Codice di Procedura Civile art. 415 - Deposito del ricorso e decreto di fissazione dell'udienza. 1Deposito del ricorso e decreto di fissazione dell'udienza.1 [I]. Il ricorso è depositato [nella cancelleria del giudice competente] insieme con i documenti in esso indicati2. [II]. Il giudice, entro cinque giorni dal deposito del ricorso, fissa, con decreto, l'udienza di discussione, alla quale le parti sono tenute a comparire personalmente [418 1]. [III]. Tra il giorno del deposito del ricorso e l'udienza di discussione non devono decorrere più di sessanta giorni [420]. [IV]. Il ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere notificato al convenuto, a cura dell'attore, entro dieci giorni dalla data di pronuncia del decreto, salvo quanto disposto dall'articolo 417. [V]. Tra la data di notificazione al convenuto e quella dell'udienza di discussione deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni. [VI]. Il termine di cui al comma precedente è elevato a quaranta giorni e quello di cui al comma 3 è elevato a ottanta giorni nel caso in cui la notificazione prevista dal comma 4 debba effettuarsi all'estero. [VII]. Nelle controversie relative ai rapporti di lavoro dei dipendenti delle pubbliche amministrazioni di cui al quinto comma dell'articolo 413, il ricorso è notificato direttamente presso l'amministrazione destinataria ai sensi dell'articolo 144, secondo comma. Per le amministrazioni statali o ad esse equiparate, ai fini della rappresentanza e difesa in giudizio, si osservano le disposizioni delle leggi speciali che prescrivono la notificazione presso gli uffici dell'Avvocatura dello Stato competente per territorio 3.
[1] Articolo sostituto dall'art. 1, comma 1, l. 11 agosto 1973, n. 533. [2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 5, lett. b) d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164, che ha soppresso le parole tra parentesi quadre. Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023. [3] Comma aggiunto dall'art. 41 d.lg. 31 marzo 1998, n. 80. V. art. 2 d.lg. 1° settembre 2011, n. 150.
InquadramentoSecondo la disposizione in commento (alla quale il Correttivo alla c.d. Riforma Cartabia ha apportato modifiche dirette ad armonizzala con le regole del processo telematico) il ricorso introduttivo del processo del lavoro è depositato nella cancelleria del giudice competente insieme con il fascicolo contenente i documenti nel medesimo indicati. Il cancelliere provvede quindi a formare il fascicolo d'ufficio ed a trasmetterlo al presidente del tribunale, che designa il giudice ovvero, nei tribunali divisi in sezione, assegna la causa ad una di esse, sicché alla designazione del giudice provvede il presidente della sezione. Il giudice designato, entro cinque giorni dal deposito del ricorso, fissa, con decreto, l'udienza di discussione, alla quale le parti sono tenute a comparire personalmente. È stata dichiarata la manifesta infondatezza della questione di legittimità costituzionale degli artt. 415 e 416 nella parte in cui non prevedono (diversamente da quanto stabilito per l'ordinario giudizio di cognizione) l'invito al convenuto a costituirsi nei termini di legge con l'espresso avvertimento che la costituzione oltre i suddetti termini importa la decadenza dalle eventuali domande riconvenzionali e dalle chiamate di terzo in causa, in quanto le caratteristiche strutturali e procedimentali che distinguono il rito ordinario e quello speciale del lavoro sono tali da non consentire l'istituzione di raffronti nei quali sia ragionevole assumere il primo a modello di perfezione cui l'altro, pena l'incostituzionalità, sia tenuto ad adeguarsi e viceversa (Corte cost. n. 191/1999; la S.C. si è adeguata: Cass. n. 14829/2002). Tra il giorno del deposito del ricorso e l'udienza di discussione non devono decorrere più di sessanta giorni. La notificazione del ricorsoIl ricorso, unitamente al decreto di fissazione dell'udienza, deve essere notificato al convenuto, a cura dell'attore, entro dieci giorni dalla data di pronuncia del decreto. Trattasi di un termine ordinatorio, la cui violazione non produce alcuna conseguenza, sempre che non si risolva in quella del correlato termine minimo di comparizione (Cass. n. 8711/1993; Cass. n. 745/1989; Cass. n. 609/1989). Il comma 5 della disposizione in commento stabilisce che tra la data di notificazione al convenuto e quella dell'udienza di discussione deve intercorrere un termine non minore di trenta giorni — termine libero, trovando applicazione la regola generale dell'art. 163-bis, comma 1 — per poi soggiungere che detto termine è elevato a quaranta giorni