Codice di Procedura Civile art. 501 - Termine dilatorio dal pignoramento.

Rosaria Giordano

Termine dilatorio dal pignoramento.

[I]. L'istanza di assegnazione o di vendita dei beni pignorati non può essere proposta se non decorsi dieci giorni dal pignoramento, tranne che per le cose deteriorabili, delle quali può essere disposta l'assegnazione o la vendita immediata [497, 529 ss., 552 ss., 507 ss.; 2919 ss. c.c.].

Inquadramento

L’istanza di vendita o assegnazione può essere proposta, secondo quanto previsto dalla norma in esame, solo una volta decorso il termine dilatorio di dieci giorni dal pignoramento.

Tale disposizione è posta nell’interesse del debitore che è onerato quindi della contestazione della violazione del termine (Cass. n. 564/2003) con tempestiva opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 4953/1999, Giur. it., 2000, 713, con nota di Vanz).

È possibile l'assegnazione o vendita immediata dei beni deteriorabili ed, in tale ipotesi, è consentito che le stesse vengano disposte con decreto, senza previa audizione del debitore in udienza (Cass. n. 13922/1991).

Istanza di vendita o di assegnazione

Decorsi dieci giorni (ed entro quarantacinque giorni) dal pignoramento, il creditore può chiedere la vendita forzata dei beni pignorati ovvero, laddove ne ricorrano i presupposti, l'assegnazione degli stessi.

Al momento del deposito dell'istanza di vendita o assegnazione deve essere corrisposto il contributo unificato di cui all'art. 13 d.P.R. n. 115/2002, T.U. in materia di spese di giustizia.

L'istanza presuppone, nell'espropriazione immobiliare, il previo deposito della documentazione ipo-catastale.

A decorrere dal 31 marzo 2015, l'istanza — sottoscritta dal creditore o dal difensore munito di delega — deve essere depositata in forma telematica.

Termine per la presentazione dell'istanza

Di regola, l'istanza di vendita o di assegnazione, secondo quanto previsto dal primo comma della disposizione in commento, può essere depositata soltanto decorsi 10 giorni dal pignoramento.

Il termine in questione è soggetto a sospensione durante il periodo feriale, ai sensi dell'art. 1 l. 7 ottobre 1969 n. 742, tenuto conto che tale sospensione riguarda tutti i termini processuali, senza distinzione fra quelli acceleratori e quelli dilatori, ed altresì include i termini del processo d'esecuzione, non rientranti fra le eccezioni previste dall'art. 3 l. cit., in relazione all'art. 92 dell'ordinamento giudiziario (Cass. n. 68/1989).

Si tratta di un termine dilatorio, allo scopo di permettere al debitore di evitare la vendita o l'assegnazione dei beni, e, pertanto, la sua inosservanza dà luogo a nullità sanabile, che non può essere rilevata d'ufficio, né può essere dedotta oltre l'udienza fissata per l'autorizzazione della vendita, che ha funzione preclusiva rispetto agli atti compiuti in data anteriore alla stessa, a meno che il debitore non alleghi di non avere ricevuto comunicazione del decreto di fissazione di detta udienza (Cass. n. 564/2003).

Ne deriva che la nullità dell'istanza di fissazione della vendita del bene pignorato per inosservanza del termine dilatorio di dieci giorni previsto dall'art. 501 c.p.c., non rientra nell'ambito delle nullità - inesistenza non suscettibili di sanatoria ai sensi degli artt. 157, commi 1 e 2, e 617 c.p.c., rilevabili d'ufficio, come tali, dal giudice dell'esecuzione, essendo il termine anzidetto preordinato unicamente a tutelare l'interesse del debitore esecutato, consentendogli di evitare, con il pagamento, la prosecuzione del procedimento esecutivo e la possibilità di chiedere la conversione o la riduzione del pignoramento (cfr. Cass. n. 15630/2002).

In generale, è stato precisato che la concessione, da parte del creditore procedente, di un termine a comparire inferiore a quello indicato nell'art. 501, non determina la nullità del pignoramento ma esclusivamente delle attività eventualmente svolte all'udienza di comparizione, con possibilità del debitore di far valere tale nullità con l'opposizione agli atti esecutivi (Cass. n. 682/2012).

Il ricorso con il quale la parte intenda contestare la legittimità di un provvedimento con il quale il giudice dell'esecuzione abbia rilevato d'ufficio la nullità dell'istanza di vendita per inosservanza del termine dilatorio previsto dall'art. 501 non è qualificabile come reclamo al collegio ai sensi dell'art. 630, non essendo diretto contro un provvedimento dichiarativo dell'estinzione del processo, bensì come opposizione agli atti esecutivi, in quanto inteso a contestare la regolarità di un atto del processo esecutivo (Cass. n. 4953/1999, Giur. it., 2000, 713, con nota di Vanz).

Deroga per le cose deteriorabili

La stessa norma in esame consente che, invece, venga disposta la vendita o assegnazione immediata per i beni deteriorabili.

È stato evidenziato che la deteriorabilità dei beni va valutata in concreto, caso per caso, tenendo conto di tutte le condizioni, e non in base ad un concetto astratto di deteriorabilità (Cass. n. 133/1984, Foro it., 1984, I, 1309, con nota di Malagù).

La S.C. ha precisato, inoltre, che nel prevedere la possibilità di disporre la vendita immediata delle cose deteriorabili senza l'osservanza del termine dilatorio di dieci giorni dal pignoramento, l'art. 501 attribuisce al giudice dell'esecuzione anche il potere di provvedere con decreto, senza previa fissazione dell'udienza di comparizione delle parti prevista dall'art. 530, perché l'immediatezza consentita dalla norma si riferisce non solo al termine della stessa indicato ma a tutta la procedura di vendita, resa necessaria dalla deteriorabilità della cosa (Cass. n. 13922/1991).

In sede applicativa, si è evidenziato che nel caso in cui i beni pignorati sono stati venduti ai sensi dell'art. 501 in quanto deteriorabili, e quindi con decreto emesso prima dell'udienza di comparizione delle parti di cui all'art. 550 il termine preclusivo fissato per l'intervento dei creditori dall'art. 525 comma 2, non trova applicazione, per la conseguenza che l'intervento è sempre tempestivo fino a che il giudice non provveda alla distribuzione della somma ricavata (Pret. Lucca, 25 gennaio 1992, in Giust. civ., 1993, I, 257).

Bibliografia

Bonsignori, Assegnazione forzata e distribuzione del ricavato, Milano, 1962; Bucolo, Il processo esecutivo ordinario, Padova, 1994; Castoro, Il processo di esecuzione nel suo aspetto pratico, Milano, 2017; Cerino Canova, Offerte dopo l'incanto, Padova, 1975; Chiovenda, Sulla natura giuridica dell'espropriazione forzata, in Saggi di diritto processuale civile, II, Milano, 1993, 459; De Stefano, Assegnazione nell'esecuzione forzata, Enc. dir., III, Milano, 1958, 278; Garbagnati, Intorno alla rivendita forzata immobiliare, Milano, 1936; Saletti, Tecniche ed effetti delle vendite forzate immobiliari, in Riv. dir. proc. 2003, 1052 ss.; Sassani, Sulla portata precettiva dell'art. 2929 c.c., in Giust. civ. 1985, I, 3138; Satta, L'esecuzione forzata, Torino, 1963; Tedoldi, Le novità in materia di esecuzione forzata nel d.l. 132/2014, in Corr. giur. 2015, n. 3, 390; Travi, Vendita dei beni pignorati, Nss. D.I., XX, Torino, 1975, 636.

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