Codice di Procedura Civile art. 492 bis - Ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare 1

Rosaria Giordano

Ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare1

[I].  Su istanza del creditore munito del titolo esecutivo e del precetto, l'ufficiale giudiziario addetto al tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, procede alla ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare. L'istanza deve contenere l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica ordinaria del difensore e, ai fini dell'articolo 547, dell'indirizzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato. L'istanza non può essere proposta prima che sia decorso il termine di cui all'articolo 482.

[II]. Prima della notificazione del precetto ovvero prima che sia decorso il termine di cui all'articolo 482, se vi è pericolo nel ritardo, il presidente del tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, su istanza del creditore, autorizza la ricerca telematica dei beni da pignorare.

[III]. Dalla proposizione dell'istanza di cui al primo e al secondo comma, il termine di cui all'articolo 481, primo comma, è sospeso fino alla comunicazione dell'ufficiale giudiziario di non aver eseguito le ricerche per mancanza dei presupposti o al rigetto da parte del presidente del tribunale dell'istanza ovvero fino alla comunicazione del processo verbale di cui al quarto comma.

[IV]. Fermo quanto previsto dalle disposizioni in materia di accesso ai dati e alle informazioni degli archivi automatizzati del Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno ai sensi dell'articolo 8 della legge 1° aprile 1981, n. 121, l'ufficiale giudiziario accede mediante collegamento telematico diretto ai dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nell'anagrafe tributaria, compreso l'archivio dei rapporti finanziari, e in quelle degli enti previdenziali, per l'acquisizione di tutte le informazioni rilevanti per l'individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti. Terminate le operazioni l'ufficiale giudiziario redige un unico processo verbale nel quale indica tutte le banche dati interrogate e le relative risultanze e ne dà comunicazione al creditore istante. L'ufficiale giudiziario procede a pignoramento munito del titolo esecutivo e del precetto, anche acquisendone copia dal fascicolo informatico. Nel caso di cui al secondo comma, il precetto è consegnato o trasmesso all'ufficiale giudiziario prima che si proceda al pignoramento.

[V]. Se l'accesso ha consentito di individuare cose che si trovano in luoghi appartenenti al debitore compresi nel territorio di competenza dell'ufficiale giudiziario, quest'ultimo accede agli stessi per provvedere d'ufficio agli adempimenti di cui agli articoli 517, 518 e 520. Se i luoghi non sono compresi nel territorio di competenza di cui al primo periodo, copia autentica del verbale è rilasciata al creditore che, entro quindici giorni dal rilascio a pena d'inefficacia della richiesta, la presenta, unitamente all'istanza per gli adempimenti di cui agli articoli 517, 518 e 520, all'ufficiale giudiziario territorialmente competente.

[VI]. L'ufficiale giudiziario, quando non rinviene una cosa individuata mediante l'accesso nelle banche dati di cui al quarto comma, intima al debitore di indicare entro quindici giorni il luogo in cui si trova, avvertendolo che l'omessa o la falsa comunicazione è punita a norma dell'articolo 388, sesto comma, del codice penale.

[VII]. Se l'accesso ha consentito di individuare crediti del debitore o cose di quest'ultimo che sono nella disponibilità di terzi, l'ufficiale giudiziario notifica d'ufficio, ove possibile a norma dell'articolo 149-bis, al debitore e al terzo il verbale, che dovrà anche contenere l'indicazione del credito per cui si procede, del titolo esecutivo e del precetto, dell'indirizzo di posta elettronica certificata o servizio elettronico di recapito certificato qualificato di cui al primo comma, del luogo in cui il creditore ha eletto domicilio o ha dichiarato di essere residente, dell'ingiunzione, dell'invito e dell'avvertimento al debitore di cui all'articolo 492, primo, secondo e terzo comma, nonché l'intimazione al terzo di non disporre delle cose o delle somme dovute, nei limiti di cui all'articolo 546. Il verbale di cui al presente comma è notificato al terzo per estratto, contenente esclusivamente i dati a quest'ultimo riferibili.

[VIII].Quando l'accesso ha consentito di individuare più crediti del debitore o più cose di quest'ultimo che sono nella disponibilità di terzi l'ufficiale giudiziario sottopone ad esecuzione i beni scelti dal creditore.

 

[IX].Quando l'accesso ha consentito di individuare sia cose di cui al quinto comma che crediti o cose di cui al settimo comma, l'ufficiale giudiziario sottopone ad esecuzione i beni scelti dal creditore.

[X]. Nel caso di sospensione del termine di cui al terzo comma, [con la nota d'iscrizione a ruolo,] al fine della verifica del rispetto dei termini di cui all'articolo 481, primo comma, a pena di inefficacia del pignoramento, il creditore iscrive a ruolo il processo esecutivo depositando, con le modalità e nei termini previsti dagli articoli 518, sesto comma, 543, quarto comma, 557, secondo comma, l'istanza, l'autorizzazione del presidente del tribunale, quando è prevista, nonché la comunicazione del verbale di cui al quarto comma, ovvero la comunicazione dell'ufficiale giudiziario di cui al terzo comma o il provvedimento del presidente del tribunale di rigetto dell'istanza2.