e quello di cui al comma 3 (il termine dilatorio intercorrente tra il deposito del ricorso dell'udienza di discussione) è elevato a ottanta giorni nel caso in cui la notificazione del ricorso debba effettuarsi all'estero. In proposito occorre rinviare a quanto già detto nel commento all'art. 414 per il caso che l'assegnazione di un termine comparire inferiore a quello previsto dalla legge determini una nullità della vocatio in ius. In tema di mancata osservanza del termine dilatorio di comparizione, la nullità dell'atto introduttivo del giudizio per violazione dei termini a comparire è sanata dalla costituzione del convenuto; tuttavia, ove quest'ultimo eccepisca, costituendosi, tale vizio, il giudice è tenuto a fissare nuova udienza nel rispetto dei suddetti termini, dovendosi presumere che tale violazione abbia impedito al convenuto, che pure si sia difeso nel merito, una più adeguata difesa (Cass. n. 2673/2021). Qui vanno aggiunte ulteriori considerazioni per l'ipotesi che l'attore non provveda alla notifica del ricorso introduttivo, ovvero che la notifica sia affetta da nullità o inesistenza. In tal caso, secondo l'opinione della giurisprudenza, il giudice può assegnare un nuovo termine, fissando una nuova udienza di discussione (Cass. n. 3251/2003; Cass. n. 9222/2015; Cass. n. 1483/2015). Sia in caso di omessa notificazione che in caso di notificazione nulla o inesistente, allo stato della giurisprudenza, l'attore dovrebbe avere una sola possibilità di rimediare. Difatti, il termine assegnato dal giudice per la rinnovazione della notificazione del ricorso introduttivo (in caso di notifica nulla o inesistente) è perentorio, secondo l'espressa disciplina al riguardo dell'art. 291 — da ritenersi applicabile anche se in detto rito la pendenza del giudizio è determinata dal deposito dell'atto — con la conseguenza che il suo mancato rispetto determina l'estinzione del giudizio, a norma dell'art. 307, comma 3 (Cass. n. 4529/2000). Tale congegno — secondo cui la mancata ottemperanza all'ordine di rinnovo della notifica del ricorso introduttivo, disposta ai sensi dell'art. 291, determina l'estinzione del processo ai sensi dell'art. 307, comma 3 — opera, inoltre, ancorché il giudice, nell'ordinare la rinnovazione, abbia fissato la successiva udienza ma non abbia assegnato il termine, necessariamente perentorio, per la notifica (Cass. n. 7209/1999; Cass. n. 2711/1993). Può accadere, ancora, che l'attore, depositato il ricorso e fissata l'udienza di discussione, non provveda alla sua notifica e che, tuttavia, il convenuto si costituisca egualmente — avendo avuto comunque conoscenza della pendenza della lite — e compaia all'udienza. In tal caso non ha luogo alcuna nullità, ma il convenuto può eventualmente esigere un rinvio (Cass. n. 5894/2006). Una volta individuato il regime applicabile all'omessa notifica del ricorso introduttivo, ovvero alla sua notifica nulla o inesistente, bisogna sottolineare che, nell'ipotesi in cui la notifica sia stata omessa, gli effetti della sanatoria operano ex nunc (Cass. n. 7522/1990). Di recente si è ribadito che nelle controversie soggette al rito del lavoro, il termine per la notifica del ricorso e del decreto di fissazione dell'udienza, previsto dall'art. 415, comma 4, ha natura ordinatoria ed è pertanto prorogabile ad istanza di parte, prima della scadenza, risultando garantite le esigenze del contenimento del processo entro limiti ragionevoli e di salvaguardia del diritto di difesa della controparte dalla natura perentoria del termine per la costituzione in giudizio del convenuto (Cass. n. 9222/2015, che ha confermato la sentenza di merito che aveva rigettato l'eccezione di tardività della notifica del ricorso — di impugnativa di licenziamento — con pedissequo decreto e, ritenuta la contumacia del datore di lavoro, affermato l'illegittimità del recesso per difetto di prova della giustificato motivo oggettivo). Nel caso di omessa o inesistente notifica del ricorso introduttivo del giudizio e del decreto di fissazione dell'udienza è ammessa la concessione di un nuovo termine, perentorio, per la rinnovazione della notifica (Cass. n. 1483/2015). Peraltro, qualora alla prima udienza venga rilevata la mancata instaurazione del contraddittorio per difetto di produzione della copia notificata del ricorso, e il ricorrente non alleghi e provi un legittimo impedimento alla tempestiva assoluzione di tale onere che giustifichi l'assegnazione di un termine per provvedere all'incombente, correttamente il giudice dichiara improcedibile il ricorso, non trovando applicazione la disciplina di cui all'art. 348, la