Codice di Procedura Civile art. 366 bis - [Formulazione dei motivi] 1 .[Formulazione dei motivi] 1.
[1] Articolo inserito dall'art. 6 d.lg. 2 febbraio 2006, n. 40, a far data dal 2 marzo 2006, e successivamente abrogato dall'art. 47, comma 1, lett. d), della l. 18 giugno 2009, n. 69. Ai sensi dell'articolo 58, comma 5, della medesima legge n. 69, le disposizioni si applicano alle controversie nelle quali il provvedimento impugnato con il ricorso per cassazione è stato pubblicato ovvero, nei casi in cui non sia prevista la pubblicazione, depositato successivamente alla data di entrata in vigore della presente legge. Il testo recitava: «[I]. Nei casi previsti dall'articolo 360, primo comma, numeri 1), 2), 3) e 4), l'illustrazione di ciascun motivo si deve concludere, a pena di inammissibilità, con la formulazione di un quesito di diritto. Nel caso previsto dall'articolo 360, primo comma, n. 5), l'illustrazione di ciascun motivo deve contenere, a pena di inammissibilità, la chiara indicazione del fatto controverso in relazione al quale la motivazione si assume omessa o contraddittoria, ovvero le ragioni per le quali la dedotta insufficienza della motivazione la rende inidonea a giustificare la decisione». InquadramentoIl quesito di diritto ha avuto vita con riguardo ai ricorsi proposti avverso sentenze e provvedimenti pubblicati a decorrere dal 2 marzo 2006 al 4 luglio 2009. La disposizione — che intendeva costituire un “filtro” ai ricorsi per cassazione e che trovava il suo razionale fondamento nell'intuitivo assunto secondo cui, trattandosi di giudizio di legittimità volto a dirimere questioni squisitamente giuridiche, l'impossibilità di formulare un quesito giuridico sarebbe stato di per sé indice della non ricorribilità per cassazione — è stata abrogata in un momento in cui, in verità, i giudici avevano enunciato al riguardo precisazioni chiare e gli avvocati avevano imparato a formularli. La questione di legittimità costituzionale della norma è stata ritenuta manifestamente infondata (Cass. n. 27680/2009), anche quanto alla sua abrogazione (Cass. n. 26364/2009). La Corte Edu ha di recente affermato che la norma, oggi abrogata, che prevedeva il quesito di diritto, non viola l'art. 6 della Convenzione, laddove prevede il “diritto a un tribunale”, del quale l'accesso costituisce un profilo, il quale non è assoluto e si presta a limitazioni di ammissibilità di un ricorso, richiedendosi unicamente che le restrizioni applicate non limitino l'accesso al soggetto in modo pregiudizievole nella sua sostanza, perseguano uno scopo legittimo e siano proporzionate ad esso. In particolare, dunque, ha affermato che rileva il particolare ruolo della Cassazione, il cui accesso può ben prevedere condizioni più rigorose (Corte Edu 15 settembre 2016, Trevisano). E la norma in commento perseguiva appunto uno scopo legittimo, quale la sicurezza giuridica e la buona amministrazione della giustizia, né imponendo uno sforzo inesigibile alla parte. A dirimere un dubbio, pervero infondato, si è precisato che la formulazione del quesito di diritto, pur ove non richiesto ratione temporis, è sempre consentita (Cass. n. 16122/2012). Solo in relazione ai ricorsi pendenti cui ancora la norma sia applicabile si indicano, pertanto, gli essenziali profili interpretativi della medesima. RequisitiNon è indispensabile la formulazione interrogativa del quesito (Cass. n. 774/2011). Essenziale, invece, che esso sia pertinente rispetto al motivo di censura proposto (Cass. n. 24253/2011) e non astratto e generico, ossia risolto in una semplice richiesta di accoglimento del motivo ovvero nel mero interpello della Corte in ordine alla fondatezza della censura (Cass. S.U., n. 21672/2013; Cass. n. 3530/2012; Cass. n. 19892/2007), anche processuale (Cass. n. 10758/2013; Cass. n. 4146/2011; Cass. n. 4329/2009) Si ammette il quesito plurimo in esito all'illustrazione di un motivo, purché ciascuno riferito ad una specifica violazione censurata (Cass. n. 13868/2010). Ambito di applicazioneOccorre sia formulato anche nel motivo sulla giurisdizione (Cass. S.U., n. 7433/2009; Cass. S.U., n. 19348/2008) o sulla competenza (Cass. n. 17974/2009, sul regolamento competenza), nonché ove sia prospettata una questione di costituzionalità (Cass. n. 1707/2013; Cass. S.U., n. 28050/2008), ai ricorsi per revocazione, per errore di fatto o per le altre ipotesi (Cass. n. 862/2011), al ricorso straordinario (Cass. n. 3633/2011), ai ricorsi avverso le sanzioni disciplinari per i notai (Cass. n. 21020/2010, ma non dopo l'abrogazione della norma in commento; Cass. n. 5447/2010). Quanto al momento di sintesi, il vecchio vizio di motivazione su fatto controverso richiedeva di formulare una indicazione riassuntiva e sintetica, costituente un quid pluris rispetto alla illustrazione del motivo (Cass. n. 5858/2013; Cass. n. 24255/2011; Cass. n. 16655/2011; Cass. n. 25452/2008; Cass. n. 8897/2008; Cass. n. 20603/2007). BibliografiaAa.Vv., I processi civili in cassazione, a cura di Didone e De Santis, Milano, 2018; Amoroso G., Il giudizio civile di cassazione, Milano, 2012; Amoroso G., La Corte di cassazione ed il precedente, in Aa.Vv., La Cassazione civile. 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