 

 

[1] Articolo inserito dall'art. 19 d.l. 12 settembre 2014 n. 132, conv., con modif., in l. 10 novembre 2014, n. 162; successivamente dall'art. 13 d.l. 27 giugno 2015 n. 83, conv. con modif. in L. 6 agosto 2015, n. 132  e, da ultimo, sostituito dall'art. 3, comma 36, lett. b), del d.lgs. 10 ottobre 2022, n. 149 (ai sensi dell'art. 52 d.lgs. n. 149 /2022, il presente decreto legislativo entra in vigore il giorno successivo a quello della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale)  di cui si riporta il testo prima della sostituzione: «Su istanza del creditore, il presidente del tribunale del luogo in cui il debitore ha la residenza, il domicilio, la dimora o la sede, verificato il diritto della parte istante a procedere ad esecuzione forzata, autorizza la ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare. L'istanza deve contenere l'indicazione dell'indirizzo di posta elettronica ordinaria ed il numero di fax del difensore nonché, ai fini dell'articolo 547, dell'indirizzo di posta elettronica certificata. L'istanza non può essere proposta prima che sia decorso il termine di cui all'articolo 482. Se vi è pericolo nel ritardo, il presidente del tribunale autorizza la ricerca telematica dei beni da pignorare prima della notificazione del precetto. - Fermo quanto previsto dalle disposizioni in materia di accesso ai dati e alle informazioni degli archivi automatizzati del Centro elaborazione dati istituito presso il Ministero dell'interno ai sensi dell'articolo 8 della legge 1° aprile 1981, n. 121, con l'autorizzazione di cui al primo comma il presidente del tribunale o un giudice da lui delegato dispone che l'ufficiale giudiziario acceda mediante collegamento telematico diretto ai dati contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni e, in particolare, nell'anagrafe tributaria, compreso l'archivio dei rapporti finanziari, e in quelle degli enti previdenziali, per l'acquisizione di tutte le informazioni rilevanti per l'individuazione di cose e crediti da sottoporre ad esecuzione, comprese quelle relative ai rapporti intrattenuti dal debitore con istituti di credito e datori di lavoro o committenti. Terminate le operazioni l'ufficiale giudiziario redige un unico processo verbale nel quale indica tutte le banche dati interrogate e le relative risultanze. L'ufficiale giudiziario procede a pignoramento munito del titolo esecutivo e del precetto, anche acquisendone copia dal fascicolo informatico. Nel caso di cui al primo comma, quarto periodo, il precetto e' consegnato o trasmesso all'ufficiale giudiziario prima che si proceda al pignoramento. - Se l'accesso ha consentito di individuare cose che si trovano in luoghi appartenenti al debitore compresi nel territorio di competenza dell'ufficiale giudiziario, quest'ultimo accede agli stessi per provvedere d'ufficio agli adempimenti di cui agli articoli 517, 518 e 520. Se i luoghi non sono compresi nel territorio di competenza di cui al periodo precedente, copia autentica del verbale è rilasciata al creditore che, entro quindici giorni dal rilascio a pena d'inefficacia della richiesta, la presenta, unitamente all'istanza per gli adempimenti di cui agli articoli 517, 518 e 520, all'ufficiale giudiziario territorialmente competente. -  L'ufficiale giudiziario, quando non rinviene una cosa individuata mediante l'accesso nelle banche dati di cui al secondo comma, intima al debitore di indicare entro quindici giorni il luogo in cui si trova, avvertendolo che l'omessa o la falsa comunicazione è punita a norma dell'articolo 388, sesto comma, del codice penale.- Se l'accesso ha consentito di individuare crediti del debitore o cose di quest'ultimo che sono nella disponibilità di terzi, l'ufficiale giudiziario notifica d'ufficio, ove possibile a norma dell'articolo 149-bis o a mezzo telefax, al debitore e al terzo il verbale, che dovrà anche contenere l'indicazione del credito per cui si procede, del titolo esecutivo e del precetto, dell'indirizzo di posta elettronica certificata di cui al primo comma, del luogo in cui il creditore ha eletto domicilio o ha dichiarato di essere residente, dell'ingiunzione, dell'invito e dell'avvertimento al debitore di cui all'articolo 492, primo, secondo e terzo comma, nonché l'intimazione al terzo di non disporre delle cose o delle somme dovute, nei limiti di cui all'articolo 546. Il verbale di cui al presente comma è notificato al terzo per estratto, contenente esclusivamente i dati a quest'ultimo riferibili.-  Quando l'accesso ha consentito di individuare più crediti del debitore o più cose di quest'ultimo che sono nella disponibilità di terzi l'ufficiale giudiziario sottopone ad esecuzione i beni scelti dal creditore. - Quando l'accesso ha consentito di individuare sia cose di cui al terzo comma che crediti o cose di cui al quinto comma, l'ufficiale giudiziario sottopone ad esecuzione i beni scelti dal creditore.». Per la disciplina transitoria v. art. 35 d.lgs. n. 149/2022 , come da ultimo modificato dall'art. 1, comma 380, lett. a), l. 29 dicembre 2022, n.197,  che prevede che : "1. Le disposizioni del presente decreto, salvo che non sia diversamente disposto, hanno effetto a decorrere dal 28 febbraio 2023 e si applicano ai procedimenti instaurati successivamente a tale data. Ai procedimenti pendenti alla data del 28 febbraio 2023 si applicano le disposizioni anteriormente vigenti.".

