Codice di Procedura Civile art. 361 - Riserva facoltativa di ricorso contro sentenze non definitive 1 .Riserva facoltativa di ricorso contro sentenze non definitive 1. [I]. Contro le sentenze previste dall'articolo 278 e contro quelle che decidono una o alcune delle domande senza definire l'intero giudizio, il ricorso per cassazione può essere differito, qualora la parte soccombente ne faccia riserva, a pena di decadenza, entro il termine per la proposizione del ricorso, e in ogni caso non oltre la prima udienza successiva alla comunicazione della sentenza stessa [340; 709-bis] 2. [II]. Qualora sia stata fatta la riserva di cui al precedente comma, il ricorso deve essere proposto unitamente a quello contro la sentenza che definisce il giudizio, o con quello che venga proposto, dalla stessa o da altra parte, contro altra sentenza successiva che non definisca il giudizio. [III]. La riserva non può farsi, e se già fatta rimane priva di effetto, quando contro la stessa sentenza da alcuna delle altre parti sia proposto immediatamente ricorso [133, 133-bis att.].
[1] Articolo così sostituito dall'art. 42 l. 14 luglio 1950, n. 581. [2] Comma da ultimo così sostituito dall'art. 3 d.lg. 2 febbraio 2006, n. 40, a far data dal 2 marzo 2006. Per la disciplina transitoria v. il secondo comma dell'art. 27. Precedentemente il comma era stato sostituito dall'art. 60 l. 26 novembre 1990, n. 353, ed il testo recitava: «Contro le sentenze previste dall'articolo 278 e dal numero 4 del secondo comma dell'articolo 279, il ricorso per cassazione può essere differito, qualora la parte soccombente ne faccia riserva, a pena di decadenza, entro il termine per la proposizione del ricorso, e in ogni caso non oltre la prima udienza successiva alla comunicazione della sentenza stessa». InquadramentoL'istituto della riserva di impugnazione — disciplinato negli art. 340 e 361 — ha l'effetto di procrastinare il dies a quo del termine per l'impugnazione delle sentenze non definitive, ancorandolo al giorno dal quale comincia a decorrere il termine per l'impugnazione avverso la sentenza definitiva o altra sentenza non definitiva successivamente pronunciata, ove impugnata immediatamente, ovvero, nel caso di estinzione del processo in prosecuzione, al giorno in cui è divenuta irrevocabile l'ordinanza o passa in giudicato la sentenza che la dichiara (art. 129 att.). E, una volta formulata la riserva, l'impugnazione immediata della non definitiva di cui la parte si sia riservata l'impugnazione differita è inammissibile, quantunque non precluda, dopo la sentenza definitiva, l'esercizio del potere di impugnare anche quella non definitiva (Cass. S.U., n. 14113/2024; Cass. S.U., n. 567/2024) Si pone dunque, ai fini della proponibilità del gravame differito, il problema dell'identificazione della non definitività. Le sentenze non definitive sono menzionate agli artt. 277, 278 e 279, comma 2, n. 4 e, in taluni casi per quanto ora si dirà, n. 5. A tutela dell'impugnante nell'identificazione del regime d'impugnazione, è prevalso il criterio formale: così, in ipotesi di cumulo di domande tra gli stessi soggetti, la sentenza con la quale il giudice decida una domanda con prosecuzione il processo per le altre, senza disporne la separazione né provvedere sulle spese, viene assimilata alla sentenza non definitiva ai fini dell'efficacia della riserva (Cass. S.U., n. 9441/2011; Cass. S.U. n. 711/1999; Cass. S.U. n. 712/1999; Cass. S.U. n. 1577/1990; per le sezioni semplici, Cass. n. 6287/2015; Cass. n. 18188/2014; Cass. n. 408/2014; Cass. n. 28467/2013; Cass. n. 25594/2013; Cass. n. 4618/2007; Cass. n. 16736/2005; si vedano pure le precisazioni esposte in Cass. n. 6993/2011), sebbene, in tutti i casi di cumulo scindibile, tecnicamente si tratti di sentenza definitiva. Su ciò concorda parte della dottrina (Mandrioli-Carratta, 