Codice di Procedura Civile art. 365 - Sottoscrizione del ricorso.

Loredana Nazzicone
aggiornato da Mauro Di Marzio

Sottoscrizione del ricorso.

[I]. Il ricorso è diretto alla corte e sottoscritto, a pena d'inammissibilità [375 1, 387], da un avvocato iscritto nell'apposito albo, munito di procura speciale [82 3, 83 3-4, 366 1 n. 5, 369 2 n. 3, 370 3].

Inquadramento

Il ricorso va sottoscritto, a pena di inammissibilità, da un avvocato iscritto nell'apposito albo dei c.d. cassazionisti, munito di procura speciale per il giudizio di legittimità che si va ad intraprendere e questa va apposta  sul ricorso o controricorso, o sull'atto di costituzione di nuovo difensore: si tratta di requisiti fra loro complementari.

Quanto alla sottoscrizione, è stato di recente stabilito che, se privo dell'apposizione della firma digitale, il ricorso per cassazione in forma di documento informatico è affetto da un vizio di nullità, che è sanabile per raggiungimento dello scopo ogni qualvolta possa desumersi la paternità certa dell'atto processuale da elementi qualificanti, tra i quali la notificazione del ricorso nativo digitale dalla casella PEC dell'Avvocatura generale dello Stato censita nel REGINDE e il successivo deposito della sua copia analogica con attestazione di conformità sottoscritta dall'avvocato dello Stato (Cass. S.U., n. 6477/2024).

Il legislatore mostra di reputare il ricorso per cassazione di particolare impegno tecnico, tanto da riservarlo ad avvocati particolarmente esperti, cui la parte deve conferire specifico mandato. Per la verità, tali finalità appaiono sinora alquanto vanificate dal numero spropositato di professionisti abilitati a patrocinare innanzi alla C.S., che non riesce a garantire (prima ancora della selezione) la qualità dei ricorsi e la cui limitazione costituisce una costante nelle relazioni di apertura dell'anno giudiziario (Lupo, 41; e v. già le riflessioni di Fanelli, 3303), ricevendo anche positive riflessioni della dottrina (Scarselli, 2010, 3339).

L'art. 22 l. n. 247/2012 richiede appena cinque anni di iscrizione all'albo ordinario ed il superamento di apposito esame, oppure otto anni d'iscrizione e la frequenza della Scuola superiore dell'avvocatura; peraltro, sono fatte salve le iscrizioni pregresse e addirittura i casi in cui i requisiti previgenti siano acquisiti entro tre anni– portati addirittura ad otto dall'art. 86-quaterd.l. n. 162/2019, conv., con modif., dalla l. n. 8/2020 dalla data di entrata in vigore della nuova legge: insomma, nessuna efficacia sulla qualità e quantità dei ricorsi (che le statistiche rivelano in altissima percentuale infondati o inammissibili, ma idonei a consumare la risorsa giustizia a discapito dei ricorsi fondati) ci si può seriamente attendere dalla nuova disciplina.

Albo dei cassazionisti

L'inammissibilità del ricorso per cassazione, ove firmato da difensore non iscritto nell'apposito albo speciale (regola che si applica anche al regolamento preventivo di giurisdizione: Cass. S.U., n. 18472/2024) risiede nella ratio di effettiva tutela del diritto di difesa, nella correlazione tra la fruizione della giurisdizione davanti alla Suprema Corte con la più elevata competenza professionale da parte del difensore (Cass. n. 6445/2019). Si tenga presente che la sottoscrizione della procura deve essere necessariamente autenticata da un cassazionista, a pena di inammissibilità (Cass. n. 31443/2023).

Peraltro, alla maggiore professionalità esigibile consegue la possibile condanna del ricorrente per lite temeraria, ai sensi dell'art. 96, comma 3, quando il ricorso sia proposto malgrado la conoscenza o l'ignoranza gravemente colposa della sua insostenibilità giuridica, per avere agito il difensore senza la exacta diligentia esigibile in relazione ad una prestazione professionale altamente qualificata come è quella dell'avvocato cassazionista (Cass. n. 20732/2016; v. pure Cass. n. 25177/2018; Cass. n. 25176/2018; e, sulla funzione punitiva della responsabilità civile, Cass. S.U., 16601/2017).

Non occorre, ai fini dell'ammissibilità, che della qualità di avvocato iscritto nell'apposito albo speciale sia fatta espressa menzione nel ricorso (Cass. n. 15338/2012). Però, ove lo ius postulandi sia contestato per la mancata iscrizione all'albo, grava sul difensore interessato l'onere della prova al riguardo (Cass. n. 2156/2014; Cass. n. 13217/1999).

