Codice di Procedura Civile art. 496 - Riduzione del pignoramento.Riduzione del pignoramento. [I]. Su istanza del debitore o anche d'ufficio, quando il valore dei beni pignorati è superiore all'importo delle spese e dei crediti di cui all'articolo precedente, il giudice, sentiti il creditore pignorante e i creditori intervenuti [485], può disporre la riduzione del pignoramento [558]. InquadramentoNel nostro sistema processuale è consentito al creditore pignorare beni eccedenti il valore del credito, anche in ragione dell'eventuale intervento nella procedura di altri creditori ed essendo prevista la possibilità per il debitore di richiedere la riduzione del pignoramento (Cass. n. 3952/2006). La riduzione può essere disposta in ogni forma di espropriazione forzata (Verde, 786). La valutazione sulla sproporzione tra beni pignorati e valore del credito rientra nella discrezionalità del giudice dell'esecuzione che provvede con ordinanza (Cass. n. 1919/1979). Il valore dei beni pignorati può essere determinato mediante l'ausilio di un esperto. Il provvedimento del giudice sulla riduzione è suscettibile di opposizione agli atti esecutivi e quindi avverso lo stesso non è ammesso il ricorso straordinario per cassazione (Cass. n. 797/1999). Pignoramento di beni di valore superiore all'importo del creditoIn dottrina è discussa la possibilità per il creditore di pignorare beni che eccedano l'importo della pretesa creditoria. Invero, secondo alcuni, il pignoramento per la parte eccedente il credito sarebbe affetto da invalidità (Andolina, 95). Per altri sussiste invece la possibilità per il creditore di pignorare beni di valore superiore alla pretesa creditoria, anche in ragione dell'eventualità dell'intervento di altri creditori all'interno del processo esecutivo (cfr. Borré, 293; Saletti, 510). Quest'ultima impostazione è avallata dalla giurisprudenza di legittimità pressoché consolidata in omaggio alla quale il rapporto tra ammontare dei beni pignorati e necessità del processo esecutivo non può essere aprioristicamente determinato, dal momento che, nel corso del processo, sono consentiti gli interventi dei creditori i quali, se privilegiati, concorrono sul ricavato conservando la loro prelazione e, se chirografari, concorrono a parità degli altri, ove spieghino rituale e tempestivo intervento. Pertanto, il creditore pignorante è legittimato ad espropriare più di quanto sarebbe necessario per soddisfare il suo credito e il giudice cui sia richiesta la riduzione del pignoramento deve tener conto di questa eventualità nell'esercizio del potere discrezionale di cui all'art. 496, senza che possa ritenersi sussistente l'illegittimità del procedimento per il solo fatto del pignoramento eccessivo (Cass. n. 3952/2006). L'istituto della riduzione del pignoramento può trovare applicazione anche nel caso di più procedimenti espropriativi del medesimo tipo contro il medesimo debitore (Satta, 64; Verde, 787) ed in qualunque forma di esecuzione forzata (Verde, 786; contra, Satta, in Commentario, III, 162, che la nega per la espropriazione forzata di crediti e per quella presso terzi). Istanza di riduzioneLa riduzione del pignoramento può essere disposta dal giudice dell'esecuzione d'ufficio ovvero su richiesta del debitore. L'istanza di riduzione del pignoramento non implica alcuna contestazione da parte del debitore in ordine alla sussistenza della pretesa del creditore, contestazione che comporta, invero, la proposizione dell'opposizione all'esecuzione ex art. 615. In tale direzione nella recente giurisprudenza di merito si è ritenuto che il debitore deve adire il giudice dell'esecuzione e non quello della cognizione per dedurre la violazione degli artt. 496, 558, 483 e 504 c.p.c. , potendo solo successivamente impugnare in sede contenziosa l'eventuale provvedimento integralmente o parzialmente pregiudizievole, giacché tali contestazioni sono inidonee ad introdurre un'azione di accertamento negativo del