della decisione del primo giudice, e non può estenderlo alle questioni per le quali vi è stata riserva di decisione. 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