Codice di Procedura Civile art. 397 - Revocazione proponibile dal pubblico ministero.Revocazione proponibile dal pubblico ministero. [I]. Nelle cause in cui l'intervento del pubblico ministero è obbligatorio a norma dell'articolo 70, primo comma, le sentenze previste nei due articoli precedenti possono essere impugnate per revocazione dal pubblico ministero: 1) quando la sentenza è stata pronunciata senza che egli sia stato sentito [70 1, 71, 158, 161]; 2) quando la sentenza è l'effetto della collusione posta in opera dalle parti per frodare la legge [72 3-4]. [II]. Nei casi di cui all'articolo 391-quater, la revocazione può essere promossa anche dal procuratore generale presso la Corte di cassazione1. [1] Comma aggiunto dall'art. 3, comma 29, del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022 , il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale). Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022, come sostituito dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197, che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.". InquadramentoLa disposizione in commento estende al pubblico ministero l'impugnazione per revocazione, nelle sole cause in cui il suo intervento è obbligatorio ai sensi dell'art. 70, comma 1, quando la sentenza è stata pronunciata senza che egli sia stato sentito, ovvero quando sia l'effetto della collusione posta in opera dalle parti per frodare la legge. Secondo l'opinione prevalente la revocazione proposta dal pubblico ministero può essere ricondotta alle ipotesi di revocazione straordinaria (Picardi, 2013, 432). Rispetto all'impugnazione riconosciuta al pubblico ministero in via generale dall'articolo la revocazione prevista dalla disposizione in commento è per un verso più ampia, perché comprende tutte le cause in cui l'intervento del pubblico ministero è obbligatorio, ma, per altro verso, è più ristretta, poiché possono essere prospettati esclusivamente i due menzionati motivi. La legittimazione all'impugnazione compete al pubblico ministero presso il giudice che ha emesso la sentenza impugnata (Andrioli, 1957, 639). L'impugnazione può essere proposta anche dopo il passaggio in giudicato della sentenza revocando, nel termine breve che decorre dalla conoscenza della sentenza pronunciata senza l'intervento del pubblico ministero, ovvero dalla conoscenza della collusione delle parti (Picardi, 2013, 432). Il pubblico ministero è legittimato all'impugnazione per revocazione indipendentemente dalle conclusioni proposte nel giudizio in cui è intervenuto, e quindi anche quando abbia assunto una posizione processuale favorevole alle conclusioni delle parti, accolte nella medesima sentenza, essendo in tal caso il pubblico ministero vittima della collusione, al pari del giudice (Cass. n. 6302/2007). Nei procedimenti in cui sia previsto l'intervento obbligatorio del pubblico ministero, la nullità derivante dalla sua omessa partecipazione al giudizio si converte in motivo di gravame ai sensi degli artt. 158 e 161, nullità che, tuttavia, può essere fatto valere solo dalla parte pubblica (a cui compete anche il corrispondente e specifico motivo di revocazione ex art. 397, n. 1), dovendosi escludere che sussista una concorrente legittimazione delle altre parti (Cass. n. 16361/2014). Con riguardo al secondo motivo di revocazione, la collusione delle parti e la frode processuale ricorrono quando le parti, d'accordo tra loro, hanno instaurato il processo sulla base di affermazioni di fatti non veri e con l'impiego di prove false, al fine di ottenere un provvedimento contrario alla legge (Liebman, 378). BibliografiaConsolo-Luiso-Sassani, Commentario alla riforma del processo civile, Milano, 1996; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, II, Milano, 1984; Mandrioli, Corso di diritto processuale civile, II, Torino, 1991. |