[2] Comma così modificato dall'art. 3, comma 7, lett. h) ,  d.lgs. 31 ottobre 2024, n. 164 , che ha soppresso le parole tra parentesi quadre e ha sostituito le parole «il creditore iscrive a ruolo il processo esecutivo depositando,» alle parole «il creditore deposita» . Ai sensi dell’art. 7, comma 1, del medesimo decreto, le disposizioni di cui al d.lgs. n. 164/2024 cit. si applicano ai procedimenti introdotti successivamente al 28 febbraio 2023.

Inquadramento

La disposizione disciplina, in modo innovativo rispetto all'assetto previgente, la ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare, nell'obiettivo di consentire al creditore, reso edotto della consistenza dei beni e crediti del debitore, di scegliere la procedura esecutiva più efficiente e satisfattiva (Gradi, 3).

La ricerca deve essere oggetto di un'autorizzazione da parte del Presidente del Tribunale, concessa a seguito di un vaglio positivo in ordine ai presupposti formali per la concessione di detto provvedimento (Francola, in Santangeli, 287).

Considerata la valenza solo formale dei relativi controlli e l’esigenza di ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari, per i procedimenti promossi dal 28 febbraio 2023, la norma è stata modificata nel senso della non necessità di tale autorizzazione quando il creditore si rivolge all’ufficiale giudiziario richiedendo allo stesso la ricerca dei beni da pignorare con modalità telematiche dopo la notifica dell’atto di precetto.

L'ufficiale giudiziario, incentivato alla ricerca in questione dalla corresponsione di uno specifico compenso ulteriore, effettua le ricerche telematiche nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni, compreso l'archivio dei rapporti finanziari. Se a seguito delle ricerche individua un bene o credito pignorabile del debitore, procede direttamente a pignoramento c.d. d'ufficio (Castoro, 220).

Laddove le strutture tecnologiche presso l'Unep non siano funzionanti, il creditore potrà essere autorizzato ad effettuare direttamente le ricerche con modalità telematiche dei beni da pignorare. Tale clausola di salvaguardia è stata utilizzata da una parte della giurisprudenza per rendere immediatamente operativa la disciplina dettata dall'art. 492-bis (Trib. Catania VI, 27 maggio 2015, n. 3501), prima dell'intervento realizzato, in sede di conversione del d.l. n. 83/2015, sugli artt. 155-quater e 155-quinquies disp. att. (Trib. Padova 23 ottobre 2015).

Ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare: le novità introdotte rispetto all'abrogato art. 492, comma 7

L'art. 19, comma 1, lettere c) e d), d.l. n. 132/2014 è intervenuto sulle modalità di ricerca telematica dei beni da pignorare, abrogando il settimo comma dell'art. 492 che in precedenza le determinava, e stabilendo una nuova disciplina nell'art. 492-bis, sulla quale è intervenuto, con opportune modifiche, il legislatore con il recente d.lgs. n. 149/2022 di attuazione della riforma del processo civile in virtù della delega varata dalla legge n. 206/2021.

La disposizione in esame, rubricata Ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare, consente all'ufficiale giudiziario l'accesso diretto alle banche dati pubbliche contenenti informazioni rilevanti ai fini dell'esecuzione, e, in primo luogo all'anagrafe tributaria, compreso l'archivio dei rapporti finanziari: si tratta di una norma fortemente innovativa che si muove nel senso di ridurre l'asimmetria informativa tra il debitore ed il creditore in ordine alla consistenza dei beni e dei crediti del primo nell'ottica di consentire al creditore di scegliere la tipologia di procedura esecutiva più celere e, quindi, di migliorare l'efficienza dell'espropriazione forzata (Gradi, 3; S. Rossetti, 6).

In realtà, già con la riforma del processo esecutivo degli anni 2005-2006, era stata prevista dall'art. 492 la possibilità, per il creditore procedente, in caso di pignoramento infruttuoso per parziale in- capienza ovvero per le difficoltà di liquidazione dei beni pignorati, di chiedere all'ufficiale giudiziario di ricercare cose e/o beni del proprio debitore presso le banche dati pubbliche.

Peraltro il sistema non era privo di macchinosità perché l'accesso a tali modalità di ricerca dei beni da pignorare presupponeva l'effettuazione di un pignoramento almeno parzialmente infruttuoso e peraltro si era manifestata una tendenza del Ministero a restringere ulteriormente la portata della disposizione normativa, avendo ad esempio una circolare del Ministero della Giustizia precisato che la norma non trovava applicazione del tipico caso di pignoramento negativo per “uscio chiuso” o “cessazione attività” e che, una volta acquisite le informazioni in via telematica, l'Ufficiale giudiziario non avrebbe dovuto comunicarle integralmente al creditore procedente, dovendosi limitare a comunicare le informazioni idonee a consentire un'estensione del pignoramento per un ammontare pari al valore del credito azionato aumentato della metà (cfr. Circolare Ministero Giustizia del 14 marzo 2007, Prot. 6/381/035/CA).

Inoltre, si riteneva che la possibilità di consultare le banche dati sarebbe stata anche subordinata all'infruttuoso interpello al debitore, ai sensi dell'art. 492, quarto comma, circa l'esistenza di beni utilmente pignorabili e dei luoghi dove gli stessi si trovano (Saletti, 746 ss.).