Se più siano i difensori, è sufficiente sia tale uno dei difensori munito di procura speciale che abbia sottoscritto l'atto (Cass. n. 9363/2013; v. pure Cass. n. 13314/2015).

Al riguardo, è stato ancor meglio precisato che, in assenza di una espressa volontà della parte circa il carattere congiuntivo del mandato alle liti, è valido il ricorso per cassazione sottoscritto da due avvocati di cui uno solo iscritto nell'albo degli avvocati abilitati alla difesa innanzi alle giurisdizioni superiori (Cass. n. 6736/2018; Cass. n. 15011/2006).

Peraltro, si è rilevato il difetto di procura, pur quando, autenticata questa solo dal difensore, tra i due patrocinatori, non abilitato al patrocinio in cassazione, l’avvocato cassazionista aveva dichiarato di voler far proprio il ricorso: tale dichiarazione è invero assolutamente inidonea a superare la causa di inammissibilità prevista dalla norma in commento, quale sorta di di integrazione ex post della condizione di ammissibilità rappresentata dalla sottoscrizione del ricorso e dall’esistenza della procura speciale, laddove la sottoscrizione del ricorso e la procura debbono esistere nel momento della notificazione (Cass. n. 11592/2020).

Specialità della procura

Il requisito indica che la procura deve essere rilasciata per quello specifico giudizio di legittimità.

A tal fine, occorre dunque che la procura: a) sia rilasciata in epoca anteriore alla notificazione del ricorso; b) investa il difensore espressamente del potere di proporre ricorso per cassazione contro una sentenza determinata, pronunciata in epoca antecedente al rilascio della procura speciale. Anche sotto tale profilo, la lettura della norma è  confacente allo scopo perseguito.

Pertanto, non è necessaria l'autoqualificazione formale della specialità, onde l'espressione “delega” certamente non vizia la procura (Cass. n. 3602/2012); mentre si presume che il mandato conferito sul ricorso o sul controricorso abbia attinenza al quel giudizio, anche se non vi operi un espresso riferimento, poiché il carattere di specialità si deduce dal fatto che la procura al difensore forma materialmente corpo con il ricorso o il controricorso (Cass. n. 1205/2015; Cass. n. 15692/2009), restando irrilevante la formulazione pur genericamente omnicomprensiva dei poteri attribuiti al difensore (Cass. n. 15538/2015; Cass. n. 1058/2001) o che il mandato stesso sia conferito con espressioni generiche (Cass. n. 25725/2014; Cass. n. 26233/2005), mediante l'impiego di un timbro riferito al processo in ogni sua possibile articolazione (Cass. n. 5478/2018) o che faccia cenno a poteri e facoltà tipici del giudizio di merito (Cass. n. 18468/2014; Cass. n. 26504/2009); si è affermato, addirittura, che anche l'erronea indicazione della decisione impugnata non incida sull'ammissibilità, se non comporti alcuna incertezza sulla identificazione di quella decisione (Cass. n. 18781/2011). In tal senso hano dovuto nuovamente pronunciarsi le Sezioni Unite, stabilendo che tema di procura alle liti, a seguito della riforma dell'art. 83 c.p.c. disposta dalla l. n. 141 del 1997, il requisito della specialità, richiesto dall'art. 365 c.p.c. come condizione per la proposizione del ricorso per cassazione (del controricorso e degli atti equiparati), è integrato, a prescindere dal contenuto, dalla sua collocazione topografica, nel senso che la firma per autentica apposta dal difensore su foglio separato, ma materialmente congiunto all'atto, è in tutto equiparata alla procura redatta a margine o in calce allo stesso; tale collocazione topografica fa sì che la procura debba considerarsi conferita per il giudizio di cassazione anche se non contiene un espresso riferimento al provvedimento da impugnare o al giudizio da promuovere, purché da essa non risulti, in modo assolutamente evidente, la non riferibilità al giudizio di cassazione, tenendo presente, in ossequio al principio di conservazione enunciato dall'art. 1367 c.c. e dall'art. 159 c.p.c., che nei casi dubbi la procura va interpretata attribuendo alla parte conferente la volontà che consenta all'atto di produrre i suoi effetti (Cass. S.U. n. 36057/2022; da ult. Cass. n. 8334/2024). Nella stessa prospettiva, in caso di ricorso per cassazione nativo digitale, notificato e depositato in modalità telematica, l'allegazione mediante strumenti informatici - al messaggio di posta elettronica certificata (PEC) con il quale l'atto è notificato ovvero mediante inserimento nella «busta telematica» con la quale l'atto è depositato - di una copia, digitalizzata, della procura alle liti redatta su supporto cartaceo, con sottoscrizione autografa della parte e autenticata con firma digitale dal difensore, integra l'ipotesi, ex art. 83, comma 3, c.p.c., di procura speciale apposta in calce al ricorso, con la conseguenza che la procura stessa è da ritenere valida in difetto di espressioni che univocamente conducano ad escludere l'intenzione della parte di proporre ricorso per cassazione (Cass. S.U. n. 2077/2024). Inoltre, il requisito della specialità della procura non richiede la contestualità del relativo conferimento rispetto alla redazione dell'atto a cui accede, essendo a tal fine necessario soltanto che essa sia congiunta, materialmente o mediante strumenti informatici, al ricorso e che il conferimento non sia antecedente alla pubblicazione del provvedimento da impugnare e non sia successivo alla notificazione del ricorso stesso (Cass. S.U. n. 2075/2024).

