Codice di Procedura Civile art. 392 - Riassunzione della causa.Riassunzione della causa. [I]. La riassunzione della causa davanti al giudice di rinvio [50, 383] può essere fatta da ciascuna delle parti non oltre tre mesi dalla pubblicazione [133 1] della sentenza della Corte di Cassazione 1. [II]. La riassunzione si fa con citazione, la quale è notificata personalmente a norma degli articoli 137 e seguenti [126 att.].
[1] Comma così modificato dall'art. 46, comma 21, della l. 18 giugno 2009, n. 69 (legge di riforma 2009), con effetto a decorrere dal 4 luglio 2009, per i giudizi instaurati dopo la data della sua entrata in vigore, che ha sostituito le parole: "un anno" con le parole: "tre mesi". InquadramentoLa norma in commento, insieme alle due successive, detta una stringata disciplina del giudizio di rinvio, che segue alla sentenza di annullamento pronunciata dalla Corte Suprema. Esso costituisce, come più volte dalla Corte affermato, la fase rescissoria del giudizio di cassazione (Cass. n. 6298/2014; in motivazione; Cass. n. 23813/2012; Cass. n. 1527/2012), ma dovendo escludersi che sia una rinnovazione del giudizio di appello, secondo il principio della graduale “consumazione processuale” della controversia, che mira al progressivo ridursi delle questioni poste e risponde a finalità di rilievo anche pubblico. Il giudizio di rinvio è retto dalle regole dettate dall’art. 394 e le norme proprie del giudizio d’appello si applicheranno solo in quanto compatibili con le caratteristiche del giudizio di rinvio. La riassunzioneLa riassunzione appartiene al novero degli atti d'impulso processuale, i quali esprimono il diritto di azione e possono essere compiuti da una qualunque parte, non necessariamente dall'attore in primo grado. È categoria unitaria, pur nelle differenti forme e contenuti, in quanto, in ciascuna fattispecie, non è atto di impugnazione e non comporta l'introduzione di un nuovo giudizio, ma costituisce il mezzo per continuare un processo già pendente: è l'atto con cui si ripropone, ma non ex novo, la domanda. La riassunzione, dunque, ha la funzione di riattivare il giudizio e prosegue l'impugnazione (Cass. n. 7983/2010; Cass. n. 2309/2007; Cass. n. 7243/2006; Cass. n. 8492/2005). Suole distinguersi fra rinvio prosecutorio o proprio, e rinvio restitutorio o improprio: il rinvio c.d. prosecutorio consegue alla cassazione per violazione di norme di diritto (art. 360 n. 3), nonché alla cassazione per omesso esame circa un fatto decisivo per il giudizio (art. 360 n. 5 nella sua nuova formulazione) o per vizio della motivazione rilevante come nullità della sentenza; il rinvio cd. restitutorio consegue alla cassazione per errori in procedendo di cui all'art. 360 n. 4, e si concreta in una sorta di passo indietro per correggere il riscontrato errore e sostituire l'attività processuale successiva a tale errore (Mandrioli, in corrispondenza alla nota 1854, che comunque li reputa entrambi soggetti alla disciplina in esame). Il c.d. rinvio prosecutorio è l'ipotesi più classica di giudizio di rinvio, volto solo a proseguire (ricostruendo una nuova decisione di merito) l'opera rescindente e nomofilattica della S.C. Lo si potrebbe chiamare “giudizio di rinnovazione”, e segue la cassazione per errores in iudicando. Ad esso si contrappone il cd. rinvio restitutorio, per i casi in cui il giudizio di rinvio non ha tanto la funzione di completare il dictum della S.C. e proseguirne il procedimento, bensì ha la diversa funzione di far retrocedere il processo sui suoi passi, sino a quella determinata fase in cui si verificò il vizio per error in procedendo (Consolo, il quale prospetta l'inapplicabilità al secondo della disciplina tipica del giudizio di rinvio). Anche la giurisprudenza opera la distinzione (cfr. Cass. S.U., n. 5087/2008; e, quindi, fra le altre, Cass. n. 14409/2015; Cass. n. 23314/2018; Cass. n. 167/2019). La riassunzione si fa davanti al giudice designato dalla sentenza di cassazione. Tale designazione da parte da parte della Corte di cassazione è immodificabile (al di fuori dell'ipotesi di un errore materiale, cui può sopperire il rimedio della correzione): infatti, la designazione del giudice di rinvio, quale parte della statuizione della Cassazione, non è suscettibile di essere messa in discussione, perché su di essa, quale questione di rito, si forma nell'ambito del processo in cui è intervenuta, la cosa giudicata formale (Cass. n. 1553/2017; Cass. n. 17457/2007); neppure se ne può prospettare un motivo di ricorso in una successiva impugnazione in cassazione (Cass. n. 17457/2007) o è emendabile dal giudice erroneamente indicato (Cass. n. 6603/2014) o dare