Istanza di autorizzazione al Presidente del Tribunale

L'art. 492-bis prevede, invece, nell'obiettivo di consentire al creditore di orientare preventivamente le proprie scelte sulla procedura esecutiva più efficiente, che, già prima dell'effettuazione del pignoramento il creditore possa formulare, a mezzo del proprio difensore, e previo versamento di apposito contributo unificato dell'importo di Euro 43.00, un'istanza al Presidente del Tribunale del luogo dove il debitore ha la residenza, domicilio o la dimora per ottenere l'autorizzazione affinché l'ufficiale giudiziario possa procedere al pignoramento previo accesso alle banche dati, comprese l'anagrafe tributaria e l'archivio dei rapporti finanziari.

Per la concessione dell'autorizzazione il Presidente dovrà verificare la sussistenza del diritto della parte istante a procedere ad esecuzione forzata.

Tale controllo, tuttavia, svolgendosi inaudita altera parte, ossia senza il contraddittorio del debitore, non può ritenersi di merito e, quindi, preclusivo della possibilità per l'esecutato di esperire vittoriosamente l'opposizione ex art. 615: si tratta, piuttosto, di un controllo di carattere formale mediante il quale il Presidente verifica la sussistenza del titolo esecutivo in senso documentale. Peraltro ciò comporta, in realtà, di verificare l'esistenza di tutte le condizioni “formali” per procedere ad esecuzione forzata ed evitare che la stessa sia conclusa in rito (Francola in Santangeli, 287).

Qualora a fronte della richiesta il Presidente nutra dubbi in ordine alla sussistenza dei presupposti della stessa o necessità di acquisire ulteriori documenti, potrebbe — alla medesima stregua di quanto avviene nel procedimento monitorio ex art. 640, comma 2 — non rigettare de plano l'istanza qualora manchi o sia incerta o contraddittoria l'indicazione di tali soggetti, quanto concedere un termine al creditore per l'integrazione.

È controverso, nel silenzio del legislatore sul punto, il regime del provvedimento, nell'ipotesi di diniego dell'autorizzazione, da parte del Presidente del Tribunale.

Secondo una prima tesi, l'atto dovrebbe essere equiparato ad un atto esecutivo e, quindi, ritenersi impugnabile ai sensi dell'art. 617, mediante opposizione agli atti esecutivi (D'Alessandro, in Luiso, 91).

Per altri, invece, il provvedimento di rigetto dell'autorizzazione non sarebbe impugnabile, non essendo leso alcun diritto del creditore procedente, il quale potrebbe comunque procedere ad esecuzione forzata all'esito della ricerca dei beni da pignorare secondo le modalità tradizionali e richiedere al Presidente la revoca e/o modifica del provvedimento (Francola, in Santangeli, 295).

Laddove, peraltro, si ritenga che il provvedimento in questione rientri tra quelli della giurisdizione volontaria (Francola, in Santangeli, 286), rimuovendo l'autorità giudiziaria, mediante l'autorizzazione, un ostacolo rispetto allo svolgimento di un'attività della parte, attraverso un'attività che potrebbe astrattamente essere svolta da altri soggetti, il rimedio applicabile dovrà essere il reclamo al collegio previsto dall'art. 739.

La limitazione delle ipotesi nelle quali è richiesta l’autorizzazione da parte dell’art. 3, comma 36, lett. b ), del d.lgs. n. 149/2022

Considerata la valenza solo formale dei relativi controlli e l'esigenza di ridurre il carico di lavoro degli uffici giudiziari, per i procedimenti promossi dal 28 febbraio 2023, la norma in esame è stata modificata nel senso della non necessità di tale autorizzazione quando il creditore si rivolge all'ufficiale giudiziario richiedendo allo stesso la ricerca dei beni da pignorare con modalità telematiche dopo la notifica dell'atto di precetto.

Pertanto, nel prossimo futuro il vaglio del Presidente del Tribunale sarà necessario nella sola ipotesi in cui il creditore richieda di procedere alle ricerche in questione prima della notifica dell'atto di precetto o prima del decorso del termine dilatorio di cui all'art. 482. In dette ipotesi, il creditore istante sarà onerato anche della indicazione al Capo dell'ufficio giudiziario delle ragioni per le quali sussiste un pericolo nel ritardo tale da giustificare che l'istanza è formulata ante tempus. Invero, come è stato osservato in dottrina, in tali situazioni è compito del Presidente valutare la sussistenza del presupposto dell'urgenza (Farina (-GiordanoMetafora), 72).

Oggetto, modalità ed esito delle ricerche effettuate dall'ufficiale giudiziario

Come detto, in sede di ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare  l'ufficiale giudiziario può consultare gli elementi contenuti nelle banche dati delle pubbliche amministrazioni tra cui l'anagrafe tributaria, l'archivio dei rapporti finanziari, le banche dati degli enti previdenziali al fine di reperire beni e crediti del proprio debitore da pignorare (Consolo, 1180).

L'art. 155-bis disp. att. precisa che per archivio dei rapporti finanziari di cui all'art. 492-bis, comma 1, si intende la sezione di cui all'art. 7, comma 6, d.P.R. 29 settembre 1973, n. 605.