È validamente rilasciata la procura apposta in calce al ricorso per cassazione, ancorché il mandato difensivo sia privo di data, poiché l'incorporazione dei due atti in un medesimo contesto documentale implica necessariamente il puntuale riferimento dell'uno all'altro (Cass. n. 14437/2019; Cass. n. 25725/2014).  Occorre ancora dar conto ampiamente discutibile responso secondo cui la procura conferita in data anteriore alla redazione del ricorso per cassazione e in un luogo diverso da quello indicato nell'atto introduttivo è invalida, perché l'art. 83, comma 3, c.p.c. attribuisce al difensore il potere di certificare l'autografia della sottoscrizione della parte soltanto in relazione alla formazione di uno degli atti in cui si esplica l'attività difensiva, sicché l'autenticazione del procuratore deve essere contestuale all'atto a cui la procura si riferisce (Cass. n. 11240/2022, che ha dichiarato inammissibile un ricorso redatto a Palermo in data 19 maggio 2019, proposto in forza di una procura - comunque priva del requisito di specialità - sottoscritta ed autenticata dal difensore in Catania il 12 aprile 2019).

Peraltro, il ricorso innanzi alle Sezioni unite avverso decisione del Consiglio nazionale forense è inammissibile, ove sottoscritto dal procuratore dell'avvocato, munito di procura rilasciata, a suo tempo, per la rappresentanza e la difesa nelle fasi dinanzi al Consiglio dell'ordine territoriale o al Consiglio nazionale forense, ancorché conferita in vista dell'intero procedimento (Cass. S.U. , n. 3775/2014).

Procura a margine o in calce

La procura va apposta a margine o in calce al ricorso o al controricorso, con indicazione che era tassativa ex art. 83, comma 3, nel testo anteriore (Cass. n. 9462/2013; Cass. n. 14749/2007), avendo voluto il legislatore garantirne la specialità.

Peraltro, la l. n. 69/2009, ha innovato detta norma, con effetto dai giudizi instaurati dopo il 4 luglio 2009, onde ora la procura può essere anche apposta nella memoria di nomina del nuovo difensore (v. sub art. 82).

Quanto la procura sia apposta su foglio separato e non materialmente congiunto al ricorso, non è sufficiente la scrittura privata, autenticata nella sottoscrizione dal difensore, né è possibile una sanatoria dell'atto mediante rinnovazione ai sensi dell'art. 182 (Cass. n. 1255/2018).

Se, invece, la procura sia apposta su foglio materialmente congiunto al ricorso, questo resta tuttavia inammissibile, qualora la procura contenga espressioni univocamente riferite ad attività proprie di altri giudizi e fasi processuali (con riguardo alla menzione del «presente controricorso» per ottenere la conferma, anziché la riforma, della sentenza di secondo grado, Cass. n. 18257/2017; con riguardo a  giudizio ed esecuzione penale, Cass. n. 6070/2005).

È, dunque, inammissibile il ricorso, se la procura, apposta su foglio separato e materialmente congiunto al ricorso ex art. 83, comma 2, contenga espressioni incompatibili con la specialità richiesta ed anzi univocamente dirette ad attività proprie di altri giudizi e fasi processuali (Cass. S.U., n. 23535/2019).