quale concerne l'inattività delle parti e presuppone la regolarità del contraddittorio già instaurato (Cass. n. 2005/2015). Nelle controversie assoggettate al rito del lavoro, al fine di verificare il rispetto dei termini fissati con riferimento alla «udienza» dall'art. 416 per la costituzione del convenuto in primo grado e dall'art. 436 per la costituzione dell'appellato, non si deve aver riguardo all'udienza originariamente stabilita dal provvedimento del giudice, ma a quella eventualmente fissata in dipendenza del sopravvenuto rinvio d'ufficio della stessa, a modifica del precedente decreto di fissazione, ed effettivamente tenuta in sostituzione della prima (Cass. n. 8684/2015). Il giudice d'appello che rilevi l'assenza della notificazione del ricorso introduttivo di primo grado al convenuto, ai sensi dell'art. 415, comma 4, deve dichiarare la nullità della sentenza impugnata e rimettere la causa al giudice di primo grado, in quanto in tale ipotesi deve escludersi in modo radicale l'instaurazione del contraddittorio, non rilevando che l'inesistenza della notificazione dell'atto introduttivo non sia (a differenza della nullità della suddetta notificazione) contemplata dall'art. 354, atteso che tale ultimo articolo fa riferimento ai procedimenti introdotti con citazione, nei quali non può verificarsi l'inesistenza della notificazione dal momento che l'iscrizione della causa a ruolo presuppone che sia intervenuta la notifica della citazione, e non tiene conto della scissione tra editio actionis e vocatio in ius che si verifica nei procedimenti che, come quello del lavoro, sono introdotti da ricorso (Cass. n. 2353/2014). Viceversa, il giudice di appello che rilevi la nullità dell'introduzione del giudizio, determinata dall'inosservanza del termine dilatorio di comparizione stabilito dall'art. 415, comma 5, non può limitarsi a dichiarare la nullità e a rimettere la causa al giudice di primo grado (non ricorrendo in detta ipotesi né la nullità della notificazione dell'atto introduttivo, né alcuna delle altre ipotesi tassativamente previste dagli artt. 353 e 354, comma 1), ma deve trattenere la causa e, previa ammissione dell'appellante ad esercitare in appello tutte le attività che avrebbe potuto svolgere se il processo si fosse ritualmente instaurato, decidere nel merito (Cass. n. 18168/2013). La scelta, da parte del creditore, del rito ordinario e delle forme del procedimento monitorio per la proposizione della domanda (nella specie, per aver omesso il creditore di indicare la natura previdenziale della causa petendi nel ricorso monitorio) comporta che l'eventuale opposizione al decreto ingiuntivo vada, a sua volta, proposta nella medesima forma ordinaria (Cass. n. 7530/2014). In tema di opposizione a decreto ingiuntivo soggetta al rito del lavoro (nella specie, per controversia in materia di locazione), qualora l'opponente, nel ricorso in opposizione, formuli istanza di chiamata in causa di terzo e il giudice, nel decreto di fissazione dell'udienza di discussione, non riservi di provvedere in merito, deve intendersi implicitamente autorizzata la chiamata medesima, cui l'opponente provvederà notificando al terzo il ricorso in opposizione e il decreto di fissazione dell'udienza; se il creditore opposto non si duole che la chiamata sia stata autorizzata senza consentirgli di interloquire e se il terzo chiamato non si duole che il ricorso in opposizione non gli consenta di intendere le ragioni azionate in monitorio, lo scopo è raggiunto ai sensi dell'art. 156, comma 3, e la chiamata del terzo va considerata rituale (Cass. n. 7526/2012). Ai sensi dell'art. 38, comma 3, l'incompetenza per materia, valore o territorio, nei casi previsti dall'art. 28, è rilevata d'ufficio non oltre l'udienza di cui all'art. 183 del codice di rito, la quale, nel processo ordinario, si identifica con l'udienza di trattazione della causa, e, nel processo del lavoro, corrisponde all'udienza di discussione della causa fissata con il decreto giudiziale disciplinato dall'art. 415. Ne consegue che, pur volendosi attribuire al concetto di «udienza» un carattere identificativo contenutistico, piuttosto che meramente temporale (tale, dunque, da prescindere dal numero di udienze in cui si sia in concreto svolta la fase processuale), è comunque tardivo il rilievo dell'incompetenza per materia compiuto dal giudice dopo aver posto in essere attività (quale, nella specie, l'ammissione e l'espletamento di una C.T.U.), che logicamente presuppongano l'affermazione della propria competenza (Cass. n. 5609/2012). 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