Deve poi ritenersi che possano essere autorizzate, senza che sia prima necessario un pignoramento infruttuoso, anche le ulteriori indagini patrimoniali in sede esecutiva già previste dall'art. 492, come, ad esempio, l'esame delle scritture contabili dell'imprenditore exart. 492, comma 8.

L'art. 155-ter, comma 1, disp. att. (che rinvia all'art. 165 disp. att.) prevede che al momento della richiesta del pignoramento il creditore può dichiarare che intende partecipare personalmente alle operazioni, la cui data ed ora dovrà quindi essere comunicata allo stesso dall'ufficiale giudiziario con almeno tre giorni di preavviso.

L'ufficiale giudiziario viene incentivato allo svolgimento di tali ricerche con la previsione di uno specifico compenso ulteriore. L'ammontare di tale compenso è stabilito dal giudice dell'esecuzione in misura percentuale sul valore dei beni pignorati con maggiorazione nel caso in cui i beni e crediti siano stati individuati mediante la ricerca telematica secondo i criteri stabiliti dall'art. 122 d.P.R. n. 1229/1959, come modificato dal d.l. n. 132/2014. Tale compenso rientra tra le spese del debitore in base alla regola generale dell'art. 95 e, quindi, resta in linea di principio a carico dello stesso, salva l'ipotesi di estinzione o di chiusura anticipata del processo esecutivo per infruttuosità nella quale, in applicazione dei principi consolidati in materia, è stato previsto che il compenso rimanga a carico del creditore (Cass. n. 4695/1999).

Possono presentarsi, a seconda dell'esito della ricerca, diverse situazioni.

In primo luogo, potrebbe darsi che la ricerca abbia consentito di individuare beni del debitore o crediti che si trovino al di fuori del territorio di competenza degli ufficiali giudiziari: in tale ipotesi l'ufficiale giudiziario rilascerà, in omaggio a quanto previsto dagli artt. 492-bis, comma 2 e 3, copia autentica del verbale al creditore, il quale dovrà presentarla, unitamente all'istanza di pignoramento, all'ufficiale giudiziario territorialmente competente, entro 10 giorni – temine elevato a 15 dall'art. 3, comma 36, lett. b), del d.lgs. n. 149/2022 - dal rilascio del verbale, a pena di inefficacia della richiesta originaria.

Peraltro, sebbene nell'ipotesi di inefficacia la procedura non potrebbe proseguire nelle forme del pignoramento in itinere, l'informazione sarà comunque legittimamente acquisita dal creditore che potrà quindi utilizzarla in una nuova procedura esecutiva (Gradi, 7).

L'esito della ricerca può, poi, essere negativo: in tale ipotesi, secondo la disciplina attualmente vigente, l'ufficiale giudiziario si limita a comunicare al creditore l'esito infruttuoso della ricerca.

Diversamente, l'ufficiale giudiziario, effettuata l'interrogazione delle banche dati telematiche, potrebbe rinvenire soltanto un bene o un credito del debitore da aggredire in sede esecutiva, ipotesi nella quale l'ufficiale giudiziario procederà direttamente ad effettuare il pignoramento, eventualmente anche nei confronti del terzo debitore (secondo le modalità di cui ora si dirà).

La novella realizzata, dalla data del 28 febbraio 2023, dal d.lgs. n. 149/2022, precisa, poi, che se l'ufficiale giudiziario, non rinviene una cosa individuata mediante l'accesso nelle banche dati di

cui al quarto comma, intima al debitore di indicare entro quindici giorni il luogo in cui si trova, avvertendolo che l'omessa o la falsa comunicazione è punita a norma dell'articolo 388, sesto comma, del codice penale.

Qualora, invece, l'ufficiale giudiziario rinvenga, svolte le ricerche in esame, più beni o crediti del debitore aggredibili in sede di esecuzione forzata, la scelta dell'oggetto del pignoramento è rimessa al creditore ed, in difetto di esercizio della stessa entro 10 giorni dalla comunicazione da parte dell'ufficiale giudiziario, la richiesta di pignoramento diverrà inefficace ex art. 155-ter, comma 2, disp. att.

Laddove per converso il creditore scelga il bene o credito che preferisce aggredire, l'ufficiale giudiziario provvederà al pignoramento diretto dello stesso, potendo peraltro notificare il verbale di cui all'art. 492-bis, a mezzo del servizio postale, senza limitazioni territoriali, attesa la contestuale modifica dell'art. 107, comma 2, d.P.R. n. 1229/1959.

È ragionevole ritenere che l'interpello al creditore da parte dell'ufficiale giudiziario affinché scelga l'oggetto del pignoramento deve essere limitato alle ipotesi nelle quali siano stati rinvenuti beni o crediti del debitore che superino l'importo della somma pignorata maggiorata della metà, non avendo tale interpello alcun senso qualora, ad esempio, vengano pure individuati disparati beni ma di valore complessivamente inferiore a detto importo per i quali, pertanto, l'ufficiale giudiziario potrà procedere direttamente al pignoramento (Castoro, 218).