Il ricorso è inammissibile se proposto in forza della procura a margine dell'atto introduttivo del giudizio di primo grado, ancorché per tutti i gradi del giudizio (Cass. n. 13558/2012; Cass. n. 5554/2011; Cass. n. 27012/2005; Cass. S.U. , n. 488/2000), e ciò anche ove la sentenza di primo grado sia divenuta direttamente impugnabile per cassazione all'esito della pronuncia di inammissibilità dell'appello ex art. 348-ter(Cass. n. 19226/2014).

Se gli elementi indicati — difensore munito di procura speciale, autenticazione, sottoscrizione — sussistono sull'originale, la mancanza degli stessi elementi sulla copia notificata non determina l'inammissibilità del ricorso, qualora essa contenga elementi idonei a dimostrare la provenienza dell'atto da difensore munito di mandato speciale (Cass. n. 4548/2011; Cass. n. 13385/2005; Cass. S.U., n. 11632/2003; v. Cass. S.U., n. 17866/2013, con riguardo alla mancata integrale trascrizione della procura). Per quanto riguarda la notificazione del ricorso, si è sancito che, ove l'originale dell'atto rechi la firma del difensore e l'autenticazione della sottoscrizione della parte, la mancanza di tale firma e dell'autenticazione nella copia notificata non determinano l'invalidità del ricorso, purché la copia stessa contenga elementi, quali l'attestazione dell'ufficiale giudiziario che la notifica è stata eseguita ad istanza del difensore del ricorrente, idonei ad evidenziare la provenienza: in caso contrario, non consentendo di accertare l'identità della persona che ha richiesto la notifica, si determina l'inammissibilità del ricorso (Cass. n. 1981/2018 ; Cass. n. 13524/2014; Cass. n. 5932/2010).

Atto pubblico o scrittura privata autenticata

Ove la procura non sia rilasciata su tali atti, il conferimento deve avvenire con atto pubblico o con scrittura privata autenticata.

Ciò — sino alle citate modifiche apportate all'art. 83 l. n. 69/2009 — anche in ipotesi di sostituzione del difensore (Cass. n. 13329/2015; Cass. n. 12831/2014; Cass. n. 7241/2010).

Tali atti devono fare riferimento agli elementi essenziali del giudizio, quali le parti e la sentenza impugnata (Cass. n. 13329/2015; Cass. n. 929/2012; Cass. n. 23816/2010; Cass. n. 9799/1997; Cass. S.U., n. 13537/2006).

La procura va, quindi, depositata unitamente al ricorso per cassazione, ai sensi dell'art. 369, comma 2, n. 3, c.p.c.; peraltro, è possibile che, nel termine stabilito (venti giorni dall'ultima notificazione del ricorso), siano depositati separatamente i due atti: è, invece, improcedibile l'impugnazione, in caso di deposito della procura successivo alla scadenza di detto termine (Cass. n. 1271/2019; e già Cass. S.U., n. 10722/2002).

Sottoscrizione dell'atto

Il requisito della sottoscrizione, pur indefettibile, è stato interpretato con una certa larghezza.

Si reputa, così, che la sottoscrizione illeggibile in calce al ricorso non rende l'atto inammissibile per non essere esso attribuibile a persona identificabile, ove esista la firma di autentica del mandato, per la presunzione di appartenenza di entrambe al medesimo difensore (Cass. n. 27403/2014; Cass. n. 18241/2004; Cass. n. 13170/2004) e la stessa salvezza, grazie alla firma di autenticazione della procura speciale, vale anche per il caso di omessa sottoscrizione del ricorso (Cass. n. 18491/2013; Cass. n. 7485/2003; Cass. n. 21326/2006; Cass. n. 7551/2005).

Inoltre, è reputato ammissibile il ricorso per cassazione confezionato in formato .pdf e sottoscritto con firma digitale e non con sottoscrizione autografa, allorché: a) la procura sia sottoscritta in forma autografa; b) l'originario ricorso in formato analogico e la procura siano stati scansionati e firmati digitalmente, quindi notificati a mezzo pec; c) copia cartacea degli stessi, della relata di notifica, del messaggio di posta elettronica certificata e delle ricevute di accettazione e consegna risultino depositati in cancelleria, unitamente all'attestazione di conformità sottoscritta con firma autografa; tutto ciò si è reputato rendere irrilevante l'assenza di sottoscrizione autografa dell'originario cartaceo (Cass. n. 19434/2019) .