diritto di procedere ad esecuzione forzata o della legittimità di un singolo atto esecutivo, nella quale si sostanziano le opposizioni previste dagli artt. 615 , e 617, comma 2, c.p.c. (Trib. Salerno III, 11 gennaio 2016, n. 86). La S.C. ha chiarito che la norma di cui all'art. 496 costituisce una «misura speciale di salvaguardia» a tutela del debitore, volta ad evitare eccessi nell'uso del procedimento di esecuzione forzata, di talché non sussistono limiti temporali alla possibilità del debitore di domandare la riduzione del pignoramento ed a quella del giudice di disporla, sicché, ad esempio, il provvedimento di riduzione del pignoramento può essere emanato anche prima del termine fissato per l'intervento dei creditori, senza che a ciò osti l'art. 495 in tema di conversione del pignoramento, che attiene ad un istituto processuale del tutto distinto (Cass. n. 8221/1999, Riv. esec. forzata, 2000, 114, con nota di Lepri). La riduzione può essere disposta anche su istanza di non tutti i debitori interessati, e può tradursi, in caso vi siano più condebitori in solido, anche nella eventuale concentrazione e conservazione del vincolo esecutivo sui beni di uno soltanto dei condebitori, il quale non può dolersi dell'adozione del provvedimento che, sebbene vantaggioso per i coobbligati, non lo espone a rischi più gravi di quelli originariamente compresi nella sua posizione di condebitore solidale, tenuto come tale per l'intero e soggetto ad escussione per il corrispondente importo (Cass. n. 702/2006). Presupposti della riduzioneLa valutazione delle condizioni che autorizzano la riduzione del pignoramento resta affidata ai poteri discrezionali di apprezzamento del giudice di merito e, pertanto, non è sindacabile in sede di legittimità se congruamente e correttamente motivata (Cass. n. 1919/1979). Il valore dei beni è quello di mercato, anche tenendo conto dell'attuale formulazione dell'art. 568 per gli immobili, e può essere determinato mediante l'ausilio di un esperto. È dubbio se l'istituto in esame possa applicarsi nel caso di pignoramento di un unico bene: si sostiene che almeno il bene unico debba essere divisibile in più parti (Castoro, 273) Se si delinea una situazione di eccesso nell'assoggettamento a pignoramento nel corso di una procedura esecutiva, può essere disposta la riduzione del pignoramento anche se abbia l'effetto di liberare dal vincolo alcuni beni immobili ipotecati, purché rimangano assoggettati al pignoramento altri immobili ipotecati in misura sufficiente a soddisfare i creditori (Cass. n. 702/2006). Regime del provvedimentoL'ordinanza di riduzione del pignoramento, sebbene sia per legge modificabile e revocabile finché non abbia avuto esecuzione, ha effetto immediato ed il rimedio esperibile avverso la medesima è quello dell'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 21325/2010). In accordo con la giurisprudenza consolidata, è inammissibile il ricorso straordinario per cassazione avverso il provvedimento del giudice dell'esecuzione di rigetto della richiesta di riduzione del pignoramento ex art. 496, assoggettabile ad opposizione agli atti esecutivi ai sensi dell'art. 617 (Cass. n. 797/1999). 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Rossetti, La espropriazione presso terzi versione 2014: una riforma nel segno dell'efficienza, in Giustiziacivile.com., 2015; Saletti, Cumulo ed eccesso dei mezzi d'espropriazione forzata, in Riv. dir. proc. 1984, 506; Saletti, Le novità in materia di pignoramento e di ricerca dei beni da espropriare, in Riv. esecuz. forzata 2005, 746 ss.; Satta, L'esecuzione forzata, Torino, 1963; Tarzia, La conversione del pignoramento con versamento rateale, in Riv. dir. proc. 1976, 436; Tedoldi, Le novità in materia di esecuzione forzata nel d.l. 132/2014, in Corr. giur. 2015, & 7; Verde, Pignoramento in generale, Napoli 1964; Verde, Conversione del pignoramento ed intervento successivo dei creditori, in Riv. dir. proc. 1963, 393. |