Tale peculiare forma di pignoramento c.d. d'ufficio (De Stefano, 791) — che appare per certi versi analogo al pignoramento esattoriale — si caratterizza perché lo stesso, pur corredato dall'ingiunzione al debitore e dall'ammonimento al terzo in ordine agli obblighi di custodia della somma o credito oggetto di pignoramento, sarà privo delle indicazioni afferenti la c.d. vocatio in jus. L'apposizione del vincolo di indisponibilità sui crediti del debitore o sulle cose dello stesso in possesso di terzi ha luogo per mezzo della notificazione al debitore ed al terzo del verbale che dà atto delle operazioni di ricerca ed individuazione dei beni, quindi forma analoga al pignoramento diretto.

Una volta che l'ufficiale giudiziario, notificato il pignoramento, consegna l'atto nelle mani del creditore quest'ultimo nel termine previsto dall'art. 501 dovrà fare istanza di vendita o di assegnazione e, fissata la relativa udienza, dovrà notificare il decreto di fissazione dell'udienza al debitore ed all'eventuale terzo con l'invito e l'avvertimento al terzo di cui all'art. 543, comma 2, n. 4.

La c.d. clausola di salvaguardia

L'art. 155-quinquies disp. att., contiene una sorta di clausola di salvaguardia, in forza della quale se le strutture tecnologiche Unep non sono funzionanti, il Presidente del Tribunale potrà autorizzare direttamente il creditore alla ricerca, senza oneri aggiuntivi, con modalità telematiche, dei beni da pignorare presso banche dati delle Pubbliche Amministrazioni (compreso l'archivio dei rapporti finanziari).

Secondo alcuni, per prevenire le problematiche che possono presentarsi ed evitare la necessità di dover chiedere poi una duplice autorizzazione con il pagamento doppio del contributo unificato, potrebbe ritenersi che il creditore possa domandare direttamente al Presidente del Tribunale di autorizzarlo a procedere anche alle operazioni nell'ipotesi in cui eventualmente le strutture tecnologiche dell'Unep non siano funzionanti (Francola, in Santangeli, 303).

Questa tesi è avversata da quanti osservano che è opportuno, prima della concessione della relativa autorizzazione al creditore, un penetrante controllo in ordine all'effettivo mancato funzionamento delle strutture tecnologiche presso l'Unep ed alle relative cause, al fine di evitare una surrettizia elusione dell'indispensabile coinvolgimento dell'ufficiale giudiziario (De Stefano, 791).

In sede applicativa, si è ritenuto che per la concessione dell'autorizzazione in questione è necessaria una specifica istanza del creditore procedente e, soprattutto, in senso analogo all'ultima tesi esposta, che tale autorizzazione può essere concessa al creditore esclusivamente qualora per motivi strettamente tecnologici non sia possibile accedere alle banche dati telematiche tramite ufficiale giudiziario (Trib. Novara, decr. 21 gennaio 2015, Ilfallimentarista, 2015, con nota di Giordano).

In senso opposto si è affermato che l'espressione «quando le strutture tecnologiche...non sono funzionanti» di cui all'art. 155-quinquies disp. att., attesa la sua generica formulazione, deve essere interpretata estensivamente in modo da ricomprendervi tutti i casi di non funzionamento delle strutture tecnologiche derivante non solo da motivi tecnici ma anche da motivi giuridici, ivi compresa l'omessa emanazione dei decreti di attuazione (Trib. Avellino 6 giugno 2015).

Occorre sotto un distinto profilo chiedersi secondo quali modalità il creditore potrà accedere, ove a tal fine autorizzato, alle banche dati telematiche indicate dall'art. 492-bis.

Potrebbe ipotizzarsi l'invio da parte dell'ente di riferimento di una password che consenta al creditore un accesso limitato al nominativo del debitore in dette banche, modalità che sembra da preferire a quella di un'interrogazione delle banche dati, in detta ipotesi, direttamente da parte dei funzionari dell'ente, per la prevedibile lunga tempistica di attesa che rischierebbe, in alcuni casi, persino la compromissione della garanzia patrimoniale c.d. generica del debitore (Tedoldi,  7).

In giurisprudenza, peraltro, si è ritenuto che questa modalità di ricerca dei beni da pignorare non consente al creditore di interrogare personalmente le banche dati, bensì soltanto di rivolgere richieste informative ai gestori delle stesse che provvedono a compiere le necessarie interrogazioni ed a rimettere, poi, al creditore istante le relative risultanze (Trib. Mantova decr. 3 febbraio 2015).

Le novità introdotte dall’art. 4, comma 9, del d.lgs. n. 149/2022

La legge c.d. Cartabia di riforma del processo civile, per i procedimenti promossi a partire dal 28 febbraio 2023, è intervenuto anche sulla c.d. clausola di salvaguardia.

In particolare è stato previsto che se le strutture strutture tecnologiche, necessarie a consentire l'accesso diretto da parte dell'ufficiale giudiziario alle banche dati telematiche per la ricerca dei beni da pignorare, non sono funzionanti, l'ufficiale giudiziario attesta che l'accesso diretto alle suddette banche dati non è attuabile.

A questo punto il creditore, munito di tale attestazione o con l'autorizzazione del Presidente del Tribunale (che, ove prevista, deve ritenersi possa contenere dunque anche quella che consente all'istante di accedere direttamente alle banche dati in questione) può ottenere dai gestori delle banche dati le informazioni nelle stesse contenute.