Procura incompleta

La mancanza di data non produce nullità della procura, dovendo essere apprezzata con riguardo al foglio che la contiene e che permetta di accertarne la posteriorità rispetto alla sentenza impugnata e l'anteriorità rispetto alla notificazione del ricorso (Cass. n. 14427/2019 ; Cass. n. 25725/2014;  Cass. n. 18915/2012; Cass. n. 29785/2008).

L'errata indicazione del codice fiscale del ricorrente nella procura speciale rilasciata al difensore non ne provoca la nullità, restando esclusa una insuperabile incertezza sull'identità di colui che abbia conferito il mandato, comunque deducibile dai dati anagrafici riportati nell'atto difensivo e nella stessa procura speciale (Cass. n. 5067/2021); quando, del pari, sia stata omessa la indicazione ex art. 125, comma 1, del codice fiscale del difensore, ciò non è causa di nullità del ricorso (Cass. n. 767/2016).

È valida la procura in calce o a margine che non operi riferimento a tutti gli intimati, in forza della presunzione di riferibilità a tutti della procura speciale (Cass. n. 19923/2019).

Delicata la soluzione in ipotesi omessa o erronea indicazione del nome del difensore nella procura.

Quando manchi in procura il nome del difensore, essa è valida se il dato carente possa senza incertezza desumersi dall'intestazione dell'atto e dalla sottoscrizione (Cass. n. 17629/2010; Cass. n. 13979/2002; cfr., per lo spazio del nome del difensore lasciato in bianco nella procura, in altri gradi: Cass. n. 21018/2014; Cass. n. 8903/2010; Cass. n. 4495/2000; Cass. n. 2984/1984; Cass. n. 1218/1981).

Più complesso il problema quando il nome sia errato, nel senso che siano difformi tra di loro quelli indicati in procura ed in epigrafe: qui, a volte si è fatta salva la procura (Cass. n. 16372/2005), altre volte il ricorso è stato ritenuto inammissibile (Cass. n. 1235/2011; Cass. n. 6509/1988; Cass. n. 3658/1985). La questione è stata   rimessa alle S.U. con ordinanza interlocutoria da Cass. I, n.1081/2016: le Sezioni unite hanno deciso che è valida la procura, la quale indichi il nome di un difensore nel mandato a margine di un atto, ma nell'epigrafe contenga il nome di un altro difensore, il quale abbia autenticato il mandato stesso e firmato l'atto introduttivo del giudizio. Ciò, argomentando nel senso che si sia in presenza di mero errore materiale, il quale, tuttavia, non inficia lo scopo per il quale le forme stabilite dall'art. 83 c.p.c. sono prescritte e, cioè, il controllo della certezza, provenienza e tempestività della procura (Cass. S.U.,  n. 10648/2017).

Gli stessi dubbi si sono posti per la mancata certificazione dell'autografia, reputata a volte una mera irregolarità, potendo essere surrogata dalla firma in calce al ricorso (Cass. n. 27774/2011; Cass. n. 23994/2004 ; Cass.n. 24894/2005; v. pure Cass. n. 4078/2015), a volte una ragione di inammissibilità del ricorso (Cass. n. 18649/2006).

Al riguardo, deve comunque riconoscersi che si potrebbe optare per un maggiore formalismo, attesa l'importanza che l'ordinamento attribuisce alla procura alla lite, con l'autentica della medesima ad opera del difensore, la quale, pur da qualificarsi come negozio giuridico di diritto privato alla stregua di un mandato, finisce, tuttavia, per assumere un rilievo dai risvolti pubblicistici (onde, ad esempio, Cass. n. 10240/2009 ne ha tratto la natura di negozio di diritto pubblico dell'autentica della procura e di pubblico ufficiale in capo al difensore). Il principio cardine deve essere, allora, quello della possibilità di individuare "senza alcun ragionevole dubbio” la persona del difensore e, dunque, la legittimazione dello stesso alle attività processuali compiute, avuto riguardo agli altri riferimenti presenti nell'atto.

Controricorso e ricorso incidentale

L'ambito della procura speciale non è limitato all'atto per il quale essa è stata conferita, ma deve intendersi esteso a tutti quegli atti che costituiscono l'ulteriore svolgimento naturale del processo: pertanto, la procura apposta nell'unico atto contenente il controricorso e il ricorso incidentale vale anche per quest'ultimo (Cass. n. 25137/2010), così come la procura speciale in calce al ricorso è valida anche per resistere con controricorso al ricorso incidentale (Cass. n. 4454/2012).