luogo a rinvio d'ufficio (Cass. n. 6603/2014). Peraltro, ove l'indicazione del giudice di rinvio ad opera della Corte di cassazione risulti frutto di mero errore materiale, essa può essere dalla S.C. corretta su istanza della parte interessata (Cass. n. 6603/2014; e, quindi, Cass. n. 1074/2018 e Cass. n. 1075/2018). Forma e contenuto dell’atto di riassunzione e della comparsa di rispostaIl giudizio di rinvio è attivato dall'atto di riassunzione ad opera di una delle parti. La riassunzione si fa con atto di citazione, come dispone il secondo comma della norma in commento. Ove la controversia sia retta da un rito speciale, anche la riassunzione in sede di rinvio va fatta nella medesima forma. Peraltro, se sia eseguita in forma di citazione, anziché in quella di ricorso, il giudizio risulta tempestivamente incardinato, secondo quanto previsto dagli art. 392 e 393, qualora l'atto sia stato altresì depositato in cancelleria entro il termine di decadenza stabilito dalla legge (Cass. n. 6298/2014, sul giudizio elettorale; Cass. n. 5777/2012, per il rito del lavoro; Cass. n. 21255/2010, in tema di giudizio per l'equa riparazione del danno cagionato dall'irragionevole durata del processo; Cass. n. 13422/2004, in tema di procedimenti di separazione e divorzio). Per la validità dell'atto riassuntivo non occorre riprodurre tutte le domande, ma sufficiente che sia richiamato – senza necessità di integrale e testuale riproduzione – l'atto introduttivo in base al quale sia determinabile per relationem il contenuto dell'atto di riassunzione, nonché il provvedimento in forza del quale è avvenuta la riassunzione medesima, atteso che, a seguito della riassunzione, prosegue il processo originario (Cass. n. 23073/2014; Cass. n. 2309/2007). Infatti, la riassunzione della causa è meramente ripetitiva delle richieste avanzate negli atti processuali precedenti, a mezzo dei quali, pertanto, il suo contenuto può essere integrato, sicché non deve ritenersi imposta, per la validità dell'atto di riassunzione, l'adozione della medesima precisione espositiva richiesta per l'atto introduttivo del giudizio di primo grado o per l'atto di appello (Cass. n. 7243/2006; Cass. n. 37200/2022). Allo stesso modo, anche la comparsa di costituzione della parte citata in riassunzione, che aveva proposto appello, non è tenuta a ripetere il medesimo contenuto, potendo la comparsa essere integrata a mezzo di tale atto (Cass. n. 8492/2005). Si noti che, se abbia riassunto l'originario appellato , la declaratoria di contumacia dell'originario appellante non comporta l'improcedibilità dell'appello originario, né il passaggio in giudicato nei suoi confronti della sentenza di primo grado (Cass. n. 16506/2019); pertanto, dalla contumacia della parte appellata non deriva implicita rinuncia o abbandono delle richieste già specificamente rassegnate (Cass. n. 4070/2019). Inoltre, si è chiarito che l 'onere della riassunzione non implica che debbano provvedervi tutte le parti interessate, trattandosi di atto di mero impulso e sussistendo comunque il litisconsorzio necessario processuale nel giudizio di rinvio, onde, riassunta la causa ad opera di una parte, le altre potranno assumere le conclusioni di merito, di cui all'art. 394, comma 3, anche mediante comparsa e pur dopo la scadenza per esse del termine annuale previsto per la riassunzione (Cass. n. 5741 /2019 ). ProcuraPoiché il giudizio di rinvio costituisce la prosecuzione di quello conclusosi con la sentenza cassata, la parte che riassume la causa non è tenuta a conferire una nuova procura al difensore (Cass. n. 7983/2010; Cass. n. 4663/2001; Cass. n. 1217/1989). Ma, si badi, ove si tratti di difensore munito di procura speciale solo per il giudizio di legittimità, sarà allora necessaria una nuova procura per il giudizio di rinvio ai fini della riassunzione, dato che il mandato conferito per il giudizio di legittimità, in quanto speciale, non può estendere i propri effetti anche alla successiva fase di rinvio (Cass. n. 11430/2019). Termine e notificazioneIl termine annuale di riassunzione è stato abbreviato a tre mesi dalla pubblicazione della sentenza di cassazione, per tutti i giudizi instaurati dopo il 4 luglio 2009. La notificazione va eseguita alla parte personalmente. Peraltro, ove la notificazione sia eseguita al domiciliatario o al difensore, alla nullità segue la sanatoria, ove controparte si sia costituita, oppure l'ordine del giudice di rinnovazione della notificazione ai sensi dell'art. 291 (Cass. n. 27094/2013; Cass. n. 12197/1998). In caso di fallimento chiuso nelle more, l'atto di riassunzione dinanzi al giudice del rinvio va notificato personalmente al