È opportunamente precisato che la norma opera con riferimento a ciascuna delle banche dati comprese nell'anagrafe tributaria, ivi incluso l'archivio dei rapporti finanziari, nonché a quelle degli enti previdenziali, sino all'inserimento di ognuna di esse nell'elenco di cui all'articolo 155-quater, primo comma, disp. att.

Se le strutture tecnologiche non sono funzionanti e quindi il creditore deve effettuare direttamente la ricerca dei beni da pignorare con modalità telematiche si ha una sospensione del termine di durata del precetto, ove già notificato, di ulteriori novanta giorni (rispetto a quella già contemplata dal novellato art. 492-bis c.p.c.).

Il problema dell'operatività della disciplina

Profili problematici ha presentato, specie prima della conversione in legge del d.l. 27 giugno 2015, n. 83, (conv., con modif., in l. 6 agosto 2015, n. 132), la questione avente ad oggetto l'immediata operatività della disciplina dettata dalla disposizione in esame.

Invero, l'art. 155-quater disp. att., nella formulazione originaria, prevedeva l'emanazione di un decreto del Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell'Economia ed il Ministro degli Interni e sentito il Garante per la protezione dei dati personali, ai fini dell'individuazione dei casi, dei limiti e delle modalità di esercizio delle facoltà di accesso alle banche dati e di trattamento e di conservazione dei dati.

Secondo una prima tesi, ciò implicava che sino all'emanazione del decreto la disciplina, pur astrattamente operante nelle procedure esecutive incardinate dalla data dell'11 dicembre 2014, non era in concreto operativa (Trib. Novara, 21 gennaio 2015, Ilfallimentarista.it, 2015, con nota di Giordano; Trib. Alessandria 30 giugno 2015; Trib. Firenze, III, 3 giugno 2015).

Secondo un'altra parte della giurisprudenza di merito, preso atto che sino all'emanazione del decreto ministeriale attuativo gli ufficiali giudiziari non hanno la possibilità di procedere al pignoramento previa ricerca dei beni ex art. 492-bis, si era ritenuto che tale circostanza consentisse di autorizzare il creditore istante a provvedervi direttamente, dovendosi considerarsi anche in questo senso più lato non funzionanti le strutture dell' Unep (Trib. Napoli decr. 24 dicembre 2014; Trib. Mantova, decr. 3 febbraio 2015; Trib. Pavia, decr. 27 febbraio 2015; Trib. Catania VI, 27 maggio 2015, n. 3501).

Si era osservato, in tale prospettiva, che l'espressione "quando le strutture tecnologiche...non sono funzionanti" di cui all'art. 155-quinquies disp. att. c.p.c. attesa la sua generica formulazione, deve essere interpretata estensivamente in modo da ricomprendervi tutti i casi di non funzionamento delle strutture tecnologiche derivante non solo da motivi tecnici ma anche da motivi giuridici, ivi compresa l'omessa emanazione dei decreti di attuazione (Trib. Avellino, 6 giugno 2015).

Sulla questione era intervenuto il più recente d.l. 27 giugno 2015, n. 83, conv. nella l. 6 agosto 2015 n.132, aggiungendo, inizialmente, un comma all'art. 155-quinquies disp. att. mediante il quale si prevede che la disposizione che consente al creditore di accedere direttamente alle banche dati delle pubbliche amministrazioni trova applicazione anche sino all'adozione di un decreto dirigenziale del Ministero della Giustizia, da adottarsi entro mesi tre dall'entrata in vigore del decreto di cui all'art. 155-quater, che attesti la piena funzionalità delle strutture tecnologiche necessarie a consentire l'accesso alle medesime banche dati, precisando, al contempo, che la disposizione di nuovo conio perde efficacia se entro dodici mesi dall'entrata in vigore della legge di conversione del d.l. n. 83/2015 tale decreto non è adottato.

Nella Relazione illustrativa al decreto ci si limita ad evidenziare che la norma ha l'obiettivo di consentire al creditore di ottenere l'autorizzazione a richiedere i dati rilevanti del debitore ai gestori delle banche dati, anche prima dell'emanazione del decreto che attesta la piena funzionalità delle strutture tecnologiche.

Peraltro, sembrava che la disposizione portasse ad avallare, quasi per paradosso rispetto all'intento espresso nella Relazione Illustrativa, la tesi più restrittiva circa la non immediata operatività della disciplina nell'assetto attuale, in mancanza del decreto del Ministero della Giustizia di cui all'art. 155-quater disp. att. E questo per la ragione che, almeno la giurisprudenza che aveva cercato di consentire immediatamente al creditore di accedere alle banche dati telematiche prima dell'emanazione del predetto decreto, aveva proprio fatto leva su un'interpretazione, certo non letterale, del dato normativo, nel senso che in assenza del decreto del Ministero della Giustizia le strutture tecnologiche presso l'Unep potevano considerarsi non funzionanti (Castoro, 220).

Tuttavia, in senso difforme, un precedente aveva osservato che sino a quando non sarà adottato il decreto dirigenziale del Ministero della giustizia attestante la piena funzionalità delle strutture tecnologiche necessarie a consentire l'accesso alle banche dati di cui all'articolo 492-bis c.c., il creditore può essere autorizzato a rivolgere la propria richiesta di informazioni direttamente dai gestori delle banche dati medesime (Trib. Forlì 29 luglio 2015).