È inidonea la procura rilasciata dall'intimato in calce o a margine della copia notificata del ricorso, in quanto non dimostra l'avvenuto conferimento del mandato anteriormente o contemporaneamente alla notificazione del controricorso, anche se lo abilita alla discussione orale (Cass. S.U., n. 13431/2014; Cass. n. 19697/2009, in Foro it., 2010, I, 463, con nota di Fabiani; Cass. n. 19066/2006).

Del pari inidonea la procura speciale rilasciata in calce ad una “memoria di costituzione”, depositata dalla parte intimata dopo la scadenza del termine di cui all'art. 370 c.p.c., né notificata, così da non potersi qualificare come controricorso, e, dunque, inammissibile (Cass. S.U., n. 10019/2019; Cass. n. 24835/2017).

La procura nei ricorsi per immigrazione

Le Sezioni unite (Cass. S.U., n. 15177/2022; non è pensabile elencare le decisioni che hanno ribadito il principio, sicché a mero titolo di esempio si indica Cass. n. 24265/2022) ) hanno sancito il principio che, in materia di ricorsi di protezione internazionale, l'art. 35-bis, comma 13, d.lgs. n. 25/2008  esige – quale elemento di specialità rispetto alle ordinarie ipotesi di rilascio della procura speciale – che: a) la procura speciale indichi, altresì, la data successiva alla comunicazione del provvedimento impugnato; b) il difensore certifichi, anche solo con un'unica sottoscrizione, sia la data della procura successiva alla comunicazione, che l'autenticità della firma; le S.U.  hanno anche chiarito che in tal modo, la norma non si pone in contrasto né con la disciplina unionale, in relazione al principio di equivalenza e di effettività, né gli artt. 6 e 14 Cedu, né gli artt. 3 e 24 Cost., rimarcando la specificità del ricorso per cassazione rispetto alle materie disciplinate dal d.lgs. n. 25/2008 in relazione alle quali il legislatore ordinario ha un'ampia discrezionalità, maggiormente accentuata nella disciplina degli istituti processuali dove vi è l'esigenza della celere definizione delle decisioni.

Successivamente Cass. n. 17970/2021 ha rimesso alla Corte costituzionale la questione di legittimità costituzionale della norma che già le Sezioni Unite avevano ritenuto costituzionalmente compatibile, ma, com'era intuitivo, Corte cost. n. 13/2022 ha dichiarato la non fondatezza delle questioni di legittimità costituzionale relative all'art. 35-bis, comma 13, sesto periodo, del d.lgs. 28 gennaio 2008, n. 25, nella parte in cui prevede che il difensore certifica la data di rilascio in suo favore della procura per la proposizione del ricorso per cassazione a cura degli stranieri richiedenti la protezione internazionale.

Spese di lite e doppio contributo a carico del difensore senza procura

In tema di disciplina delle spese processuali, l'attività del difensore senza procura, perché inesistente, falsa o rilasciata da soggetto diverso da quello dichiaratamente rappresentato o per processi o fasi diverse da quelle in cui l'atto è speso, non riverbera alcun effetto sulla parte e resta attività processuale di cui il legale assume esclusivamente la responsabilità, anche in ordine alle spese di giudizio: ne consegue che il procedimento sarà definito con declaratoria di inammissibilità, e a soccombere sulla questione pregiudiziale della carenza di procura, rilevabile d'ufficio, è soltanto l'avvocato che ha sottoscritto, e fatto notificare, l'atto introduttivo del giudizio (Cass. n. 15305/2018;Cass. n. 1759/2007;Cass. n. 14281/2006).

Non così quando si tratti di mero tardivo deposito della procura speciale, perché in tal caso essa sussiste (Cass. n. 9862/2021) .

Per lo stesso principio, anche il contributo unificato ed il suo raddoppio graverà esclusivamente sul difensore, non sulla presunta parte, che deve ritenersi non avere mai rilasciato procura e non essere, quindi, affatto parte del giudizio: onde, in caso di ricorso per cassazione dichiarato inammissibile per difetto di una valida procura rilasciata al difensore, deve provvedersi alla dichiarazione di cui all'art. 13, comma 1-quater, d.P.R. n. 115/2002, come novellato dalla l. n. 228/2012, e trattandosi di attività processuale della quale il legale assume esclusivamente la responsabilità su di lui, e non sulla parte, grava la pronuncia relativa alle spese del giudizio, compreso il raddoppio dell'importo dovuto a titolo di contributo unificato, quale unica controparte del controricorrente nel giudizio di legittimità (Cass. n. 32008/2019;Cass. 25435/2019). 

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