fallito tornato in bonis, ma la notificazione eventualmente eseguita al curatore è rinnovabile, in quanto nulla e non inesistente (Cass. n. 17149/2019). Se il giudizio è tempestivamente riassunto nei confronti di alcuni soltanto dei litisconsorti necessari, non si verifica l'estinzione del processo, essendo dovere del giudice ordinare l'integrazione del contraddittorio (Cass. n. 4370/2012; Cass. n. 10322/2004). Se, dopo la pubblicazione della sentenza, sia venuto meno il difensore, si era ritenuto non determinarsi l'interruzione del processo, ove il termine fosse di un anno, reputato sufficientemente ampio da permettere alle parti di assolvere l'onere di informarsi e di attivarsi con diligenza (Cass. n. 2329/2014). Il termine di riassunzione decorre dalla pubblicazione della sentenza, non dalla sua comunicazione di cancelleria, che non integra un elemento della prima ma ha mere finalità informative, senza che ciò violi gli artt. 3, 24 e 111 Cost., né l'art. 6 Cedu (Cass. n. 15375/2018). Rideposito dei documentiL’art. 392 non commina alcuna decadenza per il mancato deposito, al momento dell’atto di riassunzione, dei documenti prodotti nelle precedenti fasi. Nessun documento, nemmeno quelli già acquisiti, deve dunque essere prodotto necessariamente entro il termine perentorio fissato per il deposito dell’atto di riassunzione: la parte non ha l’onere a pena di decadenza di ridepositare, insieme all’atto di riassunzione, anche il suo fascicolo con i relativi documenti; altro è che essi saranno prodotti per consentire l’esame e la decisione al giudice del rinvio. Infatti, se nel giudizio di rinvio la regola è la preclusione di ogni nuova attività, sono proprio i documenti già prodotti e le prove costituende, già espletate in primo grado o nei ristretti limiti consentiti in appello, a costituire ormai il corredo probatorio del processo (Cass. n. 6298/2014; e, quindi, Cass. n. 31095/2017). Nuova impugnazione della sentenza emessa all’esito del giudizio di rinvioOve la sentenza di rinvio venga nuovamente impugnata, il sindacato della S.C. può essere invocato solo in ipotesi di infedele esecuzione dei compiti affidati con la precedente pronunzia di annullamento, risolvendosi nel controllo dei poteri propri del giudice del rinvio per effetto di tale affidamento, e dell’osservanza dei relativi limiti (Cass. n. 8225/2013; Cass. n. 3458/2012). In ogni caso, per il principio tempus regit actum, se la sentenza conclusiva del giudizio di rinvio è stata pubblicata dopo l’11 settembre 2012, trova applicazione l'art. 360, comma 1, n. 5, nella nuova formulazione restrittiva (Cass. n. 26654/2014). BibliografiaAa.Vv., I processi civili in cassazione, a cura di Didone e De Santis, Milano, 2018; Ambrosi I., D’Auria M., La riforma del processo civile: le modifiche al sistema delle impugnazioni - Il nuovo termine per la riassunzione della causa in sede di rinvio, in Fam., pers. e succ., 2009, 1022; Barone C. M., Sul giudizio riproposto ai sensi dell’art. 393 c.p.c., Foro it., 2013, I, 1277; Consolo, Il giudizio di rinvio dopo la cassazione, in Spiegazioni di diritto processuale civile - vol. II: Il processo di primo grado e le impugnazioni delle sentenze, Torino, 2014, 589; Converso, Il giudizio di rinvio, Giusto processo civ., 2009, 117; Dalla Bontà, Natura chiusa del giudizio di rinvio e rilevabilità del giudicato esterno (su questione e reso inter alios), Riv. giur. trib., 2014, 763; Del Core, Osservazioni in tema di rapporti tra giudizio di cassazione e giudizio di rinvio, Giust. civ., 2013, II, 621; Francioso, Conseguenze dell’omessa riassunzione a seguito di cassazione con rinvio, in Giur. it., 2017, 858; Gambineri, Giudizio di rinvio e preclusione di questioni, Milano, 2008; Gambioli, Il giudizio civile di rinvio, un «procedimento chiuso», Giur. it., 2015, 1104; Giordano, Mutamento del regime impugnatorio della pronuncia resa dal giudice di rinvio, in Giur. it., 2017, 75; Mandrioli Carratta, Il ricorso per cassazione e il giudizio di rinvio, in Diritto processuale civile - vol. II: Il processo ordinario di cognizione, Torino, 2015, 549; Marciano, Sull’ammissibilità di nuovi documenti nel giudizio civile di rinvio, Dir. e giur., 2010, 621; Russo, Sull’assegnazione del giudizio di rinvio allo stesso ufficio giudiziario che ha pronunciato la sentenza cassata, Giur. it., 2008, 2528; Savio, Il giudizio di rinvio dopo l’annullamento in cassazione, Padova, 2014; Tammetta A., Tammetta L., Mancata riassunzione del processo tributario a seguito di rinvio della cassazione: estinzione del giudizio ed esclusione degli effetti interruttivi sulla prescrizione, in Dir. e prat. trib., 2015, II, 513. |