Codice di Procedura Civile art. 402 - Decisione 1.

Mauro Di Marzio

Decisione 1.

[I]. Con la sentenza che pronuncia la revocazione il giudice decide il merito della causa e dispone l'eventuale restituzione di ciò che siasi conseguito con la sentenza revocata 2.

[II]. Il giudice, se per la decisione del merito della causa ritiene di dover disporre nuovi mezzi istruttori [191 ss.], pronuncia, con sentenza, la revocazione della sentenza impugnata [279 2] e rimette con ordinanza le parti davanti all'istruttore [175 ss.; 180 ss.].

 

[1] Articolo così sostituito dall'art. 8 d.P.R. 17 ottobre 1950, n. 857.

[2] Comma così sostituito agli originari commi 1 e 2 dall'art. 9 l. 18 ottobre 1977, n. 793.

Inquadramento

La disposizione in commento disciplina la fase decisoria del giudizio di revocazione per l'ipotesi che la domanda di revocazione venga accolta e, dunque, la sentenza impugnata venga revocata.

Il giudizio di revocazione, tuttavia, può concludersi, oltre che con l'accoglimento, con dichiarazione di inammissibilità per mancata indicazione dei motivi o delle relative prove (v. sub art. 398, comma 2) ovvero con dichiarazione di inammissibilità per insussistenza dei motivi: difatti, qualora il giudice adito in revocazione ritenga non sussistenti i motivi di revocazione previsti dall'art. 395 deve senz'altro procedere alla declaratoria di inammissibilità del ricorso per revocazione, avendo tale pronuncia carattere logicamente e giuridicamente pregiudiziale (Cass. S.U., n. 23330/2009).

La dichiarazione di inammissibilità segue anche al constatato difetto di interesse all'impugnazione proposta dalla parte che da essa non possa conseguire alcun risultato utile e giuridicamente apprezzabile (Cass. n. 17745/2005, che ha ritenuto inammissibile l'impugnazione per revocazione sul rilievo che la domanda di revocazione non investiva tutte le rationes decidendi posti a sostegno della decisione impugnata). Può ancora darsi l'ipotesi della definizione del giudizio di revocazione con sentenza di improcedibilità per mancata o tardiva costituzione dell'impugnante (v. sub art. 399, comma 1).

In caso di fondatezza dei motivi di revocazione si produce l'effetto rescindente (Andrioli, 1957, 652) caratteristico della impugnazione in discorso (v. sub art. 395). Tuttavia, la fondatezza del profilo rescindente non comporta la conclusione del giudizio. Difatti, mentre nel giudizio di cassazione la fase rescissoria (salvo il caso in cui la Corte cassa e decide nel merito: art. 384) si svolge dinanzi al giudice del rinvio, il giudice della revocazione è egli stesso investito della fase rescissoria, tant'è che la disposizione in esame stabilisce che la sentenza di revocazione contiene altresì la decisione del merito della causa, oltre alle eventuali statuizioni in ordine alle restituzioni. Si perviene così ad una nuova decisione di merito sulla domanda originaria che sostituisce quella impugnata.

In particolare la revocazione travolge completamente i capi della sentenza che sono frutto di errore, sicché il giudice della fase rescissoria, chiamato nuovamente a decidere, deve procedere ad un nuovo esame prescindendo dalle rationes decidendi della sentenza revocata. Infatti, il giudizio ex art. 402 è nuovo e non la mera correzione di quello precedente, per cui la nuova decisione sul merito è del tutto autonoma e non può certo essere la risultante di singoli elementi correttivi nell'iter logico-giuridico espresso dalla decisione revocata (Cass. n. 12215/2017; Cass. n. 2181/2001; Cass. n. 8326/2004. D'altro canto, esaurita la fase rescindente, il successivo giudizio rescissorio, riguardante la modificazione nel merito della detta sentenza, deve avere per oggetto solo le parti di essa che sono state rescisse e quelle che ne dipendono (Cass. n. 3465/1972). Naturalmente, nulla esclude che, pur sussistendo il vizio revocatorio, il giudice della revocazione pervenga alla conferma della sentenza impugnata.

A seguito dell'accoglimento dell'impugnazione per revocazione di una sentenza non definitiva emessa in secondo grado, il giudice della revocazione, definendo l'intero giudizio in qualità di giudice d'appello, ha il potere-dovere di regolare le spese non solo della fase rescindente, ma anche di quella rescissoria, ovvero sia per la fase afferente l'eliminazione della pronuncia fondata sull'errore, sia per la fase in cui si sostituisce quest'ultima con altra decisione (Cass. n. 17552/2015).

L'articolazione del procedimento di revocazione nelle due distinte fasi rescindente e rescissoria (Picardi, 2013, 429), non esclude che esse si svolgano contestualmente, sicché, se non occorre provvedere ad ulteriore istruzione, quando il giudice pronuncia la revocazione, decide anche il merito della causa (in giurisprudenza, Cass. n. 2105/1987). Se viceversa sono necessari nuovi adempimenti istruttori, il giudice pronuncia con sentenza la revocazione ed impartisce le disposizioni per l'ulteriore corso (Luiso, 2000, 469).

Nondimeno, l'ordinanza con cui il giudice della revocazione, in difformità dal disposto dell'art. 402, comma 3, senza pronunciare previamente la revocazione della sentenza impugnata, disponga nuovi mezzi istruttori, non è affetta da nullità, né configura una sostanziale pronuncia decisoria in ordine alla revocazione, salvo che una tale statuizione sia contenuta nella motivazione del detto provvedimento (Cass. n. 8289/1992).

In caso di estinzione del giudizio già pervenuto alla fase rescissoria, si ritiene applicabile la previsione dettata per il giudizio di rinvio in seguito alla cassazione (art. 393), con conseguente estinzione dell'intero processo (Luiso, 2000, 469).

A seguito dell'accoglimento dell'impugnazione per revocazione di una sentenza non definitiva emessa in secondo grado, il giudice della revocazione, definendo l'intero giudizio in qualità di giudice d'appello, ha il potere-dovere di regolare le spese non solo della fase rescindente, ma anche di quella rescissoria, ovvero sia per la fase afferente l'eliminazione della pronuncia fondata sull'errore, sia per la fase in cui si sostituisce quest'ultima con altra decisione (Cass. n. 17552/2015).

Bibliografia

Consolo-Luiso-Sassani, Commentario alla riforma del processo civile, Milano, 1996; Liebman, Manuale di diritto processuale civile, II, Milano, 1984; Mandrioli, Corso di diritto processuale civile, II, Torino, 1991.

Vuoi leggere tutti i contenuti?

Attiva la prova gratuita per 15 giorni, oppure abbonati subito per poter
continuare a leggere questo e tanti altri articoli.

Sommario