2015, 341; Consolo, 2014, 210), mentre altra parte dissente (Ricci, 2013, 68; Bove, 415). Con le previsioni contenute nell'art. 360, comma 3, e 361, comma 1, il d.lgs. n. 40/2006 ha attuato il principio, contenuto nella legge di delegazione, di divieto di ricorso immediato contro le sentenze non definitive su questioni al cui riguardo si sono pronunciate le Sezioni Unite: Cass. S.U., n. 25774/2015, su cui v. sub art. 360. La natura non definitiva della sentenza impugnata non può desumersi invece dalla stessa scelta operata dall'impugnante, allorché abbia proposto riserva di appello (Cass. n. 6993/2011, in motivazione). Forme e terminiLa riserva va espressa a verbale d'udienza o su foglio allegato, oppure con atto notificato ai procuratori o personalmente alla parte non costituita (art. 129 att.), trattandosi di manifestazione ricettizia. Dopo aver rammentato che la riserva di impugnazione per cassazione differita avverso una sentenza non definitiva rimane priva di effetti quando uno degli altri soccombenti ha proposto impugnazione immediata, con la conseguenza che, in mancanza di un'impugnazione immediata (eventualmente, incidentale e tardiva) di chi ha formulato la riserva, si determina il passaggio in giudicato della pronuncia non definitiva nella parte non impugnata (Cass. n. 19145/2024), occorre sottolineare che la riserva, pur senza la necessità di formule sacramentali, va operata in termini chiari ed univoci (Cass. n. 11198/2005). Ove sia contenuta in una memoria autorizzata, questa ha un duplice contenuto di difese ad effetti del tutto eterogenei, ciascuna con il proprio regime di ammissibilità: e dunque, quanto alla riserva, ne occorre la notificazione, non essendo sufficiente il deposito in cancelleria (Cass. n. 26777/2014). Quando si impugni la sentenza non definitiva insieme a quella definitiva, occorre depositare anche la copia autentica della sentenza non definitiva, in caso contrario essendo il ricorso improcedibile con riguardo ad essa (Cass. n. 9538/2014; Cass. n. 18844/2008; Cass. n. 13679/2004) e ad entrambe le sentenze, ove non siano state mosse censure verso la sentenza definitiva (Cass. n. 12434/2002). La norma non esclude che, quando sia pronunciata una seconda sentenza non definitiva, anche verso questa sia proposta la riserva di ricorso (Cass. n. 5658/2012, in un obiter). Quando sia stata pronunciata la sentenza definitiva, o comunque una sentenza successiva nello stesso grado, la parte la quale abbia formulato la riserva di impugnazione differita non ha l'onere di impugnare ambedue le sentenze, ma deve soltanto proporre l'impugnazione contro la sentenza non definitiva nel termine relativo all'altra sentenza (Cass. n. 9339/2008). In caso di soccombenza parziale di più parti, la riserva dell'una non giova all'altra né le preclude l'impugnazione immediata (Cass. n. 20892/2008, in consapevole contrasto con l'opposta opinione di Cass. n. 6701/2004, e Cass. n. 11663/1991), perché la rimette ad ogni singola parte un autonomo potere di scelta. Il termine per la riserva di gravame, stabilito non oltre la prima udienza successiva alla comunicazione della sentenza non definitiva, non può essere prorogato o differito, essendo perciò del tutto irrilevante che la prima udienza sia stata di mero rinvio o di trattazione (Cass. n. 212/2007; Cass. n. 3266/2005). È stato affermato (Cass. n. 24805/2015) che nel rito del lavoro, in caso di pubblicazione in udienza della sentenza completa di motivazione e dispositivo, con contestuale emanazione di provvedimento per l'ulteriore corso del giudizio, la riserva può essere proposta con atto successivo nel rispetto del termine. Ove formulata la riserva, il ricorso si propone unitamente a quello avente ad oggetto la sentenza che definisce il giudizio, anche se sia decorso il termine ordinario per impugnare (Cass. n. 