Non può peraltro trascurarsi che in sede di conversione del d.l. n. 83/2015 l'impianto complessivo della disciplina sinora esaminata è stato riformulato.

Invero, viene modificato l'art. 155-quater disp. att. sostituendo proprio quel primo comma che prevedeva, rendendo così per la maggior parte degli interpreti la disciplina dettata dall'art. 492-bis non immediatamente operativa, nel senso di eliminare ogni riferimento all'emanazione del decreto del Ministro della Giustizia, di concerto con il Ministro dell'Economia e con il Ministro degli Interni, sentito il Garante per la Protezione dei dati personali.

Secondo quanto previsto negli emendamenti approvati in sede di conversione, il nuovo primo comma dell'art. 155-quater disp. att. prevede che “Le pubbliche amministrazioni che gestiscono banche dati contenenti informazioni utili ai fini della ricerca di cui all'articolo 492-bis del codice mettono a disposizione degli ufficiali giudiziari gli accessi, con le modalità di cui all'articolo 58 di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, su richiesta del Ministero della giustizia. Sino a quando non sono definiti dall'Agenzia per l'Italia digitale gli standard di comunicazione e le regole tecniche di cui al comma 2 del predetto articolo 58 e, in ogni caso, quando l'amministrazione che gestisce la banca dati o il Ministero della giustizia non dispongono dei sistemi informatici per la cooperazione applicativa di cui all'articolo 72, comma 1, lettera e) del predetto codice, l'accesso è consentito previa stipulazione di convenzione finalizzata alla fruibilità informatica dei dati, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. Il Ministero della giustizia pubblica sul portale dei servizi telematici l'elenco delle banche dati per le quali è operativo l'accesso da parte dell'ufficiale giudiziario per le finalità di cui all'articolo 492-bis del codice”.

Al contempo, sempre nell'ambito degli emendamenti, viene inserito un diverso secondo comma nell'art. 155-quinquies disp. att. secondo cui la disposizione di cui al primo comma, ossia quella che consente al creditore di accedere direttamente alle banche dati telematiche ove le strutture tecnologiche presso l'Unep non siano funzionanti, si applica, limitatamente a ciascuna delle banche dati comprese nell'anagrafe tributaria, ivi incluso l'archivio dei rapporti finanziari, nonché a quelle degli enti previdenziali, sino all'inserimento di ognuna di esse nell'elenco all'articolo 155-quater, comma 1.

A seguito dell'approvazione dei richiamati emendamenti è possibile ritenere che è oggi di immediata applicazione la disciplina dettata dall'art. 492- bis, che si muove nell'ottica di consentire al creditore, ove possibile, di optare, prima di incardinare l'azione esecutiva, per la forma di esecuzione più efficiente (ad esempio quella dell'espropriazione presso terzi in luogo della lunga e dispendiosa espropriazione immobiliare).

Invero, non è più previsto alcun decreto ministeriale di attuazione bensì soltanto per le Amministrazioni che non dispongano dei sistemi informatici per la cooperazione applicativa di cui all'art. 72, comma 1, lett. e) del codice dell'amministrazione, l'accesso sarà consentito previa stipulazione di convenzione finalizzata alla fruibilità informatica dei dati, sentito il Garante per la protezione dei dati personali. A seguito della convenzione, anche presso queste Amministrazioni l'ufficiale giudiziario potrà procedere alla ricerca con modalità telematiche dei beni da pignorare.

Peraltro, la modifica dell'art. 155-quinquies disp. att. consente, nelle more, al creditore di ottenere l'autorizzazione ad accedere direttamente anche presso le banche dati delle Amministrazioni per le quali non è stata stipulata la Convenzione. In questo senso si è già espressa la giurisprudenza per la quale il creditore è autorizzato ad ottenere direttamente dai gestori delle banche dati di cui al comma 2 dell'art. 155-quinquies disp. att. tenute dalle pubbliche amministrazioni, le informazioni utili ai fini della ricerca di cui all'art. 492-bis, considerato che nel testo vigente riformato dal d.l. n. 83/2015 e conv., con modif., nella l. n. 132/2015, dell'art. 155-quater comma 1 disp. att. e dell'art. 155-quinquies, comma 2, disp. att., non vi è più alcun riferimento ai decreti ministeriali e dirigenziali contenuto nella formulazione previgente dei predetti articoli e che allo stato non risulta pubblicato nel portale dei servizi telematici del Ministero della giustizia alcun elenco di banche dati ai sensi dell'art. 155-quater, comma 1, disp. att. (Trib. Padova 23 ottobre 2015; in senso analogo, tra le altre, Trib. Mantova, 15 dicembre 2015; Trib. La Spezia 6 settembre 2016).

Si segnala, peraltro, un orientamento restrittivo, affermato sempre in sede applicativa, in virtù del quale non può essere autorizzato l'accesso telematico alle banche dati pubbliche di cui all'art. 492-bis, in assenza della convenzione finalizzata alla fruibilità informatica dei dati, previo parere del Garante per la protezione dei dati personali, prevista dall'art. 155-quater disp. att. (Trib. Potenza, 6 settembre 2016).

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