13006/2006). Dall'omessa riserva nel termine fissato dalla norma deriva la preclusione della facoltà di esercizio dell'impugnazione differita, ma la sentenza non definitiva resta impugnabile, secondo le regole generali, negli ordinari termini degli artt. 325 e 327 (Cass. n. 21417/2014; Cass. n. 212/2007; Cass. n. 6951/2004; Cass. n. 3807/1998; Cass. n. 12753/1992; Cass. n. 5737/1990). Si noti che, con riguardo alla disciplina dettata dall'art. 361, comma 2, è stato precisato come la possibilità che il ricorso avverso la sentenza non definitiva, per la quale sia stata precedentemente espressa riserva di impugnazione, sia proposto unitamente al ricorso contro la sentenza che definisce il giudizio, non esclude che la parte abbia facoltà di optare per l'impugnazione della sola sentenza non definitiva, la cui eventuale cassazione comporterà, peraltro, la caducazione anche della sentenza definitiva quando le statuizioni di quest'ultima dipendono da quelle della prima (Cass. n. 194/2018; Cass. n. 1960/1990). Si è deciso (Cass. n. 20958/2018), per quanto concerne il rito del giudizio di cassazione, che questo seguirà le norme applicabili alla sentenza definitiva impugnata (nel caso di specie, pubblicata dopo l'11 settembre 2012), ancorché la sentenza non definitiva, avverso la quale sia stata proposta la riserva di gravame ex art. 361, fosse stata emessa anteriormente: ciò, con riguardo alle modificazioni in materia di processo di cassazione introdotte dall'art. 54, comma 3, d.l. n. 83/2012, conv. con modificazioni nella l. n. 134/2012, ed, in particolare, quanto alla modifica dell'art. 360, comma 1, n. 5, dovendosi, in tale ipotesi, intendere la sentenza non definitiva pronunciata nella stessa data di quella definitiva, come parte della statuizione dell'intera controversia. CasisticaIn presenza di cumulo nello stesso processo di domande nei confronti di soggetti diversi, qualora il giudice si pronunci sul merito di una domanda avanzata verso una parte e, adottando un espresso e formale provvedimento di separazione ai sensi dell'art. 279, comma 2, n. 5, dichiari la necessità di ulteriore istruzione in relazione alla pretesa rivolta verso l'altra, la sentenza assume il carattere di pronuncia definitiva ( Cass. n. 22854/2019 ). Nonostante il passaggio in giudicato della sentenza definitiva sul quantum, non viene meno l'interesse all'impugnazione già proposta contro la sentenza relativa all'an debeatur (Cass. n. 13915/2014; Cass. S.U., n. 2204/2005; Cass. n. 14086/2002; Cass., n. 5006/2002; Cass., n. 1720/2001). Ove la sentenza di secondo grado, definendo il giudizio avverso una sentenza non definitiva di primo grado, esaurisca tutte le questioni proposte, essa è definitiva e non suscettibile di riserva di impugnazione differita (Cass. n. 21978/2019). Dopo la riserva di ricorso differito, l'impugnazione della sentenza pronunziata in sede di revocazione non rende attuale l'onere di proporre contestualmente anche l'impugnazione riservata (Cass. n. 8396/2009). È ammissibile la riserva di ricorso avverso la sentenza non definitiva che quantifica ed attribuisce l'assegno divorzile, posto che è eccezionale e insuscettibile di applicazione analogica l'art. 4, comma 9, l. n. 898/1970, nella formulazione introdotta dall'art. 8 l. n. 74/1987, che ammette solo l'appello immediato contro la pronuncia non definitiva su status (Cass. n. 3488/2009). La sentenza di condanna generica al risarcimento del danno pronunciata dal Tribunale superiore delle acque pubbliche non è immediatamente ricorribile per cassazione (Cass. S.U., n. 8521/2007). L'art. 11, comma 2, d.lgs. n. 5/2003 (abrogato dalla l. n. 69/2009) per il rito societario prevedeva un'ordinanza non impugnabile anche per le questioni pregiudiziali di rito o preliminari di merito. 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